Dio non tenta al male
Posté par atempodiblog le 26 janvier 2013
di Padre Livio Fanzaga – Il Falsario, ed. SugarCo Ti è ormai chiaro che la tentazione ha come grande regista il maligno, il quale opera di nascosto: cerca di indurti al male presentandolo sotto forma di bene. Da parte sua « Dio non può essere tentato dal male e non può tentare nessuno al male » (Gc 1, 13). Come dunque interpretare l’invocazione del Padre nostro: «Non ci indurre in tentazione?». Il termine greco è intraducibile con una sola parola e il suo significato pieno è: «Non permettere di entrare in», «non lasciarci soccombere alla tentazione». Con questa espressione noi quindi preghiamo il Padre celeste « di non lasciarci prendere la strada che porta al peccato » (Catechismo C. C. 2846), ma al contrario di «liberarci» e di «custodirci» dal maligno (Gv 17,15).
Tuttavia Dio non è estraneo alla tentazione. Egli innanzi tutto la permette. Senza la divina permissione satana non potrebbe operare sulla terra. Non solo, ma la divina Sapienza ha stabilito di lasciare una certa libertà di azione al principe delle tenebre anche dopo che è stato detronizzato e « gettato fuori da questo mondo » (Gv 12, 31), permettendogli di avventarsi contro la Donna e contro la sua discendenza (Ap 12, 17).
Perché Dio permette una esperienza che potrebbe vederci soccombenti? Egli lo fa perché si manifesti ciò che vi è nel profondo del nostro cuore e perché cresca l’uomo interiore in vista di una «virtù provata» (Rm 5, 3-5). È nella tentazione che si vede chi sei e quanto vali. È per essa che la grazia diventa merito. È nella lotta che ti confermi nel bene. Dio dunque la permette per un bene maggiore.
Fin dai primi secoli del cristianesimo i Padri della Chiesa avevano idee chiare al riguardo: «Dio non vuole costringere al bene, ma vuole degli esseri liberi… La tentazione ha una sua utilità. Tutti, all’infuori di Dio, ignorano ciò che l’anima nostra ha ricevuto da lui; lo ignoriamo perfino noi. Ma la tentazione lo svela, per insegnarci a conoscere noi stessi e, in tal modo, a scoprire ai nostri occhi la nostra miseria e per obbligarci a rendere grazie per i beni che la tentazione ci ha messo in grado di riconoscere » (Origene, De Oratione 29).
Dio non solo permette ma anche governa la tentazione. Satana non può fare ciò che vuole e in ogni caso non può indurci al male se noi non vogliamo. La Provvidenza divina cura con infinita sapienza e bontà ognianima, creata e redenta dal suo infinito amore. Il quando, il dove e il come di ogni tentazione sono sotto l’occhio paterno di Dio, il quale vigila perché il maligno non prevarichi ed è sollecito nell’accorrere in aiuto alla sua creatura che lo chiama in suo soccorso. Per quanto alcune situazioni siano umanamente spaventose e determinate bufere sataniche sembrino travolgere ogni cosa, non bisogna mai perdere la fiducia in Dio.
Egli permette a volte che vediamo il volto orrendo del male, perché non abbiamo a sottovalutarlo. In alcuni casi lascia che il drago mostri tutta la sua ferocia, affinché si sveli ai nostri occhi l’orrore spaventoso dell’inferno nel quale potremmo cadere. Satana è sottovalutato e allora Dio permette che nella tentazione mostri tutta la sua ferocia nel cercarci e nel sedurci al fine di divorarci. Tuttavia non dobbiamo mai dimenticare l’esortazione dell’apostolo Paolo: «Dio è fedele e non permetterà che siate tentati oltre le vostre forze; ma con la tentazione vi darà anche la via d’uscita e la forza per sopportarla» (1 Cor 10,13).
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