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Chi è il vero padrone del mondo

Posté par atempodiblog le 24 janvier 2013

Chi è il vero padrone del mondo
di Padre Livio Fanzaga (Direttore di Radio Maria) – La nuova Bussola Quotidiana
Tratto da:
Piangereste di gioia

Chi è il vero padrone del mondo dans Articoli di Giornali e News vienisignoreges

Nel cuore di molti uomini del nostro tempo si nasconde un progetto inquietante. E’ quello di costruire un mondo in cui l’uomo stesso sia padrone assoluto, senza nessuno sopra di lui. A ben pensarci l’approdo ultimo dell’ateismo non è la negazione di Dio. Dopo aver negato l’esistenza di Dio, c’era un altro passo da fare: proclamare la divinità dell’uomo. Questo passo molti lo stanno compiendo. E’ il mondo moderno nel suo insieme che nega la dipendenza dal Creatore e proclama la sua totale autonomia. In questo mondo non ci sarebbe che l’uomo, signore del suo destino e detentore di ogni potere sulla sua vita.

Questa mentalità la trovi diffusa intorno a te, nelle persone che conosci, e forse penetra, senza che te ne renda conto, anche nelle fibre della tua anima. E’ un modo di concepire la vita come se Dio non ci fosse, come se non avessimo da rispondere a nessuno delle nostre azioni, e come se nessuno avesse stabilito i criteri immutabili del bene e del male.

Tutte le grandi civiltà del passato condividevano la certezza che questo mondo, e con esso l’uomo, fosse stato creato o plasmato da Dio: oggi molti pensano piuttosto che è l’uomo che ha creato Dio, illudendosi che qualcuno esistesse al di sopra di lui, perché lo aiutasse a risolvere i problemi della sua vita. La malattia spirituale dei nostri contemporanei è questa: pensano che per realizzarsi l’uomo debba fare a meno di Dio. Illusione tremenda, che già provocò la tremenda catastrofe alle origini della storia dell’umanità.

padreliviofanzaga dans Avvento

Senza Dio non c’è né futuro, né salvezza eterna
Ci sarà un tempo in cui gli uomini, nel loro insieme, cederanno a questa tentazione di costruire un mondo senza Dio, in cui essi si illuderanno di salvare se stessi con le loro proprie forze. Si tratta dei tempi ultimi, quando “Il Mistero di iniquità, sotto la forma di un’impostura religiosa, offrirà agli uomini una soluzione apparente ai loro problemi, al prezzo dell’apostasia dalla verità” (Catechismo C. C.675).

E’ a questi tempi, collocati al termine della storia, ma che già sono anticipati nel presente, che Gesù fa riferimento nel brano odierno di vangelo. Proprio quando il mondo si sarà illuso di poter fare a meno di Dio, il grande falsario verrà smascherato e l’uomo scoprirà il baratro di vanità e di vuoto in cui è precipitato. Né la scienza, né la tecnica, né la politica, né l’economia, né la magia lo potranno salvare.

Gli uomini scopriranno la loro miseria, la loro fragilità e la loro presunzione. “L’angoscia” si impadronirà di loro, quando vedranno la loro impotenza davanti al terrore dei fenomeni naturali e “moriranno di paura” per l’attesa di ciò che dovrà accadere sulla terra. Povero uomo! Credeva di essere il padrone del mondo ed eccolo tremante e inerme di fronte alla maestà terribile dell’universo.

Allora sarà evidente a tutti che senza Dio non c’è possibilità né di futuro, né di salvezza. Senza di lui siamo perduti!

Tutti compariranno davanti al Figlio dell’uomo
Hai mai pensato, caro amico, che cosa ti attende nel prossimo futuro? Quanti progetti facciamo, senza mai pensare che il futuro non ci appartiene, ma ci viene dato istante dopo istante! Nei tempi in cui la fede colmava la vita, si usava dire: “A Dio piacendo, farò. A Dio piacendo, andrò”. E così via. Siamo creature e questo significa che non sopravviveremmo un solo momento nell’essere se Dio non ci sostenesse.
Gesù dice che ogni capello del tuo capo è contato. E’ proprio così. Persino ogni battito del tuo cuore è calcolato da Dio. E tu pretendi di guardare avanti senza fare i conti con lui? Tu ti illudi di avanzare nel futuro senza incrociarlo? Sappi che la tua vita va incontro al Signore che viene. Prima ancora che la storia finisca, tu ti troverai davanti al trono della sua maestà. E’ un appuntamento al quale non potrai sfuggire. Ti senti inquieto? Hai forse paura? Questo ti accade perché, come lo struzzo, ti ostini a nascondere la testa sotto la sabbia. Guarda avanti. Dio ti viene incontro. Preparati!

“Quel giorno non vi piombi addosso all’improvviso”
Voglio subito chiarirti che l’incontro con Cristo può essere nel medesimo tempo pauroso e gioioso. Non c’è bisogno di aspettare la fine del mondo, quando Cristo “Verrà con potenza e gloria grande”, per comparire alla sua presenza. Questo accadrà per tutti nell’istante della morte. Momento grandioso e solenne, nel quale il velo sarà strappato e la verità sulla vita si manifesterà con lo splendore dell’evidenza.

Il suo sguardo di amore infinito si poserà sulla tua miseria, se tu, piccola e misera creatura, quale ognuno di noi è, avrai imparato ad alzare gli occhi del cuore verso di lui e a guardarlo come si guarda a uno che ti vuole bene, che ti vuole aiutare, che ti vuole salvare. Cadrai nelle sue braccia, caro amico, se avrai creduto che, sulla frontiera dell’abisso, era là Lui ad attenderti, per portarti con sé, laddove la gioia non ha tramonto.

Ma guai a noi, se quel giorno ci piomberà addosso all’improvviso e ci troveremo davanti Colui che abbiamo negato, che abbiano offeso, che abbiamo bestemmiato e che abbiamo respinto. Quale tremendo risveglio sarà quello, quando ci renderemo conto che abbiamo rifiutato per sempre la verità e l’amore.

“Vigilate e pregate in ogni momento”
Anche in questo Natale il mondo ti vuole sottrarre Cristo dal cuore. Lo vuole rapire dalle tue attese, dai tuoi desideri e dai tuoi progetti. Il mondo in questi giorni ti propone le cose, ma non Dio. Sarà ancora per te un Natale senza gioia e senza pace?

Accogli il tuo Signore che ti viene incontro come un viandante che chiede il tuo amore. Se tu avrai imparato, nel tempo del tuo pellegrinaggio, a considerare Gesù come un amico, in quel giorno in cui lo guarderai faccia a faccia, sarà un amico che tu incontri.

Nel cammino verso il Natale trova ogni giorno un momento in cui stare solo. Nella penombra di una chiesa o nel segreto della tua cameretta ascolta Dio che parla al tuo cuore. Senti quello che ti suggerisce la tua coscienza, che è la voce di Dio in te.

Sii sincero con te stesso. Lascia che la voce di Dio in te tolga il velo delle tue ipocrisie e ti dica chi veramente sei. Lascia che ti giudichi e che ti perdoni. Avrai l’umiltà di accettare la verità su te stesso e di lasciarti abbracciare dal tuo Dio e Padre, dal tuo Signore e Salvatore?

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Il segreto della confessione

Posté par atempodiblog le 24 janvier 2013

Il segreto della confessione dans Fede, morale e teologia segretoconfessionericon

Il sigillo sacramentale (questo è il termine esatto), è di diritto divino da cui neppure la Chiesa può dispensare. In pratica, il Papa stesso non può ordinare a un sacerdote di rivelare quanto ha udito in confessione, neppure se ciò fosse necessario per salvare l’intero universo.
E ciò perché il sacerdote quando amministra il sacramento della penitenza, rappresenta Dio che “conosce il cuore dell’uomo”, davanti a cui si presenta il peccatore nella sua miseria, fiducioso di ricevere la misericordia di Dio. Se il penitente non fosse certo della discrezione del sacerdote, cadrebbe la necessaria fiducia e il precetto di confessare il peccato mortale sarebbe vanificato, col rischio, per molte anime, di cadere nella disperazione. A fronte di questo pericolo la stessa accusa di un innocente è un male minore della dannazione eterna.
I cann. 983-984 del Codice di Diritto Canonico, proibisce assolutamente di rivelare direttamente i peccati di una persona, o di prendere iniziative o altro che possano mettere in pericolo tale segreto, o di usare in qualsiasi modo le conoscenze acquisite nella confessione con “pregiudizio del penitente”, anche quando sia escluso il “pericolo di rivelare qualcosa”.
Il sacerdote che viola il sigillo cade immediatamente in una scomunica che può essere assolta solo dalla Santa Sede (latae sententiae). Persino coloro che per caso fossero venuti a conoscenza del segreto, se lo rivelassero, non solo commetterebbero peccato mortale, ma sarebbero passibili di gravi provvedimenti.
Il sigillo riguarda ogni confessione, anche quando il sacerdote non avesse potuto assolvere il penitente per mancanza di vero pentimento.
Naturalmente per chi non ha fede, tutto ciò potrebbe apparire una sciocchezza, dico “potrebbe”, perché anche umanamente parlando si può comprendere come sarebbe terribile se una persona, oppressa da una grande dolore e che si confidasse con un amico, venisse poi ad apprendere che il tutto è stato rivelato ad estranei. Per non parlare dei “segreti vitali” per il bene di un Paese, che quando vengono rivelati sono severamente puniti. E anche questi sono segreti che riguardano solamente il bene terreno, immensamente meno importante di quello eterno.
Del resto il Nuovo accordo tra la Santa Sede e la Repubblica Italiana, 18 febbraio 1984, art. 4, n. 4, dice: «Gli ecclesiastici non sono tenuti a dare ai magistrati o ad altra autorità informazioni su persone o materie di cui siano venuti a conoscenza per ragione del loro ministero».
Pretendere che l’autorità pubblica abbia libero passaggio nelle coscienze di tutti, anche con la scusa della “giustizia”, sarebbe una tale minaccia alla libertà che è meglio tollerare eventuali ingiustizie che cadere sotto il giogo di meccanismi giuridici che troppo spesso – come la storia dimostra – manifestano l’automatismo di una macchina mortale.
Quando il penitente venisse a conoscenza in confessione di un delitto compiuto dal penitente per cui un innocente è stato condannato, il sacerdote dovrà eventualmente esortare il penitente ad autodenunciarsi, ma più di questo non potrà fare. A volte la custodia del segreto potrebbe essere veramente gravosa, ma il sacerdote deve accettare tutto come facente parte della propria croce particolare.
Ogni uomo e donna deve aver la certezza di trovare con sicurezza un cuore umano, consacrato in modo speciale da Dio e per Dio, pronto ad ascoltarli fino in fondo e pronto a dar loro quella pace che solo la grazia divina può donare.

di Massimiliano Maria Zangherati

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Le aspirazioni, le giaculatorie e i buoni pensieri

Posté par atempodiblog le 24 janvier 2013

Le aspirazioni, le giaculatorie e i buoni pensieri dans Citazioni, frasi e pensieri francescodisales

Ci raccogliamo in Dio perché aspiriamo a Lui e aspiriamo a Lui per poterci in Lui raccogliere, di modo che l’aspirazione a Dio e il raccoglimento spirituale si sostengono a vicenda, ed entrambi hanno origine e nascono dai buoni pensieri.
Aspira dunque spesso a Dio, Filotea, con slanci del cuore brevi ma ardenti: canta la sua bellezza, invoca il suo aiuto, gettati in ispirito ai piedi della croce, adora la sua bontà, interrogalo spesso sulla tua salvezza, donagli mille volte al giorno la tua anima, fissa i tuoi occhi interiori sulla sua dolcezza, tendigli la mano come fa un bambino con il papà, perché ti guidi; mettilo sul petto come un profumato mazzolino di fiori, innalzalo nella tua anima come uno stendardo e conduci il tuo cuore in mille modi alla ricerca dell’amore di Dio, e scuotilo perché giunga ad un appassionato e tenero amore per questo Sposo divino.
Questo è il modo di innalzare le orazioni giaculatorie, che il grande S. Agostino consigliava con tanto zelo alla devota Proba. Se il nostro spirito si mette a frequentare con intimità e familiarità il suo Dio, o Filotea, rimarrà profumato delle sue perfezioni; questo esercizio non disturba l’andamento della giornata perché può trovare posto tra gli affari e le occupazioni, senza recar loro alcun pregiudizio, poiché, nel raccoglimento spirituale, come in questi slanci interiori, si operano soltanto piccole e brevi interruzioni che non nuocciono a quello che stiamo facendo, ma anzi sono di giovamento.

Tratto da: Filotea di San Francesco di Sales

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