“…Quando la Chiesa sarà Maria”
Posté par atempodiblog le 15 avril 2013
“…Quando la Chiesa sarà Maria”
di Stefano De Fiores – Madre di Dio
Dall’esperienza messianica di Maria, tutta proiettata all’attesa del Messia, passiamo al terreno infido del nostro tempo, dove il rapporto con l’avvenire è sotto il segno della difficoltà.
Il mondo contemporaneo, guardando a Maria, trova in lei una chance e un paradigma per recuperare la dimensione messianica del cristianesimo. Infatti l’esistenza della Vergine di Nazaret si è svolta tra le due venute di Cristo. Tutta la sua vita è stata un’attesa del Messia, che doveva venire per la prima volta nell’umiltà della condizione umana, e dovrà ritornare sulle nubi del cielo così come era stato visto salire (At 1,11).
Modello dell’attesa
Giustamente il concilio Vaticano II pone Maria tra i poveri del Signore che lo attendono e lo accolgono, poiché con lei, eccelsa Figlia di Sion, «si compiono i tempi e s’instaura una nuova economia» (LG 55). Maria ha atteso il Messia annunciato a lei da Gabriele come il re che avrebbe regnato per sempre sulla casa di Giacobbe.
La tradizione cristiana formalizza questo atteggiamento nel tipo iconografico della Vergine in attesa. Talvolta ci si limita alla raffigurazione di lei incinta, come avviene nella famosa Madonna del parto di Piero della Francesca. Più spesso Maria è rappresentata con il ventre visibilmente gonfio, in atto di leggere un libro che può essere la Bibbia o il cantico del Magnificat.
Ambedue le versioni si avvicinano al vero, perché la spiritualità di Maria è ispirata alla Parola di Dio, che diviene lampada per i suoi passi e prezioso strumento di preghiera. E d’altra parte il Magnificat, che Luca le attribuisce perché certamente rivela la sua spiritualità, è pronunciato da Maria proprio durante la gravidanza, quando fece visita alla parente Elisabetta.
Madonna del Magnificat, affresco di Battista da Vicenza (secolo XV),
Santuario della Madonna della Misericordia di Monte Berico, Penitenzieria, Vicenza.
Il cantico mariano, mentre racconta la singolare esperienza di Dio compiuta da Maria con la sua maternità messianica, narra insieme il futuro instaurato dal concepimento verginale del Messia. A partire da quell’evento muteranno i rapporti nella storia del mondo. Dio infatti rovescerà i potenti, disperderà i superbi, affamerà i ricchi (tutti aoristi incoativi) e adempirà tutte le promesse legate all’alleanza. L’attesa di Maria non è inerzia, ma preghiera di lode e annuncio profetico, unito all’impegno caritativo.
Ma poiché Maria ha contemplato il volto del Messia non solo nella sua nascita e infanzia, ma anche nel corso della realizzazione della sua opera salvifica, ella ci invita a volgerci indietro per ritrovare l’autentica identità del Messia.
È il Messia-re davidico dal regno che non avrà fine, ma si tratta di un re mansueto che non procede con violenza o con l’esercizio del potere sugli altri. È il Messia-profeta che si batte per la verità e la giustizia, ma nello stesso tempo s’immedesima nella figura del Servo di YHWH che si addossa il peccato del mondo e lo ripara. È il Messia-sacerdote che s’immola per amore quale dono incondizionato e che s’identifica con il Figlio dell’uomo, che passa dall’umiliazione all’intronizzazione alla destra di Dio.
Maria vide e contemplò con occhi di madre e di credente il volto accogliente di Cristo maestro di sapienza che invitava a sé tutti i cuori per ricolmarli di felicità, il volto serio del profeta che piangeva sulla sorte di Gerusalemme, il volto insanguinato del Servo di YHWH che offriva la sua vita in riscatto per la moltitudine, il volto radioso del Risorto che donava agli apostoli lo Spirito e la pace, il volto benedicente del Figlio dell’uomo che lasciava il mondo e ritornava al Padre.
Un Messia che ritornerà
Unica persona che lega l’incarnazione alla Pentecoste, Maria è esempio significativo di attesa del ritorno di Cristo. Ella ci invita a guardare in avanti verso il Signore che ritornerà, secondo la promessa angelica. La Madre di Gesù ha ascoltato questo messaggio al momento dell’ascensione e secondo il suo modo abituale ha adeguato la sua esistenza al ritmo della Parola di Dio.
Se una madre anela a vivere con suo figlio e aspetta l’ora felice di ricongiungersi a lui, questo vale tanto più per Maria, che con la comunità primitiva proclama: «Gesù è il Signore!». L’affetto materno coincide in lei con l’amore di Dio sopra ogni cosa. E quante volte avrà cantato o implorato anche lei con i fedeli cristiani: «Maranathà, vieni Signore Gesù!».
La Madonna del parto, affesco di Piero della Francesca, Monterchi (Ar).
Sopra: Pentecoste, tempera su legno, secolo XVII, Mosca, Ufficio archeologico.
Per tutti i discepoli vale la consegna del divino Maestro contenuta nella parabola delle dieci vergini: «Vegliate perché non sapete né il giorno né l’ora» (Mt 25,13). In Maria questa consegna diviene vita, poiché nessuno come lei è la Vergine in attesa che va incontro allo Sposo «con più chiara lampa» (Petrarca).
Pegno di questo incontro definitivo è la comunione sacramentale che Maria con la comunità di Gerusalemme riceve «con gioia (en agalliásei) e semplicità di cuore (kai aphelóteti)» (At 2, 46). Maria partecipa non solo alla celebrazione domestica dell’eucaristia, ma anche ai sentimenti che animano i discepoli del Signore: la gioia o giubilo che proviene dalla fede (cf At 8,8.39; 13,48.52; 16,34) e che ella ha sperimentato ed espresso nel Magnificat (Lc 1,46-47), e la semplicità di cuore, propria del povero di YHWH e della persona evangelica.
Mistagoga negli ultimi tempi
Non possiamo ridurre all’esemplarità il ruolo di Maria nella storia della salvezza. È madre nell’ordine della grazia e quindi è formatrice di Cristo in noi, in stretta collaborazione con lo Spirito.
Secondo Montfort, Maria è la principale protagonista-coadiuvante, che dispiega una molteplice attività negli ultimi tempi collaborando con le tre Persone divine. Con l’Altissimo e per suo ordine Maria plasma gli apostoli e santi eccelsi (Trattato della vera devozione a Maria, 47, 59). Con Cristo ella combatte Satana l’orgoglioso (Trattato della vera devozione a Maria, 52-54; Preghiera infocata, 12-13) e conclude gli anni della grazia per mezzo della nuova compagnia di missionari che il Figlio morendo in croce le ha affidato (Preghiera infocata, 1.6). Con lo Spirito Santo Maria è impegnata a generare figli di Dio e a formare i santi dei tempi finali (Preghiera infocata, 11, 15).
Verso gli apostoli degli ultimi tempi, sacerdoti e laici, uomini e donne, la Madre di Dio svolge un’azione mistagogica. Il Montfort lo afferma applicando a Maria il simbolo della santa montagna costituita sulla cima dei monti: chi dimora in essa cresce nella santità, apprende la contemplazione e l’intercessione, viene introdotto nella logica delle beatitudini evangeliche e partecipa ai misteri di Cristo avvenuti sul monte: trasfigurazione, crocifissione e ascensione (Preghiera infocata, 25).
L’azione plasmatrice di Maria tende a far crescere la sovranità di Dio su di noi preparando l’avvento finale di Gesù Cristo mediante una perfetta consacrazione a lui, come rinnovazione delle promesse battesimali. Non si tratta dunque di un messianismo restauratore che si richiami al regno di Davide come a un regno ideale, ma di un messianismo inedito e utopico che realizzi il regno di Gesù Cristo nel mondo con tutte le esigenze delle beatitudini evangeliche.
Madonna del Magnificat, dipinto di Bernardo Daddi (1290-1348),
Musei Vaticani, Pinacoteca, Roma, Città del Vaticano.
Solo quando la Chiesa sarà Maria, cioè quando s’ispirerà alla sua attesa e s’identificherà con i suoi atteggiamenti profondi, potrà andare incontro al Signore che ritorna come supremo giudice, sovrano della storia e sposo della sua comunità. E allora Dio sarà finalmente tutto in tutti (1Cor 15,28).
I tempi finali sono contrassegnati innanzitutto dalla seconda o ultima venuta di Gesù, poiché è certo che egli verrà ancora una volta sulla terra (Trattato della vera devozione a Maria, 158) «per regnare dappertutto e per giudicare i vivi e i morti» (Il Segreto di Maria, 58). Questa venuta si realizza in due scansioni successive: prima si attuerà il regno di Gesù Cristo quando egli sarà più conosciuto, amato e obbedito, poi ritornerà personalmente nella parusìa per il giudizio finale. Montfort pensa a questa seconda venuta di Gesù come a un evento «glorioso e risplendente» (Trattato della vera devozione a Maria, 158).
I tempi finali della Chiesa sperimenteranno anche la venuta dello Spirito, che Montfort immagina come un diluvio di fuoco. Anche se unico, questo diluvio dello Spirito, al pari della seconda venuta di Gesù, implica due fasi successive e analoghe: il «diluvio di fuoco» si manifesterà prima come amore irresistibile, tale da riformare la Chiesa e convertire i popoli, poi come giustizia, in quanto la collera divina «ridurrà in cenere tutta la terra» (Preghiera infocata, 16-17).
È importante rilevare per il nostro scopo come Montfort sia tutto proteso a realizzare il regno di Gesù Cristo, che non consiste nel ritorno del Messia in persona, ma nella sua venuta storico-salvifica nel mondo mediante un’autentica devozione a Maria come perfetta rinnovazione delle promesse del battesimo (Trattato della vera devozione a Maria, 120-126). Prima della venuta personale del giudice dei vivi e dei morti, interessa tutto l’impegno missionario perché Gesù regni nel mondo.
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