L’isostenibile peso dello Yoga

Posté par atempodiblog le 4 février 2013

L’isostenibile peso dello Yoga
Corrado Gnerre risponde ad una domanda di una lettrice di Radici Cristiane

yoga

Domanda: Molti cattolici si appassionano allo Yoga. Non mancano corsi di preghiera che inseriscono seminari sullo Yoga. Secondo voi è giusto tutto questo?  (Maria Enrica, Senigallia)

Risponde Corrado Gnerre
Gentile Maria Enrica, è vero, ogni tanto si sente parlare di qualche monastero cattolico che organizza corsi di spiritualità arricchiti di seminari sullo Yoga. D’altronde non sono pochi i libri che presentano una possibile – e secondo i loro autori opportuna – coniugazione tra spiritualità cristiana e Yoga. Per non parlare di tanti cattolici praticanti che, per sconfiggere ansia o quant’altro, frequentano palestre che organizzano corsi di Yoga.

Che dire di tutto questo? Prima di tutto che qualsiasi sincretismo religioso si pone come negazione della religione in quanto tale. Anche (e questo può sembrar contraddittorio) di quelle religioni che ammettono o addirittura consigliano più appartenenze religiose.

È inevitabile che ogni esperienza religiosa si ponga in una dimensione di esclusività; e se vi rinuncia, finisce col smarrire la sua ragion d’essere. Se è vero che l’Induismo ammette la doppia appartenenza (per esempio: si può essere induisti e cristiani contemporaneamente) è pur vero che ritiene necessaria la credenza nella reincarnazione, credenza questa che è del tutto rifiutata dal Cristianesimo. Il che vuol dire, secondo l’Induismo, che si può essere induisti e cristiani contemporaneamente, ma, sempre secondo l’Induismo, il Cristianesimo vero non sarebbe quello che esclude la reincarnazione, bensì un altro, ideale e soggettivo, che l’ammetta.

Ecco un esempio che dimostra come anche quelle religioni che figurano come tolleranti e disposte ad accettare più appartenenze, si pongono comunque in una prospettiva esclusivista. Né può essere diversamente, se si considera lo statuto specifico dell’essere “religione”.

Ma torniamo al punto iniziale. Dunque, un bel corso di Yoga rivolto a chi vuol fare un corso di spiritualità cristiana! Ma – chiediamoci – lo Yoga è cristianizzabile? O meglio: lo Yoga è coniugabile con il Cristianesimo? Assolutamente no.

Lo Yoga è un sistema a cui si ispira un ben precisa scuola indù. Fu elaborato nei 194 Yoga sutra scritti da Patanjali nel V secolo d.C. È un metodo (perciò è bene parlare di “sistema”) con il quale si cerca di ottenere il dominio su tutte le forze spirituali, guidandole nella direzione desiderata. Ma qui sta il problema. Qual è questa direzione? È il raggiungimento della pace interiore, è il raggiungimento della conoscenza suprema, è la liberazione dai legami del mondo e dalla materia.

Riflettiamo: il raggiungimento della pace interiore deve avvenire non con l’aiuto di Dio, ma con le proprie forze. Insomma, il raggiungimento della conoscenza suprema è incompatibile con la nozione cristiana di una dimensione creaturale dell’uomo. La liberazione dai legami del mondo e della materia è altrettanto incompatibile con la convinzione cristiana della positività tanto del creato quanto della dimensione terrena.

Né ha senso, come fanno in molti, distinguere lo Yoga come pura tecnica di rilassamento dallo Yoga come filosofia di vita. Non ha senso perchè le due fasi classiche (Hatha Yoga e Raja Yoga) sono in una successione di propedeuticità e di complementarietà. Il primo, lo Hatha Yoga, si propone il controllo totale del corpo e delle energie attraverso una rigorosa pratica di esercizi fisici; il secondo, il Raja Yoga, è la forma successiva dove si raggiungerebbe l’intuizione suprema dell’unità del tutto, che è puro monismo panteista, cioè identificazione del divino con la natura, anche quella umana. La prima fase non ha senso senza la seconda. Quando si è ancora al livello più basso deve esserci il desiderio di proseguire, tra l’Hatha e il Raja c’è successione e non alternatività.

Cara Maria Enrica, l’insalata russa, gastronomicamente, sarà anche una leccornia; ma, religiosamente, è una poltiglia insapore e indigesta.

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