Gesù, il nostro avvocato

Posté par atempodiblog le 17 avril 2013

Gesù, il nostro avvocato dans Fede, morale e teologia risorto

Quando uno è chiamato dal giudice o va in causa, la prima cosa che fa è cercare un avvocato perché lo difenda. Noi ne abbiamo uno, che ci difende sempre, ci difende dalle insidie del diavolo, ci difende da noi stessi, dai nostri peccati! Carissimi fratelli e sorelle, abbiamo questo avvocato: non abbiamo paura di andare da Lui a chiedere perdono, a chiedere benedizione, a chiedere misericordia! Lui ci perdona sempre, è il nostro avvocato: ci difende sempre! Non dimenticate questo! L’Ascensione di Gesù al Cielo ci fa conoscere allora questa realtà così consolante per il nostro cammino: in Cristo, vero Dio e vero uomo, la nostra umanità è stata portata presso Dio; Lui ci ha aperto il passaggio; Lui è come un capo cordata quando si scala una montagna, che è giunto alla cima e ci attira a sé conducendoci a Dio. Se affidiamo a Lui la nostra vita, se ci lasciamo guidare da Lui siamo certi di essere in mani sicure, in mano del nostro salvatore, del nostro avvocato.

[...] L’Ascensione non indica l’assenza di Gesù, ma ci dice che Egli è vivo in mezzo a noi in modo nuovo; non è più in un preciso posto del mondo come lo era prima dell’Ascensione; ora è nella signoria di Dio, presente in ogni spazio e tempo, vicino ad ognuno di noi. Nella nostra vita non siamo mai soli: abbiamo questo avvocato che ci attende, che ci difende. Non siamo mai soli: il Signore crocifisso e risorto ci guida; con noi ci sono tanti fratelli e sorelle che nel silenzio e nel nascondimento, nella loro vita di famiglia e di lavoro, nei loro problemi e difficoltà, nelle loro gioie e speranze, vivono quotidianamente la fede e portano, insieme a noi, al mondo la signoria dell’amore di Dio, in Cristo Gesù risorto, asceso al Cielo, avvocato per noi.


Tratto dall’
Udienza Generale del Santo Padre Francesco del 17 aprile 2013

Publié dans Fede, morale e teologia, Papa Francesco I | Pas de Commentaire »

Le correnti dell’anti-evangelizzazione

Posté par atempodiblog le 17 avril 2013

Le correnti dell'anti-evangelizzazione dans Anticristo giovannipaoloii

Non si può ignorare l’insistente riemergere del rifiuto di Cristo. Ancora e sempre si manifestano i segni di una civiltà diversa da quella la cui «pietra angolare» è Cristo – una civiltà che, se non è atea in modo programmatico, è certamente positivistica e agnostica, giacché il principio a cui si ispira è di pensare e di agire come se Dio non esistesse. Tale impostazione si rileva facilmente nella cosiddetta mentalità scientifica, o piuttosto scientista, contemporanea, così come nella letteratura, e specialmente nei mass-media. Vivere come se Dio non esistesse vuol dire vivere fuori delle coordinate del bene e del male, fuori cioè da quel contesto di valori di cui è Lui stesso la fonte. La pretesa è che sia invece l’uomo a decidere ciò che è buono o cattivo. E questo programma viene suggerito e propagandato in vari modi e da varie parti.

Se da un lato l’Occidente continua a dare testimonianza dell’azione del fermento evangelico, dall’altro non meno forti sono le correnti dell’anti-evangelizzazione. Essa colpisce le basi stesse della morale umana, coinvolgendo la famiglia e propagandando il permissivismo morale: divorzi, l’amore libero, l’aborto, l’anticoncezione, la lotta contro la vita nella fase iniziale come in quella del tramonto, la sua manipolazione. Questo programma opera con enormi mezzi finanziari, non soltanto nelle singole nazioni, ma anche su scala mondiale. Può infatti disporre di grandi centri di potere economico, mediante i quali tenta di imporre le proprie condizioni ai Paesi in via di sviluppo. Dinanzi a tutto ciò, si può legittimamente domandare se non sia questa un’altra forma di totalitarismo subdolamente celato sotto le apparenze della democrazia.

Giovanni Paolo II – Memoria e idendità, Ed. Rizzoli

Publié dans Anticristo, Fede, morale e teologia, Libri, Riflessioni | Pas de Commentaire »

Al mattino

Posté par atempodiblog le 16 avril 2013

Al mattino

Al mattino dans Citazioni, frasi e pensieri almattino

Uno s’arresta un istante,
pensando che quelle ore che gli incombono
sono un pezzetto del cammino al destino:
Ti riconosco come il mio scopo!
Padre nostro che stai nei cieli
nel profondo, da cui io nasco.
Ti offro la mia giornata.
Questa mia giornata la riconosco come
un passaggio ulteriore verso di Te,
un pezzo del cammino verso di Te.
Aiutami a che io non mi abbandoni alla violenza
e sia me stesso,
ami, cioè affermi l’Altro,
perché io non mi faccio da me,
e perciò debbo rispettare ciò che sono,
ciò che Tu mi hai fatto.
E debbo rispettare l’altro,
e amare l’altro,
perché Tu l’hai fatto.

 Don Luigi Giussani

Publié dans Citazioni, frasi e pensieri, Don Luigi Giussani | Pas de Commentaire »

Auguri Benedetto

Posté par atempodiblog le 16 avril 2013

Auguri Benedetto

Auguri Benedetto  dans Articoli di Giornali e News benedettoxvipapaemerito

Benedetto XVI compie 86 anni il 16 aprile. Li festeggia assieme al fratello monsignor Georg Ratzinger che lo ha raggiunto a Castel Gandolfo, dove il Papa emerito si è ritirato in preghiera dallo scorso 28 febbraio. Da tutto il mondo arrivano i primi messaggi di auguri da parte di capi di stato e uomini delle istituzioni, ma anche da tante persone semplici. Attraverso parole che, in molti casi, ricordano l’impegno di Benedetto XVI in difesa dei deboli, i poveri, i bambini non nati e le vittime della pedofilia.

Fonte: Avvenire

Publié dans Articoli di Giornali e News | Pas de Commentaire »

Tutto per il Cielo

Posté par atempodiblog le 16 avril 2013

Tutto per il Cielo dans Citazioni, frasi e pensieri santabernadettesoubirou

Io farò tutto per il Cielo, è là la mia patria, là io troverò la mia Madre in tutto lo splendore della Sua gloria e con Lei io godrò della felicità di Gesù stesso con una sicurezza perfetta.
O Maria, mia buona Madre, fate che a Vostro esempio io sia generosa in tutti i sacrifici che Nostro Signore potrà domandarmi nel corso della mia vita.
O Madre mia, offritemi a Gesù.

Santa Bernadette Soubirous

Publié dans Citazioni, frasi e pensieri, Santa Bernadette Soubirous | Pas de Commentaire »

“…Quando la Chiesa sarà Maria”

Posté par atempodiblog le 15 avril 2013

“…Quando la Chiesa sarà Maria”
di Stefano De Fiores –
Madre di Dio

Dall’esperienza messianica di Maria, tutta proiettata all’attesa del Messia, passiamo al terreno infido del nostro tempo, dove il rapporto con l’avvenire è sotto il segno della difficoltà.

Il mondo contemporaneo, guardando a Maria, trova in lei una chance e un paradigma per recuperare la dimensione messianica del cristianesimo. Infatti l’esistenza della Vergine di Nazaret si è svolta tra le due venute di Cristo. Tutta la sua vita è stata un’attesa del Messia, che doveva venire per la prima volta nell’umiltà della condizione umana, e dovrà ritornare sulle nubi del cielo così come era stato visto salire (At 1,11).

Modello dell’attesa

Giustamente il concilio Vaticano II pone Maria tra i poveri del Signore che lo attendono e lo accolgono, poiché con lei, eccelsa Figlia di Sion, «si compiono i tempi e s’instaura una nuova economia» (LG 55). Maria ha atteso il Messia annunciato a lei da Gabriele come il re che avrebbe regnato per sempre sulla casa di Giacobbe.

La tradizione cristiana formalizza questo atteggiamento nel tipo iconografico della Vergine in attesa. Talvolta ci si limita alla raffigurazione di lei incinta, come avviene nella famosa Madonna del parto di Piero della Francesca. Più spesso Maria è rappresentata con il ventre visibilmente gonfio, in atto di leggere un libro che può essere la Bibbia o il cantico del Magnificat.

Ambedue le versioni si avvicinano al vero, perché la spiritualità di Maria è ispirata alla Parola di Dio, che diviene lampada per i suoi passi e prezioso strumento di preghiera. E d’altra parte il Magnificat, che Luca le attribuisce perché certamente rivela la sua spiritualità, è pronunciato da Maria proprio durante la gravidanza, quando fece visita alla parente Elisabetta. 

“...Quando la Chiesa sarà Maria” dans Fede, morale e teologia madonnadelmagnificat
Madonna del Magnificat, affresco di Battista da Vicenza (secolo XV),
Santuario della Madonna della Misericordia di Monte Berico, Penitenzieria, Vicenza.

Il cantico mariano, mentre racconta la singolare esperienza di Dio compiuta da Maria con la sua maternità messianica, narra insieme il futuro instaurato dal concepimento verginale del Messia. A partire da quell’evento muteranno i rapporti nella storia del mondo. Dio infatti rovescerà i potenti, disperderà i superbi, affamerà i ricchi (tutti aoristi incoativi) e adempirà tutte le promesse legate all’alleanza. L’attesa di Maria non è inerzia, ma preghiera di lode e annuncio profetico, unito all’impegno caritativo.

Ma poiché Maria ha contemplato il volto del Messia non solo nella sua nascita e infanzia, ma anche nel corso della realizzazione della sua opera salvifica, ella ci invita a volgerci indietro per ritrovare l’autentica identità del Messia.

È il Messia-re davidico dal regno che non avrà fine, ma si tratta di un re mansueto che non procede con violenza o con l’esercizio del potere sugli altri. È il Messia-profeta che si batte per la verità e la giustizia, ma nello stesso tempo s’immedesima nella figura del Servo di YHWH che si addossa il peccato del mondo e lo ripara. È il Messia-sacerdote che s’immola per amore quale dono incondizionato e che s’identifica con il Figlio dell’uomo, che passa dall’umiliazione all’intronizzazione alla destra di Dio.

Maria vide e contemplò con occhi di madre e di credente il volto accogliente di Cristo maestro di sapienza che invitava a sé tutti i cuori per ricolmarli di felicità, il volto serio del profeta che piangeva sulla sorte di Gerusalemme, il volto insanguinato del Servo di YHWH che offriva la sua vita in riscatto per la moltitudine, il volto radioso del Risorto che donava agli apostoli lo Spirito e la pace, il volto benedicente del Figlio dell’uomo che lasciava il mondo e ritornava al Padre.

Un Messia che ritornerà

Unica persona che lega l’incarnazione alla Pentecoste, Maria è esempio significativo di attesa del ritorno di Cristo. Ella ci invita a guardare in avanti verso il Signore che ritornerà, secondo la promessa angelica. La Madre di Gesù ha ascoltato questo messaggio al momento dell’ascensione e secondo il suo modo abituale ha adeguato la sua esistenza al ritmo della Parola di Dio.

Se una madre anela a vivere con suo figlio e aspetta l’ora felice di ricongiungersi a lui, questo vale tanto più per Maria, che con la comunità primitiva proclama: «Gesù è il Signore!». L’affetto materno coincide in lei con l’amore di Dio sopra ogni cosa. E quante volte avrà cantato o implorato anche lei con i fedeli cristiani: «Maranathà, vieni Signore Gesù!». 

madonnadelparto dans Padre Stefano De Fiores
La Madonna del parto, affesco di Piero della Francesca, Monterchi (Ar).
Sopra: Pentecoste, tempera su legno, secolo XVII, Mosca, Ufficio archeologico.

Per tutti i discepoli vale la consegna del divino Maestro contenuta nella parabola delle dieci vergini: «Vegliate perché non sapete né il giorno né l’ora» (Mt 25,13). In Maria questa consegna diviene vita, poiché nessuno come lei è la Vergine in attesa che va incontro allo Sposo «con più chiara lampa» (Petrarca).

Pegno di questo incontro definitivo è la comunione sacramentale che Maria con la comunità di Gerusalemme riceve «con gioia (en agalliásei) e semplicità di cuore (kai aphelóteti)» (At 2, 46). Maria partecipa non solo alla celebrazione domestica dell’eucaristia, ma anche ai sentimenti che animano i discepoli del Signore: la gioia o giubilo che proviene dalla fede (cf At 8,8.39; 13,48.52; 16,34) e che ella ha sperimentato ed espresso nel Magnificat (Lc 1,46-47), e la semplicità di cuore, propria del povero di YHWH e della persona evangelica.

Mistagoga negli ultimi tempi

Non possiamo ridurre all’esemplarità il ruolo di Maria nella storia della salvezza. È madre nell’ordine della grazia e quindi è formatrice di Cristo in noi, in stretta collaborazione con lo Spirito.

Secondo Montfort, Maria è la principale protagonista-coadiuvante, che dispiega una molteplice attività negli ultimi tempi collaborando con le tre Persone divine. Con l’Altissimo e per suo ordine Maria plasma gli apostoli e santi eccelsi (Trattato della vera devozione a Maria, 47, 59). Con Cristo ella combatte Satana l’orgoglioso (Trattato della vera devozione a Maria, 52-54; Preghiera infocata, 12-13) e conclude gli anni della grazia per mezzo della nuova compagnia di missionari che il Figlio morendo in croce le ha affidato (Preghiera infocata, 1.6). Con lo Spirito Santo Maria è impegnata a generare figli di Dio e a formare i santi dei tempi finali (Preghiera infocata, 11, 15).

Verso gli apostoli degli ultimi tempi, sacerdoti e laici, uomini e donne, la Madre di Dio svolge un’azione mistagogica. Il Montfort lo afferma applicando a Maria il simbolo della santa montagna costituita sulla cima dei monti: chi dimora in essa cresce nella santità, apprende la contemplazione e l’intercessione, viene introdotto nella logica delle beatitudini evangeliche e partecipa ai misteri di Cristo avvenuti sul monte: trasfigurazione, crocifissione e ascensione (Preghiera infocata, 25).

L’azione plasmatrice di Maria tende a far crescere la sovranità di Dio su di noi preparando l’avvento finale di Gesù Cristo mediante una perfetta consacrazione a lui, come rinnovazione delle promesse battesimali. Non si tratta dunque di un messianismo restauratore che si richiami al regno di Davide come a un regno ideale, ma di un messianismo inedito e utopico che realizzi il regno di Gesù Cristo nel mondo con tutte le esigenze delle beatitudini evangeliche. 

verginedelmagnificat dans San Luigi Maria Grignion de Montfort
Madonna del Magnificat, dipinto di Bernardo Daddi (1290-1348),
Musei Vaticani, Pinacoteca, Roma, Città del Vaticano.

Solo quando la Chiesa sarà Maria, cioè quando s’ispirerà alla sua attesa e s’identificherà con i suoi atteggiamenti profondi, potrà andare incontro al Signore che ritorna come supremo giudice, sovrano della storia e sposo della sua comunità. E allora Dio sarà finalmente tutto in tutti (1Cor 15,28).

I tempi finali sono contrassegnati innanzitutto dalla seconda o ultima venuta di Gesù, poiché è certo che egli verrà ancora una volta sulla terra (Trattato della vera devozione a Maria, 158) «per regnare dappertutto e per giudicare i vivi e i morti» (Il Segreto di Maria, 58). Questa venuta si realizza in due scansioni successive: prima si attuerà il regno di Gesù Cristo quando egli sarà più conosciuto, amato e obbedito, poi ritornerà personalmente nella parusìa per il giudizio finale. Montfort pensa a questa seconda venuta di Gesù come a un evento «glorioso e risplendente» (Trattato della vera devozione a Maria, 158).

I tempi finali della Chiesa sperimenteranno anche la venuta dello Spirito, che Montfort immagina come un diluvio di fuoco. Anche se unico, questo diluvio dello Spirito, al pari della seconda venuta di Gesù, implica due fasi successive e analoghe: il «diluvio di fuoco» si manifesterà prima come amore irresistibile, tale da riformare la Chiesa e convertire i popoli, poi come giustizia, in quanto la collera divina «ridurrà in cenere tutta la terra» (Preghiera infocata, 16-17).

È importante rilevare per il nostro scopo come Montfort sia tutto proteso a realizzare il regno di Gesù Cristo, che non consiste nel ritorno del Messia in persona, ma nella sua venuta storico-salvifica nel mondo mediante un’autentica devozione a Maria come perfetta rinnovazione delle promesse del battesimo (Trattato della vera devozione a Maria, 120-126). Prima della venuta personale del giudice dei vivi e dei morti, interessa tutto l’impegno missionario perché Gesù regni nel mondo.

Publié dans Fede, morale e teologia, Padre Stefano De Fiores, San Luigi Maria Grignion de Montfort | Pas de Commentaire »

Leopardi morì da cristiano? Pare proprio di sì

Posté par atempodiblog le 14 avril 2013

Leopardi morì da cristiano?
Napoli, giugno 1837. Un’indigestione porta in poche ore alla tomba il grande poeta. Le ultime ore di Leopardi sono avvolte dal mistero: c’era un sacerdote al suo capezzale? Secondo i documenti trovati da Il Timone, pare proprio di sì.
di Marcello D’Orta – Il Timone

Leopardi morì da cristiano? Pare proprio di sì dans Marcello D'Orta Giacomo-Leopardi

E’ il 14 giugno 1837, e a Napoli infuria il colera. Antonio Ranieri, l’amico di Giacomo Leopardi, che lo ospita a vico Pero, sulla strada di Capodimonte, ha finalmente convinto il poeta a trasferirsi a Torre del Greco.

La morte di Leopardi
Le ultime ore di Giacomo sono raccontate da Antonio Ranieri. Le sue parole non possono essere confermate o smentite, non esistendo altre testimonianze scritte su quel tragico momento: «S’era oramai ai primi di giugno, e Leopardi mi mercanteggiava i giorni e l’ore. S’andrà domani, s’andrà doman l’altro (…) Si fermò, finalmente, pe’ dodici di giugno (…) lasciami passare qui il tuo nome mi disse (…) Condiscesi (…) Sopraggiunse il dì tredici (…) Si preparò ogni cosa; e Paolina ed io ne andammo un momento dal vecchio padre (…) Egli non vedeva mai la suora di carità [Paolina, la sorella di Ranieri, che fungeva da infermiera del poeta. N.d.A.], che non la empisse di dolci. Quella sera le diede, tra l’altro, due cartocci di confetti cannellini, di Sulmona.
Questi cartocci (…) pesavano una libbra e mezzo ciascuno. La suora li recò difilato al suo infermo, che n’era ghiottissimo. Il dì seguente che fu quello della grande sventura, erano stati già del tutto, in poche ore, consumati».
Paolina, dunque, “smista” i cartocci di confetti ricevuti dal padre a Giacomo, pur sapendo che non può mangiarne. I medici, infatti, glielo avevano proibito in più occasioni. E c’è di più, perché la “suora di carità”, il giorno seguente, non rifiuta al conte una doppia limonata fredda, che segue di poco «un’abbondante colazione di cioccolate» e alcuni sorsi di un brodo caldo. Giacomo comincia a sentirsi male: ha sullo stomaco un chilo e più di confetti, una tazza di cioccolata, una limonata ghiacciata e mezza scodella di brodo caldo.
Affannato chiede a Ranieri di un dottore. Il sodale corre dal dottor Mannella. In poco tempo raggiungono vico Pero, entrano in casa. Mannella, come vede il poeta, sussurra a Ranieri di andare per un prete.

Il monaco misterioso
Ranieri manda qualcuno a cercare un sacerdote.
Nell’attesa si siede al capezzale dell’amico ormai morente. Le ultime parole di Giacomo sono rivolte a lui: «Io non ti veggo più». Quindi chiude gli occhi per sempre. Sono le cinque del pomeriggio. Muore il più grande poeta lirico del mondo.
Ma torniamo al racconto di Ranieri.
Il sodale di Leopardi sostiene che il monaco arrivò a vico Pero quando ormai era troppo tardi, e questo perché non s’era trovato un prete libero. È pur vero che si era in tempo di colera e la presenza di un sacerdote era – per così dire – molto richiesta, ma è altrettanto vero che l’abitazione del Leopardi era nelle immediate vicinanze di chiese o conventi. È dunque possibile che un sacerdote sia arrivato prima che il Poeta spirasse, e forse abbia ascoltato le sue ultime parole di pentimento. Allora perché Ranieri avrebbe mentito? La risposta la diede (se dobbiamo credere alla poetessa Alinda Ripamonti, che riferisce l’accaduto) lo stesso Ranieri al giudice Alessandro Stefanucci Ala: «In confidenza e in segreto ti dirò che Giacomo mi aveva fatto giurare di chiamargli il prete, se lo vedessi in pericolo. E così fu fatto. Ed ebbe il prete e il viatico e tutti i sacramenti». Ma allora perché Ranieri non pubblicò la verità? Lo spiega sempre al magistrato: «Fossi stato un minchione! Avrei rovinato presso i liberi pensatori il Leopardi, la cui fama presso di loro era tutta nell’incredulità».

La fede di Giacomo
Fino a qualche anno fa, pendente dalla spalliera del letto di Leopardi a Villa delle Ginestre, si poteva osservare un rosario, posto lì dalla sorella di Ranieri, Paolina, nella speranza che il Poeta potesse acquistare la fede, perduta nella prima giovinezza. I Leopardi frequentavano la Chiesa, come si evince anche dai posti riservati loro (“gens leoparda”) nella chiesa di San Vito (prospiciente il palazzo Leopardi) dove fu battezzato il poeta. Giacomo aveva iniziato i suoi studi con due religiosi, il gesuita messicano don Giuseppe Torres e l’abate don Sebastiano Sanchini. Educatore fu don Vincenzo Diotallevi. Da bambino – scriveva Monaldo a Ranieri – «voleva sempre ascoltare molte messe, e chiamava felice quel giorno in cui aveva potuto udirne di più»; all’età di circa 14 anni «temeva di camminare per non mettere il piede sopra la croce nella congiunzione dei mattoni».
Indossò la veste di abatino e portò la tonsura dall’età di 12 anni a quella di 21. Nella prima giovinezza aveva una forte devozione per san Francesco di Sales, le cui sembianze aveva riprodotto in un disegno. Aveva composto anche poesie e prose di carattere sacro, e tenuto alcuni discorsi religiosi nella chiesa di San Vito (Oratorio dei nobili). Tra questi: La flagellazione, Condanna e viaggio del Redentore al Calvario, Crocifissione e morte di Cristo, “trionfo della croce”.
Questo è uno dei tanti segni che hanno fatto credere in una conversione di Giacomo Leopardi. Gli altri sono soprattutto le sue lettere (in specie quelle indirizzate al padre) nelle quali il nome di Dio compare più volte.

«Munito dei Santissimi Sacramenti»
Nell’archivio della SS. Annunziata a Fonseca (alle spalle di vico Pero) si conserva un vecchio libro dei defunti, dove sono elencati i deceduti della parrocchia dall’anno 1834 al 1835. Questo libro mi è stato mostrato dal parroco don Raffaele Pescicolo, che qui voglio ringraziare. A pago 194, tra i morti del mese di giugno compare il nome di Giacomo Leopardi. E vi si legge: «a 15 d. D. Giacomo Leopardi Conte, figlio di D. Monaldo e Adelaide Andici, di anni 38. munito de’ SS. Sag.ti, morto a 14 d. Sepolto idem, dom.to Vico Pero n°. 2». Chi sostiene la tesi che il Poeta abbia abbracciato la fede negli ultimi istanti della vita, trova conferma nella dicitura «munito dei SS. Sag.ti» (Santissimi Sacramenti). Altri sostengono che la formula «munito dei SS. Sag.ti», nell’Ottocento, era più che altro una frase convenzionale.
Fra i testimoni oculari della morte di Leopardi pare ci fosse anche il notaio Leonardo Anselmi, che dichiarò: «Mi trovai in casa Ranieri il giorno della morte del conte. Verso le 4 pomeridiane il Leopardi chiamò la sorella di Antonio Ranieri, la quale vestitasi in fretta uscì di casa e ritornò col Parroco, il quale verso le 6 pomeridiane gli portò il Viatico. La morte avvenne alle 8 o alle 9 di sera. A tutto questo mi trovai presente e mi ritirai verso mezzanotte». Ma le dichiarazioni più clamorose, perché palesemente contraddittorie, sono proprio quelle di Ranieri, che nel Supplemento alla notizia intorno alla vita ed agli scritti di Giacomo Leopardi afferma che padre Felice era entrato in casa nel momento stesso in cui spirava il poeta, e in due lettere a Monaldo (17 e 26 giugno 1837) scrive che «l’angelo, il quale Iddio ha chiamato alla sua eterna pace, ha fatta la più dolce, la più santa, la più serena e tranquilla morte» e «non senza essere stato munito e antecedentemente e allora stesso, dei più dolci conforti della nostra santa religione».
Se il cantore di Silvia abbia aperto gli occhi a Dio pochi momenti prima di chiuderli al mondo, con ogni probabilità non sapremo mai, ma è indubbio che tutta la sua produzione poetica sia intrisa di religiosità. Il nome di Dio non compare nei suoi canti, mentre i concetti di nulla, di solitudine, di smarrimento, di noia esistenziale, li impregnano. Eppure, si può affermare che Dio è presente anche in quegli stessi componimenti che lo negano. L’aspirazione a una realtà trascendente, l’ansia dell’infinito, lo sbigottimento degli spazi infiniti, l’amore per la natura, gli interrogativi cosmici, la consapevolezza che l’uomo è niente e tutto è vanità, fanno dell’opera poetica di Giacomo Leopardi una delle più alte e commoventi testimonianze religiose del nostro tempo. Questo lo sapeva bene don Giussani, che ripeteva poesie di Leopardi tutti i giorni, che accostava l’autore dell’Infinito a Pascal, che (addirittura) recitava “brani delle sue poesie come ringraziamento alla Santa Comunione”. All’indomani della morte di Giacomo Leopardi, la sorella Paolina scrisse nel suo diario: «Addio caro Giacomo, quando ci rivedremo in Paradiso?».
Possa Iddio aver esaudito il suo desiderio.

Publié dans Marcello D'Orta, Riflessioni, Stile di vita | Pas de Commentaire »

Cosa c’è dopo la morte?

Posté par atempodiblog le 14 avril 2013

Missione al Popolo 2013 – Parrocchia di Monteforte d’Alpone
Parla Diego Manetti

Image de prévisualisation YouTube

Publié dans Diego Manetti, Fede, morale e teologia, Riflessioni, Stile di vita | Pas de Commentaire »

La devozione a Maria

Posté par atempodiblog le 13 avril 2013

La devozione a Maria dans Citazioni, frasi e pensieri madonnasangiorgiomaggio

La devozione a Maria, mentre ci unisce a Cristo, fa sì che la Madonna resti, materna, accanto a noi. Ecco una certezza ineffabilmente ristoratrice. Essa dimostra che l’atto di venerare Maria SS.ma non è una esaltazione estranea alla nostra vita, sia di fede sia di costume, ma ci rende davvero migliori, più vicini al Redentore, a Lui più fedeli.

Paolo VI

Publié dans Citazioni, frasi e pensieri, Fede, morale e teologia, Stile di vita | Pas de Commentaire »

La Vergine ci invita a tornare a Dio senza paura

Posté par atempodiblog le 11 avril 2013

La Vergine ci invita a tornare a Dio senza paura dans Libri verginerivelazionetrefo
12 aprile, Vergine della Rivelazione

Noi ci siamo erroneamente abituati a ritenere che la Madonna appaia soltanto a bambini e a persone buone. Alle Tre Fontane Lei appare a un adulto, a un adulto “non buono”.

Quando un Vescovo domandò al veggente: “perché la Vergine è apparsa proprio a te?”, la risposta fu: “Beh, non so”. “Domandaglielo! Per ubbidienza, se dovesse apparire di nuovo, domandaglielo!”. E così il veggente domandò: “Vergine cara, ma perché proprio a me?”. “Rispondi al mio figlio Pastore che non ho trovato uno più peccatore di te!”.

Allora significa che la Vergine non si schifa di noi, suoi figli, anche se peccatori. Ma viene a trovarci per dirci di convertirci e di ritornare a Dio e di non avere paura, perché lei ci accompagna.

Tratto da: La Bella Signora delle Tre Fontane. Storia della Vergine della Rivelazione – Padre Angelo Maria Tentori, Ed. Paoline

divisore dans Medjugorje

Per approfondire iconarrowti7 La Bella Signora delle Tre Fontane

Publié dans Libri, Padre Angelo Maria Tentori, Vergine della Rivelazione alle Tre Fontane | Pas de Commentaire »

Le prove di Bernadette

Posté par atempodiblog le 10 avril 2013

Le prove di Bernadette
Tratto da: Loudes Magazine
Fonte:
Sanctuaires Notre-Dame de Lourdes

Le prove di Bernadette dans Lourdes 29440mq

Parlare di chi si era schierato contro Bernardetta, non è così difficile, c’è che l’imbarazzo della scelta. Salvo una sola eccezione, tutte le autorità si erano opposte, o quanto meno, esigevano la sua promessa di non tornare alla Grotta.
All’inizio furono i genitori, specialmente la mamma. Questa donna energica si chiedeva, ogni giorno, come fare per sfamare la famiglia. Aveva anche vissuto la vergogna del marito portato in prigione accusato ingiustamente di furto. Inutile aggiungere a questo problema, la fama di delirio
mistico o di macchinazione a cambio di un po’ di pubblicità o di soldi.
Nella scuola che Bernardetta inizia frequentare, per di più senza troppo esito, le Suore la spingono subito a mettere fine queste sue «carnevalate», parola usata nel momento giusto per il fatto che le apparizioni erano iniziate poco prima del Martedì Grasso.
Sono poi arrivate, quasi immediatamente, le contrarietà da parte delle autorità civili. Il Commissario di polizia, il Giudice e il Procuratore imperiale interrogano a più riprese e a lungo Bernardetta con l’intento di scoprire l’inganno nelle sue dichiarazioni. Cercarono di spaventarla, di minacciarle
la prigione. Addirittura il Prefetto, voleva far rinchiudere Bernardetta in un asilo psichiatrico. I giornali locali si erano dichiarati ostili.
Il parroco aveva proibito ai suoi vicari di recarsi alla Grotta e i primi incontri con Bernardetta non furono certo molto promettenti. Anzi il primo impatto, il 2 marzo, fu addirittura penoso. Fu solo il 25 marzo, quando finalmente Bernardetta ascoltò il nome della Signora e lo riferì al parroco che questi si convinse dell’autenticità delle apparizioni.
L’unico, all’inizio, a non ritenere Bernardetta una bugiarda, fu il cappellano della scuola, il rev. Pomian, quando lei gli aveva parlato il sabato 13 febbraio. Il 22 febbraio, giorno nel quale la Signora non apparve, Bernardetta si chiede: potrò continuare ad andare alla Grotta, dato che tutte le autorità glielo proibiscono? Il rev. Pomian la tranquillizza: «Nessuno te lo può impedire».
La contrarietà si materializza per alcune settimane per mezzo di una staccionata che impedisce di accedere alla Grotta. La staccionata non è rimasta lì a lungo, ma comunque non sono sparite altrettanto velocemente tutte le contrarietà. Anche in questo, Lourdes è davvero un segno del Vangelo. Ma è anche giusto non mettere in ridicolo l’atteggiamento delle autorità. Andiamo in ordine.
Preoccupati per quanto avrebbe potuto accadere, i genitori di Bernardetta hanno però sempre sostenuto che lei era sincera… fino ad acconsentire a lasciarla andare alla Grotta. Una volta il papà, e un altro giorno la mamma, l’hanno anche accompagnata dal Commissario di polizia.
Il 28 febbraio, Bernardetta si presenta davanti al Giudice che di nuovo minaccia di metterla in prigione. L’addetto municipale che era presente alla scena riferisce: «Allora una suora dell’asilo… la grassa, la superiora, è arrivata a risolvere il problema. Disse piangendo: ‘Vi prego, Signori, ridateci la bambina. Non la fate morire’».

Da parte delle autorità civili, il sindaco fa’ del suo meglio per calmare la situazione e acconsente, ma senza fretta, a compiere gli ordini del Prefetto, che vorrebbe far cessare i disordini pubblici… dato che in realtà non c’è alcun disordine. I dottori spediti dal Prefetto per stabilire se Bernardetta fosse una pazza, rispondono, con tutta onestà, che la salute mentale di Bernardetta non corre nessun rischio.
Pochi notabili prendono le difese di Bernardetta particolarmente dopo averla vista pregare alla Grotta. Tra questi, un dottore, molto infatuato del valore della Scienza. Il presidente del collegio forense, consigliere municipale, ritiene Bernardetta addirittura una «santa». Un giornalista di Pau osa, nel mese di marzo, parlare delle sue virtù di semplicità e naturalezza.
Anche il parroco non è così chiuso come poteva sembrare. Anche lui è un essere onesto. Si vede obbligato a costatare che la sua parrocchia sta vivendo una Quaresima eccezionalmente fervente. Non sa spiegarselo. Ne parla con il Vescovo, che però non gli da nessun ordine preciso. La sua sfuriata del 2 marzo di mattina, mostra soltanto una faccia della sua personalità. Ma, da quella sera stessa, è più calmo mentre interroga Bernardetta, e sono presenti anche i suoi vicari.
Semplicemente: come avremmo reagito noi stessi dinanzi ad avvenimenti così sorprendenti? E’ troppo facile, dopo i fatti, ritenere ridicoli e ottusi gli spiriti di quanti non hanno saputo vedere altro che illusioni nei gesti e nelle parole di Bernardetta. Chiediamoci: cosa avremmo pensato noi ascoltando le parole di Gesù e inoltre vederlo crocifisso?

Mons. Jacques Perrier
Vescovo di Tarbes e Lourdes

2mgqtk5 dans Riflessioni

Storia
Bernardetta ha avuto molta difficoltà a rispettare le disposizioni familiari o pubbliche che le volevano impedire di ubbidire a Colei che le era apparsa quell’11 febbraio 1858 e che le aveva chiesto di venire alla Grotta per quindici giorni. Per questo, dovrà anche affrontare degli interrogatori dei giudici. Dinanzi ad essi si sottomette alle loro richieste ma non cede sul rettificare il senso delle sue risposte, che venivano [volutamente] distorte: «Signore, avete cambiato tutto!». Bernardetta si era anche consultata con il suo confessore, il rev. Pomian, sul comportamento da tenere e la risposta era stata: «Nessuno può impedirti di andarci». Lei non è stata perciò una «disobbediente» e la Madonna l’ha premiata rivelandole il suo nome.

Dom Bernard Billet, monaco dell’abbazia Notre-Dame de Tournay (Hautes-Pyrénées)

2mgqtk5 dans Santa Bernadette Soubirous

Esercizio pratico
Quale può essere il mio «sì» oggi?
La parola «accusatore» qui viene applicata al demonio, il calunnatore. E’ talmente vero che Gesù “deve” prometterci un «difensore», lo Spirito Santo. «L’accusatore dei fratelli», al quale Lui fa riferimento nell’Apocalisse (12,10), è l’avversario della libertà dell’uomo, colui che invidia il privilegio che abbiamo di far parte della vita divina, mediante il mistero dell’Incarnazione e la grazia dei sacramenti.
Analizziamo un po’ noi stessi: noi pure, e più di quanto crediamo, siamo strumentalizzati dall’accusatore, ci opponiamo al piano di Dio che si va realizzando negli altri, spesso con tutte le migliori intenzioni di questo mondo! «Non si tirano pietre se non sull’albero che porta frutti» dice un proverbio… Cosa avremmo fatto noi al tempo di Bernardetta? Saremmo stati forse migliori o peggiori di quelli che si erano schierati contro di lei?
E’ il momento di smettere di fare il gioco del «non so» contrariando in modo sterile al bene che lasciamo sfuggire; scegliamo di costruire, di essere «con» invece che «contro». Facciamo con Maria, la Madre di Dio la decisione del «sì» che feconda e che unisce. Quale può essere il mio «sì» oggi?

François Vayne

2mgqtk5

Madre Vauzou e Bernadette
Una opposizione sottile e difficile per Bernardetta, sarebbe stata la sua maestra delle novizie: Madre Marie-Thérèse Vauzou. Era figlia di un notaio, tenuta molto in considerazione nella Congregazione, della quale diventerà poi Superiora Generale, per la sua educazione e il suo genere di sensibilità, era [o sembrava] in totale contrasto con Bernardetta. Fu molto dura con questa ragazza che aveva ricevuto tre segreti che non poteva svelare, al punto che le compagne giungevano a dire: «Che fortuna quella di non essere Bernardetta!».
Una frase la descrive: a un Padre gesuita che le racconta le meraviglie di Lourdes, nel 1878, lei [Suor Vauzou] osserva: «Ma sì! Io non ci capisco nulla. Se la Madre di Dio ha voluto scendere sulla terra, perché non ha scelto una religiosa virtuosa e istruita piuttosto che una ragazza ignorante e rozza!». Quando Roma richiederà che si approfondisca il caso della veggente, lei dirà: «Aspettate che io sia morta!». Morirà a Lourdes, il 15 febbraio 1907; e allora cominciarono le inchieste.
Quanto a Bernardetta, sostenuta dallo Spirito di Dio, dice unicamente: «Le devo moltissima riconoscenza per tutto il bene che ha fatto alla mia anima».

P. André Doze

2mgqtk5

Attorno al mondo
Alcune riproduzioni della Grotta di Lourdes hanno provato anch’esse delle contrarietà. A volte a causa delle intemperie che le hanno distrutte. Per esempio, negli Stati Uniti, a  Menlo Park, in California, la grotta di Lourdes è crollata per un terremoto. Ma la statua della Madonna che era rimasta intatta, è ancora oggi su un piedestallo di pietra, segno della protezione divina verso la Madre. Purtroppo, il più delle volte sono gli uomini che si accaniscono contro le grotte di Lourdes. Così è avvenuto per la riproduzione fatta (dopo il loro viaggio di nozze a Lourdes) a un conte e la contessa, nel giardino della loro residenza di Palanga, in Lituania. Nell’epoca del comunismo, questa grotta era stata sconsacrata, anche se continuava ad essere un luogo di raduno e incontri dato che venivano organizzati concerti e rappresentazioni teatrali. Oggi, quella grotta, che ha di nuovo una statua della Madonna di Lourdes, è ritornato ad essere un luogo di preghiera, al centro del parco municipale. Anche a Gray, nella regione francese della Haute-Saône, una grotta di Lourdes era stata sconsacrata, con il pretesto che non era più nel giardino di una scuola privata, ma in un luogo  pubblico: ora è area di parcheggio per macchine.

P. Régis-Marie de La Teyssonnière

Publié dans Lourdes, Riflessioni, Santa Bernadette Soubirous | Pas de Commentaire »

La mitezza ha “tanti nemici”

Posté par atempodiblog le 9 avril 2013

La mitezza ha “tanti nemici” dans Mormorazione papafrancesco

La mitezza, ha stigmatizzato, ha “tanti nemici”. Il primo sono le “chiacchiere”. Papa Francesco vi si è soffermato con molto realismo: “Quando si preferisce chiacchierare, chiacchierare dell’altro, bastonare un po’ l’altro – sono cose quotidiane, che capitano a tutti, anche a me – sono tentazioni del maligno che non vuole che lo Spirito venga da noi e faccia questa pace, questa mitezza nelle comunità cristiane”. “Sempre – ha constatato – ci sono queste lotte”: in parrocchia, in famiglia, nel quartiere, tra amici. “E questa – ha ripetuto – non è la vita nuova”, perché quando lo Spirito viene “e ci fa nascere in una vita nuova, ci fa miti, caritatevoli”.
Quindi, come un maestro di fede e di vita, il Papa ha ricordato quale sia il comportamento giusto per un cristiano. Primo, “non giudicare nessuno” perché “l’unico Giudice è il Signore”. Poi “stare zitti” e se si deve dire qualcosa dirla agli interessati, a “chi può rimediare alla situazione”, ma “non a tutto il quartiere”. “Se, con la grazia dello Spirito – ha concluso Papa Francesco – riusciamo a non chiacchierare mai, sarà un gran bel passo avanti” e “ci farà bene a tutti”.

Tratto da: News.va

Publié dans Mormorazione, Papa Francesco I, Stile di vita | Pas de Commentaire »

A me basta sapere che la Chiesa è divina…

Posté par atempodiblog le 9 avril 2013

A me basta sapere che la Chiesa è divina... dans Citazioni, frasi e pensieri sacerdoteeucarestiapret

«Le obiezioni sentimentali (contro la Chiesa – n.d.r.) non hanno alcun valore. Abbiamo, sì o no, il dovere di ubbidire a Dio e alla Chiesa. Tutto sta qui. Da questo punto di vista, semplicissimo, il sacerdote è soltanto uno strumento soprannaturale, un generatore di Infinito, e bisogna esser asini per considerarlo diversamente, perché tutto questo avviene e deve avvenire nell’Assoluto. Da più di trent’anni, ascolto Messe dette da sacerdoti che non conosco e mi confesso con altri che non so se siano santi o assassini. Io non sono il loro giudice. E sarei un idiota se pretendessi di indagare. A me basta sapere che la Chiesa è divina e che i Sacramenti amministrati da un cattivo sacerdote hanno esattamente la stessa efficacia di quelli amministrati da un santo sacerdote… Il mondo protestante che mi attornia è incontestabilmente laido, mediocre, privo di assoluto fino all’inverosimile. Qual è il carattere specifico di questo mondo? È l’esclusione del soprannaturale, è il Soprannaturale escluso dal Cristianesimo, cioè l’idea più illogica e sragionevole che sia potuta entrare nella mente umana. Conseguenza: il disprezzo del Sacerdozio, l’avvilimento della funzione sacerdotale al di fuori della quale il soprannaturale non può manifestarsi. Senza il potere di consacrare, di legare e di sciogliere, il Cristianesimo svanisce per far posto… ad un razionalismo abietto, certamente inferiore all’ateismo. Il sacerdote cattolico ha una tale investitura che, se è indegno, la sublimità del suo Ordine risplende molto di più. C’è un sacerdote criminale, meritevole, poniamo della più ampia dannazione? Ebbene, ha ugualmente il potere di transustanziare!… Come non sentire questa infinita grandezza?» (Antologia di cattolici francesi del secolo XIX , trad. e notizie di Domenico Giuliotti, lanciano, Carabba 1931, pp. 198-199)

di Leon Bloy
Tratto da: Oblatio Rationabilis

divisore dans Medjugorje

Inoltre iconarrowti7 Pensieri sul Sacramento dell’Ordine

Publié dans Citazioni, frasi e pensieri, Fede, morale e teologia, Léon Bloy, Sacramento dell’Ordine | Pas de Commentaire »

“L’Annunciazione, la radice della redenzione gratuita dell’umanità”

Posté par atempodiblog le 8 avril 2013

“L’Annunciazione, la radice della redenzione gratuita dell’umanità”
Il Santuario della Madonna di Walsingham
Tratto da: Radici Cristiane

“L’Annunciazione, la radice della redenzione gratuita dell’umanità” dans Apparizioni mariane e santuari madonnadiwalsingham

«Noi, inglesi, siamo servi della Madonna come sua propria eredità e dote. Dobbiamo superare tutte le altre nazioni in preghiera e devozione». Ecco quanto scriveva nel 1399 Thomas Arundel, arcivescovo di Canterbury e primate dell’Inghilterra, in una lettera pastorale ai suoi suffraganei. Dietro precisa indicazione del Re Enrico IV, l’arcivescovo stabiliva che tutte le campane del Regno dovevano suonare all’alba e al tramonto per richiamare i fedeli alla preghiera dell’Angelus.

La “Dote di Maria”
Arundel si riferiva alla forma più caratteristica di devozione mariana in Inghilterra: la consacrazione del Regno a Maria Santissima come sua dote – Our Lady’s Dowry – fatta risalire al tempo di sant’Edoardo I il Confessore (1043-1066), che si definiva “Vassallo della Vergine”.
Un quadro conservato nel Collegio inglese di Roma verso la metà del secolo XVII rappresentava Riccardo II (1367-1400) nell’atto di offrire il Regno a Maria con sotto la scritta: “Dos tua, Virgo pia, haec est. Quare rege, Maria” (Questa è la tua dote, Vergine Pia, Tu perciò regna, Maria).
La spiccata devozione mariana degli inglesi trovava il suo cardine nel santuario di “Nostra Signora della Santa Casa” di Walsingham, a nord della contea di Norfolk.

Un’apparizione mariana in terra inglese
Un manoscritto del secolo XV, che trascrive la Walsingham Ballad, fa risalire le origini del Santuario al 1061. Rimasta vedova, la signora di Walsingham, Lady Richeldis de Faverches, decise di dedicare la propria vita alla Madonna. Questa le apparve in sogno e la trasportò in spirito a Nazareth, facendole vedere la Santa Casa dove l’angelo Gabriele aveva annunciato l’Incarnazione del Verbo.
La Madonna ordinò a Lady Richeldis di prenderne le misure per poter ricostruirla nella sua proprietà. Disse la Madonna: «Qui le persone devono celebrare l’Annunciazione, la radice della redenzione gratuita dell’umanità. Qui ricorderanno la grande gioia che ebbi quando fui salutata dall’arcangelo Gabriele, il quale mi disse che per la mia umiltà sarei stata Madre di Dio. Qui i pellegrini troveranno sollievo per i loro bisogni. Chiunque mi invocherà con fede non se ne andrà a mani vuote». Questo sogno si ripeté per ben tre volte.
La pia donna convocò subito carpentieri e muratori e realizzò una prima cappella in legno, sostituita poco più tardi da un’altra in muratura che fu donata all’abbazia di Downside. Alla morte di Lady Richeldis il suo figlio Lord Geoffrey prese in mano la proprietà.
Fervente cattolico, nel 1096 egli partì per la crociata. Non potendo recarsi in Terra Santa, molte persone cominciarono ad andare alla Santa Casa di Walsingham per venerarvi la Madonna come a Nazareth.
Il Santuario divenne presto un centro di pellegrinaggio, rivaleggiando con Terra Santa, Roma e Santiago di Compostella. I miracoli cominciarono a moltiplicarsi. Lo stesso Re Edoardo I fu salvo da mortale pericolo dopo aver invocato la Madonna di Walsingham.
A partire da Riccardo I Cuor di Leone (1157-1199), tutti i Re e Regine d’Inghilterra hanno pregato a Walsingham. Edoardo I vi si recò ben 11 volte. Prima dello scisma protestante, anche Enrico VIII frequentò il Santuario e, come gli altri pellegrini, andava umilmente alla Slipper Chapel per confessarsi. Anche i Re scozzesi, a partire da Robert Bruce, erano soliti recarsi a Walsingham.
Nel 1153 il santuario fu affidato ai Canonici Regolari di sant’Agostino che vi costruirono un loro convento con, al centro, la magnifica Chiesa Prepositoriale. A un miglio di distanza fu costruita nel 1340 un’altra cappella, chiamata Slipper Chapel – Cappella dei sandali – dove i pellegrini lasciavano le scarpe per percorrere a piedi nudi l’ultimo tratto.
Pellegrino nel 1514 per esaudire un voto fatto alla Madonna, Erasmo di Rotterdam così descrive il Santuario: «Contemplandolo si ha l’impressione dell’arco celestiale, tanto è il brillo delle pietre preziose, dell’oro e dell’argento. (…) La Madonna è alla destra dell’altare, una piccola statua in legno policromo».

La distruzione ad opera dei protestanti
Con l’affermazione della Pseudo-riforma protestante, la devozione mariana in Inghilterra soffrì una battuta d’arresto. Nel 1534 i Canonici Regolari di Walsingham furono tra i primi a piegarsi alla prepotenza di Enrico VIII, firmando l’Atto di Supremazia che lo riconosceva come Capo della Chiesa.
Nel 1538 le truppe del Re distrussero il convento e rasero al suolo il santuario, non prima di averlo spogliato di tutte le sue ricchezze. Il vice priore Nicholas Milcham, contrario all’intesa con i protestanti, fu ucciso e il suo corpo appeso alla facciata. L’effige della Madonna fu portata a Londra e bruciata in piazza pubblica “per cancellare l’idolatria”, come scriveva nel 1538 John Stowe.
Una vecchia ballata, The wreck of Walsingham, canta lo sgomento dei cattolici nel vedere la distruzione del Santuario a loro sì caro: “Bitter, bitter, o to behold the grass to grow where the walls of Walsingham so stately did show”(O quanto è amaro contemplare l’erba crescere laddove si erigevano maestose le mura di Walsingham!).
I cattolici inglesi, tuttavia, non dimenticarono mai la Madonna di Walsingham, e non pochi alla sfuggita si recavano a pregare presso la Slipper Chapel, prima trasformata in casa di abitazione, poi in fucina, in pagliaio ed infine in stalla. Ma la Provvidenza aveva ancora grandi progetti.

La ricostruzione e il ritorno della devozione
Nel 1863 Charlotte Boyd, una ricca signora convertita dal protestantesimo, acquistò la proprietà della Slipper Chapel, con l’intenzione di ripristinarne il culto. Ella affidò il restauro alla Guild of Our Lady of Ransom. Fu realizzata una statua in legno, copia fedele dell’originale, seguendo il modello di un vecchio sigillo del Santuario, oggi conservato nel British Museum. Nel 1897, riconoscendole il carattere di santuario mariano, Papa Leone XIII autorizzò di nuovo i pellegrinaggi.
Il primo pellegrinaggio pubblico ebbe luogo il 20 agosto 1897, ma per quasi un’intera generazione questa devozione suscitò poco entusiasmo. Il motivo era chiaro. Sottomessi per più di  300 anni alla brutale persecuzione dei protestanti, i cattolici inglesi si erano ormai abituati ad uno stile di devozione discreto e quasi familiare.
Quando, sull’onda del Movimento di Oxford, il cardinale Manning ed altri cercarono di ripristinare le processioni, i pellegrinaggi ed altre forme di devozione pubblica, i loro sforzi non furono apprezzati da tutti. Di conseguenza, la restaurazione del Santuario di Walsingham ebbe inizialmente poco impatto sul cattolicesimo inglese.
Bisognerà aspettare fino al 1934 perché la Cappella fosse eretta come Santuario Nazionale dal vescovo di Northampton, insieme agli altri vescovi d’Inghilterra e del Galles. Il 15 agosto vi si celebrò la prima Santa Messa, dopo 400 anni.
Due giorni dopo il cardinale Bourne vi accompagnò 10.000 pellegrini. Nel 1954 il delegato pontificio mons. O’Hara incoronò canonicamente la Madonna. Il culto alla Madonna di Walsingham riprese così il suo tradizionale posto nella devozione degli inglesi.
La custodia del Santuario è attualmente affidata ai Padri Maristi.

Ricorda
Annunciazione del Signore, 25 marzo (nel 2013: 8 aprile)

Publié dans Apparizioni mariane e santuari | Pas de Commentaire »

Novena a Santa Bernadette

Posté par atempodiblog le 7 avril 2013

Novena a Santa Bernadette dans Libri Bernardette

Da tutti i santi, anche da Bernadette, ci viene un messaggio di alta e pacificante sapienza: nella sovrana libertà del suo Spirito creatore, Dio concede a ciascuno di noi quei doni che Lui sa appropriati e commisurati al nostro essere. Siamo tutti variamente privilegiati dal suo amore. Dentro un chiostro o sulle strade del mondo, è solo l’adesione totale a questo dono, solo la risposta d’amore a questo amore che ci viene incontro per primo ciò che dà senso alla nostra vita, ciò che sazia il nostro primario e inestinguibile bisogno di felicità.

Tratto da: Sui passi di Bernadette — Padre Livio Fanzaga

Freccia dans Viaggi & Vacanze  Novena a Santa Bernadette (dal 7 al 15 aprile)

Publié dans Libri, Lourdes, Santa Bernadette Soubirous | Pas de Commentaire »

12345