«Il profumo mariano dell’Eucaristia»
Posté par atempodiblog le 28 mars 2013
Celebrando il Signore lodiamo Maria
«Il profumo mariano dell’Eucaristia»
Giovedì santo: la continuità salvifica tra “il Corpo dato per noi” e “il Corpo nato dalla Vergine”.
di Sergio Gaspari, smm – Madre di Dio
La sera del Giovedì santo, nell’invitare i fedeli a sostare in adorazione (fino a mezzanotte) del Santissimo Sacramento, è bene esortarli pure a respirare «il profumo mariano dell’Eucaristia», a contemplare cioè la continuità salvifica tra «il Corpo dato per noi» e «il Corpo nato dalla Vergine». L’Eucaristia richiama l’Annunciazione a Nazaret, ripresenta il Natale di Gesù a Betlemme, ritualizza il sacrificio pasquale della nuova ed eterna alleanza.
Roma, 15.6.2006, Basilica di San Giovanni in Laterano: Benedetto XVI celebra la Messa del Corpus Domini (foto A. GIULIANI).
1. Maria-Pasqua-Eucaristia. «L’antichità cristiana – osserva Benedetto XVI – designava con le stesse parole Corpus Christi il Corpo di Cristo nato dalla Vergine Maria, il Corpo eucaristico e il Corpo ecclesiale di Cristo» (Sacramentum caritatis, 15). Infatti sant’Ambrogio di Milano (+397), parlando del miracolo dell’Eucaristia che rende presente Cristo nella celebrazione, affermava: «Quello che noi ripresentiamo è il Corpo nato dalla Vergine » (De Mysteriis, 53). Testo così ripreso da san Tommaso d’Aquino (+1274): «Ciò che noi consacriamo è il Corpo nato dalla Vergine» (S. Th. III, q. 75, a. 4).
«Caro Christi, Caro Mariae», esclamerà Ambrogio Auperto (+781): nella Caro Christi, “Carne di Cristo”, la fede della Chiesa rivede la Caro Mariae, “Carne di Maria”. Senza dubbio il riferimento alla Vergine è garante della retta fede nella presenza reale di Gesù nell’Eucaristia. Quando Berengario (+1088) propose un’interpretazione simbolica dell’Eucaristia, svuotando il realismo del Corpo di Cristo, il Concilio romano del 1079 gli impose di sottoscrivere che il pane e il vino dopo la consacrazione sono «il vero Corpo di Cristo che è nato dalla Vergine» (DS 700). Ma Ratrammo di Corbie (+875) aveva già reagito alla totale identificazione tra corpo storico e corpo sacramentale, osservando la «non piccola differenza tra il corpo che esiste nel mistero e il corpo che ha patito, fu sepolto ed è risorto».
Il corpo storico «è la vera carne di Cristo», mentre il corpo del mistero «è il sacramento della sua carne»; inoltre questo «rappresenta la memoria della passione e morte del Signore» e ingloba tutti i fedeli che formano un solo corpo con lui. Riferendosi alla dimensione pasquale, Giovanni Paolo II nel 2003 precisava: «L’Eucaristia, mentre rinvia alla passione e alla risurrezione, si pone al tempo stesso in continuità con l’incarnazione » (Ecclesia de Eucharistia, 55).
Nella bolla Incarnationis mysterium (1998) il Pontefice aveva puntualizzato: «Da duemila anni, la Chiesa è la culla in cui Maria depone Gesù e lo affida all’adorazione e alla contemplazione di tutti i popoli… Nel segno del Pane e del Vino consacrati, Cristo Gesù risorto e glorificato… rivela la continuità della sua incarnazione» (n. 11).
Il 5.6.1983 Giovanni Paolo II predicava: «Quel Corpo e quel Sangue divino… conserva la sua originaria matrice da Maria… Ogni Messa ci pone in comunione intima con lei, la Madre, il cui sacrificio “ritorna presente”, come “ritorna presente” il sacrificio del Figlio». E continuava: «Pane fragrante che porta ancora in sé il sapore e il profumo della Vergine Maria». Nell’enciclica Redemptoris Mater (1987) ribadiva: la maternità divina «è particolarmente avvertita e vissuta» nell’Eucaristia, dove «si fa presente Cristo, il suo vero corpo nato da Maria Vergine» (n. 44).
Roma, 22.2.2000: Giubileo della Curia romana. Celebrazione eucaristica in San Pietro presieduta da Giovanni Paolo II (GIULIANI).
2. Sguardo alla tradizione della Chiesa. Come in una polifonia sinfonica Padri, tradizione, riti liturgici, arte e fede popolare si intrecciano armonicamente nel rilevare il nesso Eucaristia-Maria, che ruota attorno a tre cerchi concentrici: Corpo di Cristo nato da Maria, dimensione pasquale dell’Eucaristia e corpo sacramentale.
Sant’Ireneo di Lione (ca. +202) afferma che se non si ammette che Cristo è vero uomo nato dalla Vergine, allora «neppure il calice dell’Eucaristia è la comunione con il suo sangue, né il pane che noi spezziamo è la comunione con il suo corpo».
Sant’Efrem Siro (+373) parla del «sacramento di quel corpo unico che (il Signore) prese da Maria», e aggiunge: «Maria ci ha dato il pane che conforta, al posto del pane che affatica datoci da Eva». Rivolgendosi al Cenacolo, Efrem esclama: «Benedetto il luogo, dove fu spezzato quel pane (proveniente) dal venerato covone (Maria). In te fu spremuto il grappolo (proveniente) da Maria, il calice della redenzione».
Ambrogio Auperto (+781) nella festa della Presentazione di Cristo al Tempio predica: il gesto della Madre che offre il Figlio profetizza misticamente l’azione sacramentale della Chiesa anch’essa offerente di Cristo.
Pascasio Radberto (ca. +865) identifica il Corpo eucaristico di Cristo con il Corpo storico avuto da Maria, quando afferma: Idem Corpus quod natum ex Virgine.
Per san Pier Damiani (+1072) il Corpo di Cristo che noi riceviamo nella Comunione eucaristica è il medesimo Corpo che Maria ha concepito, partorito, nutrito e allevato con materna sollecitudine. E conclude: «Eva ha mangiato un cibo a causa del quale ci ha condannati alla fame dell’eterno digiuno; al contrario, Maria ha confezionato un cibo che ci ha spalancato l’ingresso al convito del cielo».
Per san Bernardo di Chiaravalle (+1153) la Madre è unita al Figlio in un’unica offerta: ella sta presso la croce per presentare «la vittima santa, a Dio gradita». E in una mirabile espressione, estasiato dichiara alla Vergine: Filius tecum, qui ad condendum in te mirabile sacramentum, “Il Figlio è con te, per preparare in te il mirabile sacramento”.
Arnaldo di Bonneval o di Chartres (+ dopo il 1156), biografo di san Bernardo, afferma: «Unica è la carne di Maria e quella di Cristo, unico è lo Spirito, unica la carità». E aggiunge: fin dalla Presentazione di Gesù al Tempio, si profilano due offerenti: Unum olocaustum ambo (Christus et Maria) pariter offerebant, “Nello stesso tempo ambedue (Cristo e Maria) offrivano un unico olocausto”.
Isacco della Stella (ca. +1169), discepolo di san Bernardo, parla di novus Sacerdos, non vetus Melchisedech, neque natus caro de carne… sed novus Iesus natus de Spiritu, cioè l’Eucaristia richiama il mistero nuovo: nuovo annuncio alla Figlia di Sion, nuova maternità, nuova nascita di Cristo, nuovo ed eterno sacerdote.
Nell’Ufficio della primitiva festa del Corpus Domini, composto nel 1246, si afferma che questa vera carne che noi mangiamo è la stessa che Gesù ha preso dalla Vergine.
San Bonaventura (+1274) spiega: siccome il Corpo di Cristo nell’incarnazione ci è stato dato per mezzo di Maria, anche la nostra offerta e Comunione eucaristica devono realizzarsi tramite le mani di lei. Nel sec. XIV viene composta l’antifona Ave, verum Corpus, natum de Maria Virgine, che attraversa i secoli.
Santa Caterina da Siena (+1380) descrive la Vergine «terra fruttifera e germinatrice del fructo» e colei che nell’incarnazione del Verbo dà la «farina sua». Nel Pane eucaristico, frutto sacramentale dell’offerta pasquale di Cristo, la Chiesa riscontra la “farina”, l’offerta olocaustica della Madre.
Il francese Giovanni di Gersone (+1429) chiama Maria madre dell’Eucaristia: «Tu sei la Madre dell’Eucaristia, perché …tu più di tutti gli altri, dopo il Figlio, eri cosciente del sacramento nascosto ai secoli».
La Scuola francese di spiritualità del 1600-700 accentua la continuità tra la maternità di Maria e il ministero del sacerdote.
San Giovanni Eudes (+1680) vede nel sacerdote l’immagine della Vergine Madre, perché per mezzo di entrambi il Cristo è formato, è dato ai fedeli, è offerto in olocausto a Dio.
Sant’Alfonso Maria de’ Liguori (+1787) è l’autore del libretto Visite al Santissimo Sacramento e a Maria Santissima.
San Giovanni Bosco (+1888) raccomandava la devozione a Gesù sacramentato e a Maria.
Leone XIII (+1903) parlava dell’Eucaristia come il prolungamento sacramentale dell’incarnazione storica del Signore dalla Vergine.
San Pio X (+1914) chiamava Lourdes «il più glorioso Santuario eucaristico» per rafforzare l’idea che ogni santuario mariano ha il suo centro unico nell’Eucaristia.
Secondo I.A. Schuster (+1954), l’Eucaristia ci “imparenta” con la Madre del Signore. Quando facciamo la Comunione ella «riconosce in noi qualche cosa che è sua e che le appartiene».
Pio XII (+1958) affermava: Maria non ha altro desiderio che di introdurre gli uomini «nel cuore del mistero della redenzione che è l’Eucaristia».
Lo scrittore ateo J.P. Sartre (+1980) fa dire alla Vergine che contempla Gesù bambino: «Questa carne divina è la mia carne… È Dio e mi assomiglia».
Benedetto XVI, domenica 9.9.2007 all’Angelus, puntualizzava: «Come Maria portò Gesù nel suo grembo e gli diede un corpo perché potesse entrare nel mondo, anche noi accogliamo Cristo nel Pane spezzato. E rendiamo il nostro corpo lo strumento dell’amore di Dio».
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