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Un pericolo presente…

Posté par atempodiblog le 21 mars 2013

Un pericolo presente… dans Diego Manetti forrestgumpr

Mi veniva in mente un’immagine… un po’ come se ci fosse quest’uomo che sta correndo e quando tu ti affianchi a uno che sta correndo per lo meno gli chiedi “ma dove stai andando?”, quando vedi uno tutto trafelato… immagina se questa persona ti dicesse: “beh!, io corro perché devo correre”, noi diremmo: “ma questo è un pazzo, non sa dove sta andando”… così l’umanità. Ma pensa la menzogna: un film popolarissimo come Forrest Gump con Tom Hanks ha l’immagine di quest’uomo che corre perché deve correre, perché la spontaneità… allora dove noi vediamo, direi, proprio quasi il modo sclerotico di non porsi le domande, l’inconsistenza, la pazzia invece la si spaccia per spontaneità… per vivere naturalmente, in questo vedo che c’è proprio un pericolo presente…

Diego Manetti ai microfoni di Radio Maria

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Alcune semplici riflessioni sul nuovo pontefice

Posté par atempodiblog le 21 mars 2013

Alcune semplici riflessioni sul nuovo pontefice
Francesco Agnoli, da “Il Foglio” di oggi, 21/3/2013
Tratto da: Kairòs

Alcune semplici riflessioni sul nuovo pontefice dans Articoli di Giornali e News francescoagnoli

Applausi: tantissimi. Viene da pensare a Gesù: alla domenica delle Palme, all’entusiasmo della folla, seguì poi l’abbandono. Anche un altro papa, Pio IX, fu accolto dall’esultanza non solo delle folle, ma dei media di allora. Poi dovette fuggire dal Vaticano in gran fretta. E’ bello che ci sia tanto entusiasmo: da una parte c’è un desiderio vero di un Padre, c’è attesa verso la Chiesa. Ma non pochi applausi sono ipocriti: provengono da chi vorrebbe non riforma, ma rivoluzione; da tanti che vorrebbero archiviare al più presto, alzando la voce, ciò che di scomodo ha detto, in questi anni, Benedetto XVI.

Liturgia: il modo di predicare di Papa Francesco appare essenziale, chiaro, da parroco di campagna: Cristo, croce, Madonna e, non di rado, il diavolo. Certamente un modo molto diverso da quello del teologo Ratzinger, ma da un certo punto di vista quasi più tradizionale. Così come la recita, subito del Pater noster e dell’ave Maria e il gesto, così semplice e popolare, di portare fiori alla Madonna. Meno tradizionale, invece, il modo di celebrare. E’ però una falsità grossolana -che dimostra ancora una volta il tentativo di strumentalizzazione di alcuni- la notizia secondo cui Bergoglio avrebbe detto a monsignor Marini, che gli porgeva gli abituali abiti pontificali, di mettersela lui quella “roba” perché “è finito il carnevale” (se anche lo avesse detto, cosa che non è stata, nessuno lo potrebbe sapere, dal momento che nella stanza delle lacrime si recano solo il Maestro delle cerimonie e il nuovo papa).

Evangelizzazione: è prematuro formulare giudizi su quali saranno i fondamenti della evangelizzazione di papa Francesco. Leggendo alcune sue prediche passate sembra di vedere un certo desiderio di tenere insieme verità e carità. Un equilibrio, certo, sempre difficile. Ma sempre necessario. I rischi infatti sono due: da una parte chi enfatizzando la Verità, dimentica la carità; dall’altra chi, per sottolineare la Verità, da altri negata, cercando di fare da contrappeso, scade nel rigorismo. Abbiamo così i cattolici modernisti che, figli del relativismo mondano, non evangelizzano più, perché, in ultima analisi, non credono né nell’unico Salvatore, né nella sua Chiesa. Dall’altra cattolici che, osservando la triste situazione odierna, sono quasi paralizzati e annichiliti dalla potenza del male: finendo per non evangelizzare più neanche loro, perché privi della virtù teologale della Speranza.

Se chi mette la verità da una parte, in nome dell’amore, non ama neppure più, d’altra parte chi afferma la verità come possesso personale, a denti stretti, quasi come ripicca, come rivalsa, con zelo amaro, con vanità, come affermazione di una superiorità, mirando al giudizio più che alla correzione fraterna… tradisce la verità stessa. In passato il cardinal Bergoglio ha citato come emblematico, per l’oggi, la figura di Giona: “… Dio irrompe nella sua vita come un torrente. Lo invia a Ninive. Ninive è il simbolo di tutti i separati, i perduti, di tutte le periferie dell’umanità. Di tutti quelli che stanno fuori, lontano. Giona vide che il compito che gli si affidava era solo dire a tutti quegli uomini che le braccia di Dio erano ancora aperte, che la pazienza di Dio era lì e attendeva, per guarirli con il suo perdono e nutrirli con la sua tenerezza. Solo per questo Dio lo aveva inviato. Lo mandava a Ninive, ma lui invece scappa dalla parte opposta…”.

Evangelizzare significa allora rinunciare a dire la verità, a dire che Ninive è Ninive? No, certamente. Significa però, per un uomo di Dio, per chi incontra il prossimo non con un libro o un articolo di giornale, non trasformare Dio-Padre né in uno sciocco buonista né in un giudice senza Misericordia. Cosa sarebbe la verità, per esempio, senza perdono? Se un cristiano, offeso, pensasse solo a far valere il suo diritto, pur vero, che seguace di Gesù sarebbe? Un coniuge che pesasse sulla bilancia tutti gli errori dell’altro coniuge, e contabilizzasse ogni sbaglio del suo compagno di vita, sarebbe un cristiano? Nessuno, neppure il papa, ha il diritto, con la Rivelazione, di fare come fosse cosa sua. Ciò che è rivelato da Dio come bene, è e rimane tale; ciò che è male, rimane male. Non è possibile in questo, che la Chiesa si adatti; che cambi, che segua i tempi… Ma nella concretezza della vita, ogni volta che un fratello compie il male, l’umiltà deve essere la virtù che ci impedisce di ergerci a giudici di chi non possiamo, in ultima analisi, giudicare; la carità con cui agiremo eviterà che la nostra correzione chiuda il fratello alla speranza del perdono.

Non c’è alcuna autorità che condanni l’aborto più della Chiesa; eppure i cattolici sono i primi a dedicarsi all’aiuto delle ragazze madri e di chi ha abortito. Così la Chiesa, che predica la purezza, ha sempre dedicato la sua compassione anche alle prostitute, o, in tempi più recenti, ai malati di aids. Se non predicasse più la purezza tradirebbe Cristo; se non amasse più i peccatori, lo stesso. Quando si professa la verità, senza la carità, la si deturpa, come i farisei; quando si professa la carità, senza la verità, si è degli ingannatori.

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Povertà, umiltà, obbedienza: Francesco ci insegna che sono tre virtù collegate

Posté par atempodiblog le 21 mars 2013

Povertà, umiltà, obbedienza: Francesco ci insegna che sono tre virtù collegate

Povertà, umiltà, obbedienza: Francesco ci insegna che sono tre virtù collegate dans Padre Livio Fanzaga sanfrancescopovert

Per quanto riguarda la scelta volontaria della povertà, bisogna dire che, se Gesù a tutti ha chiesto il distacco interiore, ad alcuni ha chiesto anche una rinuncia concreta alle proprie ricchezze.
[...] Oltre agli apostoli e ai missionari del Vangelo ai quali è chiesto di essere totalmente liberi per Dio, anche singoli cristiani possono sentire questa chiamata di Gesù non solo al distacco interiore, che è obbligatorio per tutti, ma anche una effettiva povertà volontaria.
[...] E’ bene mettere in evidenza che san Francesco porta avanti questa “rivoluzione” in assoluta obbedienza alla Chiesa, in un periodo in cui la predicazione della povertà aveva un carattere di forte protesta nei confronti della gerarchia ecclesiastica e addirittura di eresia, come nei catari, negli albigesi, nei valdesi e in altri movimenti, i quali non si limitavano a deplorare gli abusi dei prelati ricchi, ma ne traevano motivo per contestare la legittimità stessa della Chiesa.
Francesco, invece, non critica, non attacca: non usa l’ideale della povertà per combattere la Chiesa. Egli vive semplicemente l’imitazione di Cristo povero in umiltà e in obbedienza.
Gli eretici usavano l’ideale della povertà per scardinare la Chiesa, ma il loro non era l’ideale evangelico. Infatti, la povertà nel Vangelo non è mai soltanto uno stato sociale, ma un atteggiamento umile del cuore. Francesco, vero povero di Cristo, quindi umile di cuore, rinnova la Chiesa senza contestarla.
Povertà, umiltà, obbedienza: Francesco ci insegna che sono tre virtù collegate. La povertà degli eretici, invece, non era ne umile ne obbediente: era soltanto uno strumento di lotta – di una lotta ricorrente nei secoli, anche ai nostri tempi – contro la Chiesa gerarchica.
La Chiesa dei poveri, ci ricorda san Francesco, lo è in un senso ben preciso: è la Chiesa che innanzitutto si sforza in se stessa l’esigenze di Cristo, povero, umile, obbediente, e per ciò stesso può stare affianco con amore ai poveri del suo tempo.
Con la sua solo vita, san Francesco smaschera l’inganno degli eretici: gente orgogliosa e arrogante che, per scardinare la Chiesa, faceva un uso strumentale dei poveri ma non li amava veramente.
San Francesco ha indicato la via della vera riforma della Chiesa, sempre esposta alle tentazioni del mondo: è la via che parte innanzitutto dalla propria conversione personale a Cristo umile, povero, obbediente.
Da questa radice nascono nuovi germogli di vita per la Chiesa di ogni tempo.

di Padre Livio Fanzaga – Radio Maria

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C’è Uno solo che può mettersi fino in fondo al posto tuo

Posté par atempodiblog le 21 mars 2013

C'è Uno solo che può mettersi fino in fondo al posto tuo dans Citazioni, frasi e pensieri abbraccioges

Mio ascoltatore, se tu stesso sei stato,o forse sei, sofferente oppure se hai conosciuto chi soffre, forse con la buona intenzione di dargli conforto, hai senz’altro ascoltato spesso la comune protesta di chi soffre: “Tu non mi capisci, sì , non mi capisci, non ti metti al mio posto. Se ti mettessi al mio posto, se fossi capace di metterti al mio posto, se potessi metterti fino in fondo al mio posto e dunque capirmi fino in fondo, allora parleresti diversamente”. Parleresti diversamente, il che vuol dire, nel linguaggio di chi soffre, anche tu vedresti e capiresti che non esiste conforto. Questa è dunque la protesta, chi soffre protesta quasi sempre che chi lo vuole confortare non si mette al suo posto.
C’è Uno solo che può mettersi fino in fondo al posto tuo e di ciascun sofferente: il Signore Gesù Cristo…
Lui sa avere compassione. E che Lui non possa non avere compassione lo vedi dal fatto che per compassione è stato provato in tutto e al nostro stesso modo: è stata proprio la compassione a fargli decidere di venire al mondo… Cristo si è messo fino in fondo al tuo posto. Era Dio e divenne uomo  così si è messo al tuo posto. Questo desidera infatti la vera compassione: mettersi al posto di chi soffre per poter davvero recare conforto. Ma proprio questo la compassione umana non è capace di farlo: solo la compassione divina lo può.
E Dio divenne uomo. Divenne uomo. E divenne quell’uomo che tra tutti, tutti incondizionatamente, ha sofferto di più; mai è nato e mai nascerà o potrà nascere essere umano capace di soffrire quanto Lui.
Oh, quale sicurezza per la Sua compassione, quale compassione offrire una tal sicurezza!
Comparendo apre le Sue braccia a tutti i sofferenti: venite qui, dice, voi tutti che soffrite e siete oppressi: venite a me!

Sören Kierkegaard

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“Osservate la Croce”

Posté par atempodiblog le 21 mars 2013

“Osservate la Croce” dans Citazioni, frasi e pensieri jozozovkokrizevac

“Osservate la Croce”, dice la Madre. E lei sa perché. Dice: “Osservate le sue piaghe, per imparare ad amare”. L’amore è dare la vita per altri. L’amore è morire per gli altri, offrire me stesso per loro. L’amore è pregare “Padre, perdona a loro”. Questo è l’amore: intercedere, come Gesù crocifisso ha fatto per i peccatori. “Padre, perdona loro”. Osservare la croce significa imparare: Dio mi perdona, non temo; Dio mi perdona, non ho paura. Dio è perdono. Il Padre mi ha perdonato, ha esaudito la preghiera del figlio. Sono felice. Cosa dice Dio a me attraverso i Profeti, ad esempio il profeta Isaia (cap. 43 o 49)? “Io ho scritto il tuo nome sulle palme delle mani. Tu sei mio. Se devi passare le acque o il fuoco, non temere, tu sei mio, sono con te, io ti ho redento. Tu sei prezioso ai miei occhi, non temere. Io ti amo. Una mamma può dimenticare il figlio, ma io non posso”. E’ un paragone con l’amore più forte creato da Dio, l’amore materno. “Può succedere che la mamma perde questo dono per il proprio figlio, ma io non posso, perché ti amo”. Questo amore è mostrato attraverso la Croce, in maniera fortissima, eclatante. “Osservate le sue piaghe” dice la Madre. Ma come no? “Voglio tornare nella mia famiglia, di nuovo con la croce, metterla in un posto particolare nella mia casa, dove i miei figli possono osservarla”.

Padre Jozo Zovko

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Quel neoclericalismo che “sequestra” i sacramenti

Posté par atempodiblog le 21 mars 2013

Quel neoclericalismo che “sequestra” i sacramenti
Il cardinale Bergoglio lancia l’allarme: negare il battesimo ai figli nati fuori dal matrimonio è una forma di «gnosticismo farisaico» che «separa il popolo dalla salvezza»

di Gianni Valente – Vatican Insider, 5/09/2012

Quel neoclericalismo che “sequestra” i sacramenti dans Aborto bergogliobattesimonoabo

Ha quasi chiesto scusa per l’impatto forte dell’immagine scelta: quella di una ragazza madre, una «povera ragazza» che magari ha vinto la tentazione insinuata in lei da chi le suggeriva di abortire, ha avuto il coraggio di mettere al mondo il suo bambino, e poi «si trova a pellegrinare di parrocchia in parrocchia, chiedendo che qualcuno glielo battezzi».

Jorge Mario Bergoglio, arcivescovo di Buenos Aires, ha richiamato senza esitazioni la ragione più ricorrente nei casi di battesimo “negato”: «Lo dico con dolore, se suona come una denuncia o un’offesa perdonatemi: nella nostra regione ecclesiastica  ci sono presbiteri che non battezzano i bambini delle madri non sposate perché non sono stati concepiti nella santità del matrimonio».

Il singolare richiamo a non umiliare con ricatti sacramentali le attese di chi chiede il battesimo per i propri figli è stato pronunciato domenica da Bergoglio nella sua omelia per la messa di chiusura del Convegno della regione ecclesiastica di Buenos Aires dedicato alla pastorale urbana.

Il cardinale gesuita vede nel “sequestro” dei sacramento che segna l’inizio della vita cristiana l’espressione di un neo-clericalismo rigorista quanto ipocrita, che tratta anche i sacramenti come strumenti per affermare la propria supremazia. Magari rinfacciando ai fedeli le loro fragilità e ferite, o mortificando le aperture e le attese di coloro che non sarebbero in regola coi “prerequisiti” di preparazione dottrinale e di status morale. Non si tratta solo di modelli pastorali fuorvianti: secondo Bergoglio tale modus operandi stravolge e rinnega la dinamica stessa dell’incarnazione di Cristo, ridotta a mero slogan dottrinale per operazioni di potere religioso. «Gesù» ha spiegato il porporato «non fece proselitismo: lui accompagnò. E le conversioni che provocava avvenivano precisamente per questa sua sollecitudine a accompagnare che ci rende fratelli, che ci rende figli, e non soci di una Ong o proseliti di una multinazionale».

Una dinamica di prossimità e liberazione che ha la sua espressione oggettiva e perdurante nel dono dei sacramenti. Invece per Bergoglio gli ipocriti di oggi, clericalizzando la Chiesa, «allontanano il popolo di Dio dalla salvezza». Sono loro gli epigoni dello «gnosticismo ipocrita dei farisei», davanti al quale Gesù tornava sempre «a mostrarsi in mezzo alla gente, tra i pubblicani e i peccatori».

Le parole di Bergoglio esprimono una sollecitudine da tempo avvertita nella Chiesa di Buenos Aires. Già da diversi anni, valorizzando anche le intuizioni di padre Rafael Tello – il teologo dei poveri e della devozione popolare scomparso nel 2002 – l’arcidiocesi suggerisce linee pastorali per facilitare in ogni modo i battesimi di quelli – bambini, ragazzi, adulti – che per varie circostanze della vita, nel nuovo contesto di secolarizzazione, non si sono battezzati. Senza aggiungere condizioni a quella contemplata dal Codice di diritto canonico, ossia che siano i genitori a richiedere il battesimo per i figli minori. Obiettivo minimale dichiarato: fare in modo che nessun genitore, a cominciare da quelli che vivono situazioni familiari irregolari, esca dalla parrocchia con l’idea che qualcuno, per qualche motivo, si è arrogato il potere di negare il battesimo ai suoi figli.

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Dio è cattolico

Posté par atempodiblog le 21 mars 2013

Dio è cattolico dans Citazioni, frasi e pensieri jeanguitton

“Mi dispiace per gli altri, ma Dio è cattolico”.

Jean Guitton

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