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“Io resto disarmato”

Posté par atempodiblog le 16 mars 2013

“Io resto disarmato” dans Charles Péguy Charles-Peguy

“Padre nostro che sei nei Cieli. Evidentemente quando un uomo ha cominciato così, quando Mi ha rivolto queste tre o quattro parole, quando ha cominciato col far avanzare davanti a sé queste tre o quattro parole, dopo può continuare, può dirMi quello che vuole. Lo capite, Io resto disarmato. E mio Figlio lo sapeva bene, Lui che ha tanto amato questi uomini”.

di Charles Péguy

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“Chi di voi è senza peccato, scagli per primo la pietra contro di lei”

Posté par atempodiblog le 16 mars 2013

“Chi di voi è senza peccato, scagli per primo la pietra contro di lei” dans Commenti al Vangelo benedettoxvimadonna

Il brano evangelico narra l’episodio della donna adultera in due suggestive scene: nella prima assistiamo a una disputa tra Gesù e gli scribi e i farisei riguardo a una donna sorpresa in flagrante adulterio e, secondo la prescrizione contenuta nel Libro del Levitico (cfr 20,10), condannata alla lapidazione. Nella seconda scena si snoda un breve e commovente dialogo tra Gesù e la peccatrice. Gli spietati accusatori della donna, citando la legge di Mosè provocano Gesù – lo chiamano maestro” (Didáskale) – chiedendogli se sia giusto lapidarla. Conoscono la sua misericordia e il suo amore per i peccatori e sono curiosi di vedere come se la caverà in un caso del genere, che secondo la legge mosaica non presentava dubbi. Ma Gesù si mette subito dalla parte della donna; in primo luogo scrivendo per terra parole misteriose, che l’evangelista non rivela, e poi pronunciando quella frase diventata famosa: Chi di voi è senza peccato (usa il termine anamártetos, che viene utilizzato nel Nuovo Testamento soltanto qui), scagli per primo la pietra contro di lei » (Gv 8,7). Nota sant’Agostino che il Signore, rispondendo, rispetta la legge e non abbandona la sua mansuetudine”. Ed aggiunge che con queste sue parole obbliga gli accusatori a entrare dentro se stessi e guardando se stessi a scoprirsi peccatori. Per cui, colpiti da queste parole come da una freccia grossa quanto una trave, uno dopo l’altro se ne andarono” (In Io. Ev. tract 33,5).

Uno dopo l’altro, dunque, gli accusatori che avevano voluto provocare Gesù, se ne vanno cominciando dai più anziani fino agli ultimi”. Quando tutti sono partiti il divino Maestro resta solo con la donna. Conciso ed efficace il commento di sant’Agostino: relicti sunt duo: misera et misericordia, restano solo loro due, la misera e la misericordia” (Ibid.). Fermiamoci, cari fratelli e sorelle, a contemplare questa scena dove si trovano a confronto la miseria dell’uomo e la misericordia divina, una donna accusata di un grande peccato e Colui, che pur essendo senza peccato, si è addossato i peccati del mondo intero. Egli, che era rimasto chinato a scrivere nella polvere, ora alza gli occhi ed incontra quelli della donna. Non chiede spiegazioni, non esige scuse. Non è ironico quando le domanda: Donna, dove sono? Nessuno ti ha condannata?” (8,10). Ed è sconvolgente nella sua replica: Neanch’io ti condanno; va’ e d’ora in poi non peccare più” (8,11). Ancora sant’Agostino, nel suo commento, osserva: Il Signore condanna il peccato, non il peccatore. Infatti, se avesse tollerato il peccato avrebbe detto: Neppure io ti condanno, va’, vivi come vuoi… per quanto grandi siano i tuoi peccati, io ti libererò da ogni pena e da ogni sofferenza. Ma non disse così” (Io. Ev. tract. 33,6).

Cari amici, dalla parola di Dio che abbiamo ascoltato emergono indicazioni concrete per la nostra vita. Gesù non intavola con i suoi interlocutori una discussione teorica: non gli interessa vincere una disputa a proposito di un’interpretazione della legge mosaica, ma il suo obbiettivo è salvare un’anima e rivelare che la salvezza si trova solo nell’amore di Dio. Per questo è venuto sulla terra, per questo morirà in croce ed il Padre lo risusciterà il terzo giorno. E’ venuto Gesù per dirci che ci vuole tutti in Paradiso e che l’inferno, del quale poco si parla in questo nostro tempo, esiste ed è eterno per quanti chiudono il cuore al suo amore. Anche in questo episodio, dunque, comprendiamo che il vero nostro nemico è l’attaccamento al peccato, che può condurci al fallimento della nostra esistenza. Gesù congeda la donna adultera con questa consegna: Va e d’ora in poi non peccare più”. Le concede il perdono affinché d’ora in poi” non pecchi più.

Benedetto XVI

Per leggere il brano dell’opera di Maria Valtorta su questo Vangelo cliccare iconarrowti7 La donna adultera e l’ipocrisia dei suoi accusatori

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Pietro è vivo!

Posté par atempodiblog le 16 mars 2013

Pietro è vivo! dans Fede, morale e teologia bergogliosuorelvira

La Chiesa è giovane in forza di gente che dona la vita, che dona il sangue, giorno dopo giorno senza paura, trovando il coraggio e la fedeltà nella comunione eucaristica, nell’incontro con il corpo crocifisso e risorto di Cristo, che a un certo momento trasforma anche il nostro corpo in Eucaristia: diventiamo più puliti, più generosi, più Gesù. Noi ci nutriamo di Lui e pian piano siamo rinnovati in Lui: non siamo più noi a vivere, ma Cristo vive in noi, rendendoci pane buono, spezzato per i fratelli. È questa offerta della tua vita che rende vivo il Popolo di Dio, tutto quello che fai di bene: il seminare sorrisi, bontà, parole positive, incoraggiamenti, la forza di portare le croci del fratello sulle tue spalle, il tuo sacrificio che si fa dono senza limiti…

Gli Apostoli hanno vissuto questo. Hanno seguito Gesù e dopo la Pentecoste, da quel Cenacolo, hanno cominciato ad annunciarlo a tutti: così è nata la Chiesa. E Pietro è rimasto sulla terra nella persona del Papa: chi non lo ha ancora avvicinato almeno una volta, non può capire il mistero luminoso di questa presenza viva che lo abita. Allora vai là, guardalo negli occhi e vedrai che Pietro è vivo, perché senti, avvicinandoti, che lì c’è la tenerezza di Dio, la bellezza di una presenza che rimane, che ti dà sicurezza. Lì senti una dimensione che non è più solo terra, che non è più solo momento storico; c’è qualcos’altro che va oltre ciò che vedi, è qualcun’altro che abita quella persona che incontri: è Pietro che continua a guidarci all’incontro con il Maestro.

di Suor Elvira Petrozzi – Comunità Cenacolo

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Una scossa per tutti

Posté par atempodiblog le 16 mars 2013

Una scossa per tutti dans Papa Francesco I papafrancescopreghiera

La sfida al mondo vecchio che Jorge Mario Bergoglio ha lanciato con i primi, rivoluzionari gesti del suo pontificato, a cominciare dalla scelta del nome, non è rivolta solo alla Chiesa. È rivolta anche a noi. Ci riguarda. Il coraggio con cui il nuovo Papa intende combattere la corruzione, gli intrighi, l’ostentazione, l’egoismo non si fermerà alle mura del Vaticano o sul sagrato delle parrocchie. Investirà la comunità dei credenti e l’intera società: non solo le autorità politiche, con cui Bergoglio ha sempre avuto rapporti franchi e tutt’altro che compiacenti, dai militari a Menem, da De la Rua ai Kirchner; ma pure le coscienze di tutti e di ciascuno.

È bello avere un Papa che dopo l’elezione non sale sulla Mercedes scura ma sul pullmino con i cardinali, che rimanda i sarti venuti a prendergli le misure per andare a portare un mazzo di fiori alla Madonna, che paga il conto della stanza dov’era ospitato a Roma dopo aver cambiato da solo la lampadina bruciata. Però il carisma fortissimo di papa Francesco non va ridotto a questo, non si esaurisce nel rappresentarlo come «uno di noi». Certo, in una stagione di impoverimento, l’esempio della massima autorità religiosa dell’Occidente che vive – nei limiti che saranno possibili – con uno stile semplice è incoraggiante, e dovrebbe essere di monito a cardinali e politici. Ma la rivoluzione di papa Francesco è più ampia. Le sue spalle non intendono solo sostenere la chiesa che crolla, come nel sogno di Innocenzo III affrescato ad Assisi da Giotto. Non è solo la crisi economica la sua angoscia. È la crisi della modernità, che ci colpisce tutti, religiosi e laici, ricchi e poveri.

Fa impressione sentire il Papa parlare di «mondanità del demonio», che consiste nel «mettere al centro se stessi. È quello che Gesù vede tra i farisei: Voi che date gloria a voi stessi, gli uni agli altri”». Non a caso, affacciandosi su piazza San Pietro, Francesco ha invitato i fedeli a dare gli uni agli altri non gloria ma «amore, fratellanza, fiducia». Il Papa denuncia un mondo in cui non c’è rispetto per il prossimo e non c’è fiducia nel domani. Nessuno si fida dell’altro e a maggior ragione della Chiesa e dello Stato. In molti confondono la mitezza con la debolezza, non onorano i debiti, non confessano più i crimini o anche solo gli errori.

Al nichilismo dei tempi il Pontefice ha opposto ieri «edificazione, confessione, cammino». L’ha fatto con stile umile ma potente, da discepolo di san Francesco e da rigoroso soldato della Compagnia di Gesù. Il suo motto è Miserando atque eligendo: avere misericordia per tutti, ma scegliere; distinguere l’innocente e il colpevole, il giusto e l’ingiusto, il meritevole e l’ignavo. Per questo voler imprigionare papa Francesco nelle categorie di conservazione e progressismo, o peggio ancora destra e sinistra significa perdere l’occasione che ci offre. Perché quando suonano le campane di San Pietro, non dobbiamo chiederci se suonano per il segretario di Stato o per la Curia o per lo Ior; esse suonano per noi.

di Aldo Cazzullo – Corriere della Sera

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