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La trappola dell’occulto: New Age, l’era di indivualismo e relativismo

Posté par atempodiblog le 13 novembre 2012

La trappola dell’occulto: New Age, l’era di indivualismo e relativismo
Una “religiosità” senza Dio e Chiesa, senza aldilà. Il legame con gli “esoterismi” che consentono la messa in atto di varie iniziazioni ai misteri del cosmo. Teorie impregnate anche di satanismo
di Don Aldo Buonaiuto  RomaSette

La trappola dell'occulto: New Age, l'era di indivualismo e relativismo dans Don Aldo Buonaiuto Don-Aldo-Buonaiuto

La seconda metà del ‘900 ha visto il sorgere e il proliferare di sette e nuovi movimenti religiosi che hanno preso avvio negli Stati Uniti sullo sfondo della “rivoluzione dei fiori” e della collegata controcultura giovanile. All’interno di queste nuove realtà si delineano subito due aspetti: l’emergere di movimenti cristiani di tipo fondamentalista, che avrebbero dominato la scena nei decenni successivi, e l’aumento di importanza dell’elemento orientale.

Si tratta comunque di movimenti laici che rifiutano di delegare il monopolio del sacro a una “casta sacerdotale” e assegnano centralità alla scelta individuale; come esito dell’incontro con la modernità, respingono i valori del contesto di origine. Nella seconda metà degli anni Settanta alcuni di questi gruppi sono scomparsi o hanno trovato un terreno di coltura in una base sociale incline a formazioni di tipo settario.

I cambiamenti strutturali intercorsi hanno creato nel frattempo un substrato sociologico favorevole a un tipo di religiosità più fluida e flessibile. Questo nuovo tipo di religiosità, emerso nel corso dei primi anni Ottanta, si identifica con il movimento della New Age, che esprime al meglio l’era dell’individualismo e del relativismo, mescolando elementi della cultura occidentale con altri della spiritualità orientale, come la credenza nella reincarnazione.

Nella New Age non si riscontra una forma di religione ben precisa, né un concetto di divinità oggettivo e trascendente, ma un divino astratto, interiore all’individuo che lo vive e ne fa esperienza in modi sempre diversi rispetto alle altre persone. Il singolo è invitato a realizzare, nel “tempio” particolare del proprio io, il processo decisivo di trasformazione della propria coscienza, il proprio Sé, corrispondente con la possibilità di “creare la propria realtà”.

Per questo il processo salvifico è necessariamente un processo psicologico, un viaggio interiore nei meandri della psiche. Uno degli elementi costitutivi della New Age è un panteismo che si traduce nel rigetto di un Dio creatore, personale, trascendente il cosmo, a favore di una realtà ultima, variamente denominata, che si configura comunque come Mente, Energia, Vita. La New Age presenta apparentemente tutte le religioni come parimenti efficaci al raggiungimento della felicità, ma poi, nella pratica, le rinnega tutte giudicandole superate rispetto al proprio messaggio e all’avvento della “nuova era”.

Grazie alla gnosi (forma elevata e perfetta di conoscenza) che porta alla scoperta del Sé, sarà possibile rientrare in possesso della propria vera natura, sintonizzandosi con i propri simili, vivendo in armonia con il cosmo. Una “religiosità”, quella della New Age, senza Dio e Chiesa, una “religione” senza aldilà e senza giudizio: nessuno può essere ritenuto responsabile per il male fatto ad altri, perché il male, in realtà, non esiste, ma coincide con l’ignoranza che avvolge la mente umana riguardo la sua vera natura, di origine divina. È l’illusione di poter rendere l’uomo dio di se stesso.

Occorre solo affrontare il cammino sublime verso la conoscenza perfetta o illuminazione. Poiché oggi tali forme di conoscenza risultano spesso nascoste ai più, è necessario che qualche maestro illuminato le riscopra e le compartecipi agli eletti. Da questo assunto nasce il profondo legame tra la New Age e gli “esoterismi” che consentono la messa in atto di varie iniziazioni ai misteri del cosmo.

Secondo molti studiosi le teorie in questione appaiono anche impregnate di satanismo per i seguenti motivi: viene eliminato il Dio cristiano e, in sua sostituzione, compaiono diavoli, spiriti ed entità varie; viene proclamata la libertà anche di fronte alle leggi morali e sociali; vengono lasciati larghi spazi alla stregoneria e alla magia nonché a tutte le pratiche occulte, legittimate come strumenti di conoscenza per pervenire alla conoscenza del Sé e del cosmo.

Negli ultimi anni il termine New Age è stato sostituito e perfezionato con quello di Next Age. L’evidenza delle catastrofi ecologiche e l’insediamento del terrorismo hanno tradito la speranza nell’avvento di un’era di pace, armonia e fratellanza universali, profetizzata dai seguaci della New Age. Per aggirare il fallimento di un messaggio illusorio, si è sostituito il vecchio termine con il nuovo, Next Age, nel quale l’individualismo, l’egocentrismo e il relativismo prendono pieno campo oscurando l’impegno nelle problematiche ecologiche e nel sociale.

Per approfondire: iconarrowti7  GESÙ CRISTO PORTATORE DELL’ACQUA VIVA: Una riflessione cristiana sul “New Age”

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Guardare al futuro con la serenità della fede

Posté par atempodiblog le 13 novembre 2012

Guardare al futuro con la serenità della fede dans Medjugorje golfodiluce

La prospettiva biblica in cui collocare i dieci segreti di Medjugorje ci aiuta a liberarci da un clima psicologico di angoscia e di paura e a guardare al futuro  con la serenità della fede. La Regina della pace sta mettendo mano a un piano mirabile di salvezza, il cui inizio risale a Fatima e che oggi è nel suo pieno svolgimento. Sappiamo anche che vi è un punto di arrivo che la Madonna descrive come il fiorire di un tempo di primavera. Questo significa che il mondo dovrà prima attraversare un periodo di gelo invernale, ma non sarà tale da compromettere l’avvenire dell’umanità. Questa luce di speranza che illumina il futuro è certo il primo e più grande dono della divina misericordia. Infatti gli uomini sopportano anche le prove più difficili se hanno la certezza che alla
fine avranno uno sbocco positivo. Il naufrago raddoppia le energie se intravede all’orizzonte il sospirato golfo di luce. Senza prospettive di vita e di speranza gli uomini gettano la spugna senza più combattere e resistere.

di Padre Livio Fanzaga

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Mancini: ‘Porterò Balotelli dalla Madonna di Medjugorje’

Posté par atempodiblog le 13 novembre 2012

Calcio e fede: il nuovo libro di Paolo Brosio.

Mancini: 'Porterò Balotelli dalla Madonna di Medjugorje' dans Libri balotelliemancini

Mancini e la Premier vinta grazie alla Madonna di Medjugorje.

Il tecnico del Manchester City: « Chi prega è aiutato dal Cielo. Ho già detto a Balotelli che voglio portarlo a Medjugorje e lui mi ha risposto di sì ».

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Buffon: « Medjugorje è speciale, qui ho toccato con mano tante cose che mi avevano detto ».
Balbo: « Devo pregare per la mia famiglia, noi siamo molto devoti ».
Il presidente dell’Atalanta, Percassi: « E’ scattata una grande emozione, i veggenti ti trasmettono serenità ».
(Gazzetta dello Sport)

Tratto da: calciomercato.com

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Intervista a Ivan dal centro di Radio Maria a Medjugorje

Posté par atempodiblog le 12 novembre 2012

Intervista a Ivan dal centro di Radio Maria a Medjugorje dans Medjugorje ivanmedjugorjeradiomari

Lungo la strada asfaltata che dalla chiesa parrocchiale porta a Bjakovici e alla collina delle prime apparizioni, sorge il centro di Radio Maria a Medjugorje. E’ una graziosa casetta rosa, con la grande scritta “Radio Maria”, dove i pellegrini passano volentieri per una visita. Lì possono trovare il materiale di Radio Maria (Giornalino, DVD e gadget vari) e assistere a proiezioni riguardanti il pellegrinaggio a Medjugorje e, in diretta al venerdì, la catechesi giovanile di Padre Livio.
Nel mese di agosto è stato invitato al centro il veggente Ivan, per una intervista con Padre Livio. Ivan ha accettato volentieri dicendo: “Per Radio Maria sono sempre disponibile”. Ivan, come Marija e Vicka, è uno dei tre veggenti che ha ancora le apparizioni quotidiane, non avendo ancora ricevuto il decimo segreto. Sposato con una cittadina americana, ha quattro figli e divide il suo tempo fra Boston e Medjugorje, dove si trattiene da maggio a settembre, nei mesi più affollati dai pellegrini. Accanto alla sua casa a Medjugorje ha eretto una cappella dove pregare in attesa dell’apparizione. Il giovedì è riservato ai sacerdoti. Ivan è già stato presente in diverse sedi di Radio Maria in USA e in America Latina per dare la sua testimonianza, ma è la prima volta che la trasmette in diretta su Radio Maria Italia.
Sono trascorsi 31 anni da quel 24 giugno 1981, quando Ivan, un ragazzo di 16 anni, vide per la prima volta la Madonna e per l’emozione fuggì, lasciando sulla strada il sacchetto di mele che teneva in mano. Ora è un uomo maturo, calmo e riflessivo, che emana bontà. Si concentra davanti al microfono, tenendo gli occhi chiusi. Parla pesando le parole ed estraendole una ad una dal profondo del cuore. Si commuove in modo particolare quando parla della Madonna: “Dentro di me c’è un forte desiderio che la Madonna rimanga il più possibile, perché è così bello stare con Lei. Solo il guardare la Madonna, il suo sorriso, i suoi occhi, che sono pieni di amore… osservare le lacrime di gioia che scorrono sul viso della Madonna mentre ci osserva raccolti in preghiera, sento che è come se Lei ci volesse abbracciare tutti. È davvero grande l’amore della Madre ed è difficile trasmetterlo con le parole. La pace, la gioia e l’amore che io sento dentro di me, durante l’apparizione, dura per tutto il giorno e alle volte non riesco a dormire pensando a quello che la Madonna mi dirà il giorno successivo”.
Ivan risponde a tutte le domande, dimostrando una straordinaria maturità. Eppure era un ragazzo così timido e introverso! Non svia neppure dinanzi alla classica domanda sui dieci segreti. Padre Livio gli chiede se sia giusto dire che il tempo dei dieci segreti sarà un tempo di prova per la Chiesa e per il mondo. Ivan risponde: “Assolutamente. Sono completamente d’accordo con te. Ma dei segreti non possiamo parlare. Posso solo dire che verrà un tempo molto importante, soprattutto per la Chiesa. Dobbiamo pregare tutti per questa intenzione”.

Tratto da: Il Giornalino di Radio Maria

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La medaglia miracolosa

Posté par atempodiblog le 12 novembre 2012

La medaglia miracolosa
Rendono viva e palpabile l’esperienza della fede. Sono le devozioni popolari, dettate dal Cielo, che resistono al tempo e alla derisione.
E alle accuse di superstizione. La “Medaglia miracolosa”: piccola, bellissima icona che rappresenta l’intera storia della salvezza.
di Rosanna Brichetti Messori – Il Timone

La medaglia miracolosa dans Apparizioni mariane e santuari Medaglia-Miracolosa

Il Concilio Vaticano II ha giustamente richiamato alla centralità del mistero della salvezza imperniato su Gesù Cristo, nel culto liturgico e in quello privato. Questo ha fatto guardare talvolta con sospetto alle tante “devozioni” che caratterizzano da sempre le espressioni concrete della vita di fede. Eppure, se bene intese, esse non solo non ostacolano il giusto rapporto con il Dio trinitario nel Quale crediamo, ma anzi, esprimendolo in simboli, rendono viva, palpabile, l’esperienza stessa del nostro credere. Il ruolo delle devozioni è così rilevante che spesso esse ci sono state suggerite dall’Alto nel corso di apparizioni o di rivelazioni private, poi approvate e riconosciute dalla Chiesa. Per questo vale la pena di rivisitarne alcune.

Cominciamo da quella che viene chiamata la “Medaglia miracolosa”. Questo piccolo oggetto è stato “commissionato” a Caterina Labouré, allora novizia delle Figlie della Carità di s. Vincenzo de’ Paoli da Maria stessa. La veggente riceve l’incarico di far realizzare una medaglia che riproduce esattamente la visione avuta nel corso dell’apparizione del 27 novembre 1830, in Rue du Bac, a Parigi. Sulla facciata anteriore è effigiata Maria poggiante i piedi su un globo raffigurante il mondo, nell’atto di schiacciare la testa a un serpente che tenta di divincolarsi. Dalle sue mani aperte scendono verso il basso fasci di raggi luminosi prodotti dalle pietre degli anelli che ingioiellano le sue dita. L’ovale della medaglia è circondato dalla scritta: “0 Maria concepita senza peccato, pregate per noi che ricorriamo a voi”. Sul retro della medaglia, trova invece posto il monogramma di Maria, cioè un M maiuscola, al quale si intreccia e si appoggia una croce che si erge fino a sovrastarlo. Sotto di esso, affiancati, due cuori: l’uno coronato di spine, l’altro trafitto da una spada. Tutt’attorno, nell’ovale, un arco di dodici stelle. Pur tra le inevitabili difficoltà che accompagnano eventi così straordinari, il desiderio della Vergine aveva trovato esecuzione e la medaglia aveva ben presto preso le vie del mondo in una miriade di esemplari. Nel 1894 papa Leone XIII istituirà per il 27 novembre, ricorrenza dell’apparizione, la festa liturgica detta appunto della Medaglia miracolosa, mentre nel 1947 Pio XII proclamerà santa la veggente Caterina Labouré. Grande, aveva assicurato Maria, sarebbe stata la protezione e copiose le grazie per chi avesse indossato la medaglia. E così di fatto era avvenuto. Ne restano numerosissime testimonianze tra cui quella clamorosa della conversione improvvisa dell’ebreo Ratisbonne in S. Andrea delle Fratte a Roma.

Ma cos’è, dunque, questa Medaglia miracolosa? Forse una specie di magico talismano da indossare contro il malocchio e altri mali affini? Dice al proposito Jean Guitton: “La frontiera della fede, della devozione, della superstizione si può tracciare difficilmente, per il fatto che qualsiasi atto religioso diventa ‘superstizioso’ agli occhi di chi lo guarda senza credere”. Tuttavia, per chi sappia percorrere le ardite ma insieme semplici vie del simbolo, sia esso un intellettuale o un illetterato, quel piccolo oggetto diventa una bellissima seppure minuscola icona in cui viene racchiusa e rappresentata tutta intera la storia della salvezza. Per dirla sempre con Guitton: “In essa si trova riassunta l’essenza del mistero di Cristo ritratto nel cuore di Maria”.

Vediamo dunque di ripercorrere anche noi questo itinerario spirituale. L’Immacolata, promessa ai nostri progenitori caduti nel peccato, quella Donna che avrebbe schiacciato la testa al serpente, non è solo venuta, ma ora è stata assunta in Cielo da dove, gloriosa, intercede per noi come mediatrice di luce e di grazie divine. La sua umanità pienamente realizzata aiuta a sorreggere le nostre, ancora in faticoso cammino fra i mali del mondo. Dobbiamo rendercene conto, ricorrere a Lei e invocarla come Lei stessa ci ricorda di fare.

Il resto della medaglia ci fa penetrare ancor più profondamente nel mistero da cui trae origine tutto questo. Maria è divenuta tale perché ha saputo aderire al progetto divino di salvezza. Così, in Lei il Verbo divino si è incarnato e poi, accettando di morire in croce, ha portato su di sé l’intero peccato del mondo riscattandolo e vincendolo definitivamente nella risurrezione. Quel sì di Maria è stato dunque decisivo: per questo la croce si intreccia al monogramma del suo nome e da esso si innalza. Una salvezza per l’umanità concepita e voluta anzitutto come dono d’amore: ce lo indicano i due cuori, quello di Gesù che ha accettato di immolare se stesso, e quello di Maria che ha accettato di partecipare senza riserve a questo mistero di morte e risurrezione. Così, il peccato delle origini è stato riscattato; così, il regno di Dio è già presente in mezzo a noi. Anche se sarà pienamente svelato con il ritorno glorioso di Cristo descritto nell’Apocalisse: ma già anticipato nel simbolo all’interno della medaglia. Maria mediatrice della luce che irradia dalle pietre preziose che ornano le sue dita, è già infatti il simbolo della Gerusalemme celeste, è la Donna dell’Apocalisse vestita di sole. Le dodici stelle che sul retro incorniciano il mistero della Madre e del Figlio illuminano al contempo tutta la storia della salvezza: la promessa di redenzione annunciata nel Genesi, si mantiene viva nella fede dei dodici Patriarchi e nell’alleanza con le dodici tribù di Israele. Questa promessa realizzatasi con la morte e la risurrezione di Gesù diffusa nel mondo dai dodici Apostoli e dalla Chiesa loro erede, risplende ora alla luce delle dodici stelle che ne disvelano il compimento. Sono quei nuovi cieli e quelle nuove terre che consacrano Gesù Re dell’universo e glorificano pienamente anche la Madre sua.

Nell’attesa, noi possiamo intanto pregare e, con fondamento, sperare: sollecitati, confortati e aiutati anche da una piccola “miracolosa” medaglia.

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I tempi della grande battaglia profetizzati dal Montfort

Posté par atempodiblog le 12 novembre 2012

“Il Monfort profetizza questo tempo e profetizza gli apostoli di Maria. E la Madonna è qui (a Medjugorje) a  dire che sta formando i Suoi apostoli”.

“Volenti o nolenti, nel tempo della prova siamo già entrati e bisogna rispondere, prepararsi, rendersi forti. E’ il momento della risposta. Sono tempi profetizzati, sono tempi che si tanno realizzando: è una grazia immensa quella che ci è data!”

Padre Livio Fanzaga

I tempi della grande battaglia profetizzati dal Montfort dans Medjugorje montfort

Gli apostoli negli ultimi tempi

55. Infine Dio vuole che la sua Madre santa sia oggi più conosciuta, più amata, più onorata che non lo fosse in passato. Ciò avverrà di sicuro se i veri credenti sapranno entrare, con la grazia e la luce dello Spirito Santo, in quella devozione interiore e perfetta che spiegherò loro in seguito. Allora vedranno chiaramente, nella misura consentita dalla fede, questa splendida stella del mare e – guidati da lei – arriveranno al porto sicuro, nonostante i pericoli delle tempeste e dei pirati; conosceranno gli splendori di questa regina e si metteranno totalmente al suo servizio, come suoi sudditi e schiavi d’amore; gusteranno le sue dolcezze e bontà materne, l’ameranno teneramente come suoi figli prediletti, scopriranno le misericordie di cui è ricolma e i bisogni che essi hanno del suo aiuto; a lei ricorreranno in ogni cosa, come alla loro cara avvocata e mediatrice presso Gesù Cristo; saranno convinti che ella è il mezzo più sicuro, più facile, più breve e più perfetto per andare a Gesù Cristo e si affideranno a lei corpo e anima, senza riserva, per appartenere in questo modo a Gesù Cristo.
56. Ma chi saranno questi servitori schiavi e figli di Maria? Saranno fuoco che brucia, ministri del Signore che porteranno ovunque il fuoco dell’amore divino. Saranno « come frecce in mano a un eroe », frecce acute nelle mani della potente Maria per colpire i suoi nemici. Saranno figli di Levi, ben purificati dal fuoco di grandi tribolazioni e molto uniti a Dio, i quali porteranno l’oro dell’amore nel cuore, l’incenso della preghiera nello Spirito e la mirra della mortificazione nel corpo e saranno ovunque il buon odore di Gesù Cristo per i poveri e i piccoli, mentre risulteranno odore di morte per i grandi, i ricchi e gli orgogliosi del mondo.
57. Saranno nubi tonanti e nuvole volanti nell’aria al più piccolo soffio dello Spirito Santo; senza attaccarsi a nulla, senza attaccarsi, senza meravigliarsi di nulla, senza mettersi in pena per nulla, spanderanno la pioggia della parola di Dio e della vita eterna; tuoneranno contro il peccato, grideranno contro il mondo, colpiranno il demonio e i suoi seguaci, trafiggeranno da parte a parte, per la vita e per la morte, con la spada a due tagli della parola di Dio, tutti coloro ai quali saranno inviati da parte dell’Altissimo.
58. Saranno dei veri apostoli degli ultimi tempi, ai quali il Signore dei forti darà la parola e il vigore per operare meraviglie e riportare gloriose spoglie sui suoi nemici; riposeranno senza oro né argento e soprattutto senza preoccupazione, tra gli altri preti, religiosi e chierici; e tuttavia avranno le ali argentate della colomba, per volare al solo scopo di cercare la gloria di Dio e la salvezza delle anime, dove lo Spirito Santo li chiamerà; e nei luoghi dove avranno predicato, lasceranno dietro di essi unicamente l’oro della carità, che è il compimento di tutta la legge.
59. Infine dobbiamo sapere che saranno dei veri discepoli di Gesù Cristo, che camminano sulle orme della sua povertà, dell’umiltà, del disprezzo del mondo e della carità, insegnando la via stretta di Dio nella pura verità, seguendo il santo vangelo e non le massime del mondo, senza vivere in ansia né avere soggezione per nessuno, senza risparmiare, o farsi condizionare, o temere nessun mortale per potente che sia. Avranno nella loro bocca la spada a due tagli della parola di Dio; sulle loro spalle porteranno lo stendardo della Croce, segnato dal sangue, il crocifisso nella mano destra e la corona del Rosario nella sinistra, sul loro cuore i santi nomi di Gesù e di Maria, e in tutta la loro condotta si ispireranno alla semplicità e alla mortificazione di Gesù Cristo. Ecco i grandi uomini che verranno, ma che Maria farà sorgere per ordine dell’Altissimo, per estendere il suo impero su quello dei non credenti, dei pagani, dei musulmani. Ma quando e come avverrà questo? Dio solo lo sa, noi dobbiamo tacere, pregare, desiderare e attendere: « Ho sperato, ho sperato nel Signore ».

Tratto da: Trattato della vera devozione alla santa Vergine – San Luigi Maria Grignion De Montfort

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La falange di Maria

Posté par atempodiblog le 12 novembre 2012

La falange di Maria dans Anticristo Santa-Maria

La Madonna sta scegliendo i Suoi apostoli, come Gesù fra tanti discepoli ha scelto i suoi apostoli; li ha chiamati nel mese di settembre, ha detto: “accettate la missione e non temete”. Ha detto qual è l’obiettivo di questi apostoli: con la testimonianza della vita, della parola, dell’esempio far sì che chi è lontano da Dio si avvicini a Dio e conosca il Suo Amore. La Madonna vuole questi apostoli col cuore puro, pieni di grazia e di misericordia. Li vuole perseveranti, li vuole seri e responsabili, li vuole sapienti, veritieri e forti.
Come vedete la Madonna sta cercando di formare la falange eletta, la legione invincibile e ovviamente non è che bisogna avere i muscoli per questo; bisogna avere il cuore acceso dall’Amore di Dio, la sete dell’Amore di Dio, della salvezza delle anime, capire che salvare la propria anima e quella degli altri è la cosa più importante. Capire che tutti possiamo partecipare a questa battaglia con la preghiera, con la santità della vita, con la testimonianza, con i sacrifici quotidiani.
Tutti siamo ingaggiati; si tratta come vedete di rispondere ad una chiamata speciale, perché i tempi si fanno duri. Sono tempi dove bisogna lottare non contro la carne soltanto, ma contro il potere delle tenebre. Dice San Paolo: “è la grande battaglia che ha scatenato satana per contendere le anime a Dio”. L’aveva detto già la Madonna nei primi mesi delle apparizioni nel 1981: “è in atto una grandissima battaglia fra satana e Mio Figlio”, in palio ci sono le anime.
Suo Figlio vincerà, ma anche satana avrà la sua parte, noi dobbiamo far sì che satana abbia il meno possibile, cercando con tutte le nostre forze di aiutare la Madonna a salvare le anime. Ditemi voi se c’è qualcosa di più interessante, di più bello, di più utile di questo!
Adesso ognuno di noi prenda le sue decisioni, perché la Madonna viene qui e ci parla e noi non possiamo fare i sordi; non dobbiamo farlo con gli uomini, figuriamoci se possiamo farlo con Dio che ci dà sempre parole di Vita Eterna.

di Padre Livio Fanzaga
Tratto da:   “Trascrizione dall’originale audio ricavata dal sito  www.medjugorjeliguria.it
Commento al messaggio di Medjugorje del 2 novembre 2012

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Al di là delle apparenze

Posté par atempodiblog le 11 novembre 2012

Al di là delle apparenze dans Citazioni, frasi e pensieri vedovaaltempio

“Gesù ci invita a posare, come Lui, uno sguardo buono e giusto sulle persone e sugli eventi. Spesso, ci  lasciamo  impressionare e condizionare dalle apparenze e dagli slogan che distorcono  le cose. Cerchiamo di vedere, al di là di ciò che sembra, la scintilla di bontà che è deposta e che potrà illuminare il nostro giudizio. Allora il nostro rapporto con Dio e con gli altri sarà più vero, e le nostre scelte saranno più libere. L’umiltà ci insegna che noi non valiamo se non quello che siamo davanti a Dio!  Su questo cammino che la Vergine Maria sia il nostro modello!”.

Dall’Angelus del Santo Padre Benedetto XVI (saluto ai pellegrini di lingua francese, traduzione a cura di atempodiblog)

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Gli occhi parlano

Posté par atempodiblog le 11 novembre 2012

Gli occhi parlano dans Citazioni, frasi e pensieri madreteresadicalcutta

“Anche se non apro bocca posso parlarvi con gli occhi per mezz’ora buona. Guardandovi negli occhi posso dirvi se nel vostro cuore c’è pace oppure no. Ci sono persone che irradiano gioia e nei loro occhi si scorge la purezza!”.

Beata Teresa di Calcutta

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Teresa maestra di teologia

Posté par atempodiblog le 10 novembre 2012

Una “rivoluzione” per una delle sante più conosciute. Quel «del Bambin Gesù» rendeva la sua “piccola via” una pratica spirituale, ma Teresa è stata grande in dottrina, non semplice modello di spiritualità: lo attesta con un’indagine storiografica e filologica di Gianni Gennari, qui noto per i suoi “Lupus in pagina”, teologo con studi a Roma, Parigi e Friburgo. Esce questa settimana da Lindau Teresa di Lisieux. Il fascino della santità: i segreti di una dottrina ritrovata (pp. 616, euro 38), con la traduzione letterale dagli originali dei Manoscritti.
di Lorenzo Fazzini – Avvenire

Teresa maestra di teologia dans Fede, morale e teologia teresadilisieux

Teresa non più la Santa dell’«infanzia», ma della divinizzazione dell’uomo. Un vero «rovesciamento teologico»?
«La via di Teresa, che lei dice “piccola”, è sì ispirata a l’Enfant, ma questo vuol dire Figlio e il modello è Gesù, Enfant de Dieu, un Dio che in Lui si offre alla creatura invadendola con il suo Amore infinito e “divinizzandola” per grazia. Teresa parla di “appropriazione” del Fuoco divino, lo Spirito Santo che “brucia nel Cuore della Chiesa” e che la possiede trasformandola in sé: “Nel Cuore della Chiesa mia madre io sarò l’Amore, così sarò tutto!”. Per Giovanni Paolo II e Benedetto XVI questo è lo specifico di Teresa, così aperta all’invasione di Dio da essere capace di amarLo con il suo stesso amore anche nella “notte” dello spirito: sorella dei peccatori, dei lontani, degli atei, dei disperati. Una dottrina ecclesiale e per nulla clericale, ove la Chiesa è vista come Corpo Mistico anticipando di 55 anni la Mystici Corporis di Pio XII. La sua mariologia vede Maria “più madre che regina”. C’è anche una visione liberante dell’essenza profonda della preghiera».

La vicenda dei Manoscritti di Teresa manipolati sembra un copione di Dan Brown. Perchè tutto è stato così ingarbugliato?
«Le sorelle l’avevano sempre vista come la piccola, guidata da loro, ma il suo unico “direttore” è stato Gesù. Dopo 50 anni il primo a rendersene conto fu l’abbé André Combes, teologo all’Institut Catholique e alla Sorbona di Parigi e alla Lateranense nei 4 anni di studi a Lisieux (1946-1950), ove scoprì le manipolazioni compiute in buona fede che hanno portato tutti all’interpretazione di Teresa come la santa dell’“infanzia spirituale” sul modello del bimbo, e non su quello del “Figlio”, Gesù. Infatti Teresa mai ha parlato di “infanzia spirituale”, e tra le mille e più sue citazioni bibliche non c’è il celebre “se non diventerete come bambini” di Matteo 18, 3. Per occultare questo fatto, oggi dimostrato ed ammesso, sono stati commessi dei veri “crimini” storiografici in buona fede, ma falsando tutta la visione teologica di Teresa, poi recuperata da Combes e oggi accolta da Giovanni Paolo II che ha voluto Teresa “Dottore della Chiesa”, contraddicendo un forte “no” di Pio XI e del cardinale Pacelli, poi Pio XII, nel 1932. La nuova via di Teresa, con una teologia non cattedratica, è sostenuta da una sua visione dell’azione dello Spirito Santo».

Dunque, quella del suo libro è un’operazione-verità…
«Dal 1956, cioè dal momento in cui, realizzando il progetto di Combes, che nel 1950 proprio per questo fu cacciato dal Carmelo, si recuperano i veri scritti, la verità si è imposta, anche se permangono resistenze, come documento nel libro, nascondendo documenti e fatti anche gravi del passato. Perciò il volume ha un duplice fine: la storia della vicenda complessa dei testi di Teresa e la dottrina spirituale e teologale della Santa di Lisieux, Patrona delle Missioni, “Dottore dell’amore” come ha proclamato Giovanni Paolo II e “maestra specialmente dei teologi”, come disse Benedetto XVI, nell’Udienza del 6 aprile 2011, che mi ha dato la spinta decisiva a riprendere il discorso, per me vitale da più di 50 anni, come si legge nel Postscriptum».

Lei scrive che Teresa è una risposta ai “maestri del sospetto”, Marx Freud Nietzsche. Perchè?
«Sì, anche questo, e non solo. Teresa annuncia che la grandezza di Dio si è offerta tutta alla creatura che si lascia divinizzare dalla Grazia. Il detto “Tutto è grazia”, divulgato da Bernanos ne Il diario di un curato di Campagna, è proprio di Teresa. L’uomo-creatura diventa figlio di Dio nell’invasione dello Spirito: il teologo Von Balthasar scrisse che la dottrina di Teresa è una vera pneumatologia. L’uomo, creatura che si lascia divinizzare dall’invasione, è tutt’altro che “alienato” (come sostenevano Feuerbach e Marx), tutt’altro che rivale di un Padre che lo “castra” negandogli felicità e amore (vedi Freud), tutt’altro che Superuomo che annuncia la morte di Dio (cfr. Nietzsche). Cristologia e antropologia vanno di pari passo: una modernità di Teresa in anticipo di quasi un secolo. Alcuni testi del Vaticano II, di Paolo VI e in particolare di Benedetto XVI (penso al n. 10 di Caritas in veritate), paiono ispirati a Teresa, sorella dei peccatori, dei disperati, degli atei in ricerca della verità, per i quali offre la sua prova finale».

È però un dato che gli ultimi due papi hanno rivalutato Teresa in chiave teologica. Vero?
«Sì. Essi l’hanno esaltata come Dottore e Maestra dei teologi proprio grazie alla riscoperta dei veri testi ed al superamento di tante resistenze che per rispetto del Carmelo e anche di certa tradizione avevano per tanti anni prodotto i malintesi dell’“infanzia spirituale” a sfondo psicologistico, sentimentale e fatto solo di piccole cose. La rivalutazione è restituzione a Teresa dei doni di luce e di grazia che il Signore le ha elargito e che Lei ha accolto senza riserva: questa è la santità cristiana…».

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“Satana vuole utilizzare il vostro tempo libero a suo vantaggio”

Posté par atempodiblog le 10 novembre 2012

“SATANA VUOLE UTILIZZARE IL VOSTRO TEMPO LIBERO A SUO VANTAGGIO”
di Padre Livio Fanzaga
Tratto da: Maria a Medjugorje

“Satana vuole utilizzare il vostro tempo libero a suo vantaggio” dans Anticristo medjugorjedinotte

Dietro le cose effimere che il mondo offre si nasconde l’azione ingannatrice del serpente. Maria è una madre, anzi a Medjugorje è in modo tutto speciale la Madre dei giovani. Non c’è quindi da meravigliarsi se entra nel concreto per indicare ai suoi figli i pericoli che corrono. “Satana – avverte – vuole utilizzare il vostro tempo libero a suo vantaggio”. Mi ha sempre molto colpito questa allusione così pertinente a una precisa situazione di vita in cui si trovano i nostri ragazzi.
Infatti, finché un giovane è impegnato nello studio o nel lavoro è ben difficile che subisca delle gravi deviazioni. L’opera della seduzione incomincia col tempo libero, il quale non è in se stesso qualcosa di negativo, ma l’eterno ingannatore vi scorge un’opportunità per dispiegare la sua opera di seduzione. Che cosa fanno i nostri giovani nel loro tempo libero? Una volta la Madonna ha invitato tutti ad andare nella natura. C’è quindi anche un modo positivo di impiegare i momenti di libertà, ritemprando noi stessi nel fisico e nello spirito.
Il tempo libero però diviene un’opportunità satanica quando viene utilizzato per danneggiare il corpo e l’anima. Tutto ciò che è diabolico ha l’apparenza di bene, ma in realtà ci impoverisce, ci svuota e ci distrugge. Non è difficile identificare nelle discoteche, nella droga, nel sesso libero e nel denaro facile gli strumenti con cui satana si impadronisce della vita dei nostri ragazzi per portarla alla rovina.
Vorrei soffermarmi un momento sulla discoteca, riguardo alla quale non mancano purtroppo voci che ne minimizzano gli effetti negativi. Come consolidate statistiche dimostrano, la discoteca è il luogo in cui molti ragazzi si drogano, incominciando quell’opera di demolizione di se stessi che li porta a diventare dei cadaveri ambulanti. Ma anche quando non induce alla droga, la discoteca manifesta ugualmente la sua opera deleteria con la musica che stordisce, con l’alcol che ubriaca e il sesso degradato a istinto.
Fa riflettere il fatto che per un terzo dei giovani italiani la discoteca è la ragione stessa di vita, che dà senso alla loro settimana e senza la quale non potrebbero vivere. L’inganno satanico è perfetto in quanto colui che è “omicida e menzognero fin dal principio” ha rinchiuso gran parte della nostra gioventù in queste immense camere a gas, illudendola di trovarsi in paradiso. Non è un caso che molte discoteche portino proprio questo nome. Ma non vi è dubbio che nei paradisi satanici si avverte ben presto l’odore di zolfo del vuoto, della scontentezza e della disperazione.
Come si fa a non vedere la trappola del demonio nello spettacolo funereo di questi giovani che tornano a casa inebetiti all’alba della domenica per stramazzare come zombi sul letto, incapaci di vedere il sole nel giorno del Signore e di condividere con la famiglia la gioia dello stare insieme? Il giorno della luce per loro è divenuto il giorno del buio; il giorno della vita si è cambiato in giorno della morte; il giorno del Signore si è trasformato nel giorno del maligno.
Mi pare opportuno segnalare in modo più circostanziato un altro inganno col quale satana si impadronisce dei nostri figli, utilizzando il loro tempo libero. Vorrei alludere al sesso libero. A questo riguardo vi è nella predicazione e nella catechesi ordinaria di molti uomini di Chiesa un silenzio che stupisce, come se la lussuria non fosse uno dei sette vizi capitali. Non vi è dubbio che attraverso i disordini sessuali satana porta alla degradazione gran parte della nostra gioventù, impedendo ad essa di scoprire la bellezza del disegno di Dio sull’amore e sulla sessualità e quindi sul matrimonio e la famiglia.
La Madonna a Medjugorje non ha mancato di dare ai sei veggenti e attraverso di loro a tutti i giovani dei richiami ben precisi, che li aiutino a non farsi sedurre da una società sprofondata nella più miserabile immoralità che la storia del mondo conosca. Nel cammino dell’umanità sono sempre esistiti i disordini sessuali, anche i più gravi, ma mai si era giunti all’esaltazione del sesso libero come nel nostro tempo, inneggiando all’immoralità e irridendo la virtù con la potenza sfacciata degli odierni mezzi di comunicazione. Ieri il male si nascondeva, oggi si esibisce. Scomparsa la vergogna, imperversa ovunque la sfrontatezza. La turpitudine e l’oscenità sono i maestri osannati della nostra gioventù.
Mi ha molto impressionato l’immagine con cui la Madonna ha caratterizzato l’inferno. Infatti oltre alle persone che, entrando nel fuoco, si trasformano in orribili animali, ciò che ha colpito di più i veggenti è la figura di una giovane donna dai capelli lunghi e biondi, indubbiamente simbolo di chi commette i peccati di lussuria. La veggente Marija al riguardo così si esprime: “Infine abbiamo visto l’inferno. Abbiamo visto come un grande fuoco e al centro una ragazza giovane e molto bella che èentrata in questo fuoco e poi è uscita diventando simile a una bestia…”.
Vicka, che con Jakov è stata portata fisicamente dalla Madonna a vedere il Paradiso, il Purgatorio e l’inferno, usa un linguaggio assai più colorito, ma identico nella sostanza: Sembrano tutti diavoli. Soffrono. Dio ce ne preservi e basta… Non ho riconosciuto nessuno. Solo che ho visto di nuovo quella donnaccia bionda e con le corna. Lei soffre in mezzo a quel fuoco; e i diavoli intorno a lei. Orribile e basta”. La prima volta Vicka aveva visto questa “donnaccia” quando, qualche tempo prima, la Madonna aveva mostrato l’inferno in visione a lei, Marija e Jakov. Mirijana a sua volta è stata protagonista di una esperienza assai singolare, che io però non ho udito dalla sua bocca, ma da quella di Vicka, la quale l’ha raccontata più volte ai pellegrini. Mentre si stava preparando all’apparizione della Madonna ecco che improvvisamente le è comparso un giovane dall’aspetto attraente, il quale cercava di persuaderla a non seguire la Madonna e i suoi messaggi, ma al contrario la spingeva a godersi la vita nel mondo. Mirjana faticava a sostenere il suo sguardo, ma poi reagiva respingendolo con molta decisione. Poco dopo le appariva la Madonna la quale le spiegava come satana cerchi di attirarci a sé presentandosi sotto apparenze seducenti.
A prima vista potrebbe sembrare un racconto d’altri tempi, scarsamente credibile all’uomo d’oggi. In realtà attraverso questo episodio la Madonna dimostra di conoscere molto bene i pericoli in cui incorrono i nostri giovani. Con molta facilità essi sono trascinati sulla via del male dalle cattive compagnie, lasciandosi facilmente persuadere dai coetanei a seguire la via facile e larga, lungo la quale invano cercano la libertà e la felicità.
Di fronte a questa imponente opera di seduzione dispiegata dal mondo contemporaneo, dietro la quale opera la forza e l’astuzia del nemico, come reagire? Quali armi usare per vincere la battaglia e riportare la gioventù a Dio? La preghiera, l’esempio, l’amore.
La Madonna non si limita a renderci consapevoli della difficile situazione dei giovani nel mondo contemporaneo e a mettere in guardia dai pericoli che incontrano. Nei suoi messaggi ci suggerisce anche i mezzi per prevenire i loro sbandamenti e per aiutarli a ritrovare il cammino quando si sono persi.
Il punto focale è la famiglia. I responsabili della formazione dei figli sono innanzi tutto i genitori. Sono loro che devono educare alla fede e alla preghiera, fin da quando i bambini sono piccoli: “Cari figli – esorta la Madonna -, oggi vi invito a rinnovare la preghiera nelle vostre famiglie. Cari figli, spronate anche i più piccoli alla preghiera e che i bambini si rechino alla santa Messa” (14.03.1985). La famiglia anche se poi il cammino di fede trova il suo sbocco naturale nella parrocchia.
Ci sarebbe molto da riflettere su questo punto. Infatti se nelle famiglie si pregasse tutti insieme, genitori e figli, e se ogni giorno si leggesse qualche versetto della Bibbia, i nostri figli avrebbero il loro nutrimento spirituale quotidiano, senza il quale la fede si indebolisce e muore. In realtà nella maggior parte delle famiglie, anche in quelle cristiane, ci si preoccupa di tante cose come la salute, lo studio, i vestiti e i divertimenti dei nostri ragazzi, ma mancano l’educazione alla preghiera, la formazione alla virtù e alla vita cristiana. I nostri ragazzi crescono pasciuti e vuoti, perché non viene dato loro il nutrimento spirituale.
La Madonna ricorda ai genitori tre doveri fondamentali nei confronti dei figli: l’insegnamento, l’esempio e il dialogo. L’insegnamento riguarda innanzi tutto la preghiera. I genitori devono insegnare ai figli a pregare e devono pregare insieme a loro. Sappiamo quanto la Madonna abbia insistito su questo punto, fino a minacciare di non dare più messaggi se non si fosse accolto l’invito a pregare in famiglia.
Inoltre i genitori devono insegnare la fede, attingendo alla sorgente stessa della fede che è la parola di Dio: “Figlioli, mettete la Sacra Scrittura in un posto visibile nelle vostre famiglie, leggetela e vivetela. Insegnate ai vostri figli, perché se voi non siete un esempio per loro i figli si allontanano nell’assenza di Dio” (25.08.1996).
Qui la Regina della pace tocca un punto molto dolente. Non è possibile educare i figli alla fede se i genitori non sono impegnati in prima persona in un cammino di fede. Come si può pretendere che i figli siano dei cristiani ferventi quando i genitori sono cristiani indolenti? Come possono i figli pregare se i genitori non pregano? Come possono i figli aprirsi a Dio se i genitori lo hanno messo al bando nella loro vita? Come possono i figli apprezzare la vita spirituale se i genitori sono preoccupati solo di quella materiale?
In primo luogo sono i genitori che devono nutrire la loro fede leggendo la Bibbia e vivendola. Dopo di che sono in grado di comunicare ai figli qualcosa di vivo, che inevitabilmente li interessa e li attira. La Madonna fa un’affermazione che da sola vale un trattato di pedagogia: “Se voi non siete un’esempio per loro, i figli si allontanano nell’assenza di Dio”. È qui fotografata con un’esattezza impressionante la crisi della fede del nostro tempo. Avendo la generazione di mezza età tradito i grandi valori della fede, lasciandosi trascinare dal consumismo, la nostra gioventù si è allontanata da casa senza Dio. La preghiera, l’insegnamento, l’esempio e infine il dialogo. La Madonna lo ha sottolineato in modo particolare in alcuni messaggi dati al gruppo di Ivan, il quale, fra i veggenti, è forse quello che, nell’esposizione dei messaggi ai pellegrini, insiste di più sui problemi dei giovani e della famiglia. Mi ricordo di un messaggio dato dopo un incontro di preghiera sulla montagna in cui la Madonna invitava i genitori e i figli a dialogare insieme in famiglia. In quel messaggio la Regina della pace sollecitava in modo particolare i genitori ad ascoltare le esperienze di vita dei propri figli, per poterli consigliare e confortare.
Anche in questo caso la Madonna, nella sua sublime sapienza di madre, tocca un punto doloroso della vita delle nostre famiglie, dove c’è poco dialogo e perfino estraneità fra i genitori e i figli. In questo modo le nostre case divengono degli alberghi dove ognuno fa la sua vita, incurante degli altri. È chiaro che il primo dialogo deve avvenire fra i genitori stessi che devono costruire giorno dopo giorno la loro vita di coppia. Se i genitori sono affiatati, il loro dialogo con i figli è più facile e fruttuoso. Quando alla sera la famiglia si trova a tavola insieme, è bello scambiarsi reciprocamente le esperienze della giornata, consigliandosi e aiutandosi a vicenda e poi terminare con la preghiera e il rendimento di grazie a Dio. In questo modo la famiglia diviene una comunità dove ci sono la gioia, la pace e la fede.
Purtroppo la realtà della maggior parte delle famiglie è ben diversa. La vita spirituale è spenta, il dialogo è morto e i figli sono lontani. Che cosa fare? È necessario che chi ha ricevuto la grazia della conversione inizi con molta umiltà, silenzio e perseveranza il suo cammino spirituale. La conversione di una persona è una grande grazia per tutta la famiglia. A volte può essere persino un figlio, toccato da Dio, a richiamare i genitori sul cammino di fede.
Oggi molte famiglie vanno ricostruite e molti giovani riportati sulla retta via. È possibile? La Madonna afferma che è possibile solo “con la preghiera e l’amore”. I genitori che soffrono per i figli lontani da Dio non sono disarmati. Non devono dimenticare che Dio è il Signore dei cuori e che la sua grazia può richiamare in vita persone spiritualmente morte. Se satana è forte, la Madonna lo è infinitamente di più e con l’aiuto della nostra preghiera può riportare i nostri figli sulla via della salvezza: “Satana è forte – dice – e per questo chiedo le vostre preghiere e che me le offriate per quelli che stanno sotto il suo influsso, perché si salvino” (25.02.1988). “Sapete, cari figli, che con il vostro aiuto posso fare tutto e costringere satana a non indurre al male” (04.09.1986).
Quando i nostri giovani sono lontani, sulla via del peccato, teniamoli costantemente sotto la protezione della preghiera. La grazia opera già silenziosamente nella loro vita senza che se ne accorgano. Accanto alla preghiera è necessario “l’amore”. Dobbiamo avere lo sguardo della compassione divina su tanti poveri giovani sedotti dall’inganno diabolico e prigionieri del peccato. Sono persone malate spiritualmente, che vanno curate con tutte le risorse della carità cristiana.
A volte l’amore deve necessariamente essere forte ed esigente. L’importante è che sia amore. A Medjugorje tutti conoscono il “Campo della vita”, dove vivono un centinaio di giovani di diverse nazionalità sotto la guida ferma e sapiente di suor Elvira. Erano vite distrutte dalla droga e senza speranza alcuna di salvezza. Una mano ferma li ha messi in ginocchio, anche se non avevano la fede, una regola ferrea di vita ha ridato il vigore perduto della giovinezza, l’amore di una comunità ha fatto rifiorire la speranza.
Anche i nostri figli perduti possono essere ritrovati nell’abbraccio della fede. La preghiera, l’amore e la grazia possono compiere questo miracolo. Dalle famiglie nuove formate dai giovani consacrati a Maria nascerà la civiltà dell’amore.

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L’Ave Maria recitata bene è il nemico del demonio

Posté par atempodiblog le 10 novembre 2012

L'Ave Maria recitata bene è il nemico del demonio dans Angeli montfortstatuarosario
Ecco ciò che la Santa Vergine ha rivelato al beato Alain de la Roche, come è scritto nel suo libro De Dignitati Rosarii, riferito poi da Cartagena: “Sappi, figlio mio, e fallo conoscere a tutti, che un segno probabile e vicino di dannazione eterna sta nell’avere avversione, o nell’essere indifferenti, o negligenti, nella recita del Saluto angelico, che ha salvato il mondo intero”. Sono parole consolanti e terribili nello stesso tempo: si esiterebbe a crederle se non fossero garantite da questo santo uomo, e da san Domenico prima di lui, e poi da altri illustri autori, lungo l’esperienza di diversi secoli. Si è sempre notato infatti che coloro che portano il segno di condanna come gli eretici e i falsi credenti, gli orgogliosi e i mondani, odiano o disprezzano l’Ave Maria e il Rosario. Gli eretici accettano ancora e recitano il Padre Nostro, ma non l’Ave Maria, né il Rosario; li aborriscono: porterebbero addosso più volentieri una serpe, che una corona del Rosario. E così gli orgogliosi: pur essendo cattolici, ma avendo le stesse inclinazioni di Lucifero, loro padre, disprezzano l’Ave Maria, o ne sono indifferenti, e considerano il Rosario come una devozione da donnette, buona solo per gli ignoranti e per quelli che non sanno leggere. Al contrario invece, si è visto che, per esperienza, quelli e quelle che portano i grandi segni della salvezza, amano, gustano e recitano con gioia l’Ave Maria; e più essi sono di Dio, e maggiormente amano questa preghiera. E’ ciò che la Santa Vergine dice ancora al beato Alain, dopo le parole riferite sopra.
Io non so come e perché questo succeda, ma so che è vero; e anch’io non ho un miglior segreto per conoscere se una persona è di Dio, che quello di verificare se ama dire l’Ave Maria e il Rosario. Dico: se ama recitarla, perché può succedere che un’anima sia nella impossibilità naturale o anche soprannaturale di farlo, ma la ama sempre e la ispira agli altri.
Anime dei veri credenti, schiave di Gesù in Maria, sappiate che dopo il Padre nostro, la preghiera più bella di tutte è l’Ave Maria. E’ il complimento più perfetto che possiate rivolgere a Maria, poiché è quello che l’Altissimo le rivolse, per mezzo di un arcangelo, per conquistarne il cuore; e fu così efficace sul cuore di lei, a causa dei segreti incanti di cui è pieno, che Maria diede il proprio consenso alla Incarnazione del Verbo, malgrado la sua profonda umiltà. E’ ugualmente per mezzo di questo complimento che voi conquisterete il suo cuore infallibilmente, se lo direte come si deve.
L’Ave Maria recitata bene, cioè con attenzione, devozione e semplicità, è – al dire dei santi – il nemico del demonio, che mette in fuga, e il martello che lo schiaccia; è la santificazione dell’anima, la gioia degli angeli, la melodia dei veri credenti, il cantico del Nuovo Testamento, il gaudio di Maria e la gloria della santissima Trinità. L’Ave Maria è una celeste rugiada che rende feconda l’anima; è un bacio casto e amoroso che viene dato a Maria; è una rosa rossa che le viene presentata, una preziosa perla che le viene offerta; è una coppa di ambrosia e di nettare divino che le si porge. Sono tutte immagini usate dai santi.
Vi prego quindi vivamente, per l’amore che vi porto in Gesù e Maria: non vi basti recitare la piccola corona della Santa Vergine, ma dite il Rosario ogni giorno, anche intero se ne avete il tempo; nell’ora della vostra morte, benedirete il giorno e l’ora in cui mi avete dato retta; infatti, dopo aver seminato benedicendo Gesù e Maria, raccoglierete benedizioni eterne in cielo: “Chi semina con larghezza, con larghezza raccoglierà”. 

San Luigi Maria Grignion de Montfort

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Dopo Auschwitz è possibile credere in Dio?

Posté par atempodiblog le 9 novembre 2012

Dopo Auschwitz è possibile credere in Dio?
di Francesco Agnoli – Il Foglio (2010)
Tratto da: Libertà e Persona

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C’è un ritornello che si sente spesso: “E’ possibile credere a Dio, dopo Auschwitz?” Come tutti i luoghi comuni, questa domanda, pur mal posta, ha un suo significato. Già Agostino, infatti, si chiedeva: “Si Deus est, unde malum?” (se Dio esiste, da dove il male?).

Severino Boezio formulava un pensiero analogo, ma più completo: “Si quidam Deus est, unde mala? Bona vero unde, si non est?” (Da dove i mali, se Dio c’è? Ma se non c’è, da dove il Bene?). Come a dire che postulare come inesistente Dio, non solo non risolve il problema del bene e del male, ma lo aggrava.

Se Dio non esiste, infatti, è la distinzione stessa tra bene e male che cade, come il relativismo insegna. L’ateo assoluto, intransigente, può infatti giustificare, al più, l’esistenza del male fisico, come effetto di una imperfezione insita nella casualità della natura, ma non può neppure discutere, se è coerente, sul bene e sul male morali. Odi, omicidi, guerre ecc.: in base a quale principio questi eventi “naturali” sarebbero un male morale, se Dio non esiste? Lo sterminio degli ebrei e dei polacchi fu stabilito da un potere umano “legittimo”. Come ritenerlo iniquo, se quel potere non fosse giudicabile da un altro Potere, da una Giustizia ad esso superiore?

Ecco perché per condannare Auschwitz, in verità, bisogna non essere del tutto relativisti e credere ancora ad una natura umana non puramente materiale (altrimenti perché Auschwitz piuttosto che una tonnara?), alla Verità, alla Giustizia, cioè a qualcosa di metastorico, eterno, divino.

Ma non è tutto. La frase citata all’inizio, pur umanamente comprensibile, risulta anzitutto incompleta. Infatti, dal momento che i gulag vengono prima dei lager, e non hanno nulla da invidiare ad essi, bisognerebbe aggiungere: “E dopo Arcipelago Gulag, come credere in Dio?”. Perché questa aggiunta non viene mai fatta? Forse perché è chiara a tutti l’essenza profondamente atea del comunismo? Forse perché è noto che molti degli oppositori al sistema dei gulag, da Solgenicyn in Urss, a Valladares a Cuba, sino a Harry Wu e Liu Xiaobo, in Cina, sono o sono stati credenti?

Ecco che le vicende del Novecento, cioè del secolo più violento e sanguinoso della storia, se guardate con occhio sincero, svelano che in verità, dopo i gulag e i lager, non è più possibile credere, anzitutto, all’uomo, soprattutto all’uomo che si erge a Salvatore.

Ma per rispondere ancora meglio alla domanda iniziale, “E’ possibile credere a Dio, dopo Auschwitz?”, penso sia utile anche un libro, “Conversazioni a tavola di Adolf Hitler”, ristampato proprio quest’anno, dopo ben 50 anni, dall’ editrice Goriziana.

Quest’opera, per chi abbia affrontato testi fondamentali del nazismo, come il Mythus di Alfred Rosemberg, le memorie di Albert Speer, i diari di Goebbels, le conversazioni di H. Rauschning, i discorsi di Walter Darrè ecc., non dice nulla di sostanzialmente nuovo: Hitler era un fierissimo avversario della visione biblica, cioè dell’idea di un Dio Creatore del cosmo, come di ogni singolo uomo.

Sono idee, dicevo, ben conosciute dallo storico, ma non dalla vulgata, se è vero come è vero che non di rado si può sentire il personaggio di turno ripetere, come un disco rotto: “Ma Hitler era cattolico e battezzato!”.

Vediamo allora cosa spiegava il dittatore impegnato ad istruire i suoi ospiti, in tutta libertà, cioè non vincolato da considerazione di opportunità politica o di strategia mediatica. Nelle sue conversazioni a tavola egli ricordava il suo professore di religione, l’abate Schwarz: “Lo provocavo”, raccontava, ponendo “domande imbarazzanti sulla Bibbia”, poiché “non potevo sopportare tutte quelle ipocrisie. Ho ancora dinnanzi quello Schwarz col suo naso lungo. Guardandolo vedevo rosso. E ricominciavo peggio di prima. Appena mia madre venne a scuola, egli si precipitò su di lei per spiegarle che ero un’anima perduta”.

Il colpo più duro che l’umanità abbia ricevuto, dichiarava Hitler la notte tra l’11 e il 2 luglio 1941, è l’avvento del cristianesimo. Il bolscevismo è un figlio illegittimo del cristianesimo. L’uno e l’altro sono un’invenzione degli Ebrei”.

Il cristianesimo, proseguiva, dopo aver esaltato “Giuliano il Grande” e deplorato “Costantino l’Apostata”, è “un’ invenzione di cervelli malati”, un insieme di “mistificazioni ebraiche manipolate dai preti”, “la prima religione a sterminare i suoi avversari in nome dell’amore”; è intollerante, inganna il popolo, contraddice la ragione e “lo sviluppo scientifico”; proclama un egualitarismo iniquo, diffonde l’idea pericolosa e nociva dell’aldilà e di un Dio trascendente (in contrasto, a suo dire, con “la teoria dell’Evoluzione”); venera “il volto contorto di un crocifisso”; separa l’uomo dalla materia, mentre “non esiste alcuna frontiera tra l’organico e l’inorganico“…

Quanto ai preti, sono “aborti in sottana“, “brulichio di cimici nere”, “rettili”: è la Chiesa cattolica stessa che “non ha che un desiderio: la nostra rovina”. Così parlava il creatore dei lager, mentre tesseva l’elogio del vegetarianesimo e descriveva l’uomo come “il microbo più pericoloso che si possa immaginare”.

La domanda iniziale mi sembra dunque che vada riformulata: “Dopo lager e gulag, comunismo e nazionalsocialismo, è ancora possibile fare a meno di Dio?”.

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Barack Obama e i “valori irrinunciabili” della Chiesa

Posté par atempodiblog le 9 novembre 2012

Barack Obama e i “valori irrinunciabili” della Chiesa
Una riflessione sull’esito delle elezioni presidenziali negli USA
di padre Piero Gheddo, del Pime
Tratto da: Una casa sulla roccia

Barack Obama e i “valori irrinunciabili” della Chiesa dans Articoli di Giornali e News pierogheddo

ROMA, giovedì, 8 novembre 2012 (ZENIT.org)  –  Si accusano come “di destra” i valori del matrimonio, della nascita, della morte naturale. Per la Chiesa questi sono “valori irrinunciabili” per lo sviluppo dei popoli. Aborto, sterilizzazione, controllo delle nascite, eutanasia, matrimoni gay hanno conseguenze nefaste per la soluzione dei problemi sociali.

Nelle elezioni americane del 6 novembre 2012, com’è noto, ha vinto Barack Obama e tutti auguriamo al Presidente USA di poter adempire il suo secondo mandato facendo scelte ispirate alla pace e allo sviluppo solidale del suo paese e dell’intera umanità.

AsiaNews riporta la notizia con il titolo: “La vittoria di Obama preoccupa i mercati, ma potenzia il matrimonio gay”. E spiega che Obama è il primo Presidente a sostenere il matrimonio fra le coppie gay (cambiando la posizione che aveva nel 2008): “Nel Maine e nel Maryland si è andati alle elezioni per approvare (nel referendum) il matrimonio fra persone dello stesso sesso. Finora i matrimoni gay erano riconosciuti in Massachusetts, Iowa, New York, Connecticut, New Hampshire, Vermont e District of Columbia, ma come decisione della Corte suprema. La vittoria alle urne mostra un profondo cambiamento nella mentalità della popolazione Usa. Secondo alcuni exit poll, i tre quarti di coloro che volevano il voto sul matrimonio gay sono sostenitori di Barack Obama”.

Mi chiedo: perché, in genere, nei paesi dell’Occidente cristiano, i partiti e le coalizioni di sinistra sono favorevoli a molte soluzioni in campo sessuale e familiare, che la Chiesa cattolica condanna? Di per sé, quando la Chiesa, il Papa e i vescovi, parlano dei problemi che riguardano la visione cristiana della vita e del matrimonio, sono totalmente al di fuori delle dispute politiche fra destra e sinistra. Ma perché i partiti e le coalizioni di sinistra approvano quello che la Chiesa condanna in questo campo?

L’enciclica Caritas in Veritate (CV) di Benedetto XVI (2009) congiunge il diritto alla vita allo sviluppo di ogni popolo e dell’umanità (n. 28). La “questione antropologica”, su cui tanto insistono la Santa Sede e la Conferenza episcopale italiana, diventa a pieno titolo “questione sociale” (nn. 28, 44, 75). Nella CV i temi di bioetica sono letti in relazione allo sviluppo dei popoli. Il controllo delle nascite, l’aborto, le sterilizzazioni, l’eutanasia, le manipolazioni dell’identità umana e la selezione eugenetica sono severamente condannati (sono “valori irrinunciabili” n.d.r.) non solo per la loro intrinseca immoralità, ma soprattutto per la loro capacità di lacerare e degradare il tessuto sociale, corrodere la famiglia e rendere difficile l’accoglienza dei più deboli e innocenti: “Nei paesi economicamente sviluppati – scrive Benedetto XVI (CV 28) – le legislazioni contrarie alla vita sono molto diffuse e hanno ormai condizionato il costume e la prassi… L’apertura alla vita è al centro del vero sviluppo…”. L’enciclica spiega che per lo sviluppo dell’economia e della società occorre impostare programmi di sviluppo non di tipo utilitaristico, ma che tengano “sistematicamente conto della dignità della donna, della procreazione, della famiglia e dei diritti del concepito”.

Spesso l’insistenza del Papa e dei vescovi, dalla Humanae Vitae di Paolo VI (1968) ad oggi, non è compresa nemmeno dai cattolici, una parte dei quali pensano che la difesa della vita e della famiglia passa in secondo piano di fronte alle drammatiche urgenze della fame, della miseria disumana, delle ingiustizie a livello mondiale e nazionale. Non capiscono il valore profetico di quanto dicono il Papa e i vescovi, che vedono nella cultura che rifiuta la vita la rottura sostanziale fra l’uomo e la Legge di Dio, con conseguenze nefaste anche per la soluzione dei problemi sociali.

Quando nelle legislazioni nazionali, come anche negli organismi dell’Onu e della Comunità Europea, prevale l’egoismo dell’uomo, com’è possibile pensare che poi, nell’accoglienza del più povero e del diverso, quest’uomo diventi altruista e animato dalla carità cristiana? Tra opere sociali e difesa della vita non esiste alcuna contraddizione, ma anzi c’è un’integrazione vicendevole, si  richiamano a vicenda, l’una non sta senza l’altra. La protesta per la fame nel mondo e per l’aborto hanno eguale significato e valore. Ma in Italia i No Global (la maggioranza dei quali cattolici) hanno fatto molte proteste contro la fame, nessuna contro gli aborti, nessuna contro le coppie di fatto, i divorzi, le separazioni, i matrimoni tra gay! Accettiamo tranquillamente che in queste situazioni vinca l’egoismo umano e poi chiediamo che nella lotta contro la fame nel mondo prevalga l’altruismo. Dov’è la logica?

Se nei nostri Paesi occidentali e cristiani si sfascia la famiglia, si dissolve anche la società, come purtroppo stiamo sperimentando. Non si capisce come mai una verità così evidente è snobbata da chi appoggia altri tipi di famiglia (tra i gay ad esempio) e toglie ai coniugi lo stimolo di un patto d’amore da consacrare di fronte alla società col matrimonio, favorendo le coppie che si uniscono e si separano liberamente, il divorzio, le separazioni, come  il “divorzio rapido” approvato dalla Spagna di Zapatero, che si realizza in 15 giorni.

Gli indici dell’Istat di qualche anno fa (2007) dicevano che le coppie sposate (religiosamente o civilmente) producono in media più figli di quelle conviventi, perché è provato che il matrimonio dà stabilità alla coppia e maggior sicurezza alla donna per fare un figlio. Ora, sappiamo che il popolo italiano è sotto lo zero demografico, cioè diminuisce di numero. Però come cittadini italiani aumentiamo perché i “terzomondiali” fanno molti figli. Come facciamo ad aiutare i popoli poveri, se non aiutiamo nemmeno noi stessi?

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Occorre amare ciò che si biasima

Posté par atempodiblog le 8 novembre 2012

Occorre amare ciò che si biasima dans Gilbert Keith Chesterton gkchestertonnatalizio

“Un uomo si trova ad appartenere a questo mondo prima di potersi domandare se sia bello appartenevi. Ha combattuto per la bandiera e spesso ha riportato eroiche vittorie molto prima di essersi arruolato. Per riassumere ciò che sembra fondamentale, si può affermare che in lui la fedeltà precede di molto l’ammirazione…
[…]
La mia accettazione dell’universo non è ottimista, è qualcosa che assomiglia di più al patriottismo. È questione di fedeltà primaria. Il mondo non è una pensione di Brighton, da cui vogliamo andarcene perché è troppo deprimente. È la fortezza della nostra famiglia, con la bandiera che sventola sulla torre e più è miserabile meno la abbandoniamo.
Il punto non è che questo mondo è troppo triste per essere amato o troppo felice per non esserlo, ma è che quando si ama qualcosa la sua felicità è una ragione per amarla e la sua tristezza una ragione per amarla di più.
[…]
Supponiamo di doverci confrontare con una situazione disperata… diciamo Pimlico. Riflettendo su ciò che possa essere più utile nel caso di Pimlico, scopriremo che il filo dei nostri pensieri ci condurrà nel regno del misticismo e dell’arbitrio. Non basta condannare la situazione di Pimlico, chi lo fa o si tira la zappa sui piedi o farebbe meglio a trasferirsi a Chelsea. Non basterà nemmeno accettare Pimlico così com’è, non servirebbe a migliorare minimamente le sue orribili condizioni. L’unica via d’uscita sembrerebbe quella di affezionarsi a Pimlico. Amarlo con un legame spirituale senza alcuna ragione terrena. Se spuntasse qualcuno in grado di amarlo, a Pimlico innalzerebbero torri d’avorio e pinnacoli dorati. Pimlico si adornerebbe come una donna quando è amata, perché gli ornamenti non servono a nascondere cose orribili, ma ad abbellire ciò che è già adorabile. Una mamma non mette al suo bambino un nastro azzurro pensando che senza sarebbe brutto; un innamorato non regala una collana alla sua ragazza per nasconderle il collo. Se la gente amasse Pimlico come le madri amano i loro figli, cioè gratuitamente perché sono i loro figli, nel giro di un anno o due il quartiere potrebbe diventare più bello di Firenze.
Certi lettori diranno che questa è pura fantasia. Io rispondo che questa è la vera storia dell’umanità. E’ in tale modo che le città sono diventate grandi. Provate a tornare indietro alle più lontane origini della civiltà e scoprirete che sono legate a qualche antico altare di pietra o circondano un pozzo sacro. Un popolo prima di rendere glorioso un luogo lo venera. I romani non amavano Roma per la sua grandezza: Roma era grande perché i romani l’avevano amata”.

-Gilbert Keith Chesterton-

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