Il direttore di Radio Maria: “Così i fedeli si sono sentiti traditi”
Padre Livio Fanzaga: “Erano persi e frastornati ma pian piano capiscono che la Chiesa non li abbandona”
di Stefano Zurlo – Il Giornale
Il primo ad essere preso in contropiede dalle reazioni dei fedeli è stato lui. Padre Livio Fanzaga, voce di Radio Maria, colosso dell’etere che raggiunge ogni giorno «due milioni di italiani», non si nasconde il momento difficile: «È da lunedì che spiego e rispiego, ma è dura».
Che succede, padre Livio?
«Il gregge è disorientato».
Disorientato?
«È scosso. E a nche confuso. Ma d’altra parte ci vuole tempo per metabolizzare un gesto senza precedenti come le dimissioni del Papa».
Torniamo a lunedì.
«Ho saputo. Nemmeno io, devo ammetterlo, me l’aspettavo. Comunque ho cercato di dare subito la notizia. Alle 12.15, finito l’Angelus, ho informato il nostro pubblico».
Le reazioni?
«Non me le aspettavo. Almeno un terzo dei nostri ascoltatori ha detto che non capiva, che era inconcepibile che il Papa si facesse da parte, che il ministero petrino s’indeboliva, che il dogma dell’infallibilità veniva a cadere».
I fedeli non si raccapezzavano?
«No, argomentavano, ragionavano e si trovavano fuori dai loro schemi, dalle loro sicurezze, dalle loro convinzioni. È da lunedì che cerco di rassicurarli».
Come?
«Vede, nel suo primo discorso, appena eletto, il Papa chiese la grazia di non fuggire davanti ai lupi. Ecco, ai microfoni ho ribadito che non è fuggito davanti ai lupi. Ha fatto la volontà di Dio. È quel che continuo a ripetere a chi solleva dubbi, fa domande, s’inerpica per ragionamenti complessi».
Ma i radioascoltatori la contesteranno.
«Certo. Molti sostengono che la volontà di Dio era ed è quella di far rimanere Benedetto sul trono di Pietro. Invece il Papa ha seguito la coscienza e la coscienza è la voce di Dio».
Ma così non torniamo al punto di prima?
«Ma no, perché Dio gli ha fatto capire che il suo compito sulla cattedra di Pietro era finito».
Molti fedeli avranno pensato alla resistenza eroica di Karol Wojtyla.
«Dio non fa le anime in serie. A Wojtyla ha chiesto di rimanere, a Ratzinger di fare un passo indietro. Tutti e due hanno fatto la volontà di Dio».
E così lei ha convinto i dubbiosi?
«Ci vorrà un po’ di tempo per cicatrizzare la ferita. D’altra parte la gente non è che conosce il codice di diritto canonico».
L’ha commentato?
«Certo, la decisione del pontefice è senza precedenti, taglia in due la storia, ma non è fuori dalle regole. Questo punto ho dovuto chiarirlo per bene ed è molto importante. Il Papa ha seguito la volontà di Dio e la Chiesa non è davanti a uno strappo senza rimedio. Ci vuole pazienza con il gregge. E poi bisogna ascoltare tutti… Tutti».
E che altro le confidano i fedeli di Radio Maria?
«Affiora anche la paura. E con la paura la rabbia».
La paura e la rabbia di un tradimento?
«Sì, che però non c’è. Il Papa non li ha abbandonati».
Ma si sentiranno orfani.
«Quando vedranno il successore di Benedetto quella sensazione svanirà».
E l’infallibilità?
«Questo è un tema che ha toccato in profondità gli ascoltatori di Radio Maria e quindi un po’ tutto il mondo cattolico. Molti hanno pensato che con le dimissioni venisse meno il dogma dell’infallibilità. Errore».
Errore?
«Certo, il Papa riceve una grazia particolare, un carisma speciale che passeranno a chi verrà dopo di lui».
Lui li perderà?
«Non sarà più il Papa, ma rimarrà un teologo straordinario, un cardinale, un uomo di preghiera. Un pastore che ha sempre affrontato tutte le questioni, dalla Teologia della liberazione alla pedofilia, senza guardare in faccia nessuno».
Ieri, in aula Nervi, Benedettto XVI ha ricevuto una standing ovation.
«Vede, ci vuole pazienza. I fedeli hanno visto il Papa, il suo volto disteso, e si sono sentiti confortati».
L’opinione pubblica comincia a capire?
«Sì, il gregge sta superando lo sbandamento. Ma non si può correre. Questo è un gesto controcorrente, come nello stile di Ratzinger. E anche i suoi successori dovranno confrontarsi con le sue dimissioni».