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Lourdes: Il Cielo si affaccia sulla Terra

Posté par atempodiblog le 11 février 2013

Lourdes: Il Cielo si affaccia sulla Terra dans Apparizioni mariane e santuari bernadettepiccolalourde

Nel 1858 quando la Madonna appare a Bernadette Soubirous, ella era talmente l’ultima del paese che più tardi dichiarò: “Se ci fosse stata sulla terra una persona più ignorante e più stupida di me, la Madonna avrebbe scelto quella!”. In Cielo i criteri di grandezza sono evidentemente molto diversi da quelli in vigore sulla terra: Maria lo sa e, proprio per questo, posa lo sguardo sull’ultima giovane di Lourdes.

“Bernadette n’etai qu’une paure idiote!” (“Bernadette non era altro che una povera idiota!”). Queste parole sarcastiche furono pronunciate da Émile Zola, un razionalista che combattè la verità di Lourdes in modo vergognosamente irrazionale fino a mistificare i fatti e ad offrire denaro, affinché alcuni dessero false testimonianze! Renè Laurentin, in venti anni di ricerca meticolosa, ha puntualmente ricostruito la vicenda di Lourdes e l’ha raccontata in tredici grossi volumi: chi vuole, può consultarli e documentarsi, rendendosi conto dell’onestà dell’affermazione del vescovo di Tarbes-Lourdes, Mons. Pierre-Marie Thèas: “Lourdes non ha bisogno che di verità!”.

Seguendo il resoconto quasi giornalistico di Renè Laurentin, riviviamo l’emozione dei fatti accaduti a Lourdes a partire dall’11 febbraio 1858.

Quel giorno, 11 febbraio 1858, era giovedì grasso e a Lourdes, come altrove, ci si preparava ad una serata di divertimento. Ma nella casa dei Soubirous non si respirava aria di festa: c’era freddo, fame, malattia…e il fuoco nel focolare era inesorabilmente spento per mancanza di legna.
Bernadette, sofferente di asma, esce di casa attorno alle ore 11 e, insieme alla sorella Toinette e ad una amica, si reca nel bosco lungo il Gave per cercare legna da ardere: per dare un po’ di tepore all’unica stanza nella quale abitavano sei persone: babbo, mamma e quattro figli! Nessuno avrebbe mai immaginato, che quell’11 febbraio 1858 sarebbe entrato nella storia e avrebbe trasformato Lourdes nella capitale mondiale dei pellegrinaggi.

Chi era Bernadette? Perché la Madonna ha posato il suo sguardo su questa sconosciuta fanciulla di una sperduta cittadina dei Pirenei? E’ necessario ricostruire le vicende della sua famiglia per cogliere tutto il profumo di Vangelo, che emana dalla scelta della Madonna.

Bernadette Soubirous nel 1858 aveva quattordici anni: era nata il 7 gennaio 1844. Quando nacque, fu accolta con tanta gioia perché era la primogenita di una coppia di sposi felice e coronava una storia d’amore nata da una disgrazia. Infatti il nonno materno di Bernadette, Giustino Castèrot, era morto il 1° luglio 1841, travolto da un carro agricolo sulla vita di Pouyferrè, lasciando sulle spalle della moglie Clara il mulino e sei orfani. Perso tragicamente il marito, la povera Clara pensò di maritare una figlia a un mugnaio, affinché l’uomo prendesse in mano le redini del mulino: e così Francesco Soubirous, di anni 34, sposa Luisa Castérot, di anni 17. Le nozze furono celebrate il 9 gennaio 1843 e l’anno dopo nacque Bernadette fra la gioia di tutti. Ma, una sera di novembre del 1844, la madre di Bernadette è vicina al fuoco per riscaldarsi. D’improvviso la candela di resina, appoggiata sul ripiano del camino, le cade addosso e i vestiti si incendiano e restano ustionati anche i seni, che perdono il latte. Bernadette allora viene affidata a Maria Lagües di Bartrès, alla quale è appena morto il bambino di 18 giorni: sarà il primo sfratto di Bernadette e tanti altri ne seguiranno… a causa delle disgrazie continue della sua sventurata famiglia.

Intanto papà Francesco, mentre batte la macina con il martello per renderla rugosa, a un tratto lancia un grido: una scheggia gli ha colpito l’occhio sinistro e l’ha privato per sempre di un occhio. Bernadette, nel frattempo, è tornata a casa, perché la nutrice è in attesa d’un nuovo bambino, mentre la mamma ha partorito un fratellino, che vivrà soltanto due mesi.

Però gli affari del mulino Boly vanno male: i coniugi Soubirous sono troppo buoni, si fidano della gente, rimandano i pagamenti… e così finiscono che si trovano pieni di debiti e sono costretti a trasferirsi in casa Laborde: Bernadette ha 10 anni. Francesco Soubirous va a fare il bracciante per sfamare la sua numerosa famiglia: nel frattempo, infatti, sono nati Antoinette nel 1846, Giovanni Maria nel 1851 e Giustino nel 1855. Intanto scoppia il colera. Anche Bernadette è colpita dal male: sopravvive, ma le resta una tremenda asma, che l’accompagnerà per tutta la vita.

Muore la nonna Clara e lascia una buona eredità ai Soubirous. Essi affittano un nuovo mulino, ma il contatto è un vergognoso imbroglio: Francesco, che è analfabeta, se ne accorge soltanto alla scadenza dell’anno, quando deve pagare una cifra enorme. Non ha i soldi e si ritrova ancora una volta in mezzo alla strada.

Per avere una “bocca in meno da sfamare”, i Soubirous si rassegnano ad affidare Bernadette alla zia Bernarda e poi di nuovo all’arcigna balia Maria Lagües, di Bartrès: Bernadette si sentirà come un pacco passato da una mano all’altra e ne soffrirà tantissimo. Intanto la sua famiglia non riesce a pagare l’affitto e viene sfrattata anche dal novo alloggio. Finiscono per andare a vivere nel ‘Cachot’, che era una cella di una prigione abbandonata! Ma per i Soubirous era un’ancora di salvezza, messa a disposizione dal cugino Andrè Sajous, che ebbe compassione di loro.

Racconta lo stesso Sajous: “La camera era scura e per niente sana. Nel cortile, dove si affacciava la finestra, c’erano le latrine che debordavano e rendevano il luogo veramente infetto: ci tenevamo il letame! Francesco Soubirous venne a chiedere la stanza a mio zio e insieme dicemmo: ‘Dal momento che sono in mezzo alla strada, bisogna alloggiarli!’. Erano miserabili: due poveri letti, uno a destra entrando e l’altro sulle stesso lato più vicino al camino. Mia moglie prestò loro qualche camicia: erano pieni di pidocchi! Spesso davo loro un po’ di pane, ma i piccoli non lo chiedevano mai: piuttosto sarebbero morti di fame”. Nonostante la disgrazia, i Soubirous avevano conservato una grande dignità e un grande amore, continuamente alimentato dalla preghiera. Racconta ancora il cugino, che abitava nel piano superiore della casa: “Quando giungeva la sera noi sentivamo che i Soubirous dicevano il Santo Rosario: pregavano tutti insieme, spesso senza aver mangiato, e la voce dei bambini si univa a quella dei genitori. Provavamo tanta emozione nel sentirli pregare così!”.

Intanto gli amici del mugnaio fallito prendono le distanze dal bracciante alla giornata: la povertà spesso cammina con l’umiliazione! E il 27 marzo 1857, a seguito di un furto di due sacchi di farina presso il panettiere Maisongrosse, l’accusa cade su Francesco Soubirous per il semplice motivo che era il più povero del paese. Come difendersi? Chi crede alla ragioni dei poveri? Francesco viene messo in prigione per alcuni giorni e così Luisa e i bambini conobbero anche questa umiliazione e versarono lacrime amare…continuando sempre a pregare.

L’11 febbraio 1858 la famiglia Soubirous viveva in questa drammatica situazione: avevano dormito nel pagliericcio per terra all’interno dell’umido e maleodorante ‘cachot’ e iniziavano una nuova giornata di fatica, di fame e di fede.

La Madonna si inserisce in questo contesto: i Soubirous sono sprofondati nella miseria, ma il cielo guarda verso di loro con sorprendente simpatia. Bernadette, quel giorno, spinta dalla necessità va a cercare un po’ di legna lungo il Gave e invece la Madonna cerca proprio lei: cerca la umanamente
sfortunata primogenita e non ancora ammessa alla prima Comunione all’età di ben quattordici anni!
Vengono in mente le chiarissime parole di Gesù: “E così gli ultimi saranno primi, e i primi ultimi” (Mt 20,16).

Tratto da: Lourdes: Il Cielo si affaccia sulla Terra del Card. Angelo Comastri

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Maria è il più bel mondo che Dio abbia mai creato

Posté par atempodiblog le 11 février 2013

Maria è il più bel mondo che Dio abbia mai creato dans Cardinale Ivan Dias Madonna

Maria è il più bel mondo che Dio abbia mai creato, diceva san Luigi Maria di Montfort: «Dio ha riunito tutte le acque e le ha chiamate mare, ha riunito tutte le grazie e le ha chiamate Maria». E aggiungeva: «Maria è la bussola che punta sempre verso Gesù… è la calamita che attira lo Spirito Santo».

Card. Ivan Dias

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E Bernadette diceva…

Posté par atempodiblog le 11 février 2013

E Bernadette diceva…
Tratto da: 30Giorni

E Bernadette diceva... dans Angeli bernadettepiccolalourde

Bernadette non ha lasciato quasi nulla di scritto, ma gli archivi del convento di Saint-Gildard a Nevers conservano gli atti del processo canonico e le testimonianze raccolte in quell’occasione tra le consorelle e tra quanti ebbero contatti con lei, soprattutto negli anni trascorsi al convento, tra il 1866 e il 1879. Sono ricordi, aneddoti, episodi, risposte impresse nella memoria degli interlocutori. Da questo eterogeneo materiale il convento di Saint-Gildard, grazie anche al lavoro di ricerca del teologo René Laurentin, ha ricavato un libretto, edito in Francia nel 1978 col titolo Bernadette disait… e tradotto di recente in italiano. Ne abbiamo tratto una piccola antologia, da cui emerge la personalità di Bernadette e il suo modo semplice e umanissimo di vivere la fede cristiana. Riportiamo le testimonianze nell’ordine cronologico in cui il libro le propone, accennando in alcuni casi al contesto dell’episodio descritto, per meglio facilitarne la comprensione.

LOURDES 1858-1866

1858

GENNAIO
Bernadette è pastorella a Bartrès.
«Dite ai miei genitori che qui m’intristisco. Desidero ritornare a Lourdes, per andare a scuola e prepararmi alla prima comunione».

IL PERIODO DELLE APPARIZIONI

21 FEBBRAIO
Dopo la seconda apparizione, uscendo dallo studio del commissario Jacomet:
«Che cosa ti fa ridere?» le chiedono.

«Il commissario tremava. Aveva sul berretto un fiocco che faceva tin-tin».

23 FEBBRAIO
«Fai correre un fiume di gente!»
«E perché vengono ? Non sono certo io che vado a prenderli!».

24 FEBBRAIO
«Come ti ha parlato? In francese o in dialetto?»
«Oh! questa è bella, volete che mi parli in francese? Credete che lo sappia io?».

25 FEBBRAIO
Nel corso della nona apparizione la si sente ripetere:

«Penitenza… Penitenza… Penitenza…».

Alla fine si registra questo dialogo:

«Ma che cosa ti ha detto?»
«Va’ a bere alla fontana e a lavarti»
«E l’erba che hai mangiato?»
«Anche questo mi ha domandato…»
«Che cosa ti ha detto?»
«Mangerai quell’erba che è là»
«Ma sono gli animali che mangiano l’erba!»
«E perché tutta questa agitazione oggi? Ieri Aquero mi aveva detto di baciare la terra come penitenza per i peccatori»
«Ma lo sai che ti credono pazza a fare di queste cose?»
«Per i peccatori».

25 MARZO
Bernadette si sveglia prestissimo e si veste:
«Devo andare alla grotta. Sbrigatevi se volete accompagnarmi»

«Ma ragiona, ti farebbe male…»
«Ormai sono guarita»
«Aspetta almeno che venga il sole!»
«No, devo andarci, e subito».

Alla grotta davanti all’apparizione:
«Signorina, vorreste aver la bontà di dirmi chi siete, per favore?».

Allontanandosi dalla grotta, Bernadette ride:
«Sai qualche cosa?»

«Non dirlo a nessuno, ma mi ha detto: “Sono l’Immacolata Concezione”».

27 MARZO
Esame medico da parte di tre dottori:
«Avete mal di testa alle volte?»

«No»
«Avete mai avuto crisi nervose?»
«Mai»
«La vostra salute sembra però precaria»
«Mangio, bevo e dormo benissimo».

Durante l’esame medico, a proposito della Vergine:
«Ma sì, la vedo come vedo voi. Si muove, mi parla, tende le braccia»

«Non hai paura quando vedi tanta gente attorno a te?»
«Non vedo niente attorno a me».

MAGGIO
Nuovo rischio di prigione per Bernadette:
«Non ho paura di nulla, perché ho sempre detto la verità».

4 GIUGNO
L’indomani della prima comunione di Bernadette,
Emmanuélite Estrade le chiede:
«Che cosa ti ha reso più felice: la prima comunione o le apparizioni?»

«Sono due cose che vanno assieme, ma che non possono essere paragonate. Sono stata molto felice di tutte e due».

16 LUGLIO
Ultima apparizione. Al cadere della sera,  Bernadette si sente
spinta verso la grotta:
«Che cosa ti ha detto?»
«Niente».

DOPO IL 16 LUGLIO, LE PROVE: L’ASSALTO DEI VISITATORI

28 AGOSTO
All’abate Fonteneau:
«Non vi obbligo a credermi, ma non posso che rispondervi dicendo quello che ho visto e udito».

«Allora, Bernadette, poiché la Vergine Santa ti ha promesso il cielo, tu non ti devi più occupare dell’anima tua?»
«Oh, padre, non andrò in cielo che comportandomi come si deve».

17 NOVEMBRE
Alla grotta, dopo l’interrogatorio della commissione ecclesiastica:
«Sono molto stanca!».


1859

MAGGIO
Marie de Cornuijer-Lucinière la interroga riguardo ai segreti:
«Li diresti al Papa?»

«Non ha bisogno di saperli».

1860

L’abate Junqua fa visita a Bernadette. Dopo due ore di colloquio le dice:
«Tornerò… Ricordatevi di me! Promettetemi di ricordarvi di me!»

«Oh, questo non ve lo prometto! Ne vedo tanti, e di tutte le specie».

7 DICEMBRE
Interrogatorio davanti a monsignor  Laurence,  vescovo di Tarbes:
«Non sembra un’idea degna della Madonna averti fatto mangiare l’erba»

«Mangiamo pure l’insalata!».

1861-1862

L’abate Bernadou vuol fotografare Bernadette per fissare sulla placca l’espressione che il suo volto poteva avere durante le apparizioni:
«No, non va. Non facevi quella faccia quando c’era la Madonna»

«Ma adesso non c’è!».

1864

Hanno fotografato Bernadette e si vendono le fotografie a un franco l’una…
«Trovi che ti vendono a un prezzo sufficiente, Bernadette?»

«Più di quanto valgo».

1866

Alla vigilia della partenza per Nevers, Justine, la figlia della sua balia, Marie Lagües, viene a trovare Bernadette:
«Non ti dispiace partire?»

«Quel poco tempo che siamo al mondo, bisogna impiegarlo bene».

NEVERS 1866-1879

Testimonianze delle consorelle e di persone che hanno incontrato Bernadette durante la sua permanenza nella casa madre della congregazione delle Suore della carità di Nevers, dal 1866 fino alla morte, avvenuta il 16 aprile 1879.

1866

LUGLIO
Suor Emilienne Duboé:
Bernadette mi fu affidata fin dal suo arrivo in noviziato, per abituarla… Ciò che la addolorava, era di non vedere più la grotta di Lourdes. «Se tu sapessi» mi disse «quello che ho visto di bello là». Avevo la tentazione di chiederlo, ma mi rispose che non poteva dire niente, che la madre maestra l’aveva proibito. Mi diceva: «Se tu sapessi quant’è buona la Madonna!».

Un giorno Bernadette mi fece notare che facevo male il segno della croce. Le risposi che certamente non lo facevo tanto bene quanto lei che lo aveva imparato dalla Madonna. «Bisogna farci attenzione» mi disse «perché vuol dire molto farsi bene il segno della croce».

Suor Charles Ramillon:
Il modo in cui si faceva il segno della croce mi colpiva profondamente; abbiamo cercato più volte di riprodurlo, ma senza risultato. Allora dicevamo: «Si vede bene che glielo ha insegnato la Madonna stessa».

Suor Emilie Marcillac:
Suor Marie-Bernard aveva una pietà dolce, semplice, senza niente di singolare. Era molto esatta, non mancava al silenzio, ma a ricreazione attirava per il suo brio. Non le piaceva la pietà caricata. Un giorno mi diceva ridendo, indicandomi una novizia che chiudeva sempre gli occhi: «Vedete suor X? Se non avesse una compagna che la conduce, le capiterebbe un incidente. Perché chiudere gli occhi, quando bisogna tenerli aperti?».

Durante le sue crisi d’asma, aveva degli assalti di tosse che le dilaniavano il petto; benché vomitasse sangue e soffocasse, non si lasciava mai sfuggire un lamento, un mormorio. La udivo soltanto pronunciare il nome di Gesù. Dopo aver detto: «Gesù mio!», guardava il crocifisso, e nei suoi occhi c’era qualche cosa di inesprimibile, ma che diceva tanto…

OTTOBRE
Suor Emilie Marcillac:
In ottobre, il 25, stette assai male… Si pensava che non avrebbe passato la notte… Grande fu la mia sorpresa l’indomani mattina, quando alle quattro e mezzo mi  avvicinai al letto per avere notizie; la credevo in agonia. Invece mi rispose con voce chiara: «Sto meglio, il Signore non mi ha voluta, sono andata fino alla porta e Lui mi ha detto: torna indietro, è troppo presto».

1867

MAGGIO
Suor Bernard Dalias:
Mi trovavo a Nevers da tre giorni, e mi dissi stupita di non conoscere Bernadette. La superiora che mi aveva accompagnata mi indicò una novizia, piccola, sorridente, che le stava vicino, e aggiunse: «Bernadette? Ma eccola qui!». Un’espressione impertinente mi sfuggì ed esclamai: «Tutto qua?». Mi rispose: «Proprio vero, signorina, tutto qua!». Posso dire che da allora mi dimostrò una grande simpatia.

Suor Brigitte Hostin:
Sono stata compagna di noviziato di suor Marie-Bernard; ho avuto questo privilegio per sette-otto mesi. Ho avuto modo di ammirare in lei una grande pietà, un umore sempre uguale – cosa rara –, una semplicità di bambina, e soprattutto una grande umiltà; questo – nel caso in cui fosse obbligata a rispondere alle lettere che le scrivevano alcuni grandi personaggi riguardo ai favori che la Madonna le aveva accordati – le faceva dire: «Se non fosse per obbedienza, non risponderei».

SETTEMBRE
Suor Joseph Caldairou ricorda alcune espressioni di Bernadette:
«Dio solo sa quanto mi costa dovermi presentare davanti ai vescovi, ai preti, alla gente del mondo».

«Non posso trovare bella nessuna madonna, dopo aver visto l’originale».

1868

Suor Charles Ramillon:
Un giorno, in mia presenza, una di noi le disse: «Avete fatto conoscere i segreti della Madonna alla madre generale?». «No». «E neppure alla madre maestra?». «Neppure». Allora io soggiunsi: «Ma se il Santo Padre ve li chiedesse?». Lei rispose: «Ci penserei».

NOVEMBRE
Comte Lafond:
Monsignor Chigi [nunzio apostolico in Francia, ndr] fece chiamare in parlatorio suor Marie-Bernard. «Figliola» le chiede «non hai avuto paura quando hai visto la Madonna?». «Oh, sì, monsignore, molta; ma solo la prima volta; poi, era così bella!».

1869

AGOSTO
Suor Bernard Dalias:

Una sola sua parola faceva del bene. A chi era nel dolore diceva: «Pregherò per voi».
Più volte l’ho sorpresa con il volto inondato di lacrime. La interrogavo con lo sguardo: «Oh» mi sussurrava, «rivedere la grotta, una sola volta, di notte, quando nessuno lo verrebbe a sapere…».
Ero incaricata di intonare il canto per l’offerta della ricreazione. Suor Marie-Bernard mi si avvicina un giorno, dopo la preghiera. «Qualche volta intonate» mi disse «“La vedrò un giorno questa Madre che amo”». E a questo punto i suoi occhi assunsero un’espressione di desiderio, di tristezza indefinibile, e vidi scendere due lacrime…
Bastava sentirle dire con piena convinzione: «Pregate per me, povera peccatrice, soprattutto all’ora della morte», per capire che si rendeva perfettamente conto di dover invocare l’effetto promessole dalla Vergine per la sua fedeltà.

Suor Emilienne Robert:
Parlava di correggerci dei nostri difetti, e le dissi che è difficile. Lei allora spalancò gli occhi e mi rispose vivacemente: «Ma come! Ricevere così spesso il pane dei forti e non essere più coraggiosa!».

OTTOBRE
Comte Lafond:
L’abate di M. le disse in mia presenza che arrivava da Lourdes e che aveva incontrato il padre Hermann e il signor Lasserre, tutti e due graziati del dono della vista. Suor Marie-Bernard aprì i suoi grandi occhi, fino allora abbassati. «Ho visto» soggiunse l’abate «la statua che hanno posto alla grotta. Ha le mani giunte così. È proprio così che la Madonna vi è apparsa?». «Sì, padre, ma quando mi ha detto: “Sono l’Immacolata Concezione” ha fatto così». E fece un gesto di una bellezza tale che ne fummo commossi fino alle lacrime. Ci sembrava di vedere una copia viva della Regina del Cielo, quando apparve sulla roccia di Massabielle.

Una signora di Nevers le chiese un giorno: «Non avete mai più rivisto la Vergine dopo le diciotto apparizioni?». Due lacrimoni le imperlarono le palpebre: fu la sola risposta.

Suor Cécile Pagès:
Dicevo a suor Marie-Bernard che molte persone erano guarite con l’acqua di Lourdes, dopo una novena.«Oh» disse, «la Vergine talvolta vuole che si preghi a lungo, e una persona è stata guarita soltanto dopo nove novene».

1870

APRILE
Suor Angèle (allora postulante):
Suor Marie-Bernard mi chiese: «Signorina, che cosa avete?». Le risposi: «Ho ricevuto adesso una brutta notizia: mamma è in fin di vita; forse a quest’ora è già morta». Suor Marie-Bernard mi disse con un sorriso che non dimenticherò mai e con il suo sguardo penetrante: «Non piangete, la Madonna la guarirà; pregherò per lei».

AGOSTO
Suor Madeleine Bounaix:
Il 15 agosto 1870, mi trovavo con lei all’infermeria San Giuseppe; mi aveva dato un frutto per la merenda; intanto parlavamo della festa del giorno e le dissi: «Sorella, pregherete per me oggi?». «Sì, ma a una condizione: che anche voi lo farete per me. Abbiamo tutti bisogno di preghiere». Allora aggiunsi: «Quanto deve essere bella la festa in cielo, e quanto bella deve essere anche la Madonna». «Oh sì» disse «quando la si è vista non si può più essere attaccati alla terra!».

Qualche tempo dopo, suor Marie-Bernard ricevette una lettera di don Peyramale, parroco di Lourdes, nella quale c’era una fotografia della Basilica. Guardandola, mi chiese: «Conoscete Lourdes?». Alla mia risposta negativa, mi disse: «Tenete, ecco la foto della Basilica», e con il dito mi mostrava la grotta. Le chiesi: «Dove eravate quando vi apparve la Madonna?». Mi indicò semplicemente il posto. Soggiunsi: «È un ricordo assai dolce per voi, sorella». Prendendo un’aria grave, quasi triste, rispose: «Oh, sì! Ma non avevo nessun diritto a tale grazia».

DICEMBRE
Comte Lafond:
Suor Marie-Bernard… questa suora non è buona a nulla, eppure viene considerata come il tesoro di Saint-Gildard; la guardano come il palladio della città vescovile e si attribuisce a lei la salvezza durante l’invasione del 1870; i prussiani erano in tutti i dipartimenti vicini e quasi alle porte di Nevers. Il cavaliere Gougenot des Mousseaux che vide Bernadette a quell’epoca, le pose alcune domande: «Alla grotta di Lourdes, o in seguito, avete avuto qualche rivelazione relativa all’avvenire e ai destini della Francia? La Vergine non vi ha per caso incaricata di trasmettere avvertimenti o minacce per la Francia?». «No». «I prussiani sono alle porte: non vi mettono paura?». «No». «Dunque non c’è nulla da temere?». «Io non temo che i cattivi cattolici». «Non temete nient’altro?». «No, nulla».

1871

Madre Marie-Thér èse Bordenave:
Verso la fine del 1870 o all’inizio del 1871, c’erano ancora delle ambulanze in casa madre; un giorno si incendiò la farmacia; la novizia di turno ne fu talmente impressionata che per 24 ore soffrì di terribili dolori.  Suor Marie-Bernard, impietosita, disse a una suora, dopo aver esaurito tutte le medicine: «Provo a darle dell’acqua di Lourdes; pregate con me e fatelo con fervore». Lo fecero: qualche minuto dopo i dolori erano cessati.

PRIMA DI AGOSTO
Suor Madeleine Bounaix:
Ero colpita dalla sua rettitudine e dalla sua sincerità. Non credo che abbia mai mentito e a questo proposito, mi ricordo un episodio che ha confermato la mia opinione. Un giorno parlavamo di Lourdes e di Bartrès, e mi disse: «Non potete immaginare quanto fossi ignorante. Figuratevi che mio padre, venuto a trovarmi, mi vide alla guardia del gregge, assai triste. Poiché mi chiese la causa di questo, gli risposi: “Guarda un po’ le mie pecore, parecchie hanno la schiena verde”. E lui, ridendo: “È l’erba che hanno mangiato che risale sul dorso: forse morranno”. Io allora piansi a calde lacrime, e mio padre, vedendomi così addolorata, mi consolò e mi spiegò che era il marchio del commerciante cui le avevano vendute». Udendo questa storia, mi misi a ridere e le dissi: «Ma come? Eravate tanto ingenua da credere una cosa simile?». Mi rispose: «Cara mia, poiché non sapevo mentire, credevo a tutto quello che mi dicevano».

Un giorno parlavamo delle pratiche di pietà verso la Madonna. Le dissi che ce n’era una alla quale tenevo molto: recitare dodici Ave Maria in onore dei dodici privilegi della Madre di Dio. Mi rispose con un’aria felice e soddisfatta: «Continuate questa pratica, è assai gradita alla Madonna».

AGOSTO
Suor Vincent Garros, al secolo Julie Garros, amica d’infanzia di Bernadette:
A Lourdes c’era una congregata, conosciuta con il nome di signorina Claire, molto pia e da tempo sofferente. Al mio arrivo in casa madre, Bernadette mi chiese sue notizie, e io le dissi: «Non soltanto soffre con pazienza, ma dice anche queste parole, che mi sorprendono veramente: “Soffro molto, ma se non basta, che il Signore ne aggiunga ancora!”». Suor Marie-Bernard fece una riflessione: «È ben generosa; io non farei altrettanto. Mi accontento di quello che mi manda».

Le piaceva anche raccontarmi che del gregge che le era affidato, le piaceva in modo particolare un agnellino bianco. Quando era riuscita a farsi la sua cappellina nei campi, lui veniva a demolirla con una cornata; e quando guidava il gregge, l’agnellino prendeva la rincorsa e con una cornata sotto le ginocchia, la faceva cadere, cosa che la divertiva tanto. Per punirlo, Bernadette gli dava del pane con il sale, di cui era ghiotto.

Al noviziato, dicevo a Bernadette ammalata in infermeria: «Soffrite molto, vero?». Mi rispose: «Che vuoi? La Madonna me l’ha detto che non sarei stata felice in questo mondo, ma nell’altro».

Spesso consigliava di perdonare, di non dimenticare l’invocazione del Padre Nostro: «Rimetti a noi i nostri debiti, come noi li rimettiamo…».
Mi disse anche: «Quando passi davanti alla cappella, se non hai il tempo di fermarti, incarica il tuo angelo custode di portare il tuo messaggio al Signore nel tabernacolo. Lo porterà e poi ti raggiungerà di nuovo».

Credo che Bernadette meditasse sui misteri, perché un giorno in cui le dissi che non riuscivo a pregare, a meditare, mi suggerì questo mezzo: «Trasportati al Monte degli Olivi o ai piedi della croce, e rimani là: il Signore ti parlerà e tu lo ascolterai». Talvolta le dicevo: «Ci sono stata, ma il Signore non mi ha detto niente». Tuttavia, continuavo a pregare.

Le dissi un giorno: «Come potete rimanere così a lungo in azione di grazia?». Mi rispose: «Penso che è la Madonna che mi dà Gesù Bambino. Lo prendo. Gli parlo e lui mi parla».

So che, tra i santi, Bernadette aveva una devozione particolare per san Giuseppe. Ripeteva queste invocazioni: «Fatemi la grazia di amare Gesù e Maria come vogliono essere amati. San Giuseppe, pregate per me. Insegnatemi a pregare». E a me diceva: «Quando non si riesce a pregare, ci si rivolge a san Giuseppe».

Mi diceva anche: «Quando sei davanti al Santissimo, da una parte hai vicino la Madonna che ti ispira quello che devi dire al Signore, e dall’altra il tuo angelo custode che prende nota delle tue distrazioni».

Diceva: «Dobbiamo ricevere bene il Signore abbiamo tutto l’interesse di fargli buona accoglienza, un’accoglienza amabile, perché allora deve pagarci l’affitto».

Mi diceva che prima di compiere qualsiasi azione, bisogna purificare l’intenzione. Le osservavo che era difficile. Mi rispose: «Bisogna farlo, perché si agisce meglio e costa meno».

Diceva: «Se lavori per le creature, non avrai ricompensa e ti stancherai molto di più».
Un’altra volta all’infermeria mi disse: «Ti darò una buona merenda». C’era della frutta sciroppata. Me la porge e mi dice: «Oggi è sabato, non ne mangeremo; faremo questa piccola mortificazione per la Madonna».
Bernadette, ne sono certa, ha sempre controllato i suoi moti interiori. A questo proposito mi diceva: «Il primo moto non ci appartiene, ma il secondo sì».

Quando aveva le crisi d’asma – piuttosto frequenti – faceva pena. Non si è mai lamentata, passata la crisi, diceva: «Grazie, Signore!».

La Vergine le aveva chiesto di pregare per i peccatori; doveva farlo certamente. A più riprese mi ha detto: «Preghiamo per la tale famiglia, perché la Vergine la converta».

Spesso, dopo le preghiere, Bernadette aggiungeva: «Signore, liberate le anime del purgatorio». Di tanto in tanto, recitavamo insieme la corona dei defunti e la finivamo: «Dolce Cuore di Gesù, siate il mio amore, dolce Cuore di Maria, siate la mia salvezza. Gesù mio, misericordia! Concedete il riposo eterno alle anime dei fedeli defunti».

NOVEMBRE
Suor Eléonore Bonnet:
Il giorno di Ognissanti, appresi che Bernadette era malata. Conoscendo il suo amore per i fiori, colsi delle violette, fiorite, malgrado la stagione, lungo il muro della cucina, e gliele mandai per mezzo di una novizia che lavorava all’infermeria.

Madre Marie-Thérèse Bordenave:
Una superiora le chiedeva un giorno se non avesse mai provato un sentimento di compiacenza per i favori che la Vergine le aveva fatto. «Che cosa pensate di me? Volete che non sappia che se la Madonna mi ha scelta, è perché ero la più ignorante? Se ne avesse trovata una più ignorante, avrebbe preso lei».

Suor Joseph Ducout:
L’ho vista soffrire moralmente e fisicamente. Nella sofferenza, mai una parola che esprimesse il suo dolore. Prendeva il crocifisso, lo guardava, e basta.

Suor Madeleine Bounaix:
«Che cosa fate qui?» mi disse. «Sono in partenza, e aspetto la madre maestra». Riprese: «Dove andate?». «A Beaumont». «Ebbene, sorella, non dimenticate ciò che vi dico: dovunque siate, ricordatevi sempre di lavorare solo per il Signore. Capite, vero? Per il Signore».

DICEMBRE
Suor Victoire Cassou:
Bernadette mi disse: «Per la messa di mezzanotte, mettetevi vicino a me. C’è posto». Ne fui felice. Potei così constatare quanto fosse pia e raccolta. Nascosta dietro il suo velo, nulla poteva distrarla. Dopo la comunione, entrò in un raccoglimento così profondo, che uscirono tutti, senza che lei sembrasse neppure accorgersene. Le rimasi a fianco, perché non avevo nessuna voglia di andare in refettorio con le mie compagne. La contemplai a lungo, senza che se ne accorgesse. Il suo volto era radioso e celestiale, come durante l’estasi delle apparizioni.

Quando la suora incaricata di chiudere le porte della chiesa venne a compiere il suo dovere, agitò con forza i catenacci. Solo allora Bernadette uscì dal suo stato simile a un’estasi.
Uscì dalla cappella e io la seguii. E nel chiostro, si chinò su di me e mi sussurrò: «Non avete preso niente (in refettorio)?». Le risposi: «Neppure voi». Si ritirò in silenzio e ci separammo così.

1872

AGOSTO
Suor Eudoxie Chatelain:
Aveva una devozione speciale per san Giuseppe, cosa che mi stupiva un po’, dato che era la figlia privilegiata della Madonna. Un giorno le udii dire: «Vado a fare una visitina a mio padre». Era san Giuseppe: andava spesso a pregarlo in cappella.

Diceva: «Amate tanto il Signore, figlie mie. È tutto qui».

AGOSTO-SETTEMBRE
Durante una ricreazione una novizia prende un pipistrello caduto. Grandi esclamazioni. Bernadette è presente.
Suor  Julienne Capmartin:
«Oh, come potete tenere in mano una bestia così orribile!» dissi: «È l’immagine del diavolo!».

Suor Marie-Bernard divenne seria e si volse verso di me: «Sappiate, sorella, che nessun animale è l’immagine del diavolo; non c’è che l’offesa a Dio che possa esserlo».

Disse: «Quando noi teniamo troppo a qualche cosa, questo non piace a Dio».

Una volta mi sorprese che leggevo nel mio libro di figlia di Maria, mentre lei mi aveva raccomandato di rimanere bene avvolta sotto le coperte… Allora mi prese bruscamente il libro dicendo: «Ecco un fervore imbastito di disubbidienza, ve lo dico io!». Ho avuto un bel richiedere il mio libro, non l’ho più visto…

1873

MAGGIO
Elisa (orfanella di Varennes):
Era nel 1873 (il 12 maggio). Bernadette in visita a Varennes (orfanotrofio retto dalle suore), era andata fino alla Madonnina del boschetto con una ventina di orfanelle.

Era convalescente e stava appena in piedi…
Arrivata al termine del breve pellegrinaggio, Bernadette sedette e là, davanti a questo grazioso oratorio, rivolse alle bambine un’esortazione, nello stile conciso che le fu sempre solito: «Bambine, amate tanto la Madonna, e pregatela molto. Vi proteggerà…». Poi invitò il suo giovane uditorio a cantare qualche cosa. Cantarono: «Andrò a vederla un dì…».

GIUGNO
Jeanne Jardet (cuciniera):
Mi ricordo che un anno ebbe una lunga malattia, durante la quale fummo private delle sue visite. Quando ritornò, suor Cécile (Fauron, economa incaricata delle domestiche) si felicitò per la sua guarigione. Bernadette rispose: «Non ne hanno voluto sapere di me lassù…». E lo disse con una tale grazia, che ne avevo le lacrime agli occhi.

Suor Eudoxie Chatelain:
Una domenica la madre maestra, madre Thérèse Vauzou, ci permise di andare a trovarla, a gruppi di dodici o quindici. Ci ricevette con molta amabilità, come sorelle minori… Ci siamo messe a cerchio attorno al suo letto, e ognuna ha detto qualche cosa.

Una di noi, grande e grossa, le chiese se aveva avuto paura nel ricevere l’estrema unzione. «Paura di che cosa?» disse Bernadette. «Di morire io avrei una paura, se vedessi avvicinarsi l’ultimo momento!». «Oh, quel momento non lo conosciamo mai. E quando arriva, il Signore ci dà la forza di affrontarlo».

Suor Gonzague Cointe:
Ero in infermeria. Una suora le mise sul letto la fotografia di un pellegrinaggio o della Basilica di Lourdes: «Sareste ben contenta, vero, di andare alla grotta di Massabielle?». Tutta sorridente, lei alzò gli occhi al cielo e, malgrado la crisi d’asma che la faceva tanto soffrire, rispose: «No, non ne sento il desiderio. Faccio generosamente il sacrificio di non rivedere più Lourdes. Non ho che un’aspirazione, quella di vedere la Vergine Santa glorificata e amata».

Madre Henri Fabre:
Poiché il vescovo di Nevers, in partenza per Lourdes, chiedeva a suor Marie-Bernard se desiderasse andarci, rispose: «Ho fatto il sacrificio di Lourdes, vedrò la Vergine in cielo, e sarà molto più bello».

1874

LUGLIO

Suor Vincent Garros:
Un giorno, in sacrestia, volli toccare un purificatoio. Mi fermò dicendomi: «Non puoi ancora farlo». E la vidi prendere il purificatoio con immenso rispetto e rimetterlo nella borsa. Si sarebbe detto che, toccandolo, pregava, tanto lo faceva con rispetto.

1875

Suor Julie Ramplou:
Suor Marie Mespoulhé recitava talvolta il rosario, con le consorelle, durante il lavoro. Suor Marie-Bernard sottolineava l’espressione “poveri peccatori”. Un giorno glielo fecero notare. Rispose: «Oh sì! Dobbiamo pregare molto per i peccatori. Lo ha raccomandato la Madonna».

1876

PRIMA DI GIUGNO

Suor Marcelline Durand:
Le era penoso rimanere inattiva. Così un giorno disse a una consorella ammalata: «Ve la caverete con tre ventose. Ma io… niente mi farà uscire da qui». E subito alzò gli occhi al cielo e disse: «Dio mio, siate benedetto in ogni cosa. Noi abbiamo ciascuno il nostro mezzo, la nostra strada per venire a voi».

GIUGNO
Suor Ambroise Fenasse:
Al momento dell’incoronazione della statua di Nostra Signora a Lourdes, suor Ursule parlò della grotta a Bernadette: «Sareste contenta di rivederla?». «La mia missione a Lourdes è finita. Che cosa andrei a fare?». «Si sta preparando a Lourdes una festa solenne, ci saranno parecchi vescovi. Non vi farebbe piacere assistervi?». «Oh no! Preferisco mille volte il mio cantuccio in infermeria piuttosto che trovarmi in quella festa, che tuttavia mi è di grande gioia». Parve riflettere un istante, poi soggiunse: «Se potessi trasportarmi in pallone alla grotta e rimanervi qualche minuto a pregare quando non c’è nessuno, ci andrei volentieri; ma dovendo viaggiare come tutti e trovarmi in mezzo alla folla, preferisco rimanere qui».

Abate Perreau:
Un giorno qualcuno le diceva: «Dovete rimpiangere molto il fatto di non aver visto tutti quegli splendori». «Non sono da compatire, ho visto qualcosa di molto più bello».

LUGLIO
Abate Perreau:
Bernadette mi ha detto personalmente, parlando dei membri della sua famiglia, che stavano raggiungendo una certa agiatezza: «Purché non arricchiscano. Dite loro di non arricchirsi».

Suor Claire Salvy:
Andavo un giorno in infermeria a portar da bere alle ammalate. Ero triste, con le lacrime agli occhi… Il suo sguardo che penetrava – credo – fino nel profondo dell’animo, si accorse subito della tristezza impressa sul mio volto. Me ne chiese la causa. Le dissi che, in seguito a una distrazione commessa nel mio lavoro, una buona suora anziana mi aveva ammonito che non sarei mai stata capace di essere religiosa. Sorrise e sembrò chiudere gli occhi, come se non volesse rispondermi o come se volesse raccogliersi, poi, guardandomi: «Dal momento che volete fare la volontà di Dio, sarete suora di Nevers, non datevi pena. Bisognerà però saper sopportare le piccole croci».

Suor Agathe de Filiquier:
Rientrando in infermeria, trovammo la nostra cara consorella seduta sul letto, che preparava della filaccia. Con un saluto affettuoso le chiedemmo di abbracciarci: lo fece amabilmente. Poi la mia compagna, vedendo che aveva vicino l’immagine di san Bernardo, le domandò: «Dunque pregate il vostro patrono?». «Lo prego molto, ma non lo imito: san Bernardo amava la sofferenza mentre io la evito più che posso».

Madre Marie-Thérèse Bordenave:
Durante una visita che le faceva un gruppo di novizie, in un giorno di festa, suor Marie-Bernard espresse la gioia che provava nelle sue lunghe ore di insonnia che le permettevano di unirsi a Nostro Signore. Poi, indicando un piccolo ostensorio dorato, incollato sulla tendina: «Nel vederlo, disse, trovo il desiderio e la forza di immolarmi, nei momenti in cui sento più forte l’isolamento e il dolore».


Suor Joseph Biermann:
Un giorno, vedendola scopare l’infermeria, mi precipitai per sostituirla. Mi fece osservare che non ero in regola, e mi prese la scopa con una certa energia: «Non l’avrete. Vincere o morire».

Madre Joseph Cassagnes:
La vedo ancora… Aveva trentadue anni, ma mi sembrò giovanissima. Vedo i suoi occhi neri e vivaci, con un guizzo birichino sul fondo. Nessuna traccia di malattia né di tristezza sul suo volto. La trovai calma e perfino allegra. Ammirai una tale serenità nella sofferenza. Neppure il minimo segno di impaccio o di disagio tra lei e la sua ex madre maestra, ma invece una reciproca confidenza e semplicità. Quando la madre maestra le disse che avevo un senso di insoddisfazione, posò su di me il suo sguardo dolce e profondo. Poi disse: «Ma non capite che è il diavoletto?». Tacque per poi riprendere con un tono scherzoso: «Quando si avvicina, dovete sputargli sul naso».

SETTEMBRE
Suor Casimir Callery:
Suor Marie-Bernard voleva molto bene a suor Claire Lecocq e quando quest’ultima fu in punto di morte, le disse che invidiava la sua fortuna. Si udivano ripetere in continuazione: «Mio Dio, credo in voi, spero in voi. Vi amo». Affidava alla morente le sue commissioni per il cielo; si incoraggiavano a soffrire.

OTTOBRE
Suor Casimir Callery:
Verso la fine dell’ottobre 1876, l’abate Febvre aveva tenuto una predica sul peccato. Io mi trovavo all’infermeria con suor Marie-Bernard, che mi disse: «Oh! Serafino (suor Marie-Bernard mi chiamava “Serafino” perché in una scenetta che avevamo recitato per la festa della madre maestra, ero il serafino. Non le veniva il nome Casimir, che non aveva mai sentito prima di me), come sono contenta!». «Che cosa vi capita?» le chiesi. «Non avete sentito la predica?». «Certo». «Ebbene, il padre ha detto che quando non si vuole commettere un peccato, non si pecca». «Ho sentito. E allora?». «Allora, io non ho mai voluto commettere un peccato, dunque non ne ho mai commessi». Il suo volto era raggiante di gioia…

DICEMBRE
Suor Athanase Baleynaud:
La sera di fine d’anno sono andata con altre due suore nella stanza di suor Marie-Bernard per farle gli auguri di buon anno. Finita la visita, lasciai uscire le altre e dissi a Bernadette: «Sorella cara, mi farebbe piacere se mi auguraste qualche cosa per questo nuovo anno». Bernadette rifletté, poi mi disse: «Vi auguro l’amore puro e la sofferenza pura». «Oh no, le dissi, questo no!». Ma lei mantenne la formula. Ebbene, mi sono ricordata molte volte nella mia vita di questa frase che mi aveva fatto paura, e mi ha sempre infuso coraggio.

1877

Suor Casimir Callery curò Bernadette fra il settembre del 1876 e il marzo del 1877:

MARZO
Suor Hélène mi aveva dato delle uova di Pasqua da ornare con un temperino. Io disegnavo. Suor Marie-Bernard grattava, producendo così i modelli. Un giorno mi lamentavo perché questo lavoro mi innervosiva. «Che importanza può avere» mi disse «il fatto di guadagnarsi il cielo grattando le uova o facendo qualcos’altro!».

Si parlava un giorno della vita dei santi: «Vorrei» mi disse «che si facessero conoscere i difetti dei santi e gli sforzi che hanno fatto per correggersi; ci servirebbe molto di più dei loro miracoli e delle loro estasi».

L’ho vista soffrire orribilmente. Allora le sfuggiva qualche lamento, ma subito dopo sorrideva dicendomi: «Vedete quanto poco generosa sono».

Ho recitato spesso con lei le preghiere di regola e altre. Credo che recitasse ogni giorno il rosario, e ho notato che di solito chiamava la Madonna: «Mia buona Mamma».

Bernadette era piena di compassione per il prossimo. Una notte in cui la febbre la divorava, aveva chiamato la novizia incaricata di portarle da bere, e non era riuscita a svegliarla: si alzò e andò a bere qualche goccia dalla brocca. Poiché gridai, mi disse: «Sssst! Zitta. Farà lo stesso effetto. Non svegliate quella poveretta. Dorme così bene».

GIUGNO
Suor Casimir Callery:
La sera del Corpus Domini, nel giugno 1877, ci fu un violento temporale. Cade un fulmine lungo la persiana vicino alla quale suor Marie-Bernard pregava con fervore. La persiana diventa rossa, un metro di tubo del gas si fonde e una fiammata si alza fino alla sacrestia San Luca, dove ci sono i tendaggi e i tappeti della cappella. «C’è il fuoco!» grida la suora dell’infermeria. Mi alzo e vado vicino a suor Marie-Bernard: «Oh» mi dice, «è il diavolo che non è contento della nostra bella festa». Si chiuse in fretta il contatore, e non ci fu nessun incidente; attribuimmo il fatto alle preghiere di suor Marie-Bernard.


Suor Bernard Dalias:
Un giorno, dopo la processione del Sacro Cuore, la gente prendeva posto come poteva in cappella, e la signora di Falaiseau venne a trovarsi tra Bernadette e me.  Mi disse guardando Bernadette: «Come sono contenta!». Bernadette sentì e mi sussurò:  «Adesso gliela faccio». Passò tra il muro e il banco e scomparve in fondo alla cappella. La vecchia signora se ne accorse ed esclamò addolorata: «Oh! Oh!». Le risposi: «Avete parlato troppo».

LUGLIO
Suor Valentine Borot:
Stava seduta sul letto, in fondo alla stanza, vicino alla finestra, con l’aria sorridente e distesa. Il volto non era ancora smagrito a quest’epoca: era il luglio 1877, e non ricordo che apparisse oppressa. Quando ci vide entrare, disse a madre Nathalie: «Madre, indovino che mi conducete qui una postulante». E, siccome stavo indietro, per timidezza e rispetto, soggiunse: «Venite, signorina, che vi abbraccio». Mi avvicinai. Mi guardò a lungo prima di abbracciarmi… Mi chiese se ero malinconica. Le risposi ingenuamente che ero all’apice dei miei desideri. «Oh» mi disse, «io avevo una grande malinconia i primi tempi. Quando ricevevo una lettera da casa, aspettavo di essere sola per aprirla, perché mi sentivo incapace di leggerla senza piangere tutte le mie lacrime».

AGOSTO
Suor Alphonse Barat:
Una superiora condusse un giorno tre postulanti, tra cui la signorina Barat. Mentre arrivavano, Bernadette scendeva dal primo piano passando dalla porta vetrata. Fece il gesto di evitarle, ma, riconoscendo la superiora, si avvicinò, salutò gentilmente, abbracciò le tre giovani, e disse loro: «Signorine, non vi pentirete mai di esservi date al Signore».

Suor Jeanne Jardet:
Mi disse: «Sì, è vero, ho avuto tante grazie».

Veniva a trovarmi, cara piccina, solo per la sua bontà d’animo… Mentre mi curava, mi diceva una parola di compassione, come ad esempio questa, che ricordo bene: «Bisogna bene soffrire qualche cosa per il Signore, figlia mia. Lui ha sofferto tanto per noi». E mi diceva anche: «Nel cielo saremo felici, ma quaggiù…». Finiva la frase con un gesto che significava: «Non contate su questa vita».
Un giorno le manifestai il mio dispiacere di essere ammalata lontano dalla mamma. Allora, mostrandomi la Vergine sull’armadio, mi disse: « La vostra mamma, eccola là. È la mamma di tutti…».

SETTEMBRE
Suor Victoire Cassou:
Il vescovo di Rodez visitò la comunità. Passava fra le file di suore e faceva baciare l’anello. Voleva vedere suor Marie-Bernard, che lo intuì e si sottrasse. Le ero a fianco, e mi sussurrò: «Non vi inquietate, so quello che faccio». E subito sparì dietro una porticina. Le dico: «E i quaranta giorni di indulgenza?». Mi rispose: «Gesù mio, misericordia! Ecco, così sono trecento».

OTTOBRE
Suor Casimir Callery:
L’ultima raccomandazione che mi fece, quando lasciai il noviziato, fu di pregare per lei quando avrei avuto la notizia della sua morte: «Diranno: questa suor Marie-Bernard era una santina, e mi lasceranno abbrustolire in purgatorio».

Suor Marie-Joséphine Durin:
Davanti alla prima statua della Madonna di Lourdes arrivata in casa madre: «Sorella, somiglia alla Madonna?». Bernadette non risponde, ma due grosse lacrime le scendono dagli occhi. Giunge le mani e dice, guardando la statua: «Oh, mia buona Mamma, come vi hanno sfigurata!».

DICEMBRE
Suor Véronique Crillon:
Ci mostrò anche un crocifisso che le aveva mandato il Santo Padre. Lo baciò con grande pietà, dicendoci: «Qui attingo tutta la mia forza».

Suor Claire Bordes:
Mi ricordo che una vigilia di Natale, si preparava un piccolo presepio sul caminetto dell’infermeria. Quando fu pronto, suor Marie-Bernard prese Gesù Bambino e, posandolo, disse: «Dovevi avere un gran freddo, povero Bambinello, nella stalla di Betlemme!». E, rivolta verso di noi: «Dovevano essere senza cuore gli abitanti di Betlemme, se hanno rifiutato l’ospitalità a Gesù Bambino».

1878

Suor Claire Bordes:
Ho udito tante volte Bernadette dire nella sofferenza: «Mio Dio, quanto vi amo…».

In infermeria, quando qualche cosa ci costava o non stavamo bene, ci diceva: «Offritelo per i peccatori».

GENNAIO
Madre Ambroise Fenasse, che si trovava a Nevers per un capitolo generale, andò a trovare Bernadette, immobilizzata a letto per un tumore al ginocchio:
«Dunque siete sempre in infermeria?». «Sì» e con un grazioso sorriso «sempre in infermeria, sempre una buona a nulla. Ha fatto bene il Signore a non lasciarmi scegliere il tipo di vita. Non avrei certo scelto questa inattività cui mi trovo ridotta. Avrei tanto desiderato un lavoro…».

«I lunghi periodi di malattia che si succedono vi impongono molti sacrifici» le dissi. «Sì, perché, anche se sono così vicina alla cappella, sono da tanto tempo privata della messa; ma in compenso,  assisto giorno e notte a quella che si celebra continuamente là». E dicendo queste parole, indicava, appuntata alla tenda con uno spillo, un’immagine che rappresentava l’offerta del sacrificio eucaristico al momento dell’Elevazione.
«Su un punto o l’altro del globo, si celebrano continuamente delle messe: mi unisco a queste messe, soprattutto durante le notti che certe volte trascorro insonni».
Questo fu detto con grande serietà, ma poi, riprendendo il suo tono allegro, soggiunse: «È il chierichetto che mi contraria, perché non suona mai il campanello». E, segnandolo con il dito sull’immagine: «Qualche volta avrei voglia di scuoterlo».

MAGGIO
Suor Julie Durand:
Avevo passato la notte al suo capezzale, all’inizio di maggio del 1878; l’ammalata mi fece aprire la finestra alla mattina presto. Alle cinque e mezzo, vidi arrivare madre Marie-Thérèse Vauzou, che le disse: «Imprudente! È proprio da voi una cosa simile! Ma perché avete fatto aprire? Per raffreddarvi ancora un po’ di più?». Io allora chiudo, quando sento mormorare: «Ehi, ehi, la madre non ha detto di chiudere. Mi ha soltanto rimproverato perché ho fatto aprire».

SETTEMBRE
Suor Victoire Cassou:
Le dicevo: «Pregate per coloro che non pregano, voi». Mi rispondeva: «Non ho altro da fare. Non sono buona a nulla. La mia sola arma è la preghiera. Non posso fare altro che pregare e soffrire».


Suor Marthe du Rais:
Suor Marie-Bernard ha pronunciato i voti perpetui, se ben ricordo, nel 1877 [in realtà nel 1878, ndr]. La sua gioia fu grande; era così felice, che avrebbe voluto morire quel giorno. «Mi credevo in cielo, mi disse; se fossi morta, ero sicura del fatto mio, perché i voti sono un secondo battesimo».


Suor Marcelline Lannessans:
Nel 1878 le dissi che andavo a Lourdes, e se voleva seguirmi. «No» mi rispose: «Mi guarderebbero come una bestia rara. E inoltre, abbandonerebbero la Madonna per seguire me. Pregate per me alla grotta. Io pregherò per voi, perché facciate buon viaggio».

Suor Stanislas Tourriol:
Mi raccomandai alle sue preghiere: «Sì, pregherò, disse; ma non in questo mondo. Ho ancora ben poco tempo da vivere, sono tanto ammalata».

OTTOBRE
L’abate Febvre, allora alunno di quarto anno al Seminario minore
di Pignelin, vicino a Nevers, vede Bernadette:
«Ragazzino» mi disse, «siete in seminario, volete farvi prete?». «Sì, sorella, se il Signore mi chiama». «Sì, sarai prete. Oh quanto è bello un sacerdote all’altare. Ma sai, un sacerdote all’altare è sempre Gesù Cristo in croce; e guardava il campanile della comunità».

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Benedetto XVI, il Papa della gioia

Posté par atempodiblog le 11 février 2013

Benedetto XVI, il Papa della gioia dans Riflessioni benedettoxvilourdes

Oggi, dunque, la decisione di Benedetto XVI di rinunciare al ministero di Romano Pontefice a partire dal 28 febbraio. Nel servizio di Alessandro Gisotti ripercorriamo alcuni dei momenti salienti del suo Pontificato:

“Preghiamo con insistenza il Signore, perché dopo il grande dono di Papa Giovanni Paolo II, ci doni di nuovo un pastore secondo il suo cuore”. E’ la mattina del 18 aprile 2005. In una Basilica Vaticana gremita di fedeli, il cardinale decano Joseph Ratzinger celebra la Missa pro eligendo Pontifice. Negli occhi e nei cuori dei porporati, che si apprestano ad eleggere il 264.mo Successore di Pietro, sono ancora impresse le immagini del funerale di Karol Wojtyla, il Papa che per 27 anni ha guidato con indomito coraggio la Barca di Pietro. In molti osservano che è stato proprio il suo collaboratore più stretto a celebrare le esequie e ora la Messa che precede l’apertura del Conclave. Sembra quasi un ideale passaggio di consegne. Una sensazione che trova conferma il giorno dopo, quando al termine di un Conclave tra i più veloci della storia recente, il cardinale protodiacono Jorge Arturo Medina Estévez pronuncia la formula dell’Habemus Papam:

“Annuntio vobis, gaudium magnum, habemus Papam!”

Sono le 18.45, il mondo conosce il nome del nuovo Papa. E’ Joseph Ratzinger che da questo momento e per sempre sarà Benedetto XVI. Come il suo amato predecessore, anche il nuovo vescovo di Roma non si limita ad una benedizione “muta” dalla Loggia Centrale della Basilica petrina. Vuole subito rivolgersi ai fedeli che gremiscono Piazza San Pietro e a tutti coloro che attraverso i media, e per la prima volta anche via Internet, attendono con trepidazione di sentire la voce del Papa. Le prime brevi parole di Benedetto XVI danno al tempo stesso la cifra della persona e una visione del suo
ministero:

“Cari fratelli e care sorelle, dopo il grande Papa Giovanni Paolo II, i signori cardinali hanno eletto me, un semplice e umile avoratore nella vigna del Signore”. (19 aprile 2005)

Fin dai primi passi, si delinea il profilo di un “pastore mite e fermo” che con umiltà serve la verità evangelica, come ricorda il suo stesso motto episcopale: Cooperatores Veritatis. E come sottolinea nella Messa di inizio Pontificato, il 24 aprile del 2005. Oltre 300 mila persone affollano Piazza San Pietro e via della Conciliazione. In un’omelia interrotta dagli applausi ben 37 volte, il Papa delinea quale sia il suo programma di Pontificato:

“Il mio vero programma di governo è quello di non fare la mia volontà, di non perseguire le mie idee, ma di mettermi in ascolto, con tutta quanta la Chiesa, della parola e della volontà del Signore e lasciarmi guidare da Lui, cosicché sia Egli stesso a guidare la Chiesa in questa ora della nostra storia”. (24 aprile 2005)

“Chi crede – soggiunge – non è mai solo”. E ribadisce: “La Chiesa è viva. E la Chiesa è giovane”, perché “porta in sé il futuro del mondo”. Sembra così un fatto provvidenziale che il primo viaggio internazionale del nuovo Papa, programmato dal suo predecessore, sia proprio per una Gmg per di più in Germania, terra natale di Joseph Ratzinger. Chi pensava che le Giornate Mondiali della Gioventù fossero un’esclusiva del suo ideatore deve presto ricredersi. A Colonia, un milione di giovani prega con il Papa: impressionante il raccoglimento con il quale questa moltitudine di ragazzi vive la Veglia con l’Adorazione Eucaristica. I giovani del mondo si ritrovano con il Papa anche a Sydney, nel 2008, e poi a Madrid, nel 2011. Il Pontefice esorta i giovani a non vergognarsi di essere cattolici e ricorda che “solo da Dio viene la vera rivoluzione”, la rivoluzione dell’amore. Cosa rappresentano dunque le Gmg per Benedetto XVI? E’ il Papa stesso a confidarlo, mentre è in volo verso l’appuntamento di Madrid:

“Direi che queste Gmg sono un segnale, una cascata di luce; danno visibilità alla fede, alla presenza di Dio nel mondo e creano così il coraggio di essere credenti”. (18 agosto 2011)

Per essere questa luce nel mondo però, avverte il Papa, i giovani cattolici devono anche essere pronti ad andare “controcorrente” rispetto alle mode del momento e agli stili di vita dominanti. Quella del laicismo che vuole emarginare la fede nella sfera privata è una delle grandi sfide affrontate da Benedetto XVI. Del resto, proprio nella Messa precedente il Conclave, il cardinale Ratzinger aveva messo in guardia dalla “dittatura del relativismo che non riconosce nulla come definitivo e che lascia come ultima misura solo il proprio io e le sue voglie”. Il Papa non si attesta su posizioni di retroguardia. Anzi, soprattutto dopo che – nel gennaio 2009 – gli viene impedito di parlare all’università “La Sapienza” di Roma, sottolinea il ruolo di una “laicità positiva” che sappia valorizzare la dimensione religiosa. Istituisce, così, nel 2010, un dicastero per la Nuova Evangelizzazione col fine di combattere “l’eclissi di Dio” nei Paesi di antica tradizione cristiana. Incontra gli artisti nella Cappella Sistina. E lancia l’idea di un “Cortile dei Gentili”, iniziativa che verrà realizzata dal dicastero della cultura:

“Al dialogo con le religioni deve oggi aggiungersi soprattutto il dialogo con coloro per i quali la religione è una cosa estranea, ai quali Dio è sconosciuto e che, tuttavia, non vorrebbero rimanere semplicemente senza Dio, ma avvicinarlo almeno come Sconosciuto”. (21 dicembre 2009)

Il Papa, grande estimatore di Sant’Agostino, è convinto che “l’opzione cristiana” sia “anche oggi quella più razionale e quella più umana”. La fede, dunque, deve essere accompagnata da una grande fiducia nella ragione. Su questo terreno, parlando – nel marzo del 2006 – ai parlamentari del Partito Popolare Europeo, Benedetto XVI individua tre emergenze, specialmente per l’uomo occidentale: la tutela della vita, la difesa della famiglia, la libertà educativa. Si tratta, evidenzia, di valori “non negoziabili”. E non perché confessionali, ma perché “iscritti nella stessa natura umana e perciò comuni a tutta l’umanità”. Sono temi questi che – assieme alla pace, alla difesa degli ultimi, alla libertà religiosa – pervadono il Magistero del Papa: le sue omelie, i suoi discorsi e i suoi documenti. Il Papa teologo stupisce per il linguaggio semplice e diretto delle sue Encicliche: Deus Caritas est, sull’amor cristiano (2006); Spe Salvi, sulla speranza cristiana (2007) e Caritas in Veritate (2009) sullo sviluppo umano integrale. Quest’ultima suscita un grande interesse a livello mondiale. Nel pieno della crisi economica, scoppiata nel 2008 negli Usa e presto propagatasi in tutto il mondo, il Papa offre la sua originale riflessione per rimettere la persona al centro delle dinamiche economiche e finanziarie:

“Non dobbiamo dimenticare, infatti, come ricordavo nell’Enciclica Caritas in veritate, che anche nel campo dell’economia e della finanza ‘retta intenzione, trasparenza e ricerca dei buoni risultati sono compatibili e non devono mai essere disgiunti. (10 dicembre 2011)

Oltre alle tre Encicliche, il Papa pubblica anche 4 Esortazioni apostoliche post-sinodali e 19 motu proprio, tra cui il Summorum Pontificum sull’uso della liturgia romana anteriore alla riforma effettuata nel 1970. Numerose le lettere pubblicate in diverse occasioni, tra cui spicca quella rivolta – nel 2007 – ai cattolici in Cina. Un gesto inedito che sottolinea la vicinanza del Papa ai fedeli del grande Paese asiatico. Ma durante il suo Pontificato, Joseph Ratzinger pubblica anche testi più personali: si tratta del libro-intervista “Luce del Mondo” e soprattutto della trilogia su Gesù di Nazareth, nella quale il Papa offre la sua ricerca di credente sulla figura storica di Gesù. In entrambe i casi si tratta di un best seller mondiale. Né meno importante è lo sforzo che il Papa compie per annunciare il Vangelo su vecchi e nuovi media:

“Oggi siamo chiamati a scoprire, anche nella cultura digitale, simboli e metafore significative per le persone, che possano essere di aiuto nel parlare del Regno di Dio all’uomo contemporaneo”. (28 febbraio 2011)

Benedetto XVI rilascia interviste ad emittenti radiofoniche, invia sms ai ragazzi delle Gmg, risponde a domande in tv in occasione del Venerdì Santo. Si collega, via satellite, con gli astronauti delle stazione spaziale internazionale. E firma un editoriale per il Financial Times. Soprattutto, incoraggia i media vaticani e cattolici in generale ad evangelizzare il Web. E lo fa dando l’esempio. Nel dicembre 2012, infatti, il Papa approda su Twitter con il suo account @Pontifex in 9 lingue, dal latino all’inglese, per diffondere – come scrive in un Messaggio per la Giornata delle Comunicazioni Sociali – la “luce gentile della fede” nella Rete. Prima ancora di entrare nel “continente digitale”, il Papa visita tutti e 5 i “continenti geografici”. Compie 24 viaggi internazionali, alcuni di portata storica come negli Stati Uniti dove si reca all’Onu e a Ground Zero a New York, in Terra Santa e Giordania e poi nel Libano dove incontra i giovani siriani travolti dalla guerra. Ancora nel Regno Unito, dove pronuncia un memorabile discorso a Westminster Hall e a Berlino dove, primo Papa, parla al Bundestag. Toccante e indimenticabile la visita del Papa, figlio della Germania, nel campo di sterminio di Auschwitz-Birkenau:

“Io sono oggi qui come figlio del popolo tedesco, e proprio per questo devo e posso dire come lui: non potevo non venire qui. Dovevo venire. Era ed è un dovere di fronte alla verità e al diritto di quanti hanno sofferto, un dovere davanti a Dio, di essere qui come successore di Giovanni Paolo II e come figlio del popolo tedesco”. (29 maggio 2006)

Il Papa ribadirà più volte l’urgenza di non far cadere nell’oblio l’orrore della Shoah. Un appello che si fa ancor più pressante dopo le dichiarazioni negazioniste del vescovo lefebvriano Williamson. Del resto, animato dalla volontà di realizzare la piena unità della Chiesa, non lesinerà sforzi nel dialogo con la Fraternità San Pio X. L’impegno ecumenico è proprio uno dei punti forti del Pontificato: il Papa incontra ad Istanbul il Patriarca ecumenico Bartolomeo I, che ricambia con una visita a Roma; apre una nuova fase di rapporti con il Patriarcato ortodosso di Mosca. A Erfurt, nel convento agostiniano di Martin Lutero, incontra la chiesa evangelica tedesca. Quindi, con la Costituzione Anglicanorum Coetibus, istituisce un Ordinariato per gli anglicani che vogliano rientrare in piena comunione con la Chiesa cattolica. Grande impegno il Papa dedica anche al dialogo con le altre religioni, superando pure difficoltà e iniziali incomprensioni. E’ il caso soprattutto del rapporto con i musulmani. Parlando all’università di Ratisbona, nel settembre del 2006, Benedetto XVI cita un pensiero dell’imperatore bizantino Manuele II Paleologo sull’Islam, che suscita veementi reazioni nel mondo musulmano, culminate in attacchi contro le comunità cristiane in diversi Paesi. Il Papa, pochi giorni dopo, spiega le reali intenzioni di quella citazione:

“La mia intenzione era ben diversa: partendo da ciò che Manuele II successivamente dice in modo positivo, con una parola molto bella, circa la ragionevolezza che deve guidare nella trasmissione della fede, volevo spiegare che non ragione e violenza, ma religione e ragione vanno insieme”.

Sono parole che non restano inascoltate. Poco dopo, infatti, 38 saggi e guide religiose islamiche, che diventeranno poi 138 e infine 216, scrivono una lettera aperta al Papa per trovare un terreno comune d’incontro tra cristiani e musulmani. E’ l’inizio di una nuova stagione di dialogo, nella carità e nella verità, che vivrà uno dei suoi momenti più forti, anche simbolicamente, con la visita di Benedetto XVI alla Moschea Blu di Istanbul. Non meno significative le visite del Papa alle sinagoghe di Roma, Colonia e New York e la Giornata per la Pace ad Assisi, nell’ottobre 2011, aperta non solo agli uomini di fede, ma anche ai non credenti. Gli anni del Pontificato di Benedetto XVI vedono anche lo scatenarsi di nuove persecuzioni che fanno della comunità cristiana la più perseguitata al mondo. Violenze che colpiscono duramente i cristiani nello Stato indiano dell’Orissa, Pakistan, Nigeria, Nord Africa, Sud Est Asiatico. E in Medio Oriente, come viene sottolineato nel Sinodo dei vescovi per la regione:

“Così le parole e i pensieri del Sinodo devono essere un forte grido rivolto a tutte le persone con responsabilità politica o religiosa
perché fermino la cristianofobia; perché si alzino a difendere i profughi e i sofferenti e a rivitalizzare lo spirito della riconciliazione”.
(20 dicembre 2010)

Se, dunque, la Chiesa è scossa all’esterno dalle persecuzioni, all’interno viene sconvolta dallo scandalo degli abusi sessuali su minori perpetrati da sacerdoti e religiosi. E’ una piaga che in alcuni Paesi – come Stati Uniti e Irlanda – è già emersa nel Pontificato di Giovanni Paolo II. Ma il fenomeno esplode in modo eclatante proprio mentre la Chiesa sta celebrando l’Anno sacerdotale, voluto da Benedetto XVI nel 150.mo della morte di San
Giovanni Maria Vianney:

“E così è successo che, proprio in questo anno di gioia per il sacramento del sacerdozio, siano venuti alla luce i peccati di sacerdoti, soprattutto l’abuso nei confronti dei piccoli, nel quale il sacerdozio come compito della premura di Dio a vantaggio dell’uomo viene volto nel suo contrario”. (11 giugno 2010)

Il Pontefice affronta con determinazione questa emergenza che sfigura il volto della Chiesa. Incontra personalmente le vittime degli abusi nei suoi viaggi a Malta, Stati Uniti, Australia e Regno Unito. Momenti commoventi che toccano profondamente il cuore del Papa. Scrive una Lettera pastorale ai fedeli in Irlanda. E soprattutto emana delle nuove regole sui casi di abusi che rendono più veloci e più severe le procedure per punire quanti si siano macchiati di questo orrendo delitto:

“Dobbiamo trovare una nuova risolutezza nella fede e nel bene. Dobbiamo essere capaci di penitenza. Dobbiamo sforzarci di tentare tutto il possibile, nella preparazione al sacerdozio, perché una tale cosa non possa più succedere. (20 dicembre 2010)

Una fermezza che contraddistinguo anche il processo di rinnovamento, voluto dal Papa, nella gestione dello Ior e delle attività economiche vaticane. Con la stessa volontà di trasparenza affronta, nel 2012, la penosa vicenda di “Vatileaks” culminata nella condannaper sottrazione,  di documenti personali, del suo aiutante di Camera a cui poi concederà la grazia andando personalmente a visitarlo in carcere. In continuità con il Pontificato precedente, anche Benedetto XVI proclama Beati e Santi alcune grandi figure della Chiesa da don Guanella a padre De Veuster, da don Gnocchi a Rosmini, da Mary MacKillop a Charles de Foucauld e Kateri Tekakwitha, la prima Santa pellerossa. Nel cuore di tutti resta la Beatificazione di Giovanni Paolo II, in Piazza San Pietro, a cui partecipano oltre 2 milioni di fedeli. Nell’omelia, Benedetto XVI si rivolge in prima persona al suo amato Predecessore e amico:

“Beato te, amato Papa Giovanni Paolo II, perché hai creduto! Continua – ti preghiamo – a sostenere dal Cielo la fede del Popolo di Dio. Tante volte ci hai benedetto in questa piazza… Oggi ti preghiamo: Santo Padre, ci benedica! Amen”. (1 maggio 2011)

Per aiutare i fedeli ad approfondire le ragioni della speranza cristiana, il Papa indice alcuni Anni speciali: oltre al già ricordato Anno sacerdotale, celebra un Anno Paolino, nel bimillenario della nascita dell’Apostolo delle Genti. Quindi, nel 50.mo dell’inizio del Concilio Vaticano II, promuove un Anno della Fede. Il Concilio, osserva il Papa, è ancora una “bussola che permette alla nave della Chiesa di procedere in mare aperto”. D’altro canto, già nel suo primo discorso alla Curia, nel dicembre 2005, sottolinea che il Concilio va letto “nel rinnovamento” e “nella continuità dell’unico soggetto-Chiesa”, non c’è discontinuità nella vita ecclesiale:

“La Chiesa è, tanto prima quanto dopo il Concilio, la stessa Chiesa una, santa, cattolica ed apostolica in cammino attraverso i
tempi”.
(22 dicembre 2005)

Tempi che vedono il riproporsi della tragedie della guerra e del terrorismo in tante aree del pianeta. Il Papa si spende senza risparmio per la fine dei conflitti: con la preghiera innanzitutto. Ma anche con appelli di pace, in particolare per l’Iraq, la Siria, la Terra Santa, il Congo e il Mali. E, ancora, con iniziative diplomatiche e invio di aiuti materiali. Impegno, quest’ultimo, che rappresenta una mano tesa anche alle popolazioni colpite da catastrofi naturali. Il Papa, attraverso il dicastero “Cor Unum”, è in prima linea negli aiuti alla popolazione di Haiti, sconvolta dal terremoto del gennaio 2010. Altra emergenza, di tutt’altro genere, è quella della difesa della famiglia fondata sul matrimonio tra un uomo e una donna. Non si contano gli interventi di Benedetto XVI che mettono l’accento sulla centralità della famiglia nella vita della Chiesa e della società. Appelli che risuonano ancor più vibranti nei due Incontri Mondiali delle Famiglie a cui partecipa: a Valencia nel 2006 e a Milano nel 2012. In quest’ultima occasione, il Papa chiede alla Chiesa, a tutti i livelli, di non far sentire estranei quanti vivono la ferita di una separazione o di un divorzio:

“Mi sembra un grande compito di una parrocchia, di una comunità cattolica di fare realmente il possibile perché esse sentano di essere amate, accettate, che non sono ‘fuori’ anche se non possono ricevere l’assoluzione e l’Eucaristia; devono vedere che anche così vivono pienamente nella Chiesa”. (2 giugno 2012)

Intellettuale finissimo, il Papa ama anche scherzare. Anzi, un tratto del carattere di Joseph Ratzinger è proprio l’umorismo che lo accomuna ad uno dei suoi scrittori preferiti: Chesterton. Un esempio di questo suo buon umore, anche tra le difficoltà, lo si vede qualche giorno dopo la frattura di un polso, durante il suo soggiorno valdostano di Les Combes, nel 2009:

“Purtroppo il mio angelo custode non ha impedito il mio infortunio, seguendo certamente ‘ordini superiori’… Forse il Signore voleva insegnarmi maggiore pazienza ed umiltà, darmi più tempo per la preghiera e per la meditazione”. (29 luglio 2009)

La gentilezza è un altro tratto che tutti apprezzano nel Papa, che siano potenti o ultimi della Terra. Una gentilezza d’animo sempre accompagnata da quell’umiltà che aveva richiamato all’inizio del suo ministero petrino. “Sento viva la consapevolezza – aveva detto poco dopo l’elezione alla Cattedra di Pietro – di non dover portare da solo ciò che in realtà non potrei mai portare da solo”. Pensiero che ribadisce in più occasioni durante il suo Pontificato:

“E sempre più sento che da solo non potrei portare questo compito, questa missione. Ma sento anche come voi lo portiate con me: così sono in una grande comunione e insieme possiamo portare avanti la missione del Signore”. (19 aprile 2006)

Pastore umile, mite e fermo per amore della Chiesa, Benedetto XVI ha davvero guidato la Barca di Pietro in acque calme e tempestose verso il porto sicuro della fede in Gesù Cristo.

Testo proveniente dalla pagina http://it.radiovaticana.va/news/2013/02/11/benedetto_xvi,_il_papa_della_gioia/it1-663822 del sito Radio Vaticana

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Il paradosso di Lourdes

Posté par atempodiblog le 11 février 2013

Il paradosso di Lourdes
Intervista con Vittorio Messori
di MiniOftal (Opera Federativa Trasporto Ammalati Lourdes)

Il paradosso di Lourdes dans Apparizioni mariane e santuari

La tesi di fondo del suo libro è che quanto accaduto a Lourdes è vero perché Bernadette risulta assolutamente credibile. E’ così?
Lourdes è paradossale perché è il maggior santuario della cristianità e si regge solo sulle spallucce di un’analfabeta alta un metro e quaranta, socialmente irrilevante ed emarginata. E’ il paradosso del Vangelo: la grandezza è privilegio dei piccoli. Noi abbiamo solo la sua testimonianza: lei sola ha visto e sentito e lei sola ci ha riferito. Se si vuole indagare sulla verità di Lourdes bisogna indagare sulla credibilità di Bernadette.

Questo libro è solo il primo di due volumi: [...] Bernadette non ci ha ingannati si concentra sulla figura della testimone. Ma poi se il Signore mi darà il tempo e la forza ci sarà un altro libro che si chiamerà Attorno alla grotta dove investigherò questioni molto interessanti: perché Lourdes? Perché allora? Lourdes è stata preannunciata? Tutta una serie di domande le quali non fanno altro che confermare quello che Bernadette ci ha detto.
Bernadette non ci ha ingannato? O non si è ingannata? Molti la consideravano una malata di nervi: potrebbe essere un’allucinata. Potrebbe averci ingannato, anche se in buona fede, ingannandosi lei per prima.

Una prospettiva nuova nel panorama della ricca letteratura sul tema.
Ho cercato di raccogliere tutte le obiezioni su quanto ci ha raccontato. I libri di Lourdes sono davvero molti, forse addirittura troppi. Molti mi dicevano: “Ma come ?! Un altro libro su Lourdes?”. Ho cercato di fare un libro che mi pare che ancora non ci fosse. Credo che sia così perché la letteratura su Lourdes l’ho esaminata praticamente tutta. Un libro che raccogliesse in modo ordinato tutte le obiezioni possibili sulla verità di quello che Bernadette ci ha raccontato, che io sappia non esisteva. E io ho cercato di dare delle risposte pacate, ma molto precise. E’ un libro di dati e di fatti, non un libro di spiritualità. Ci vogliono anche quelli, ci mancherebbe! Ma prima di fare della spiritualità su Lourdes bisogna cercare la sua verità.

Quindi il suo atteggiamento è tutt’altro che fideistico. Bisogna cercare delle vere e proprie ragioni per credere?
Questo è un libro scritto esplicitamente da un credente. E soltanto il credente di fronte a Lourdes può essere oggettivo: se un non credente dovesse convincersi che Lourdes è vera, allora dovrebbe rivedere tutta la propria vita; invece un credente può essere oggettivo perché la sua fede si basa sì sulle apparizioni, ma su quelle di Gesù. Se uno storico per assurdo dovesse dimostrare che Bernadette ci ha veramente ingannati, a tutti noi spiacerebbe molto e ci sentiremmo presi in giro, ma la nostra fede non ne sarebbe toccata. La mia ricerca è basata soltanto su dati storici criticamente accertati. Su questo libro si potrà dire quello che si vuole, ma non si potranno confutare le affermazioni che lo sostengono .

D’altronde ci ho messo una ventina d’anni.

Rispetto ad altre apparizioni mariane, Lourdes ha dei caratteri di unicità?
Sul piano storico Lourdes è la più cristallina, la più coerente, la più evidentemente vera.Si prenda ad esempio un’apparizione che l’ha preceduta, quella di La Salette, ed una che l’ha seguita, quella di Fatima. Entrambe apparizioni ufficialmente riconosciute, ma tormentate. A margine di La Salette c’erano stati dibattiti politici, polemiche tra correnti cattoliche. Per Fatima sappiamo bene quello che ha circondato il “terzo segreto”.

A Lourdes tutto è invece limpido, tutto è chiaro, tutto è semplice; si tratta soltanto di esaminare la testimonianza dell’unica testimone, la cui sincerità è evidente.
Se si vuole trovare un punto di appoggio per la fede, è facile trovarlo in Lourdes.
E’ cristallino ed evidente quello che Bernadette ci ha raccontato. Sono smisurati i documenti che bisogna esaminare: la burocrazia francese dell’epoca era molto organizzata. Per cui lo storico da un lato è favorito perché ha un sacco di materiale; dall’altro è sfavorito perché bisogna faticare a consultarlo tutto.

Ci sono altre peculiarità?
A Lourdes la Madonna non piange mai. Qualche volta si rattrista per i peccatori ma sorride per ben due terzi del tempo delle apparizioni. Non esiste un’altra apparizione dove la Madonna sorrida così tanto. Si pensi che addirittura per ben tre volte ride, ride “come una bambina”. Questo fece addirittura scandalo.

Certo se Bernadette si fosse inventata tutto, non l’avrebbe inventato così…
Bernadette ha sempre detto: “era alta come me e aveva la mia età”. Questo i cattolici non lo volevano accettare, perché vedevano la Madonna come una matrona, come una gran signora. Bernadette la descrive come una Petito Damiselo, una piccola signorina. Bernadette era davvero piccola e non dimentichiamo che pur avendo 14 anni, secondo i medici ne dimostrava 12, a causa dei postumi del colera che l’aveva colpita e dell’’asma incipiente. L’idea di una Madonna alta un metro e quaranta con l’aspetto da bambina non era accettata dai cattolici.

Infatti Bernadette non ha mai amato la statua di Fabish (quella posta nella nicchia della grotta, ndr), e ha sempre detto che non rispecchiava in niente ciò che aveva visto. Uno dei motivi di veridicità è proprio questo: se Bernadette avesse inventato tutto o avesse avuto delle allucinazioni, avrebbe visto tutt’altro .

Oltre ad essere motivo di studi ultraventennali, Lourdes cosa ha significato per la sua vita?
Anzitutto ha avuto un significato per la mia nascita: io, come Joseph Ratzinger, sono nato il 16 aprile, il giorno del dies natalis di Bernadette.

Io non sono nato cattolico, sono cresciuto in una famiglia anticlericale, ho fatto a Torino studi laici, se non laicisti. Per molto tempo non ho saputo che il giorno del mio compleanno era lo stesso della morte di Bernadette. Una volta – scherzando – dissi all’allora cardinale Ratzinger : “Il 16 aprile dell’anno in cui è nato lei era un Sabato Santo; il 16 aprile dell’anno in cui sono nato io era un mercoledì dopo Pasqua, come nel 1879 quando è morta Bernadette”. E lui rispose: “è un privilegio di cui deve essere grato!”. Per me Lourdes è stata una scoperta tardiva ma quando è avvenuta ne ho sentito il richiamo irresistibile. Basti pensare che sono stato lì lì per andarci a vivere per dirigere l’ufficio stampa del santuario.

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