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La Divina Misericordia

Posté par atempodiblog le 1 avril 2013

La Divina Misericordia
In un mondo che teorizza e promuove il peccato, che esalta il male come se fosse il bene, occorre confidare nella Divina Misericordia. L’insegnamento del Papa nell’enciclica Dives in Misericordia e quello di Santa Faustina Kowalska.
di Marco Invernizzi – Il Timone, 2002
La Divina Misericordia dans Marco Invernizzi gesmisericordioso
La seconda enciclica di Papa Giovanni Paolo II, Dives in misericordia, è dedicata alla misericordia divina. Datata 30 novembre 1980, si ispira a quanto trasmesso dalla “segretaria” della Misericordia di Dio, Santa Faustina Kowalska, una suora polacca nata nel 1905 e morta a soli 33 anni a Lagiewniki, nei pressi di Cracovia, dopo aver ricevuto dal Cielo la missione di trasmettere al mondo questa devozione, appunto dedicata alla misericordia.
Morendo, la santa suora disse : “Io sento chiaramente che la mia missione non finisce con la morte, ma comincia…”.
E, in effetti, è andata proprio così. Il messaggio ricevuto è stato raccolto in alcuni Quaderni che oggi costituiscono il Diario di santa Faustina, dove la suora racconta la sua vita e ripete tutti gli insegnamenti ricevuti relativamente alla missione di insegnare la misericordia all’uomo del nostro tempo. Ma, soprattutto, il messaggio è stato raccolto fin dall’inizio da Karol Wojtyla che, da giovane operaio e seminarista clandestino, si soffermava spesso a pregare nel monastero, oggi diventato santuario, di Lagiewniki. Sarà lui stesso, negli anni dal 1963 al 1967, come vescovo ausiliare di Cracovia, a guidare il processo informativo diocesano relativo alla vita e alle virtù di suor Faustina, e sarà sempre lui a proclamarla beata il 18 aprile 1983 e quindi santa il 30 aprile 2000, isituendo, nella circostanza, la festa della Divina Misericordia da celebrarsi, secondo il calendario liturgico, la prima domenica dopo Pasqua.
Terza di dieci figli di una famiglia contadina, Faustina non riesce a finire le scuole elementari ed è costretta a lavorare come domestica per potersi mantenere. Tuttavia, riesce a superare gli ostacoli che fino ai vent’anni le impediscono di entrare in una congregazione religiosa e finalmente, il 1° agosto 1925, viene accolta come postulante fra le suore della Beata Vergine Maria della Misericordia, a Varsavia. Inizia così, anzi continua un rapporto mistico con Dio che era iniziato quando, davanti a un tabernacolo, avendo ricevuto l’ordine di partire per Varsavia e di entrare in convento. Il rapporto di suor Faustina con il Signore è narrato nel suo Diario ed è una delle letture più belle ed edificanti che si possano fare, anche se la devozione alla misericordia affidata a suor Faustina è conosciuta soprattutto per il quadro, diffusissimo nel mondo cattolico, che Gesù le ha detto di dipingere e che lo raffigura con una mano benedicente e con l’altra sul petto, dalla quale escono due raggi, uno rosso  e l’altro bianco; sotto il dipinto si trova la scritta “Gesù confido in te…”.
L’enciclica di Giovanni Paolo II riprende la dottrina e l’esperienza trasmessa da santa Faustina senza peraltro mai nominarla.
Essa parte dalla constatazione che la mentalità contemporanea lascia poco o nessun spazio alla misericordia.
Al contrario, la Sacra Scrittura racconta l’opera misericordiosa di Dio già nell’Antico Testamento, quando Israele sperimenta l’azione provvidenziale del Signore nell’Esodo, quando si trova prigioniero, ma soprattutto quando viene aiutato a liberarsi dal peccato, che è un male molto più grande e pericoloso della prigionia da parte di un altro popolo.
Ma è soprattutto nella parabola del figliol prodigo che viene approfondita la nozione di misericordia presente nell’Antico Testamento.
Per la verità il termine non compare nella parabola, che però esprime la realtà della conversione, che l’enciclica definisce “la più concreta espressione dell’opera dell’amore e della presenza della misericordia nel mondo umano”. Perché la misericordia non consiste tanto nello sguardo pieno di compassione rivolto al male, fisico o morale, ma nella rivalutazione e nel trarre “il bene da tutte le forme di male, esistenti nel mondo e nell’uomo”.
Qui siamo di fronte a una delle caratteristiche più straordinarie del cristianesimo: che l’amore di Dio Padre è più potente della morte, come lo stesso Gesù ha potuto sperimentare nella Resurrezione.
Convertirsi significa scoprire la misericordia di Dio, cambiare direzione, andare incontro lasciandosi trasformare, e così passare dalla morte alla vita attraverso l’amore.
Viene in mente il diverso atteggiamento di Giuda e di Pietro di fronte alla misericordia di Dio; il primo, consapevole dell’enormità del male commesso, pentito quindi, ritiene però la misericordia del padre incapace di perdonarlo, e si impicca. Pietro, invece, conosce l’amarezza del tradimento, come Giuda, ma decide di mettersi nelle mani misericordiose di chi lo vuole salvare, e ritrova la vita. Come loro, anche gli uomini di oggi hanno bisogno della misericordia divina. Perché hanno peccato, abbiamo peccato – bisogna sempre ricordare che stiamo parlando anche di noi stessi, di me che scrivo anzitutto – e hanno costruito sul peccato le strutture della loro convivenza.
Questa è la principale differenza fra il mondo moderno, sia quello ideologico del ‘900 che quello successivo alla caduta del muro di Berlino nel 1989, e le altre epoche della storia del mondo occidentale, dove forse si peccava anche di più, ma non si teorizzava il peccato, non si esaltava il male come fosse il bene.
Il mondo di oggi ha espulso il senso del peccato dalla propria cultura e non può comprendere quindi il bisogno di essere perdonato. Tuttavia, quando gli uomini rifletteranno sul recente passato e capiranno cos’è stato, per esempio, il Novecento, il secolo dei genocidi, delle due guerre mondiali e del terrorismo politico, con i quasi cento milioni di morti a opera del comunismo, con i milioni di innocenti uccisi prima di nascere, con le famiglie distrutte dalla rivoluzione sessuale e dalla droga, con la menzogna diventata pratica abituale nella vita commerciale e politica, con l’autodemolizione delle comunità ecclesiali, allora forse sentiranno la necessità di guardare altrove per cercare un  significato per la propria vita, e incontreranno Dio, “ricco di misericordia”. Il Quale li perdonerà anche perché cercheranno di costruire un mondo migliore di quello che hanno ereditato.

immacolatalourdes dans Misericordia

“O Maria, Vergine Immacolata,
Puro cristallo per il mio cuore,
Tu sei la mia forza, o àncora potente,
Tu sei lo scudo e la difesa dei deboli cuori.

O Maria, tu sei pura ed impareggiabile Vergine e Madre insieme.
Tu sei bella come il sole, senza alcuna macchia,
Nulla è paragonabile all’immagine della Tua anima.

La Tua bellezza ha affascinato il tre volte Santo,
Sceso dal cielo, abbandonando il trono della Sua sede eterna,
E prese corpo e sangue dal Tuo cuore,
Nascondendosi per nove mesi nel cuore della Vergine.

O Madre, o Vergine, nessuno riesce a comprendere
Che l’immenso Iddio diventa uomo,
Solo per amore e per la Sua insondabile Misericordia.
Per merito Tuo, o Madre, vivremo con lui in eterno.

O Maria, o Vergine Madre e Porta del cielo,
Attraverso te ci è venuta la salvezza,
Ogni grazia sgorga per noi dalle Tue mani
E solo la Tua fedele imitazione mi farà santa.

O Maria, o Vergine, o Giglio più bello,
il Tuo Cuore è stato il primo tabernacolo per Gesù sulla terra,
Perché la Tua umiltà è stata la più profonda
E per questo sei stata innalzata sopra i cori degli angeli e sui santi.

O Maria, dolce Madre mia,
Affido a Te l’anima, il corpo ed il mio povero cuore.
Sii la Guardiana della mia vita
E soprattutto nell’ora della morte, nell’ultima battaglia”.

(santa Faustina Kowalska, La Misericordia Divina nella mia anima. Diario di santa Faustina Kowalska della Congregazione della Beata Vergine Maria della Misericordia, Libreria Editrice Vaticana, Città del Vaticano 2001, p. 86).
www.divinamisericordia.it

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Papa Francesco: Vescovo di Roma il giorno della Festa Divina Misericordia

Posté par atempodiblog le 1 avril 2013

Papa Francesco: Vescovo di Roma il giorno della Festa Divina Misericordia

Papa Francesco si insedierà sulla cattedra del Vescovo di Roma il 7 aprile 2013, il giorno della Festa della Divina Misericordia, giorno « di riparo e rifugio per tutte le anime e specialmente per i poveri peccatori » in cui Gesù, come annunciato a suor Faustina Kowalska, riverser « tutto un mare di grazie sulle anime che si avvicinano alla sorgente della Misericordia » di Dio.
di Remo Forbis – Mainfatti.it

Papa Francesco: Vescovo di Roma il giorno della Festa Divina Misericordia dans Misericordia papamisericordia

E’ dall’inizio che Papa Francesco delinea il suo Pontificato, che segue il solco dalla Misericordia di Dio. La Misericordia del Signore è stata al centro del  primo Angelus di Papa Francesco, ma non solo. Tante altre volte Papa Francesco ha ricordato la Misericordia di Dio, e non stupisce quindi il fatto che sia domenica 7 aprile (ore 17:30) il giorno del suo insediamento sulla cattedra del Vescovo di Roma, nel corso della solenne celebrazione eucaristica che si terrà nella Basilica di San Giovanni in Laterano. Il 7 aprile è infatti la Festa della Divina Misericordia, istituita il 30 aprile 2000 da Papa Giovanni Paolo II, quando è stata santificata, a Piazza San Pietro, suor Faustina Kowalska, scelta dal Signore come « segretaria e apostola della sua Misericordia per trasmettere, mediante lei, un grande messaggio al mondo ». Ma a caratterizzare il Papato di Francesco sembra essere anche il numero 13, giorno della Madonna. Alcuni fanno notare come l’Habemus Papam che annunciava l’elezione di Jorge Mario Bergoglio è stato infatti pronunciato alle ore 20:13, chiudendo quindi la sede vacante esattamente 13 giorni e 13 minuti dopo le dimissioni di Benedetto XVI, del 2013. E 13 anni dopo l’istituzione della Festa della Divina Misericordia, Papa Francesco si insedierà sulla cattedra del Vescovo di Roma.

A volere la Festa della Divina Misericordia è stato lo stesso Gesù, come chiaramente espresso a suor Faustina Kowalska. Nel 1934 suor Faustina, che aveva un rapporto oltre che molto diretto anche molto schietto con Gesù, faceva notare al Signore: « Sono molto stupita per il fatto che mi ordini di parlare di questa festa della Misericordia, quando tale festa, a quanto mi dicono, esiste già. Quindi perché dovrei parlarne? » (« Diario, la misericordia divina nella mia anima » Santa Maria Faustina Kowalska; Libreria Editrice Vaticana, traduzione Edoardo Ravaglia). La risposta di Gesù è eloquente (ovviamente): « Chi mai ne è informato tra la gente? Nessuno. E perfino coloro che debbono proclamare e dare delle istruzioni alla gente su questa Misericordia, spesso essi stessi non lo sanno. Per questo desidero che questa immagine venga solennemente benedetta la prima domenica dopo Pasqua1 e che riceva culto pubblico, in modo che tutti possano esserne informati ». Secondo il volere di Gesù, la Festa della Divina Misericodia deve essere celebrata la prima domenica dopo Pasqua per sottolineare la stretta unione che esiste tra il mistero pasquale della Salvezza e la Festa. La stessa suor Faustina Kowalska spiega: « Ora vedo che l’opera della redenzione è collegata con l’opera della Misericordia richiesta dal Signore ».

L’importanza della Festa della Divina Misericordia risiede nel fatto che in quel giorno « sono aperti tutti i canali attraverso i quali scorrono le grazie divine ». E’ Gesù ad esprimere a suor Faustina Kowalska il desiderio che si celebri solennemente la Festa della Divina Misericordia, dicendole: « Desidero che la festa della Misericordia sia di riparo e rifugio per tutte le anime e specialmente per i poveri peccatori. In quel giorno sono aperte le viscere della Mia Misericordia, riverserò tutto un mare di grazie sulle anime che si avvicinano alla sorgente della Mia Misericordia. L’anima che si accosta alla confessione ed alla santa Comunione, riceve il perdono totale delle colpe e delle pene. (…) L’umanità non troverà pace finché non si rivolgerà alla sorgente della Mia Misericordia ».

Ma la Festa della Divina Misericordia deve essere preceduta dalla Novena, che consiste nella recita della  Coroncina alla Misericordia preceduta dalle  preghiere dettate da Gesù stesso a suor Faustina e va recitata ogni giorno a partire dal Venerdì Santo (oggi) per nove giorni consecutivi. Questa Novena è stata desiderata da Gesù stesso che ha detto a proposito di essa che « elargirà grazie di ogni genere », a patto che chi la recita si sia confessato e metta in pratica le condizioni richieste dal Culto alla Divina Misericordia, e cioè: fiducia in Dio e atti di carità verso il prossimo. Gesù dice a suor Faustina Kowalska: « Desidero che durante questi nove giorni tu conduca le anime alla fonte della mia Misericordia, affinché attingano forza, refrigerio ed ogni grazia, di cui hanno bisogno per le difficoltà della vita e specialmente nell’ora della morte. Ogni giorno condurrai al mio Cuore un diverso gruppo di anime e le immergerai nel mare della mia Misericordia. E io tutte queste anime le introdurrò nella casa del Padre mio. Lo farai in questa vita e nella vita futura. E non rifiuterò nulla a nessun’anima che condurrai alla fonte della mia Misericordia. Ogni giorno chiederai al Padre mio le grazie per queste anime per la mia dolorosa passione ».

Le altre forme di culto alla Divina Misericordia sono la Venerazione dell’immagine di Gesù Misericordioso, la preghiera della  Coroncina alla Divina Misericordia (anche oltre ai nove giorni precedenti la Festa), la  preghiera delle « ore tre del pomeriggio » che è L’Ora della Misericordia e la diffusione del culto.

1. questa immagine venga solennemente benedetta la prima domenica dopo Pasqua – http://www.mainfatti.it/Divina-Misericordia/Festa-Divina-Misericordia-Gesu-Nessuna-anima-abbia-paura-di-accostarsi-a-Me_043338033[...]

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Via Lucis

Posté par atempodiblog le 1 avril 2013

Dalla Risurrezione alla Pentecoste, passando attraverso le apparizioni ricordate nei Vangeli: quattordici stazioni della Via Lucis invitano a pregare e meditare sulla vita di Gesù risorto.
di Rosanna Brichetti Messori – Il Timone, 2003

Via Lucis dans Fede, morale e teologia resurrezioneb

Il cristiano, lo abbiamo visto quando abbiamo parlato della Via Crucis, sa, o almeno dovrebbe sapere, che quello della croce è un cammino che anch’egli, al seguito del Maestro, è chiamato a seguire. Sa però anche che quella via faticosa, a tratti davvero dolorosa, non porta in un antro oscuro in cui si spegne ogni vita. Al contrario, alla fine, essa si spalanca su un vivido chiarore, su una concreta speranza, su una gioia capace di colmare il cuore. È la Via Lucis. Naturalmente, fin dagli eventi che caratterizzarono quel mattino di Pasqua di cui narrano i Vangeli, la fede cristiana ebbe al suo centro la Risurrezione di Gesù, confermata dalle apparizioni e suggellata, infine, dalla discesa dello Spirito promesso.
Di recente, tuttavia, ad opera di un salesiano, Sabino Palumbieri, questa fede ha trovato una nuova forma di espressione in una devozione analoga alla Via Crucis, che ha assunto appunto il nome di Via Lucis. È anch’essa strutturata in quattordici stazioni che qui ricordiamo perché certamente meno note di quelle della ormai antica sorella maggiore.
Così, via via, si prega e si riflette su Gesù che risorge da morto; sul sepolcro che i discepoli trovano vuoto; sulla prima apparizione alla Maddalena incerta e confusa; sul bellissimo incontro tra Gesù e i due discepoli sulla via di Emmaus, prima turbati e delusi per quello che era avvenuto a Gerusalemme qualche giorno prima, e infine pieni di gioia quando, allo spezzare del pane, riconoscono il Maestro. Di seguito, nella sesta stazione, si ricorda l’apparizione di Gesù ai discepoli, narrata da Luca, in cui il Cristo insiste perché lo tocchino e poi chiede loro da mangiare per rassicurarli che è proprio Lui, e che è davvero risorto. Nella settima stazione si ricorda come Gesù, apparendo nuovamente ai discepoli, dia loro il potere di rimettere i peccati; e poi di nuovo riappaia per confermare la fede di Tommaso, che non aveva creduto ai suoi amici. Si mostra quindi nuovamente ai suoi sul lago di Tiberiade: è l’occasione della pesca miracolosa. In una nuova apparizione conferisce il primato a Pietro e in un’altra ancora affida ai discepoli la missione di diffondere ovunque la Buona Novella. La dodicesima stazione ricorda poi la straordinaria Ascensione. La tredicesima ci introduce nel Cenacolo con Maria, in attesa dello Spirito, e l’ultima celebra la Pentecoste cioè la promessa realizzata che chiude gli eventi pasquali ma inaugura la vita della Chiesa, preludio a quella nell’eternità.
Il cammino ecclesiale di questa Via Lucis è stato facile e veloce, perché corrispondeva ad una esigenza pastorale concreta. Così essa ha preso in fretta le vie del mondo entrando nel Vademecum donato ad ogni pellegrino in occasione dell’anno giubilare e ottenendo la definitiva consacrazione nel Direttorio su pietà popolare e liturgia di cui abbiamo più volte parlato.
Qualche volta i cattolici sono stati accusati di insistere troppo nella loro spiritualità e anche nella loro teologia sulla Passione e Morte del Signore. Può essere che, nel corso dei secoli, si sia caduti in taluni eccessi. Eppure, il Signore sembra gradire anche questa accesa devozione alla sua Croce, come attestano i tanti stigmatizzati, da San Francesco a P. Pio, che ripropongono nella loro carne quegli eventi e che diventano tramite di innumerevoli grazie. Quel che è certo, tuttavia, ti che il Concilio Vaticano II colloca senza discussioni al centro della vita cristiana, liturgica e personale, il Mistero Pasquale nella sua completezza e che la Via Lucis ci può aiutare ad esprimere consapevolmente tutto ciò. Sappiamo bene che, come dice san Paolo, « se Cristo non èrisorto vana è la nostra fede ».
Ebbene, ripercorrere la Via Lucis significa in primo luogo rivisitare anche storicamente quegli eventi.
Essi, infatti, non sono pie favole, miti creati ad arte per consolare i creduloni. Sono, al contrario, fatti realmente accaduti. Il sepolcro vuoto ha trovato conferma nelle apparizioni attestate del Risorto ai discepoli. Dopo la Risurrezione di Gesù, per suo volere e sua autorità, nasce la Chiesa, come tramite nel tempo, attraverso i sacramenti, della grazia redentrice del Cristo. La discesa dello Spirito promesso conferma visibilmente l’assistenza divina trasformante e vivificante. Così, mentre la Via Lucis ci ricorda questi eventi e ci fa rivivere il loro significato, la gioia può giustamente invadere il nostro cuore e permeare tutto il nostro essere. Siamo stati davvero salvati: la grazia nelllo Spirito è a nostra disposizione per trasformarci a immagine del Figlio primogenito.
Via Crucis e Via Lucis diventano così momenti esemplari della nostra vita, destinati ad alternarsi di continuo nel corso dei giorni e degli anni: alla oscurità, alla sofferenza seguono la speranza e la gioia, fino a quella Luce senza fine che ci attende nell’eternità beata.

DA NON PERDERE 
Stefano Zurlo, Inchiesta sulla devozione popolare, Piemme, Casale Mon.to 2003, pp. 187, € 12,90.
Confortante, a tratti persino commovente, questa inchiesta curata da Stefano Zurlo e prefata da Vittorio Messori. Un viaggio attraverso nove tra i più importanti santuari italiani dedicati a Maria o ad alcuni tra i santi più venerati. Uno scorcio su una realtà viva e dinamica, all’interno di una Chiesa che denuncia una pratica religiosa in grave crisi. Un sintomo di un legame che spesso non si esprime più nelle forme religiose tradizionali ma che tuttavia resta tenace. Una fede a volta sopita per anni ridotta magari a un « lucignolo fumigante », che tuttavia si riaccende, ravvivata talvolta da una malattia o da gravi difficoltà esistenziali e che trova nei santuari il luogo in cui esprimersi in una nuova esperienza di contatto con il divino. Uomini postmoderni, spesso separati, divorziati o comunque marginali alla vita ecclesiale, che accorrono fiduciosi in queste « cliniche dello spirito ». Incontri, spezzoni di vita, consolazioni, conversioni, guarigioni: affascinanti testimonianze di come gli uomini di ogni tempo e di ogni condizione continuino a cercare Dio e di come Egli non si stanchi mai di rispondere loro (R.B.).

RICORDA
« Dopo la Via Crucis mi sento il cuore gonfio di amore: so quanto Dio mi ha amato. Dopo la Via Lucis mi sento il cuore gonfio di gioia: so che questo Dio ha vinto la morte. E so che anch’io vivrò per sempre ».

(Sabino Palumbieri, Via Lucis. ln cammino con il Risorto. Ed. Santuario B. V. Del Rosario, Pompei).
« Con la metafora del cammino, la Via Lucis conduce dalla constatazione della realtà del dolore… alla speranza del raggiungimento della vera meta dell’uomo: la liberazione, la gioia, la pace, che sono valori pasquali ».
(La « Via Lucis », in Direttorio su pietà popolare e liturgia, Libreria Ed. Vaticana, 2002, pago 129).

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