La grande rimonta dei maschi, a scuola adesso leggono (quasi) come le femmine

Posté par atempodiblog le 24 avril 2013

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Sarà merito della scuola, o forse di alcuni libri dal  successo planetario, che hanno catturato al testo scritto anche  il recalcitrante mondo dei ragazzini maschi. Sarà, pure, l’abitudine alla comprensione del linguaggio sincopato dei  videogiochi, comunque la notizia (buona) è che nella lettura per la prima volta i bambini hanno raggiunto le bambine. Polverizzando così finalmente quei “punti” che nelle  statistiche internazionali dividevano i maschi dalle femmine,  queste ultime com’ è noto assai più vicine ai libri dei  loro coetanei. E invece si scopre che c’ è un momento  fondamentale negli anni della scuola primaria, in cui tutto  è ancora possibile, anche la caduta di stereotipi tipo  femmine-brave, maschi-distratti, oppure femmine “non portate” per  la matematica, maschi capaci nelle materie scientifiche. Il paritario capitombolo in avanti è contenuto nella ricerca Progress in International Reading Literacy Study del 2011, che ogni cinque anni analizza nelle classi di quarta elementare, i livelli di comprensione dei testi scritti. E su questi dati  Stefano Molina, ricercatore della Fondazione Agnelli, ha  elaborato una indagine pubblicata sul sito Neodemos, con il  titolo “Differenze di genere sui banchi di scuola”, in cui  dimostra quanto nell’ infanzia il nostro Paese sia quello con i  divari più bassi, mentre poi, a partire dall’ adolescenza le  differenze diventino invece dei fossati.

«Il salto in avanti  dei maschi nella lettura – spiega Stefano Molina – è  avvenuto negli ultimi 10 anni. Nel 2001 il loro rendimento si  distanziava di 8 punti da quello delle femmine, nel 2007 di 7,  fino al 2011 in cui il divario è diventato di 3, e dunque  minimo. Ed è un bel successo, dovuto a più fattori. Da  una parte i bambini corrono veloci quanto le bambine. Dall’ altra  forse la scuola non è stata in grado di consentire alle  femmine, che da sempre hanno un rendimento migliore, di esprimere  tutte le loro potenzialità». In un quadro dove comunque  i dati dell’ indagine “Pirls” mostrano che i baby studenti  italiani di quarta elementare si piazzano a un ottimo punto nella  classifica mondiale della “bravura” con 541 punti contro una  media di 500. E sono più d’ una infatti le motivazioni che  hanno portato a questa unificazione delle capacità di  lettura, che smentiscono in parte gli allarmi sulla disaffezione  verso il testo scritto della generazione digitale. Carmela Buffo  insegna da oltre 30 anni in una grande scuola romana, «dove  arrivano bambini di ogni ceto sociale, da quelli con migliaia di  libri nella biblioteca dei genitori, a ragazzini che non ne  possiedono nemmeno uno».

Dice Carmela Buffo: «In una  stessa classe ci sono allievi con diversi livelli di rendimento,  e tradizionalmente le femmine sono un po’ più avanti dei  maschi. Ma questo spesso si è tradotto in una sorta di  pigrizia da parte degli insegnanti, anzi delle insegnanti, che  non si sono preoccupate abbastanza di stimolare i maschi  perché ritenuti immaturi». Là dove invece la  scuola ha tenacemente promosso la lettura, e «grazie anche a  una rivoluzione nei libri dell’ infanzia, con alcuni titoli che  hanno catturato i bambini senza differenza di sesso»,  aggiunge Carmela Buffo, «i risultati si sono visti, e in  particolare sui maschi». Ecco allora Harry Potter, con la  sua capacità conquistare al di là dei generi, Geronimo  Stilton, il topo reporter dagli incassi milionari, Greg, l’amatissima “schiappa” del diario medesimo.

Benedetto Vertecchi,  pedagogista di lungo corso, è invece più scettico sui  meriti della scuola. «Se i maschi hanno scoperto la lettura,  mi fa un gran piacere, ma non dipende dalla nostra agonizzante  istruzione pubblica, bensì da una maggiore attenzione delle  famiglie alla vita dei bambini, libri compresi. Con i tagli  selvaggi, la scuola oggi sta tornando proprio ai suoi stereotipi  tradizionali, ai maschi la scienza, alle femmine la letteratura,  i ricchi vanno avanti, i poveri si fermano». Amara  riflessione, condivisa in parte da Stefano Molina, autore della  ricerca: «Viene da chiedersi come mai a 910 anni bambine e  bambini siano eguali nella lettura, e poi invece a 15 le femmine  superino i loro coetanei di ben 46 punti nella comprensione di un  testo scritto. Penso che i fattori siano due: una spinta sociale,  per cui alle bambine viene regalata la Barbie, e ai maschi il  “Piccolo chimico”, e via via quel fattore di uguaglianza si  perde. E una motivazione, poi, interna alla scuola, che purtroppo nella comunicazione del sapere tende a ricreare differenze».

di Maria Novella De Luca – La Repubblica

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