Un gesuita che si chiama Francesco. Due eccezionali notizie in una
Posté par atempodiblog le 15 mars 2013
Buonasera, sono il Papa. Un gesuita che si chiama Francesco, due eccezionali notizie in una, è stato scelto [...] in una Roma piovosa e fredda, a trentadue giorni dalla rinuncia di Benedetto XVI. Lo stile annunciato è di disarmante ed elegante povertà, in coerenza con il nome prescelto. Ha messo l’accento sul suo essere vescovo di Roma, una bella città da evangelizzare. Ha fatto gli auguri al vescovo emerito, Joseph Ratzinger. Ha instaurato un rapporto speciale con il popolo dei fedeli raccolto nella città, chiedendo loro di pregare per lui. Ha citato con amore più volte la madre della chiesa, Maria Vergine. Ha sorriso il minimo indispensabile, con inflessione ironica e malinconica insieme. Offriva l’immagine di una dolorosa consapevolezza. A quanto si sa, è il Pontefice che avrebbe potuto essere eletto al posto di Ratzinger, o comunque era seriamente in gara, ma rinunciò o almeno così si dice.
Gesuita nella vocazione di religioso e francescano nel nome. I gesuiti, figli del XVI secolo e della reazione alla Riforma di Lutero, sono insieme la magnificenza politica della chiesa, un’organizzazione missionaria e uno stile militare al servizio della fede e del Papa, con un voto speciale che li lega al vescovo di Roma. Sono i confessori dei re, i creatori di una spiritualità che non a caso si richiama agli esercizi, alla formazione della personalità fedele anima e corpo, perinde ac cadaver. Ma i gesuiti sono anche costruttori di libertà personale, la merce spacciata con baldante sicurezza dai secoli dell’Illuminismo rivoluzionario, quello francese, appena temperati dall’empirismo anglosassone e dalla metafisica piena di conoscenza e di mistero della filosofia tedesca. In una prima fase, nello scontro con i giansenisti e con il grande Blaise Pascal, la Compagnia mostrò quello che Sainte-Beuve, grande critico e letterato autore di un libro immortale sulla spiritualità di Port-Royal, definì un impasto di obbedienza, fede cieca e ambizione, “una sete di conquista che invade lo zelo del cristiano”. Poi i gesuiti hanno fatto altre parti di rilievo nella commedia umana e divina del cristianesimo. Si sono disciolti nelle diverse correnti dei tempi. Nell’Ottocento hanno cercato di risorgere dalle condanne papali, dal sospetto di infedeltà, attraverso la cementificazione del muro dell’ortodossia antimoderna dei grandi papi di quel secolo. Infine il grande rovesciamento di ruolo, il gesuitismo modernizzante e militante, sempre attento alla dimensione rigorosa della cultura ecclesiastica nei campi della teologia e della filosofia (la Gregoriana è un luogo di delizie dove si forma la chiesa di Roma) e sempre custodendo il segreto della spiritualità dell’indifferenza a sfondo relativista e insieme assolutista verso qualunque cosa non sia la via verso Dio (todo modo para buscar la voluntad de Dios).
Papa Bergoglio ha scelto il nome di Francesco, per la prima volta in otto, nove secoli. Francesco diventa così a sorpresa l’eroe pieno di furore e candore del gesuita moderno, novecentesco, che si è battuto per il Concilio Vaticano II e per un vasto aggiornamento della chiesa in direzione di un secolo che sfugge, di una risemina della fede nel campo vasto della povertà del mondo, in ogni senso. Buonasera, vengo dalla fine del mondo. Lo ha detto quell’uomo di Dio, imbarazzato e mite, ma così diverso dal predecessore. Benedetto aveva passato la vita a parlare con studenti e professori, e a svellere l’errore non caritatevole dalla piattaforma di verità sulla quale pretende di essersi installata la chiesa della Rivelazione. Papa Bergoglio con il nome che ha scelto mostra di voler parlare agli uccellini, e sopra tutto ai lupi.
di Giuliano Ferrara – Il Foglio
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