Il digiuno

Posté par atempodiblog le 20 mars 2013

Il Digiuno: una via verso la pace dans Digiuno paneeacquaeparola

“Il digiuno è il grido del corpo a Dio, un grido dal profondo, dall’abisso in cui riconosciamo la nostra radicale impotenza, vulnerabilità e incompiutezza, per lasciarci sprofondare nell’abisso di Dio”.

Anselm Grün

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Il Cardinale Biffi presenta l’anticristo secondo il filosofo russo Solovev

Posté par atempodiblog le 20 mars 2013

Il Cardinale Biffi presenta l’anticristo secondo il filosofo russo Solovev
Le riflessioni quaresimali al Papa e alla Curia Romana
Tratto da: Storia Libera
Fonte: Zenit, il mondo visto da Roma – 28/02/2007

Il Cardinale Biffi presenta l’anticristo secondo il filosofo russo Solovev dans Anticristo Card-Giacomo-Biffi

Nel corso degli Esercizi spirituali al Pontefice e alla Curia Romana, martedì 27 febbraio [2007], il Cardinale Giacomo Biffi ha riflettuto su L’ammonimento profetico di Vladimir S. Solovev”.

Facendo riferimento in particolare all’opera del filosofo russo I tre dialoghi e il racconto dell’anticristo”, l’arcivescovo emerito di Bologna ha ricordato che l’anticristo si presenta come pacifista, ecologista ed ecumenista. Convocherà un Concilio ecumenico e cercherà il consenso di tutte le confessioni cristiane concedendo qualcosa ad ognuno. Le masse lo seguiranno, tranne dei piccoli gruppetti di cattolici, ortodossi e protestanti”.

Secondo la sintesi del discorso del porporato offerto dalla Radio Vaticana”, il cardinale Biffi avrebbe spiegato che l’insegnamento lasciatoci dal grande filosofo russo è che il Cristianesimo non può essere ridotto ad un insieme di valori. Al centro dell’essere cristiani c’è infatti l’incontro personale con Gesù Cristo”.

Verranno giorni in cui nella cristianità si tenterà di risolvere il fatto salvifico in una mera serie di valori”, ha scritto nella sua ultima opera nell’anno 1900 il filosofo russo Vladimir Solovev, che con grande acume aveva profetizzato le tragedie del XX secolo.

Nel racconto breve dell’Anticristo” Solovev scrive che Incalzati dall’anticristo, quel piccolo gruppetto di cattolici, ortodossi e protestanti risponderanno all’anticristo: Tu ci dai tutto, tranne ciò che ci interessa, Gesù Cristo”. Per il Cardinale Biffi questo racconto è un ammonimento. Oggi, infatti, corriamo il rischio di avere un Cristianesimo che mette tra parentesi Gesù con la sua Croce e Risurrezione”.

L’arcivescovo emerito di Bologna ha spiegato che se i cristiani si limitassero a parlare di valori condivisibili saremmo ben più accettabili nelle trasmissioni televisive come nei salotti. Ma così avremmo rinunciato a Gesù, alla realtà sconvolgente della Risurrezione”. Per il Cardinale Biffi è questo il pericolo che i cristiani corrono nei nostri tempi”, perché il Figlio di Dio, non è traducibile in una serie di buoni progetti omologabili con la mentalità mondana dominante”.

Tuttavia – ha precisato il porporato – tutto ciò non significa una condanna dei valori, che tuttavia vanno sottoposti ad un attento discernimento. Ci sono, infatti, valori assoluti come il bene, il vero, il bello. Chi li percepisce e li ama, ama anche Cristo, anche se non lo sa, perché Lui è la verità, la bellezza, la giustizia”.

Il Predicatore degli Esercizi spirituali per la Quaresima di quest’anno ha quindi precisato che ci sono valori relativi come la solidarietà, l’amore per la pace e il rispetto per la natura. Se questi si assolutizzano, sradicandosi o perfino contrapponendosi all’annuncio del fatto salvifico, allora questi valori diventano istigazioni all’idolatria e ostacoli sulla strada della Salvezza”.

In conclusione, il Cardinale Biffi ha affermato che se il cristiano per aprirsi al mondo e dialogare con tutti, stempera il fatto salvifico, preclude la sua connessione personale con Gesù e si ritrova dalla parte dell’anticristo”.

Sull’anticristo e sul romanzo di Solovev, il Cardinale Biffi aveva già svolto una dettagliata relazione il 4 marzo del 2000 in una conferenza organizzata dal centro Culturale E. Manfredini e dalla Fondazione Russia Cristiana. Il testo del suo intervento è stato poi riportato per intero nel libro Pinocchio, Peppone, l’Anticristo” (Cantagalli 2005).

In quell’intervento ricordando le parole profetiche del filosofo russo, il cardinale di Bologna aveva detto: Soprattutto è stupefacente la perspicacia con cui (Solovev) descrive la grande crisi che colpirà il cristianesimo negli ultimi decenni del Novecento, crisi che Soloviev vede come l’Anticristo che riesce a influenzare e a condizionare un pò tutti, quasi emblema, ipostatizzazione della religiosità confusa e ambigua di questi nostri anni”.

L’Anticristo – proseguiva – sarà «convinto spiritualista», un ammirevole filantropo, un pacifista impegnato e solerte, un vegetariano osservante, un animalista determinato e attivo”. E ancora, ironizzava il Cardinale Biffi, quell’Anticristo sarà anche un esperto esegeta: la sua cultura biblica gli propizierà addirittura una laurea honoris causa a Tubinga. Soprattutto, si dimostrerà un eccellente ecumenista, capace di dialogare con parole piene di dolcezza, saggezza ed eloquenza”.

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Facciamo amicizia con San Giuseppe

Posté par atempodiblog le 19 mars 2013

Facciamo amicizia con San Giuseppe  dans Citazioni, frasi e pensieri santafamiglia

Fate amicizia con Giuseppe e troverete Gesù.
Frequentate Giuseppe e troverete Maria, che riempì sempre di pace il dolce laboratorio di Nazaret.

San Josemaría Escrivá de Balaguer

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Non dobbiamo avere timore della bontà, della tenerezza!

Posté par atempodiblog le 19 mars 2013

Non dobbiamo avere timore della bontà, della tenerezza! dans Fede, morale e teologia papafrancescovaticano

Per “custodire” dobbiamo anche avere cura di noi stessi! Ricordiamo che l’odio,  l’invidia, la superbia sporcano la vita! Custodire vuol dire allora vigilare sui  nostri sentimenti, sul nostro cuore, perché è proprio da lì che escono le  intenzioni buone e cattive: quelle che costruiscono e quelle che distruggono!  Non dobbiamo avere paura della bontà, anzi neanche della tenerezza!

E qui aggiungo, allora, un’ulteriore annotazione: il prendersi cura, il  custodire chiede bontà, chiede di essere vissuto con tenerezza. Nei Vangeli, san  Giuseppe appare come un uomo forte, coraggioso, lavoratore, ma nel suo animo  emerge una grande tenerezza, che non è la virtù del debole, anzi, al contrario,  denota fortezza d’animo e capacità di attenzione, di compassione, di vera  apertura all’altro, capacità di amore. Non dobbiamo avere timore della bontà,  della tenerezza!

Tratto dall’Omelia del Santo Padre Francesco nella solennità di San Giuseppe

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San Giuseppe è sempre pronto ad aiutarci

Posté par atempodiblog le 19 mars 2013

San Giuseppe è sempre pronto ad aiutarci dans Citazioni, frasi e pensieri sangiuseppe

“Io presi per mio avvocato e patrono il glorioso San Giuseppe e mi raccomandai a lui con fervore. Questo mio padre e protettore mi aiutò nelle necessità in cui mi trovavo e in molte altre più gravi, in cui era in gioco il mio onore e la salute dell’anima. Ho visto che il suo aiuto fu sempre più grande di quello che avrei potuto sperare…”.

Santa Teresa d’Avila

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L’apparizione annuale a Mirjana Dragićević-Soldo 18 marzo 2013

Posté par atempodiblog le 18 mars 2013

L’apparizione annuale a Mirjana Dragićević-Soldo 18 marzo 2013 dans Medjugorje mirjanamedjugorje

La veggente Mirjana Dragićević-Soldo ha avuto apparizioni giornaliere  dal 24 giugno 1981 fino al 25 dicembre 1982. In occasione della sua  ultima apparizione quotidiana, rivelandole il decimo segreto, la Vergine  le rivelò che avrebbe avuto apparizioni annuali il 18 marzo e così è  stato in tutti questi anni. Più di mille pellegrini si sono riuniti per  la preghiera del rosario. L’apparizione è iniziata alle 13:52 ed è  durata fino alle 13:58.

“Cari figli! Vi invito a benedire  il nome del Signore con fiducia totale e gioia e a ringraziarLo col  cuore di giorno in giorno per il grande amore.  Mio Figlio, attraverso  questo amore dimostrato con la croce, vi ha dato la possibilità che  tutto vi sia perdonato, cosicché  non abbiate a  vergognarvi, a  nascondervi e per paura a non aprire la porta del proprio cuore a mio  Figlio. Al contrario, figli miei, riconciliatevi con il Padre celeste  perché possiate  amare voi stessi come vi ama  mio Figlio. Quando  comincerete ad amare voi stessi, amerete anche gli altri uomini e in  loro vedrete  mio Figlio e riconoscerete la grandezza del suo amore.  Vivete nella fede! Mio Figlio tramite Me vi prepara per le opere che  desidera fare tramite voi, attraverso le quali desidera glorificarsi.  RingraziateLo. In modo particolare ringraziateLo per i pastori, vostri  intermediari nella riconciliazione con  il Padre Celeste. Io ringrazio  voi, i miei figli. Vi ringrazio”.

Fonte. Medjugorje.hr

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Il passo del libro “Misericordia” del card. Kasper piaciuto al Papa

Posté par atempodiblog le 18 mars 2013

In questi giorni, ho potuto leggere un libro di un Cardinale – il Cardinale Kasper, un teologo in gamba, un buon teologo – sulla misericordia. E mi ha fatto tanto bene, quel libro, ma non crediate che faccia pubblicità ai libri dei miei cardinali! Non è così! Ma mi ha fatto tanto bene, tanto bene … Il Cardinale Kasper diceva che sentire misericordia, questa parola cambia tutto. E’ il meglio che noi possiamo sentire: cambia il mondo. Un po’ di misericordia rende il mondo meno freddo e più giusto. Abbiamo bisogno di capire bene questa misericordia di Dio, questo Padre misericordioso che ha tanta pazienza.

Papa Francesco I

Il passo del libro “Misericordia” del card. Kasper piaciuto al Papa dans Libri misericodiakasper

Intervista al card. Kasper

Quale passo del libro, secondo lei, ha colpito particolarmente papa Francesco?
«Laddove scrivo: “Il messaggio della misericordia di Dio – tutt’altro che una teoria lontana dal mondo e dalla prassi – non si limita a evocare sentimenti di compassione. Comporta delle conseguenze per la vita di ogni cristiano, per la prassi pastorale della chiesa e per il contributo che i cristiani devono dare a una strutturazione umanamente degna, giusta e misericordiosa dell’ordine sociale”».

Tratto da: Il Mattino di Napoli

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Il messaggio più forte del Signore: la misericordia

Posté par atempodiblog le 18 mars 2013

Il messaggio più forte del Signore: la misericordia dans Fede, morale e teologia papafrancescomisericord

Anche noi credo che siamo questo popolo che, da una parte vuole sentire Gesù, ma dall’altra, a volte, ci piace bastonare gli altri, condannare gli altri. E il  messaggio di Gesù è quello: la misericordia. Per me, lo dico umilmente, è il  messaggio più forte del Signore: la misericordia. Ma Lui stesso l’ha detto: Io  non sono venuto per i giusti; i giusti si giustificano da soli. Va’, benedetto  Signore, se tu puoi farlo, io non posso farlo! Ma loro credono di poterlo fare.  Io sono venuto per i peccatori (cfr Mc 2,17).

Pensate a quella chiacchiera dopo la vocazione di Matteo: Ma questo va con i peccatori!  (cfr Mc2,16). E Lui è venuto per noi, quando noi riconosciamo che siamo peccatori. Ma se noi siamo come quel fariseo, davanti all’altare: Ti ringrazio  Signore, perché non sono come tutti gli altri uomini, e nemmeno come quello che è alla porta, come quel pubblicano (cfr Lc 18,11-12), non conosciamo il  cuore del Signore, e non avremo mai la gioia di sentire questa misericordia! Non è facile affidarsi alla misericordia di Dio, perché quello è un abisso incomprensibile. Ma dobbiamo farlo! “Oh, padre, se lei conoscesse la mia vita,  non mi parlerebbe così!”. “Perché?, cosa hai fatto?”. “Oh, ne ho fatte di  grosse!”. “Meglio! Vai da Gesù: a Lui piace se gli racconti queste cose!”. Lui si dimentica, Lui ha una capacità di dimenticarsi, speciale. Si dimentica, ti  bacia, ti abbraccia e ti dice soltanto: “Neanch’io ti condanno; va’, e d’ora in  poi non peccare più” (Gv8,11). Soltanto quel consiglio ti da. Dopo un  mese, siamo nelle stesse condizioni… Torniamo al Signore. Il Signore mai si stanca di perdonare: mai! Siamo noi che ci stanchiamo di chiedergli perdono. E chiediamo la grazia di non stancarci di chiedere perdono, perché Lui mai si stanca di perdonare. Chiediamo questa grazia.

Tratto dall’ Omelia del Santo Padre Francesco nella Parrocchia di Sant’Anna in Vaticano

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La serpe è costretta a battaglia aperta

Posté par atempodiblog le 18 mars 2013

La serpe è costretta a battaglia aperta dans Anticristo papafrancescoi

Nella sua prima Omelia, Papa Francesco ha nominato due volte il diavolo…

La serpe, scoperta,
adesso è costretta a battaglia aperta.

Prima era ben coperta perché anche molti ecclesiastici non la nominavano mai, adesso è stata levata la pietra e costretta a battaglia aperta.

di Padre Livio Fanzaga

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La donna adultera nella visione di Marthe Robin

Posté par atempodiblog le 17 mars 2013

La donna adultera nella visione di Marthe Robin dans Commenti al Vangelo gesadulteraipocrisia

“Di fronte alle accuse degli scribi e dei farisei contro questa donna Gesù stava in silenzio.
Sembrava ignorarli e teneva lo sguardo fisso a terra. Non guardava neppure la donna, messa ben in vista per sua vergogna. Poi si è messo a scrivere per terra con il dito. Innervositi dal silenzio di Gesù e incuriositi nel vederlo tracciare segni, alcuni si sono fatti coraggio e si sono avvicinati a Lui. Che cosa stava scrivendo? Il primo dei farisei, arrivato vicino a lui, ha scoperto con stupore che Gesù conosceva i suoi peccati più segreti che erano scritti a grandi lettere per terra! Confuso e spaventato ha guardato Gesù che poteva con una sola parola distruggerlo davanti agli altri.

Ma al contrario, con grande bontà e umile maestà, il Salvatore ha cancellato con la mano il peccato dell’uomo. Finito! Sparito! L’uomo ha letto il perdono negli occhi di Gesù ed è ripartito in silenzio. Poi si è avvicinato un altro, che non poteva evidentemente conoscere i torti del primo. Gesù ha scritto allora il peccato del secondo che, dopo aver letto, se ne è andato anche lui sconvolto.

Tutti si sono avvicendati in questo modo presso Gesù. Così gli accusatori della donna confusi fino in fondo all’anima, ma rispettati nella loro intimità, hanno abbandonato la scena uno dopo l’altro. La maldicenza e le intenzioni perverse, sono state lasciate sul posto, insieme alle pietre destinate alla peccatrice”.

Marthe Robin
Fonte: Cristo, Pietre Vive

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“Io resto disarmato”

Posté par atempodiblog le 16 mars 2013

“Io resto disarmato” dans Charles Péguy Charles-Peguy

“Padre nostro che sei nei Cieli. Evidentemente quando un uomo ha cominciato così, quando Mi ha rivolto queste tre o quattro parole, quando ha cominciato col far avanzare davanti a sé queste tre o quattro parole, dopo può continuare, può dirMi quello che vuole. Lo capite, Io resto disarmato. E mio Figlio lo sapeva bene, Lui che ha tanto amato questi uomini”.

di Charles Péguy

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“Chi di voi è senza peccato, scagli per primo la pietra contro di lei”

Posté par atempodiblog le 16 mars 2013

“Chi di voi è senza peccato, scagli per primo la pietra contro di lei” dans Commenti al Vangelo benedettoxvimadonna

Il brano evangelico narra l’episodio della donna adultera in due suggestive scene: nella prima assistiamo a una disputa tra Gesù e gli scribi e i farisei riguardo a una donna sorpresa in flagrante adulterio e, secondo la prescrizione contenuta nel Libro del Levitico (cfr 20,10), condannata alla lapidazione. Nella seconda scena si snoda un breve e commovente dialogo tra Gesù e la peccatrice. Gli spietati accusatori della donna, citando la legge di Mosè provocano Gesù – lo chiamano maestro” (Didáskale) – chiedendogli se sia giusto lapidarla. Conoscono la sua misericordia e il suo amore per i peccatori e sono curiosi di vedere come se la caverà in un caso del genere, che secondo la legge mosaica non presentava dubbi. Ma Gesù si mette subito dalla parte della donna; in primo luogo scrivendo per terra parole misteriose, che l’evangelista non rivela, e poi pronunciando quella frase diventata famosa: Chi di voi è senza peccato (usa il termine anamártetos, che viene utilizzato nel Nuovo Testamento soltanto qui), scagli per primo la pietra contro di lei » (Gv 8,7). Nota sant’Agostino che il Signore, rispondendo, rispetta la legge e non abbandona la sua mansuetudine”. Ed aggiunge che con queste sue parole obbliga gli accusatori a entrare dentro se stessi e guardando se stessi a scoprirsi peccatori. Per cui, colpiti da queste parole come da una freccia grossa quanto una trave, uno dopo l’altro se ne andarono” (In Io. Ev. tract 33,5).

Uno dopo l’altro, dunque, gli accusatori che avevano voluto provocare Gesù, se ne vanno cominciando dai più anziani fino agli ultimi”. Quando tutti sono partiti il divino Maestro resta solo con la donna. Conciso ed efficace il commento di sant’Agostino: relicti sunt duo: misera et misericordia, restano solo loro due, la misera e la misericordia” (Ibid.). Fermiamoci, cari fratelli e sorelle, a contemplare questa scena dove si trovano a confronto la miseria dell’uomo e la misericordia divina, una donna accusata di un grande peccato e Colui, che pur essendo senza peccato, si è addossato i peccati del mondo intero. Egli, che era rimasto chinato a scrivere nella polvere, ora alza gli occhi ed incontra quelli della donna. Non chiede spiegazioni, non esige scuse. Non è ironico quando le domanda: Donna, dove sono? Nessuno ti ha condannata?” (8,10). Ed è sconvolgente nella sua replica: Neanch’io ti condanno; va’ e d’ora in poi non peccare più” (8,11). Ancora sant’Agostino, nel suo commento, osserva: Il Signore condanna il peccato, non il peccatore. Infatti, se avesse tollerato il peccato avrebbe detto: Neppure io ti condanno, va’, vivi come vuoi… per quanto grandi siano i tuoi peccati, io ti libererò da ogni pena e da ogni sofferenza. Ma non disse così” (Io. Ev. tract. 33,6).

Cari amici, dalla parola di Dio che abbiamo ascoltato emergono indicazioni concrete per la nostra vita. Gesù non intavola con i suoi interlocutori una discussione teorica: non gli interessa vincere una disputa a proposito di un’interpretazione della legge mosaica, ma il suo obbiettivo è salvare un’anima e rivelare che la salvezza si trova solo nell’amore di Dio. Per questo è venuto sulla terra, per questo morirà in croce ed il Padre lo risusciterà il terzo giorno. E’ venuto Gesù per dirci che ci vuole tutti in Paradiso e che l’inferno, del quale poco si parla in questo nostro tempo, esiste ed è eterno per quanti chiudono il cuore al suo amore. Anche in questo episodio, dunque, comprendiamo che il vero nostro nemico è l’attaccamento al peccato, che può condurci al fallimento della nostra esistenza. Gesù congeda la donna adultera con questa consegna: Va e d’ora in poi non peccare più”. Le concede il perdono affinché d’ora in poi” non pecchi più.

Benedetto XVI

Per leggere il brano dell’opera di Maria Valtorta su questo Vangelo cliccare iconarrowti7 La donna adultera e l’ipocrisia dei suoi accusatori

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Pietro è vivo!

Posté par atempodiblog le 16 mars 2013

Pietro è vivo! dans Fede, morale e teologia bergogliosuorelvira

La Chiesa è giovane in forza di gente che dona la vita, che dona il sangue, giorno dopo giorno senza paura, trovando il coraggio e la fedeltà nella comunione eucaristica, nell’incontro con il corpo crocifisso e risorto di Cristo, che a un certo momento trasforma anche il nostro corpo in Eucaristia: diventiamo più puliti, più generosi, più Gesù. Noi ci nutriamo di Lui e pian piano siamo rinnovati in Lui: non siamo più noi a vivere, ma Cristo vive in noi, rendendoci pane buono, spezzato per i fratelli. È questa offerta della tua vita che rende vivo il Popolo di Dio, tutto quello che fai di bene: il seminare sorrisi, bontà, parole positive, incoraggiamenti, la forza di portare le croci del fratello sulle tue spalle, il tuo sacrificio che si fa dono senza limiti…

Gli Apostoli hanno vissuto questo. Hanno seguito Gesù e dopo la Pentecoste, da quel Cenacolo, hanno cominciato ad annunciarlo a tutti: così è nata la Chiesa. E Pietro è rimasto sulla terra nella persona del Papa: chi non lo ha ancora avvicinato almeno una volta, non può capire il mistero luminoso di questa presenza viva che lo abita. Allora vai là, guardalo negli occhi e vedrai che Pietro è vivo, perché senti, avvicinandoti, che lì c’è la tenerezza di Dio, la bellezza di una presenza che rimane, che ti dà sicurezza. Lì senti una dimensione che non è più solo terra, che non è più solo momento storico; c’è qualcos’altro che va oltre ciò che vedi, è qualcun’altro che abita quella persona che incontri: è Pietro che continua a guidarci all’incontro con il Maestro.

di Suor Elvira Petrozzi – Comunità Cenacolo

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Una scossa per tutti

Posté par atempodiblog le 16 mars 2013

Una scossa per tutti dans Papa Francesco I papafrancescopreghiera

La sfida al mondo vecchio che Jorge Mario Bergoglio ha lanciato con i primi, rivoluzionari gesti del suo pontificato, a cominciare dalla scelta del nome, non è rivolta solo alla Chiesa. È rivolta anche a noi. Ci riguarda. Il coraggio con cui il nuovo Papa intende combattere la corruzione, gli intrighi, l’ostentazione, l’egoismo non si fermerà alle mura del Vaticano o sul sagrato delle parrocchie. Investirà la comunità dei credenti e l’intera società: non solo le autorità politiche, con cui Bergoglio ha sempre avuto rapporti franchi e tutt’altro che compiacenti, dai militari a Menem, da De la Rua ai Kirchner; ma pure le coscienze di tutti e di ciascuno.

È bello avere un Papa che dopo l’elezione non sale sulla Mercedes scura ma sul pullmino con i cardinali, che rimanda i sarti venuti a prendergli le misure per andare a portare un mazzo di fiori alla Madonna, che paga il conto della stanza dov’era ospitato a Roma dopo aver cambiato da solo la lampadina bruciata. Però il carisma fortissimo di papa Francesco non va ridotto a questo, non si esaurisce nel rappresentarlo come «uno di noi». Certo, in una stagione di impoverimento, l’esempio della massima autorità religiosa dell’Occidente che vive – nei limiti che saranno possibili – con uno stile semplice è incoraggiante, e dovrebbe essere di monito a cardinali e politici. Ma la rivoluzione di papa Francesco è più ampia. Le sue spalle non intendono solo sostenere la chiesa che crolla, come nel sogno di Innocenzo III affrescato ad Assisi da Giotto. Non è solo la crisi economica la sua angoscia. È la crisi della modernità, che ci colpisce tutti, religiosi e laici, ricchi e poveri.

Fa impressione sentire il Papa parlare di «mondanità del demonio», che consiste nel «mettere al centro se stessi. È quello che Gesù vede tra i farisei: Voi che date gloria a voi stessi, gli uni agli altri”». Non a caso, affacciandosi su piazza San Pietro, Francesco ha invitato i fedeli a dare gli uni agli altri non gloria ma «amore, fratellanza, fiducia». Il Papa denuncia un mondo in cui non c’è rispetto per il prossimo e non c’è fiducia nel domani. Nessuno si fida dell’altro e a maggior ragione della Chiesa e dello Stato. In molti confondono la mitezza con la debolezza, non onorano i debiti, non confessano più i crimini o anche solo gli errori.

Al nichilismo dei tempi il Pontefice ha opposto ieri «edificazione, confessione, cammino». L’ha fatto con stile umile ma potente, da discepolo di san Francesco e da rigoroso soldato della Compagnia di Gesù. Il suo motto è Miserando atque eligendo: avere misericordia per tutti, ma scegliere; distinguere l’innocente e il colpevole, il giusto e l’ingiusto, il meritevole e l’ignavo. Per questo voler imprigionare papa Francesco nelle categorie di conservazione e progressismo, o peggio ancora destra e sinistra significa perdere l’occasione che ci offre. Perché quando suonano le campane di San Pietro, non dobbiamo chiederci se suonano per il segretario di Stato o per la Curia o per lo Ior; esse suonano per noi.

di Aldo Cazzullo – Corriere della Sera

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Un gesuita che si chiama Francesco. Due eccezionali notizie in una

Posté par atempodiblog le 15 mars 2013

Un gesuita che si chiama Francesco. Due eccezionali notizie in una dans Articoli di Giornali e News Santo-Padre-FrancescoBuonasera, sono il Papa. Un gesuita che si chiama Francesco, due eccezionali notizie in una, è stato scelto [...] in una Roma piovosa e fredda, a trentadue giorni dalla rinuncia di Benedetto XVI. Lo stile annunciato è di disarmante ed elegante povertà, in coerenza con il nome prescelto. Ha messo l’accento sul suo essere vescovo di Roma, una bella città da evangelizzare. Ha fatto gli auguri al vescovo emerito, Joseph Ratzinger. Ha instaurato un rapporto speciale con il popolo dei fedeli raccolto nella città, chiedendo loro di pregare per lui. Ha citato con amore più volte la madre della chiesa, Maria Vergine. Ha sorriso il minimo indispensabile, con inflessione ironica e malinconica insieme. Offriva l’immagine di una dolorosa consapevolezza. A quanto si sa, è il Pontefice che avrebbe potuto essere eletto al posto di Ratzinger, o comunque era seriamente in gara, ma rinunciò o almeno così si dice.

Gesuita nella vocazione di religioso e francescano nel nome. I gesuiti, figli del XVI secolo e della reazione alla Riforma di Lutero, sono insieme la magnificenza politica della chiesa, un’organizzazione missionaria e uno stile militare al servizio della fede e del Papa, con un voto speciale che li lega al vescovo di Roma. Sono i confessori dei re, i creatori di una spiritualità che non a caso si richiama agli esercizi, alla formazione della personalità fedele anima e corpo, perinde ac cadaver. Ma i gesuiti sono anche costruttori di libertà personale, la merce spacciata con baldante sicurezza dai secoli dell’Illuminismo rivoluzionario, quello francese, appena temperati dall’empirismo anglosassone e dalla metafisica piena di conoscenza e di mistero della filosofia tedesca. In una prima fase, nello scontro con i giansenisti e con il grande Blaise Pascal, la Compagnia mostrò quello che Sainte-Beuve, grande critico e letterato autore di un libro immortale sulla spiritualità di Port-Royal, definì un impasto di obbedienza, fede cieca e ambizione, “una sete di conquista che invade lo zelo del cristiano”. Poi i gesuiti hanno fatto altre parti di rilievo nella commedia umana e divina del cristianesimo. Si sono disciolti nelle diverse correnti dei tempi. Nell’Ottocento hanno cercato di risorgere dalle condanne papali, dal sospetto di infedeltà, attraverso la cementificazione del muro dell’ortodossia antimoderna dei grandi papi di quel secolo. Infine il grande rovesciamento di ruolo, il gesuitismo modernizzante e militante, sempre attento alla dimensione rigorosa della cultura ecclesiastica nei campi della teologia e della filosofia (la Gregoriana è un luogo di delizie dove si forma la chiesa di Roma) e sempre custodendo il segreto della spiritualità dell’indifferenza a sfondo relativista e insieme assolutista verso qualunque cosa non sia la via verso Dio (todo modo para buscar la voluntad de Dios).

Papa Bergoglio ha scelto il nome di Francesco, per la prima volta in otto, nove secoli. Francesco diventa così a sorpresa l’eroe pieno di furore e candore del gesuita moderno, novecentesco, che si è battuto per il Concilio Vaticano II e per un vasto aggiornamento della chiesa in direzione di un secolo che sfugge, di una risemina della fede nel campo vasto della povertà del mondo, in ogni senso. Buonasera, vengo dalla fine del mondo. Lo ha detto quell’uomo di Dio, imbarazzato e mite, ma così diverso dal predecessore. Benedetto aveva passato la vita a parlare con studenti e professori, e a svellere l’errore non caritatevole dalla piattaforma di verità sulla quale pretende di essersi installata la chiesa della Rivelazione. Papa Bergoglio con il nome che ha scelto mostra di voler parlare agli uccellini, e sopra tutto ai lupi.

di Giuliano Ferrara – Il Foglio

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