Il testamento di Alessandro Serenelli
Posté par atempodiblog le 23 février 2013
In ricordo di Maria Goretti
Il testamento di Alessandro
L’assassino ravveduto della martire innocente e l’umile, anziana madre analfabeta della vittima avevano appreso tutto del
Cristianesimo. – Una lezione da imparare.
del Card. Angelo Comastri – Mensile Mariano Madre di Dio
Alessandro Serenelli, a motivo dell’età (allora si era considerati adulti a 21 anni), non venne condannato all’ergastolo, ma a trent’anni di reclusione.
Il suo cammino spirituale fu duro. Egli fu tentato di disperazione, anche di togliersi la vita; lo salvarono la certezza del perdono di Marietta e le sue ultime consolanti parole: « Lo voglio con me in Paradiso! ».
Alessandro morì a Macerata, nell’Infermeria dei Padri Cappuccini, il 6 maggio 1970.
Questo il suo testamento, da meditare e far conoscere: « Sono vecchio di quasi 80 anni, prossimo a chiudere la mia giornata. Dando uno sguardo al passato, riconosco che nella mia giovinezza infilai una strada falsa: la via del male che mi condusse alla rovina. Vedevo attraverso la stampa, gli spettacoli e i cattivi esempi che la maggior parte dei giovani segue quella via, senza darsi pensiero: ed io pure non me ne preoccupai. Persone credenti e praticanti le avevo vicino a me, ma non ci badavo, accecato da una forza bruta che mi sospingeva per una strada cattiva. Consumai a vent’anni il delitto passionale, del quale oggi inorridisco al solo ricordo.
Maria Goretti, ora Santa, fu l’Angelo buono che la Provvidenza aveva messo avanti ai miei passi. Ho impresse ancora nel cuore le sue parole di rimprovero e di perdono. Pregò per me, intercedette per me, suo uccisore.
Mamma Assunta e Alessandro Serenelli, nel giugno 1954.
Seguirono trent’anni di prigione. Se non fossi stato minorenne, sarei stato condannato a vita. Accettai la sentenza meritata; rassegnato espiai la mia colpa. Maria fu veramente la mia luce, la mia Protettrice; col suo aiuto mi diportai bene e cercai di vivere onestamente, quando la società mi riaccettò tra i suoi membri. I figli di San Francesco, i Minori Cappuccini delle Marche, con carità serafica mi hanno accolto fra loro, non come servo, ma come fratello. Con loro convivo dal 1936.
Ed ora aspetto sereno il momento di essere ammesso alla visione di Dio, di riabbracciare i miei cari, di essere vicino al mio Angelo protettore e alla sua cara mamma, Assunta.
Coloro che leggeranno questa mia lettera-testamento vogliano trarre il felice insegnamento di fuggire il male, di seguire il bene, sempre, fin da fanciulli. Pensino che la religione coi suoi precetti non è una cosa di cui si può fare a meno, ma è il vero conforto, l’unica via sicura in tutte le circostanze, anche le più dolorose della vita. Pace e bene! – f.to: Alessandro Serenelli ».
E mamma Assunta? Tornata a Corinaldo, prese alloggio presso il buon Parroco don Francesco Bernacchia.
Di lei si ricorda in particolare l’episodio del suo incontro con Alessandro, nel Natale del 1934, dopo più di cinque anni da quando lui era uscito dal carcere di Alghero, l’11 marzo 1929, vivendo come ramingo poiché la vita da ex-carcerato non è mai stata facile per nessuno.
All’assassino di sua figlia che, tremante, le si presentò in casa del Parroco a Corinaldo e le chiese: « Mi riconoscete, Assunta? » – rispose: « Certo, figlio mio! ». E alla richiesta di perdono: « Mi perdonate, Assunta? » – rispose ancora: « Ti ha perdonato Marietta! Ti ha perdonato Dio! Vuoi che non ti perdoni io? ». E si abbracciarono.
Questa è una scena di assoluta grandezza: l’uccisore di una bambina innocente e l’umile, anziana madre analfabeta della vittima avevano imparato tutto del Cristianesimo e del segreto della vita.
Ce ne fossero tante di mamme così!
Publié dans Cardinale Angelo Comastri, Riflessioni, Santa Maria Goretti, Stile di vita | Pas de Commentaire »