Posté par atempodiblog le 2 avril 2013
Sangue ed acqua! Il pensiero corre alla testimonianza dell’evangelista Giovanni che, quando un soldato sul Calvario colpì con la lancia il costato di Cristo, vide uscirne “sangue ed acqua” (cfr Gv 19, 34). E se il sangue evoca il sacrificio della croce e il dono eucaristico, l’acqua, nella simbologia giovannea, ricorda non solo il battesimo, ma anche il dono dello Spirito Santo (cfr Gv3,5; 4,14; 7,37-39).
Attraverso il cuore di Cristo crocifisso la misericordia divina raggiunge gli uomini: “Figlia mia, dì che sono l’Amore e la Misericordia in persona”, chiederà Gesù a Suor Faustina (Diario, 374). Questa misericordia Cristo effonde sull’umanità mediante l’invio dello Spirito che, nella Trinità, è la Persona-Amore. E non è forse la misericordia un “secondo nome” dell’amore (cfr Dives in misericordia, 7), colto nel suo aspetto più profondo e tenero, nella sua attitudine a farsi carico di ogni bisogno, soprattutto nella sua immensa capacità di perdono?
E’ davvero grande oggi la mia gioia, nel proporre a tutta la Chiesa, quasi dono di Dio per il nostro tempo, la vita e la testimonianza di Suor Faustina Kowalska. Dalla divina Provvidenza la vita di questa umile figlia della Polonia è stata completamente legata alla storia del ventesimo secolo, il secolo che ci siamo appena lasciati alle spalle. E’, infatti, tra la prima e la seconda guerra mondiale che Cristo le ha affidato il suo messaggio di misericordia. Coloro che ricordano, che furono testimoni e partecipi degli eventi di quegli anni e delle orribili sofferenze che ne derivarono per milioni di uomini, sanno bene quanto il messaggio della misericordia fosse necessario.
Disse Gesù a Suor Faustina: “L’umanità non troverà pace, finché non si rivolgerà con fiducia alla Divina Misericordia” (Diario, p. 132). Attraverso l’opera della religiosa polacca, questo messaggio si è legato per sempre al secolo ventesimo, ultimo del secondo millennio e ponte verso il terzo millennio. Non è un messaggio nuovo, ma si può ritenere un dono di speciale illuminazione, che ci aiuta a rivivere più intensamente il Vangelo della Pasqua, per offrirlo come un raggio di luce agli uomini ed alle donne del nostro tempo.
Giovanni Paolo II
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Posté par atempodiblog le 2 avril 2013
Soprattutto la fiducia è un omaggio fatto alla misericordia Divina la quale, in cambio, dona a colui che confida forza e coraggio per vincere le difficoltà più grandi.
(…) La fiducia in Dio elimina ogni tristezza e abbattimento e colma l’anima di una gioia grandissima, anche nelle condizioni di vita più difficili.
(…) La fiducia fa miracoli perché essa ha a suo servizio l’onnipotenza di Dio.
(…) La fiducia dona la pace interiore che il mondo non può donare.
La fiducia apre la via a tutte le virtù.
Spirito Santo, donami la grazia di una fiducia inflessibile, per i meriti del Signore Gesù e timorosa, a causa della mia debolezza.
Quando la povertà busserà alla mia porta:
Gesù, confido in Te.
Quando una malattia mi affliggerà oppure quando l’infermità mi toccherà:
Gesù, confido in Te.
Quando il mondo mi respingerà e quando mi perseguiterà con il suo odio:
Gesù, confido in Te.
Quando la calunnia nera mi sporcherà e mi riempirà di amarezza:
Gesù, confido in Te.
Quando gli amici mi abbandoneranno e mi feriranno con le loro parole e le loro azioni: Gesù, confido in Te.
Spirito di amore e di misericordia, sii per me un rifugio, una dolce consolazione
e speranza affinché io non cessi mai di confidare in Te, anche nelle circostanze
più difficili della mia vita!” (Volume III, pag. 189-200).
Beato Michele Sopocko
Fonte: faustina-messaggio.com
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Posté par atempodiblog le 2 avril 2013
Il padre Ammone venne un giorno a pranzo in un luogo dove vi era un fratello che godeva cattiva fama. E avvenne che la donna [con cui quel fratello era in relazione] giunse ed entrò nella cella del fratello che aveva cattiva fama. Gli abitanti di quel luogo, quando lo seppero, si agitarono e si radunarono, per mandarlo via dalla sua cella. Udendo che il vescovo Ammone si trovava in quel luogo, lo andarono a chiamare perché venisse con loro. Il fratello se ne accorse e nascose la donna in una grande botte. Quando la gente arrivò, il padre Ammone sapeva [1] cos’era accaduto, e, per amore di Dio, volle nascondere la cosa. Entrato, si sedette sulla botte, e diede ordine che cercassero per tutta la cella. Quando ebbero frugato dappertutto senza trovare la donna, il padre Ammone disse: «Che cosa significa questo? Dio vi perdoni!». E dopo aver pregato, li fece uscire tutti; quindi prese la mano del fratello e gli disse: «Bada a te stesso [2], fratello!». Detto questo, se ne andò (121d-124a).
[1] Non per informazione umana, ma per rivelazione divina.
[2] Cf. Gn 24, 6.
Tratto da: Padri del deserto.net
Commento di Padre Livio Fanzaga all’apoftegma:
Possiamo ben pesare che con questo comportamento, il padre Ammone, diventato vescovo, si sia guadagnato quel fratello. E qui vediamo un tratto autentico, vero, profondo della carità cristiana che denuncia il peccato ma mai il peccatore. La carità cristiana denuncia il peccato ma copre il peccatore, scusa il peccatore, difende il peccatore come fece Gesù con l’adultera. E’ molto commovente vedere ciò in questi grandi asceti, severissimi con se stessi, vedere ciò in questo padre Ammone, che aveva fatto della professione dei propri peccati la costante della sua vita, infatti ciò che caratterizza la sua spiritualità è il professarsi peccatore, la sua preghiera era quella del pubblicano, era la sua preghiera quotidiana: “Signore Gesù, abbi pietà di me peccatore”. Ebbene, come vedete, colui che ha coscienza del proprio peccato è sempre molto misericordioso nei confronti dei peccati degli altri. I santi son tutti misericordiosi, per quanto sommamente intransigenti verso il peccato, sono di una squisita, paterna, infinita bontà verso la pecorella smarrita, e in questo ci rendono vivo, presente il Cuore di Cristo.
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