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Preghiera per ottenere l’intercessione del servo di Dio Dolindo Ruotolo

Posté par atempodiblog le 19 janvier 2013

“Venite a bussare alla mia tomba… io vi risponderò”. (Don Dolindo Ruotolo)

Preghiera per ottenere l'intercessione del servo di Dio Dolindo Ruotolo dans Don Dolindo Ruotolo Dolindo-Ruotolo

Preghiera per ottenere l’intercessione del servo di Dio don Dolindo Ruotolo:

Padre Santo, ti ringraziamo per aver dato alla chiesa Don Dolindo Ruotolo, e per aver fatto risplendere in lui i doni del Tuo Santo Spirito. Con la sua vita, il suo sacerdozio ed i suoi “slanci d’amore” ci ha indicato la strada che conduce a Cristo. Concedici, per sua intercessione, secondo la Tua volontà, la grazia che imploriamo… (qui si faccia la propria richiesta), nella speranza che egli sia presto annoverato nel numero dei tuoi santi. Amen.
Pater, Ave, Gloria

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Accogliere Gesù

Posté par atempodiblog le 19 janvier 2013

Accogliere Gesù dans Fede, morale e teologia mariaportaages

Vivere i comandamenti significa convertirsi, metter in pratica la parola di Dio, passare dalle parole ai fatti, da un Cristianesimo devozionale a un cristianesimo vivo, fatto di santità di vita, pensieri, sentimenti, cioè vivere in grazia di Dio. La Madonna diceva in un messaggio che i comandamenti sono “indicatori di strada sulla via della salvezza” e fonte di pace.

Il dono più importante di Medjugorje è la pace, frutto della conversione, si ottiene attraverso quella decisione radicale di vita con cui, aderendo a Cristo, si mette in pratica nella propria vita la sua Parola.
 
La Madre ci ha condotto al Figlio e il Figlio ci ha detto che se vogliamo la pace, la pace nel cuore, la pace nelle famiglie, la pace nel mondo, dobbiamo accoglierLo.

di Padre Livio Fanzaga
Trascrizione dall’originale audio ricavata dal sito: www.medjugorjeliguria.it

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Messaggio di Madre Elvira per il nuovo anno

Posté par atempodiblog le 19 janvier 2013

Messaggio di Madre Elvira per il nuovo anno dans Madre Elvira Petrozzi suorelvira

Abbiamo appena vissuto un tempo “forte” che ci ha ricordato il dono della vita. Il Natale ci ha messi in ascolto di noi stessi, della nostra storia, che è diventata anche la storia di “Dio con noi”: è una realtà così bella, così affascinante! Se pensiamo che abbiamo ricevuto non solo il dono dell’esistenza, ma anche la “grazia” dell’incontro con Dio Padre, che ci ridà pace.
Spesso incontro dei ragazzi che mi dicono: “Ho fatto tante cose nella vita, ma i miei problemi, i miei vuoti sono rimasti ancora dentro di me”. Forse si dimentica troppo facilmente che il perché dei nostri sbagli non sta solo nella testa: il problema sta nella mia vita. E la mia vita è sostenuta dalla vita di Dio che c’è in me, che è la vita della grazia, la vita dello Spirito. Quando dico “Spirito” non voglio che pensiate a qualcosa di lontano, di irreale: la vita dello Spirito sei tu, il tuo dolore, la tua capacità di amare, di soffrire, di inventare, di volere… siamo noi! La nostra volontà non si vede, ma c’è; il nostro amore verso tante persone non si vede, ma c’è… è quella, la tua parte più importante! Ed è la parte più sensibile, più vulnerabile. Quando ci vengono in mente le cose che ci rattristano, dovremmo avere il coraggio di viverle anche nel cuore: non solo nella testa, ma nella compassione, nel dolore, nella lotta interiore… allora si apre il cielo, si entra in quel mistero che è la vita, dove Il perché di tutto ciò che è avvenuto te lo può rivelare solo Colui che conosce il tuo cuore, il tuo travaglio, l’identità profonda del tuo essere: non solo cos’hai fatto, ma chi sei!
Chi ti ha creato? Noi abbiamo un Creatore, che lo crediamo o no: se siamo, se esistiamo, è solo perché Lui ci ama così tanto da darci, nell’amore, la vita oggi, in questo momento!
E questa esistenza è un viaggio, noi siamo in pellegrinaggio con tutti gli uomini e le donne di buona volontà, che credono nella vita, nell’amore, nel perdono. E siamo tanti, perché so che ci siete anche voi: siete uomini e donne che credono nella vita, siete gente che crede nell’amore, un amore che è compassione, che è perdono, che ricomincia, un amore che è fedele! Quante persone cercano queste realtà, anche se non credono in Dio! Noi abbiamo la fortuna che tutto questo non solo lo conosciamo e lo cerchiamo, ma possiamo recepirlo, crederlo e viverlo, incontrando il nostro Creatore.
Questo è il modo in cui vogliamo cominciare quest’anno: desideriamo consacrare a Dio e a Maria ogni secondo, ogni minuto, ogni ora, ogni giorno, ogni istante di quel tempo che comunque va avanti, con noi o senza di noi. Noi non possiamo fermare la storia: il tempo continua e trascina tutto e tutti. Ma possiamo e vogliamo consacrare a Dio ogni settimana, ogni giornata, ogni mese dell’anno, in modo da non avere più spazi in cui lasciar passare la tristezza, la solitudine, la rabbia, la violenza, la disperazione. E anche quando peccherai, non importa perché ti sarai messo sulla strada di Dio: cadi, Lui ti rialza perché sei nella Sua strada. Quante volte? Mille volte al giorno! Perché sei sulla strada della luce, della verità, dell’amore vero, perché noi cerchiamo la speranza e Lui è la speranza; vorremmo avere fiducia e Lui è la fiducia, l’amore, la gioia, la verità, la libertà… Lui è tutto ciò di cui abbiamo ed avremo bisogno.
Buon anno a tutti voi; sia benedetto dal Signore e trascorra sotto lo sguardo materno di Sua Madre Maria!

di Suor Elvira Petrozzi – Comunità Cenacolo 

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Lettera da Shangai di uno studente al Direttore di Radio Maria

Posté par atempodiblog le 19 janvier 2013

Lettera da Shangai di uno studente al Direttore di Radio Maria dans Padre Livio Fanzaga programmiradiomaria

Carissimo P. Livio, sto scrivendo da Shangai, dove mi trovo, per un anno di scambio tra la Bocconi e la Zum-Dem University. Prima di tutto vorrei ringraziarla per quanto sta facendo per noi giovani. Pensi che non mi perdo nessuna sua catechesi neppure qui in Cina, ma neppure l’anno scorso in Corea dove rimasi per un semestre sempre per uno scambio universitario.
Mi scarico le catechesi sul cellulare e poi me le ascolto per le vie di Shangai. Quanti stimoli e quanta forza ci trasmette! Grazie. Qui in Cina sto respirando un’atmosfera dinamica e stimolante. Non si può stare fermi. Bisogna lanciarsi, buttarsi, conoscere nuove cose ogni giorno. C’è un mondo affascinante tutto da scoprire. Affascinante soprattutto per quella sete di infinito e quella grande fede ce vedo ogni giorno nelle persone che incontro.
Pensavo di venire qui a portare la fede. Invece sono i cattolici cinesi che me la stanno facendo riscoprire. La fede che respiro mi dà una grande forza. Nasce in me un bisogno quasi naturale di fare partecipi anche i miei amici di questa grande gioia. Si, perché vedo tanti volti pieni di felicità e serenità. Tanti giovani cinesi che, pur non essendo cattolici, vogliono conoscere di più il cristianesimo, e spesso vanno anche a messa perché attratti da quel Qualcosa che possa finalmente dare un senso alla loro vita dopo 60 anni di ateismo.
(È per quello – dice P. Livio – che i dirigenti cinesi sono preoccupatissimi del fatto che tanti si convertano al cristianesimo, sia come cattolici che come protestanti). E nel credo canto: « Credo in unam santam cattolicam eclesiam », insieme ad altri 200 cinesi, perlopiù giovani, durante la messa in latino, e mi sono proprio sentito parte di una grande famiglia che va al di là delle lingue e delle culture così diverse.
Dove alita Dio, tutti siamo a casa. Non siamo più stranieri. È la vita allora che ti dà una casa in questo mondo, che ti riunisce in un’unica famiglia. Si, il Santo Padre ha proprio ragione! Oggi qui in Cina l’ho capito bene. Nella chiesa di Shangai si respira una fede semplice, giovane, che coinvolge un’intera esistenza, che trasforma interamente una persona. I laici, sia cinesi che internazionali, che si sposano qui per lavoro, sono molto attivi: sono loro il cuore delle parrocchie, fanno un sacco di apostolato, organizzano la messa domenicale e il coro, eccetera. Sono loro, perché hanno una grande fede, e questa fede la trasmettono prima di tutto con il loro sorriso, il loro ottimismo e la loro serenità.
La Madonna – dice p. Livio -, in una sua apparizione ha detto: « Voglio che siate nella gioia e che questa gioia si veda sul vostro volto ».
Osservo questo anche negli occhi pieni di vita di Tom, un ragazzo cinese di 23 anni, che si è appena convertito alla fede, e questa immagine rimane impressa nel mio cuore. «Ora sto facendo di tutto per portare questo immenso dono a tutta la mia famiglia ancora atea». Così mi diceva qualche settimana fa. E non contento aggiungeva: «E poi voglio portare la fede ai miei colleghi universitari. Già 5 vengono al catechismo».
Caro P. Livio, le garantisco che non è così facile essere cattolici. Bisogna avere coraggio! È di fronte a questa fede che respiro, che mi riempie il cuore di fronte alla fede eroica di tanti sacerdoti cinesi e di tanti laici. Ragazzi come me. Come non rimanerne e trasportato interiormente?
In questi anni ho girato il mondo: ho conosciuto persone di ogni tipo, ho fatto innumerevoli esperienze, eppure, più vado avanti e più sono profondamente convinto che solo la fede in Gesù Cristo, l’amore figliale nei confronti di nostra Madre Maria, riempiono di una vera gioia il cuore di ogni uomo. Si, Sant Agostino aveva proprio ragione quando diceva: « Il mio cuore è inquieto finché non riposa in te »!
Caro P. Livio, le garantisco che noi giovani abbiamo una sete incredibile di bellezza, di vero amore e di felicità. Ultimamente, parlando a tu per tu con amici lontani dalla fede, quante confidenze mi sono state fatte… Ragazzi che hanno tutto: macchine, soldi, ragazze, prestigio. Eppure noto sempre nei loro occhi un profondo senso di infelicità, di insoddisfazione. Ci aspetta dunque un grande e affascinante lavoro. Grazie per quello che sta facendo. la ricordo nella preghiera, ma lei si ricordi anche un po’’ di noi e della mia famiglia. Siamo in 8 figli: 4 maschi e 4 femmine. Quando tornerò in Italia la verrò a trovare.

Giovanni Maria
Tratta da: Radio Maria

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Abortiti da vivi. Le nuove “idee” sull’infanticidio e la scienza di Carlo Bellieni per alleviare il dolore dei feti.

Posté par atempodiblog le 19 janvier 2013

Abortiti da vivi
Le nuove “idee” sull’infanticidio e la scienza di Carlo Bellieni per alleviare il dolore dei feti.
di Francesco Agnoli - Il Foglio (8-03-2012)
Tratto da: Marcia per la vita

Abortiti da vivi. Le nuove “idee” sull’infanticidio e la scienza di Carlo Bellieni per alleviare il dolore dei feti. dans Aborto aborto

[...] due soggetti italiani, momentaneamente all’estero (quando la fuga dei cervelli coincide con la fuga del cervello), Alberto Giubilini e Francesca Minerva, hanno proposto, su un giornale scientifico di rilievo, il Journal of Medical Ethics, un articolo a sostegno dell’infanticidio, intitolato: “Aborto dopo la nascita, perché il bambino dovrebbe vivere?”. Giusto! Perché? Minerva e Giubilini, dall’alto della loro “filosofia” e delle loro prestigiose collaborazioni, Oxford compresa, se lo chiedono.

E poi danno senza imbarazzo, risposte chiare, precise: c’è chi può (vivere) e chi non può. E’ il miracolo del relativismo: in nome dell’assenza di ogni Verità, due soggetti che un signore tedesco, non bello, con i baffi, anni Trenta, avrebbe forse corteggiato per uno dei suoi progettini di miglioramento della specie comminano pene di morte ai loro simili rei soltanto di esistere.

Detto questo, per accennare al fatto che tutto si tiene, vorrei notare che i due soggetti sopra indicati, a cui non posso togliere lo status di “persone” che invece loro negano ai feti e ai neonati (i quali non avrebbero “lo status morale di una reale persona umana”), fanno parte di un comitato di bioetica presieduto da quel Maurizio Mori che è stato il grande consigliere di Beppino Englaro e che viene spesso omaggiato sulla grande stampa italiana. La stessa che sbeffeggia, o meglio ignora, quei poveri retrogradi dei bioeticisti cattolici.

Ma perché farci il sangue amaro con questi attardati fans della rupe Tarpea e del monte Taigeto? Meglio soffermarsi su un vero cervello, nostrano, che continua ad abitare in Italia, ma viene consultato di continuo all’estero, nei paesi più svariati del mondo, dal Giappone all’Arabia Saudita, non per le sue biocretinerie filosofiche senza fondamento, ma per la sua serietà, per i suoi lavori scientifici sui bambini, dentro e fuori l’utero materno.

Sto parlando di Carlo Bellieni, noto neonatologo, membro della Pontifica Accademia per la vita, collaboratore di prestigiose riviste scientifiche di tutto il mondo (oltre che di vari quotidiani italiani, dall’Osservatore Romano ad Avvenire). Il lavoro di Bellieni incomincia nel 2000 dall’osservazione di quanto i piccoli feti nati precocemente (anch’essi “non persone”, per Minerva e soci), vanno incontro ad interventi dolorosi e, all’epoca, con scarsa attenzione al loro dolore, non solo in Italia, ma in tutto il mondo. Bellieni inizia così a fare studi su come certe manovre senza l’uso di farmaci possano vincere questo dolore; e vede come prima cosa che se gli si danno una serie di stimoli, assieme alla somministrazione di una soluzione di zucchero, il dolore sparisce: chiama tutto ciò “saturazione sensoriale”, espressione  che oggi è entrata nelle linee-guida in diversi Paesi.

Togliere il dolore a questi piccoli feti prematuri è il primo passo; il secondo è misurarlo, con l’aiuto di alcune esperte di ingegneria e di fisica, analizzando lo spettro vocale del pianto del feto prematuro e del neonato a termine, per creare delle scale di misurazione (e degli apparecchi appositi).

Lavorando con feti fuori dal pancione, Bellieni comincia a chiedersi: cosa proverebbero se fossero ancora dentro? La risposta diventa possibile iniziando a misurare le risposte che i bambini già nati danno a certi stimoli, e vedendo se differenti risposte sono legate a differenti esperienze prenatali. Bellieni inizia studiando un gruppo di bambini nati dopo che le loro mamme sono state tenute ferme a letto in gravidanza per motivi clinici; poi studia i figli di mamme ballerine, che hanno continuato a praticare danza durante la gestazione: i loro figli richiedono di essere cullati più energicamente degli altri per addormentarsi, segno evidente della continuità tra la vita uterina e quella post uterina.

Un ulteriore studio di Bellieni è poi verificare come il feto nel pancione reagisca agli stimoli e soprattutto se si abitua ad essi, come succede ai bambini già nati, che, dopo un brusco stimolo, alla terza o quarta volta che gli si propone, non trasaliscono più. Con l’osservazione ecografica di una ventina di feti di circa 30 settimane di gestazione, nota che dando uno stimolo rumoroso attraverso il pancione, il feto strizza gli occhi e gira la testa dall’altra parte, proprio come un bambino più grande, e proprio come questo smette di farlo dopo un certo numero di stimoli.

Di qui e da altri esperimenti nascerà il testo “Sento, dunque sono” (Cantagalli), che raccoglie quello che al mondo si sa sulle sensazioni fetali. Tra i sensi fetali c’è proprio il dolore. C’è nel neonato e c’è già nel feto! Per raccontarlo Bellieni, insieme al professor Giuseppe Buonocore, ha raccolto in un altro testo, in inglese, quanto anche in questo campo i maggiori studiosi mostrano nella loro pratica clinica: “Neonatal pain: pain, suffering and risk of brain damage in the fetus and newborn” (Springer Ed).

Ai predicatori dell’infanticidio manca, non solo il cuore, ma anche la scienza… due cose che vanno, spesso, insieme.

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