Arsenio e l’anziano che andò a trovarlo

Posté par atempodiblog le 4 avril 2013

Arsenio e l'anziano che andò a trovarlo dans Apoftegmi dei Padri del deserto padrearsenioDel padre Arsenio raccontavano che un giorno in cui era ammalato a Scete, il presbitero lo portò in chiesa e lo adagiò su un tappeto, ponendogli sotto al capo un piccolo cuscino. Venne un anziano a fargli visita e, vedendolo sul tappeto e con un cuscino sotto di lui, si scandalizzò. «Questo è il padre Arsenio? – disse – e su queste cose si mette a giacere?». Allora il presbitero, presolo in disparte, gli dice: «Cosa facevi al tuo paese?». «Ero pastore», rispose. «Come vivevi?». «Con molti stenti». «E ora come vivi nella tua cella?». «Ho maggiore sollievo». Gli dice allora: «Vedi questo padre Arsenio? Era precettore di imperatori nel mondo e gli stavano intorno migliaia di servi che portavano cinture d’oro, gioielli e vestiti di seta. Sotto di lui vi erano tappeti preziosi. Tu invece, che eri pastore, non avevi nel mondo le comodità che hai ora. Ed egli qui non ha le delizie di cui godeva nel mondo. Tu ora trovi sollievo, ed egli tribolazioni». A queste parole, fu preso da compunzione e si inchinò dicendo: «Perdonami, padre, ho peccato. Questa è realmente la strada vera, poiché costui è giunto all’umiliazione, io invece al ristoro». E se ne andò edificato (101d-104a).

Tratto da: Padri del deserto.net

divisore dans Medjugorje

Commento di Padre Livio Fanzaga all’apoftegma:

Da questo apoftegma o detto celebre, cari amici, possiamo intanto trarre insegnamenti dal comportamento di Arsenio, il quale come vedete pur di essere presente in Chiesa non esita ad adagiarsi su un tappeto e a lasciare che gli si ponga in capo un piccolo cuscino. Come vedete questi padri del deserto erano veramente umili, non recitavano il copione, per cui il copione voleva che fossero sempre grandi penitenti per cui per rimanere fedeli al copione… magari un altro avrebbe avuto quasi vergogna  di mostrarsi così, invece accettare nel momento della malattia di essere accudito, di essere curato, accettarlo con tanta umiltà, accettarlo con il rischio di essere giudicato male dagli altri, questo è indice di una vera umiltà interiore e della mansuetudine del cuore. Vedete come è nel cuore che la santità ha le sue radici, quell’atteggiamento di umiltà di mansuetudine sono i segni sicuri della santità. Ben diverso, invece, almeno come reazione iniziale, di chi si scandalizza. Lo scandalizzarsi del prossimo non è mai indice di santità. I veri santi non si scandalizzano degli altri, i veri santi non solo comprendono le debolezze degli altri ma sono pronti a scusarle. L’atteggiamento arrogante di condanna dice che siamo molto indietro nel cammino di santità. La prontezza con cui vediamo i difetti degli altri, anche se sono veri, la prontezza con cui mettiamo a nudo i peccati degli altri, anche se sono veri, questa prontezza nell’accusa è indice in noi di una mancanza di maturità interiore, è indice in noi di quell’atteggiamento misericordioso che porta a scusare i fratelli. Tuttavia credo che anche questo anziano che è venuto a far visita ad Arsenio ci dà ugualmente un grande insegnamento e cioè la prontezza con cui ha ammesso di aver sbagliato. Il fatto di ammettere di aver sbagliato, il fatto di prendere questa consapevolezza del proprio peccato, del proprio limite è uno degli strumenti più rapidi che abbiamo per il progresso spirituale. Quindi siamo di fronte ad un anziano che ha sicuramente denunciato un’immaturità interiore, giudicando subito con severità, ma nel medesimo tempo questa compunzione, questa presa di coscienza del proprio peccato è un grande insegnamento per noi. Direi che nella vita nessuno può mai dire non ho peccato, ho fatto pochi peccati, non è a questo che dobbiamo arrivare e comunque non è mai questo che dobbiamo dire… perché i veri santi si riconoscevano sempre peccatori. Nella vita noi dobbiamo arrivare alla lealtà profonda con noi stessi, con la nostra coscienza, illuminata dallo Spirito Santo, nel dire “sì, ho peccato; sì ho sbagliato”. Questo ammettere nella luce dello Spirito Santo che rende viva la coscienza, questa capacità di giudizio interiore, questa capacità di sottoporre alla luce dello Spirito le nostre azioni e di accettare di sbagliare, questo è sicuramente il più grande stimolo, il più grande strumento per crescere nella vita spirituale. Non giudicare, non condannare, come ci insegna il Vangelo ma essere pronti a togliere la trave dal nostro occhio questi sono atteggiamenti che ci fanno volare nel cammino spirituale.

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