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E allora non credergli…

Posté par atempodiblog le 17 janvier 2013

E allora non credergli... dans Citazioni, frasi e pensieri scruton

“Se qualcuno ti dice che non ci sono verità o che la verità è solo relativa, ti sta chiedendo di non credergli. E allora non credergli”.

Roger Scruton

Tratto da: Una casa sulla Roccia

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Il ‘fenomeno’ delle Apparizioni mariane

Posté par atempodiblog le 17 janvier 2013

Il ‘fenomeno’ delle Apparizioni mariane
Le Apparizioni della Madonna si presentano come un segno di Dio per il nostro tempo, una parola profetica a noi rivolta per mezzo di Maria, madre dell’umanità.
di Giuseppe Daminelli
Tratto dal: mensile mariano Madre di Dio – Ed. San Paolo

Il ‘fenomeno’ delle Apparizioni mariane  dans Apparizioni mariane e santuari mariaaiutocristiani

Il ‘fenomeno’ delle Apparizioni mariane è quanto mai vasto, sia in senso temporale che spaziale. Esso percorre tutte le epoche storiche della Chiesa, a cominciare dalla prima Apparizione a noi nota: quella di Maria a San Gregorio Taumaturgo (+ 270) per istruirlo intorno ai misteri della fede, secondo il racconto di San Gregorio Nisseno (cfr. PG 46, 909-913).
Una concentrazione di Apparizioni mariane si localizza nell’Europa Occidentale durante l’Ottocento e il Novecento: sono almeno le 7 Apparizioni approvate dal magistero episcopale o papale che rievocano località ormai note come Centri di fede e di pellegrinaggio: Rue du Bac a Parigi (1830), La Salette (1846), Lourdes (1858), Pontmain (1871), Fatima (1917), Beauraing (1932-1933), Banneux (1933).
Se si prendono in esame le 232 presunte Apparizioni che costellano il secolo che si è appena chiuso, il campo di riferimento si allarga smisuratamente e tocca aree culturali diverse da quella europea.
L’intensificarsi delle Apparizioni di Maria nell’età contemporanea, mentre è accettato dalla maggioranza dei credenti con semplicità, talvolta con credulità, diventa problematico per altri ambienti più critici e attenti al quadro globale della rivelazione. Molti si meravigliano di queste Apparizioni; e si chiedono: « Non potrebbe il Signore della Chiesa stesso rivelare la sua volontà? ».
Alcuni teologi hanno tentato una risposta a questi interrogativi, del tipo: « Chi si meraviglia in questo modo non ha capito chi è veramente Maria. Ella è il prototipo della Chiesa, la Chiesa nella sua forma più pura, la Chiesa come dovrebbe essere o, come dovrebbe cercare d’essere. Ella è ora ‘a disposizione’ del Figlio, per mostrare ai Cristiani ciò che la Chiesa è in realtà, o dovrebbe essere » (cfr. Hans Urs von Balthasr).

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Lamberto Lombardi: L’Apparizione della Vergine Immacolata a Bernadetta Soubirous, alla Grotta di Massabielle.

Apparizioni e funzione storico-salvifica di Maria

Al riguardo, il termine « rivelazione privata » non è molto felice. Esso è giustificato se si considera che, oltre alla Parola di Dio del Nuovo Testamento, non c’è da aspettarsi per il mondo nessuna rivelazione del Dio Uno e Trino. Ma l’abbiamo compresa nella sua profondità e pienezza? Non abbiamo bisogno sempre di nuove spiegazioni per capire ciò che in essa è contenuto in profondità di grazia, ma anche in richiesta di grazia? In che misura ne siamo assorbiti?
Il Cristianesimo, come il Giudaismo, è la religione della Parola. Nelle teofanie la manifestazione sensibile è al servizio della Parola. L’importante non è il fatto di vedere la divinità, ma quello di ascoltare la sua Parola… Questo prevalere dell’ascoltare sul vedere è uno dei caratteri essenziali della rivelazione biblica.
Il Nuovo Testamento insiste su questo principio: siamo nel regime dell’ascolto della Parola e non della visione: « Beati piuttosto quelli che ascoltano la Parola e la mettono in pratica » (Lc 11, 28). « Beati quelli che pur non vedendo, crederanno » (Gv 20, 29).Le Apparizioni si spiegano a motivo della triplice base della funzione storico-salvifica cui Dio ha chiamato Maria, della spiritualità di servizio che la caratterizza, del nostro bisogno permanente di esegesi vitale della Parola da parte di Colei che personifica la « Chiesa immacolata ».
Non è solo il passato a spiegare i segni di una più assidua presenza di Maria nel nostro tempo. Le mariafanie illuminano il passato, in quanto attualizzano il Vangelo e ne mettono in rilievo alcuni dati importanti. In ognuna di esse Maria non appare un assoluto, né esprime una maternità captativa: al contrario, richiama alle esigenze evangeliche [preghiera-penitenza], suscita il senso della solidarietà umana [« …non c’è chi preghi e si sacrifichi per loro »], conduce ai Sacramenti [« …voglio una Cappella »].

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Vicka, una dei presunti ‘Veggenti’ di Medjugorie, in una foto degli ultimi Anni ’80.

Sollecitudine materna di Maria verso il mondo

Le Apparizioni mariane non vogliono né possono sostituire i lineamenti biblici di Maria: la fondamentale « mariafania » è contenuta negli scritti del Nuovo Testamento; tuttavia, le Apparizioni sono interventi che manifestano la sollecitudine materna di Maria verso il mondo. Non è un personaggio del tempo passato, ma una persona viva che si interessa dei suoi figli e li guida verso il Cristo. Non un esempio da copiare, ma una presenza; o meglio, un esempio dinamico che aiuta nella concretizzazione della risposta cristiana.
Anzi, alla luce biblica dei corpi risorti (1Cor 15, 40-49), le Apparizioni di Maria sono incontri con la sua persona pneumatizzata, con il suo corpo glorificato, che pur appartenendo ad una dimensione extra-spazio-temporale realizza in modo misterioso ma profondo una comunione personale con il Veggente e, tramite questi, con i suoi figli ancora peregrinanti.
Poiché il messaggio della Vergine ai suoi diversi Veggenti comporta generalmente una proiezione sul futuro con toni apocalittici, le Apparizioni non possono comprendersi fuori dalla prospettiva dell’avvenire della Chiesa e del mondo.
I ripetuti inviti alla conversione, come prerequisito per la pace nel mondo o per il trionfo del Cuore immacolato di Maria [ vedi Fatima], indicano nella Vergine la ‘donna’ dell’Apocalisse (cfr. 12, 1) che scende in lizza nella Chiesa contro il ‘drago’, simbolo delle forze attuali disgregatrici della società e del cosmo. Così Maria diviene l’estremo tentativo intriso di maternità che Dio compie per provocare il ritorno al Vangelo della salvezza, impedire il folle cataclisma e ispirare fiducia nelle sue promesse.
La presenza carismatica di Maria nel nostro tempo non dipende dagli studi mariologici, ma dal libero disegno di Dio, che si manifesta in modo « femminile e materno » per unificare il mondo in Cristo mediante il richiamo irresistibile della Madre.

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Le  Apparizioni di Fatima e la profezia della conversione della Russia – Fatima, « Domus Pacis ».

Il Signore, con il suo Spirito di verità e di comunione, può liberare noi e la Chiesa dalla vana credulità che corre verso i « segni e prodigi », dimenticando lo statuto di fede adulta richiesta dal Vangelo. E nello stesso tempo, egli ci preserva dalla fredda chiusura agli interventi di Dio nella storia mediante  Maria, che mirano a convertire i cuori, sostenere la speranza, preparare la  Chiesa agli impegni futuri.
Dobbiamo infatti convincerci che l’armonia del piano divino richiede la presenza di Maria in tutti gli avventi del Cristo sul mondo. « Pertanto – afferma la Redemptoris Materla Chiesa, in tutta la sua vita, mantiene con la Madre di Dio un legame che abbraccia nel mistero salvifico il passato, il presente e il futuro… » (RM 47).
Ogni Apparizione mariana, che si presenta con i caratteri dell’autenticità, non fa che esprimere e rafforzare tale intimo legame e permettere alla Vergine di meglio esercitare la sua missione a favore dell’umanità: « Maria, l’eccelsa figlia di Sion, aiuta tutti i suoi figli – dovunque e comunque essi vivano – a trovare in Cristo la via verso la casa del Padre » (RM 47).

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La costante e amorevole presenza della Madonna

Posté par atempodiblog le 17 janvier 2013

La costante e amorevole presenza della Madonna dans Apparizioni mariane e santuari Maria-a-Pontmain

L’apparizione di Pontmain (17 gennaio 1971, ndr) è una grande convalida della costante e amorevole presenza della Vergine al fianco del popolo cristiano. Di fatto, in quei giorni la Francia attraversava uno dei momenti più bui della sua storia. Nel luglio 1870 l’imperatore francese Napoleone III aveva dichiarato guerra alla Prussia (che successivamente si chiamerà Impero di Germania), guidata dal re Guglielmo I e dal cancelliere Otto von Bismarck. I prussiani, che si stavano affermando come la potenza europea emergente, a settembre riuscirono a catturare Napoleone III e proseguirono l’avanzata fino a cingere d’assedio Parigi e a occupare buona parte della nazione. Il legame con le precedenti manifestazioni è proprio sulla linea dell’attenzione che la Madonna ha nei riguardi degli avvenimenti storici.  A Rue du Bac la Vergine aveva infatti predetto a Catherine Labouré gli eventi del 1870-1871 e a La Salette, nel segreto rivelato a Mélanie, Napoleone III veniva identificato come un grande nemico della Chiesa. La Francia si conferma così per l’ennesima volta una nazione amata da Maria, forse perché proprio qui si è avuta la rivoluzione anticattolica del 1789-1799, che fra l’altro aveva messo al posto della Madonna a Notre-Dame la statua della dea Ragione.

Padre  Livio Fanzaga – La firma di Maria

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Italia, la terra dei Santi patroni

Posté par atempodiblog le 17 janvier 2013

Un nome da dare ai propri figli, una data da festeggiare solennemente, un volto da implorare nel momento del bisogno. Ai santi protettori si rivolgono anche i non praticanti e perfino i non credenti, in un tempo in cui gli uomini sembrano essersi dimenticati di Dio e della Chiesa. Ecco perché l’abolizione delle feste patronali rende più povero il nostro Paese
di Mario Palmaro – Il Timone

Italia, la terra dei Santi patroni dans Fede, morale e teologia santipatroni

I santi patroni sono i veri protagonisti della storia e della vita presente del nostro Paese. Vale per l’Italia, così come per tutte le nazioni che hanno avuto una storia, anche remota, di robusto cattolicesimo: borghi e villaggi, piccole città di provincia e metropoli congestionate di traffico e di grattacieli, tutte conservano un legame forte, visibile e duraturo con uno o più santi protettori.
Il Risorgimento ha tentato di dare all’urbanistica del Bel Paese una riverniciata di laicissimo fulgore patriottico, moltiplicando in maniera ossessiva le vie Garibaldi e le piazze Mazzini. Ma le statue dell’eroe dei due mondi o i monumenti equestri a Vittorio Emanuele sono condannati a starsene perennemente davanti alla Cattedrale o alla basilica dedicata al santo patrono della città, che è lì imponente da secoli a dominare la vita quotidiana di innumerevoli generazioni. I turisti giapponesi e tedeschi vengono da lontano per visitare San Pietro a Roma o Sant’Ambrogio a Milano, al cui confronto gli eroi del risorgimento e le loro statue appaiono, in tutti i sensi, davvero molto piccole. Anche con l’avvento della Repubblica lo Stato ha tentato di rinvigorire la desacralizzazione del panorama, dedicando viali e piazze alla Costituzione e alla Resistenza. Ma anche il fulgore democratico non ha potuto sradicare dal cuore dei nostri mille campanili il legame fortissimo con il santo di riferimento, il patrono adottato come protettore sicuro al quale affidare, almeno una volta l’anno, le sorti del proprio angolo di mondo.

L’arte ci parla dei santi patroni
In effetti, la prima cosa che si nota percorrendo le strade del nostro Paese è che i santi protettori hanno dettato le scelte urbanistiche ai nostri antenati. Di solito, nel centro della città – sia essa piccola o grande – sorge la chiesa dedicata al patrono, o che ne ospita il corpo o le reliquie, e che magari dà anche il nome alla piazza o alla via principale. La secolarizzazione, o anche una certa indifferenza religiosa, fanno in modo che si faccia poco caso a tutto questo. In certe grandi città del nord, rese più fredde e anonime dalle trasformazioni economiche e produttive, la cosa può per molti passare inosservata. E in altri centri urbani, sorti nel clima barbaro dell’era contemporanea, il cemento armato ha rimpiazzato le guglie e i rosoni, e il viandante fatica non solo a capire a quale santo sia dedicato quell’edificio, ma innanzitutto a capire se quella che ha davanti sia una chiesa, o una banca.
E tuttavia, fatta eccezione per queste malinconiche vestigia della modernità, ancora oggi, per la quasi totalità delle città italiane è vero il contrario: la chiesa principale domina la scena, ricordando a tutti, ogni giorno, il nome del patrono di turno. E per chi poi varca la soglia del tempio, nella penombra affascinante creata dalla maestria di architetti di cui magari s’è perso ormai il nome e il ricordo, ecco dischiudersi il racconto semplice e diretto, attraverso le immagini degli affreschi, della vita del santo patrono: la sua nascita, la sua conversione, i suoi miracoli, il suo ruolo nella costruzione della città o nella sua conservazione, la sua buona morte. Giovanni il Battista e Gennaro, Ambrogio e Carlo Borromeo, Pietro e Paolo, Caterina e Francesco, e centinaia di altri santi si animano e rivivono nelle immagini che ne raccontano la storia. Quasi una manifestazione della loro presenza reale e sorprendente accanto agli uomini che vivono ancora in questo mondo, e che si ricordano di loro, per lo meno quando hanno un problema da risolvere.

La vita delle persone

È vero: questi meravigliosi segni della nostra tradizione cattolica sorgono oggi in un contesto molto cambiato, forse perfino capovolto rispetto al passato. I sintomi della secolarizzazione si moltiplicano anche in un Paese formalmente cattolico come l’Italia: le chiese si sono svuotate, i seminari chiudono i battenti, i matrimoni civili superano in molti casi quelli religiosi, molti figli non vengono più battezzati, o battezzati con nomi improbabili, che poco hanno a che fare con i santi. Tuttavia, proprio in questo scenario desolante i santi patroni rappresentano un punto di resistenza, un ostacolo all’avvento definitivo della società nichilista. La vita delle persone comuni lo dimostra in molti modi: innanzitutto a cominciare dal nome, che non di rado “tradisce” la devozione di genitori e parenti per il santo protettore della città.
In secondo luogo, di solito un italiano sa chi è il patrono della propria città: può essere un miscredente, un ateo gaudente, un laico impenitente, ma è per così dire costretto ad associare l’identità della sua casa natale con la storia e la figura di un uomo elevato agli onori degli altari dalla Chiesa. E spesso questo rapporto è così misterioso e irrazionale, che il nostro homo secolarizzatus magari non va a messa, ma guai a toccargli il santo patrono. Basta pensare, ad esempio, alle cosiddette “regioni rosse” del nostro Paese, cioè a quelle terre ad altissima concentrazione comunista, che oggi sono spesso le capitali della secolarizzazione relativista post moderna. Non di rado, tra i vecchi militanti comunisti nemici acerrimi del prete, ve n’erano non pochi che erano segretamente devoti del patrono del paese. Una contraddizione dal sapore guareschiano, che tuttavia rivela la misteriosa potenza dei santi patroni, capaci di tenere aperta con un piede la porta dell’anima di un miscredente bolscevico. Ricordo che in alcuni paesini dell’Appennino romagnolo i contadini, molti dei quali iscritti al Partito comunista, disertavano la messa e sparlavano del prete. Poi, una volta l’anno, in occasione della festa del santo patrono, andavano a confessarsi, prendevano messa e facevano la comunione. Una condotta bizzarra, ma che la dice lunga sulla forza dei santi protettori. Per non dire del ruolo decisivo svolto nelle preghiere di rogazione: soprattutto nelle società rurali, se si voleva impetrare un buon raccolto, o una pioggia provvidenziale, o la guarigione da una malattia, si doveva andare da lui: dal santo che tante volte, nella storia, aveva cavato d’impiccio la gente di quella terra cui si sentiva di appartenere. In fondo, qualche cosa del genere accade ancora oggi, quando nell’ora della prova l’uomo moderno, esaurite le soluzioni offerte dalla scienza o dall’economia si mette in ginocchio davanti alla statua della Madonna o del santo protettore.

Il rapporto con il potere civile
I santi patroni dicono anche un’altra cosa importante: finchè ci sono loro, il potere civile mantiene un legame, almeno simbolico, con la Chiesa e con il Cielo. È un legame dal sapore vagamente medioevale, nel senso che il sindaco che con la sua fascia tricolore partecipa alla processione o alla messa in occasione della festa patronale compie un atto di implicito ridimensionamento del potere costituito. La cosa è paradossalmente ancor più forte quando a rivestire quell’incarico è – e accade purtroppo spesso – un uomo notoriamente lontano dalla Chiesa, o addirittura ostile al cristianesimo. In un’epoca di desolante laicizzazione delle istituzioni umane, di giacobina rivendicazione di una impossibile neutralità dello Stato in materia di fede e di valori, ecco: in un epoca come questa, San Gennaro e Sant’Ambrogio obbligano il sindaco relativista di turno a chinare il capo e a portare tutta la città ai piedi della statua di un santo di Santa Romana Chiesa. Questo aspetto rende i santi patroni decisamente scandalosi, elementi di rottura rispetto al progetto di de-cristianizzazione dell’Europa, così ben riuscito in nazioni come la Francia, l’Olanda, e in generale in tutti i Paesi protestanti, dove i santi sono stati le prime vittime illustri del furore iconoclasta del monaco eretico Martin Lutero. C’è più resistenza cattolica in una processione variopinta in onore di santa Rosalia che in un congresso di dotti teologi sull’esegesi biblica del Deuteronomio.

Le feste, i riti e la farina del diavolo
La festa del Santo Patrono ha dunque mille significati, alcuni più profani e visibili, altri più religiosi e profondi. La ricorrenza dedicata al patrono è infatti occasione per far esplodere la voglia di far festa, anche con qualche eccesso, di bere e di mangiare le specialità del luogo, di suonare e di cantare, di divertirsi. Ma la festa sta in piedi fintantoché essa ha la sua radice e la sua spiegazione nella figura del santo, modello da imitare e porto sicuro nel quale cercare rifugio: le feste patronali non ci sarebbero più se, almeno in una parte dei fedeli, non fosse stata conservata una sana devozione per il santo.
Finché la festa del patrono occupa un posto fisso nel calendario, essa coinvolge l’agenda delle autorità civili, impone il cambiamento della routine quotidiana, modifica i ritmi e le abitudini di tutto un popolo. In una parola, la festa del santo protettore della città è un rito. E i riti sono, come spiega magistralmente Antoine de Saint Exupery, «un giorno diverso dagli altri». «Se tu vieni tutti i pomeriggi alle quattro – spiega la volpe al Piccolo principe che lo sta addomesticando – dalle tre io comincerò a essere felice. Ma se tu vieni non si sa quando io non saprò mai a che ora prepararmi il cuore (…) Ci vogliono i riti» (Il piccolo principe, capitolo XXI).
Il giorno di Sant’Ambrogio a Milano non si lavora, così come a Napoli nel giorno di San Gennaro: ciò non significa che tutti i milanesi e tutti i napoletani siano cattolici devoti del santo, ma implica che tutti, anche i non devoti e pure gli atei, siano obbligati a prendere atto che nella vita, oltre all’ufficio, al negozio, alla banca e al centro commerciale, c’è un’altra dimensione. Che è poi la più importante. Ecco perché abolire queste ricorrenze è un gesto inconsulto che sta certamente bene nell’agenda politica della Cina Popolare, o negli obiettivi di una confraternita di massoni, ma che nulla ha a che fare con la tradizione e la residua identità cattolica del nostro Paese.
Una cosa è certa: la farina prodotta in quel giorno di “festa soppressa”, per dirla con un vecchio adagio pieno di saggezza, è farina del diavolo. E andrà tutta in crusca.

divisore dans Medjugorje

Cliccando sul link sottostante potete scoprire a quale santo siete stati affidati… Il mio santo protettore dell’anno è San Paolo:

http://infodamedjugorje.altervista.org:80/ilsantodellanno.html

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I luoghi mariani

Posté par atempodiblog le 17 janvier 2013

I luoghi mariani dans Apparizioni mariane e santuari lourdest

Quanto Maria sia importante non solo per il passato, in relazione ai fatti avvenuti duemila anni fa, e dei quali abbiamo parlato le scorse settimane, ma anche per il tempo che ne è seguito, lo dimostra anche la diffusione dei luoghi che a lei si ricollegano e che sono numerosissimi, praticamente in ogni parte del mondo. Segno evidente che grande è la devozione da sempre riservata a questa Donna, chiamata ad un destino tanto alto, come tenace e profonda è la fiducia nella sua potenza di intercessione.

Stando ai dati riportati in Maria – Nuovissimo Dizionario, curato dal mariologo padre Stefano De Fiores, purtroppo recentemente scomparso, si calcola che nella sola Italia siano circa 1.500 i santuari mariani, ai quali vanno aggiunge le cappelle e le edicole che sono praticamente impossibili da calcolare. Mentre sono ben 2.133 le località abitate, comuni, frazioni, contrade, ecc. che hanno un toponimo mariano.

La cosa è assai interessante non solo perché, come dicevamo, è un indice di devozione, ma anche per un altro aspetto che sta ancor prima della devozione e che, anzi, ne è in qualche modo la causa. Ed è il fatto che, per quanto riguarda in particolare i santuari, nella quasi totalità dei casi la loro erezione risale in origine alla “memoria” di un fatto prodigioso che ha al centro Maria. Può essere stato un miracolo, oppure un’apparizione, oppure ancora il ritrovamento, in circostanze singolari, di una effigie mariana, oppure si può risalire a una visione o a un voto fatto, per esempio, da una città, in occasione di una carestia o di una pestilenza o di eventi bellici particolarmente pericolosi.

Ma ecco il punto che ci sembra utile evidenziare: moltissime sono le chiese erette nei paesi cattolici; parecchie, tra di esse, sono quelle dedicate a Maria. Soprattutto, pare, alla Assunta, come sempre padre De Fiores rileva. Ma accanto a queste esistono, sempre nei paesi cattolici, numerosissime altre chiese che hanno una caratteristica particolare che è quella appunto di ricordare un “contatto” speciale con Maria. Un contatto che, proprio per queste sue caratteristiche, ha meritato di essere ufficialmente riconosciuto e immortalato in un edificio che diventa in questo modo “testimonianza” che attraverserà i secoli. Testimonianza alla quale potranno attingere forza e luce, da quel momento in poi, anche le generazioni future.

Nei paesi cattolici, abbiamo detto. Non suoni, questo, offesa per i fratelli separati, perché si tratta semplicemente di un dato oggettivo. Per loro, infatti, Maria ha avuto semplicemente il ruolo di madre fisica di Gesù restando, alla fine, un membro della Chiesa come tutti gli altri. Diversamente presso il cattolicesimo: a lei, Madre di Dio ma anche Madre nostra, è stato riconosciuto un compito assai più grande e importante. Un compito che abbraccia il tempo fino al suo esisto finale. Quello di contribuire fortemente, da quel Cielo ove ora si trova gloriosa, ad aiutare ogni essere umano che veda la luce, a far nascere e crescere spiritualmente dentro di sé e nel mondo, quel Gesù al quale ella a suo tempo, ha donato la vita. Ruolo che, del resto, proprio i tanti santuari esistenti, con il loro carico di memoria sembrano confermare.

Luoghi, dunque, quelli mariani, che hanno un’origine e un’atmosfera particolare e che forse proprio anche per questo esercitano una forte attrazione sul popolo cristiano. Nella maggior parte dei casi essi si rivelano non scelti dagli uomini, come le chiese normali, ma in qualche modo promossi dal Cielo stesso. Qualche volta infatti Maria, apparendo, come per esempio a Lourdes, ha chiesto espressamente che lì venisse eretta una cappella e che la gente venisse in processione. Ma anche quando ciò non è avvenuto, pur sempre questi luoghi richiamano un intervento speciale di aiuto da parte di Colei che i credenti sanno essere stata designata dal Figlio stesso a vigilare sui loro bisogni spirituali e materiali.

Per questo essi registrano presenze così numerose, anzi crescenti, anche in tempi di crisi di fede come quelli in cui ci è dato vivere? Probabilmente sì. Perché se è vero che oggi la cultura nella quale viviamo spesso ci induce a pensare di non aver più bisogno di Dio, è anche vero che i santuari, con la loro stessa esistenza, sono in grado di risvegliare la nostalgia di Lui. Sono capaci di ricordarci, tramite la mediazione di Maria, che il Soprannaturale esiste e che, come ha operato un tempo, può tuttora tornare ad operare ridonando linfa alle nostre vite.

 di Rosanna Brichetti Messori – La nuova Bussola Quotidiana

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Atempodiblog nuovamente on-line

Posté par atempodiblog le 17 janvier 2013

Ringrazio lo Staff di Unblog.fr per aver rimesso on-line il blog che era diventato « invisibile » a causa di problemi.
Rinnovo l’affidamento del blog alla Regina del Cielo e della terra. Buon 2013 a tutti!

Atempodiblog nuovamente on-line dans Amicizia mariaeges

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