I più importanti Santuari mariani della Regione Campania
Posté par atempodiblog le 16 novembre 2012
Italia terra di Maria
I più importanti Santuari mariani della Regione Campania
La religiosità mariana popolare della “Campania felix”
Tratto dal: mensile mariano Madre di Dio – Ed. San Paolo
Già i Romani avevano constatato la particolare fertilità di questa terra, battezzandola Campania felix, cioè ‘fortunata e ridente’.
La Campania è celebre nel mondo soprattutto per la sua bellezza naturale e per il fascino della sua storia: il Golfo di Napoli e la Costiera Amalfitana, la Penisola Sorrentina e le Isole partenopee [Ischia, Capri, Procida], il Golfo di Salerno, il Cilento della “Magna Grecia”, il Beneventano e l’Irpinia: sono luoghi unici al mondo, ricchi di bellezze naturali, di storia e di cultura, d’arte e di religiosità.
“Si dica o racconti o dipinga quel che si vuole, ma qui ogni attesa è superata. Queste rive, golfi, insenature, il Vesuvio…” – scriveva Goethe nel 1787, esprimendo le sue impressioni sul Golfo di Napoli, ma pensando soprattutto all’incredibile concentrato di storia, arte, mitologia, tradizioni e sapori racchiusi nella sua area.
Fastosità barocche si ergono accanto a realtà più semplici, nello spirito di attaccamento a un passato che ha saputo creare capolavori che tutto il mondo ci invidia: dall’artigianato di tradizione antica [si pensi per tutti al “Presepio napoletano” o alle “ceramiche di Capodimonte”] alla creatività teatrale e musicale partenopea che ancora vive con grande passione e scrupolo perpetuato.
Ma la ricchezza più grande di Napoli [e dell’intera Regione campana sta soprattutto nella profondissima umanità di questa gente; né vale qualche “accidentale” retaggio storico di matrice camorristica a renderci meno simpatici i Napoletani.
L’armonioso Santuario della Madonna di Pompei.
La Madonna e i Santi, “parenti stretti” dei Napoletani
Titoliamo – un po’ provocatoriamente – questo capitoletto: La Madonna e i Santi, “parenti stretti” dei Napoletani. E, in effetti, la religiosità del
popolo della Campania in genere, e dei Napoletani in specie, può suscitare reazioni diverse; ma una cosa è certa: anche se non sempre essa è in linea con la liturgia ufficiale, non si può prescindere dalla sua anima popolare e familiare, se si vuole capire la fisionomia di questa Regione.
Il culto della Vergine qui è sempre stato in primissimo piano, e questo con assoluta continuità storica lungo i secoli.
Il Cristianesimo in Campania risale alle origini stesse della Chiesa, per cui i Santuari mariani sorti prima dell’anno Mille sono relativamente numerosi [almeno una decina]. Una menzione particolare meritano la chiesa paleocristiana dell’Annunziata di Prata [Caserta], del 500 d. Cr., e “Santa Maria della Lobra” [da delubrum, tempio] di Massalubrense [Napoli], sorta in epoca imprecisata su un preesistente luogo di culto pagano.
Intorno al Mille, la Regione campana ha beneficiato dell’opera dei Benedettini che, dalla vicina Montecassino e dall’Abbazia di Cava dei Tirreni, hanno costellato questi luoghi di Badie e di Eremitaggi, molti dei quali con titolo mariano: il più noto è “Materdomini” di Nocera Superiore [Salerno], il principale Santuario mariano della Regione nell’alto Medioevo.
Poi fu la volta del Santuario di Montevergine, sopra Avellino [fondato nel 1124], che divenne ben presto addirittura il principale Santuario mariano d’Italia.
Successivamente sorgono sempre più numerosi Santuari, per lo più per iniziativa di privati e per devozione popolare. Il caso più eclatante sarà proprio quello del Beato Bartolo Longo, fondatore del Santuario di Pompei [nell’ultimo quarto del sec. XIX]. La religiosità dei Napoletani – che nei Santuari trova il suo campo privilegiato di espressione – merita un cenno a parte. Il Napoletano privilegia da sempre i suoi rapporti personali con la gente, caricandoli di confidenza, di colore, di gesti. E questo egli esprime anche quando tratta con Dio; tanto più quando tratta con la Vergine e con i Santi [… dovrebbe saperne qualcosa San Gennaro!]. Davvero, è il caso di dire: li considera “parenti stretti”.
Importantissime e molto suggestive sono quindi, da queste parti, le feste patronali: basti ricordare il Lunedì di Pasqua alla “Madonna dell’Arco”, con il singolare fenomeno dei “fujenti » che, sostenuti dalle Associazioni delle “paranze”, compiono l’ultimo tratto del pellegrinaggio di corsa.
Tra i principali Santuari mariani della Campania, oltre al Santuario principale della “B. V. del Rosario di Pompei”, ricordiamo particolarmente i seguenti: “Maria SS. del Carmine Maggiore” e “Madonna dell’Arco” a Napoli, “Madre del Buon Consiglio” a Napoli-Capodimonte, “Santa Maria di Montevergine [AV], “Maria SS. Materdomini” di Nocera [SA], “Santa Maria Materdomini » di Caposele [AV], “Maria SS. delle Grazie” a Benevento, “Santa Maria dei Lattani” a Roccamonfina [CS].
Espressiva immagine della B. V. del Rosario di Pompei, venerata da umili fedeli.
Il Santuario di Pompei dedicato alla B. V. del Rosario
Dire ‘Pompei’ è come nominare il cuore della religiosità mariana popolare della Campania, se non di tutto il Sud d’Italia.Lo splendido Santuario [con il complesso monumentale che lo circonda] è dedicato alla “Beata Vergine del Rosario”; e forse già in questo fatto sta il segreto della numerosa presenza di devoti che tutto l’anno lo frequentano. Si calcolano non meno di 4 milioni di Pellegrini provenienti da ogni parte, e particolarmente da tutto il Meridione.
Ma, ovviamente, giova alla fama di questo luogo di culto mariano più frequentato del Sud d’Italia anche il fatto che esso sorge non lontano dalla zona degli scavi archeologici che hanno riportato alla luce la città sepolta dalle ceneri del Vesuvio nell’Agosto del 79 d.Cr.
La devozione alla “Madonna del Rosario” ebbe qui gli umili inizi il 13 Novembre 1875, quando l’immagine della Vergine fece il suo ingresso su di un carro di letame in un Villaggio di 300 abitanti che, in un secolo, si trasformerà in una Città di 30.000 persone. Ne è stato protagonista Bartolo Longo, dalla cui santa vita la storia del Santuario di Pompei – tra i più famosi della Cristianità – trae le sue origini e il suo sviluppo.
Le cronache del tempo narrano come quest’uomo eccezionale divenne nel 1872 Amministratore delle terre della Contessa Marianna De Fusco [che sarebbe poi diventata sua moglie], e fu colpito e impietosito dalla miseria umana e religiosa dei contadini. Si prodigò in mezzo a loro, insegnando il Catechismo e diffondendo la pratica del Rosario. Nel 1876 iniziò la questua di “un soldo al mese” per dare impulso alla costruzione del Tempio che diverrà ben presto il grandioso Santuario di Pompei.
I continui prodigi operati dalla Vergine del Rosario, alla cui intercessione ricorrevano fedeli in numero sempre maggiore, diedero progressivamente vita al Santuario; a tal punto che il dipinto seicentesco, attribuito alla scuola di Luca Giordano, raffigurante la Madonna con Bambino in atto di porgere corone di Rosario ai Santi Domenico e Caterina inginocchiati ai suoi piedi, divenne l’immagine per eccellenza della “Madonna del Rosario” diffusa in tutto il mondo.
Il “miracolo Pompei” – che oltre al Santuario annovera una “Cittadella della carità”, formata da un numero prodigioso di istituzione benefiche, in cui
continua a vivere una grande famiglia di oltre mille persone bisognose di tutto – è la testimonianza vivente del fervore religioso e dell’ardore di carità che animano da sempre questo Centro mariano, elevato a Basilica pontificia già da Leone XIII.
In modo particolarmente solenne vi si celebrano le feste dell’8 Maggio e della prima Domenica di Ottobre [mese del Rosario], quando si recita la
“Supplica”, la pia pratica che si ripete contemporaneamente in tutte le Chiese del mondo dove è esposta copia della venerata immagine della B. V. del Rosario di Pompei.
Solenne celebrazione religiosa nella Chiesa-Santuario del “Carmine Maggiore”, Napoli.
Altri importanti Santuari della Campania
Tra gli altri Santuari mariani della Campania, ricordiamo con ‘note didascaliche’ essenziali alcuni dei più noti.
1 – “Maria SS. del Carmine Maggiore” – Napoli
Antica è la devozione dei Napoletani alla “Madonna del Carmine Maggiore” [detta anche “la Bruna”, dalla sua carnagione scura], raffigurata nella
bella icona bizantina del tipo dell’eleúsa o della tenerezza, che la tradizione vuole provenga dal Monte Carmelo della Terra Santa, dove l’Ordine Carmelitano ebbe origine.
La prima notizia storica della “Chiesa del Carmine” – tra le più note di Napoli – risale al 1268: in tale data i cronisti del tempo tramandarono, infatti, il ricordo della decapitazione di Corradino di Svevia sulla Piazza del Mercato, “di fronte alla Chiesa del Carmine”.
Fra le opere d’arte custodite in questa chiesa c’è un prezioso Crocifisso ligneo del ’300. Superfluo ricordare la solennità con la quale, il 16 Luglio, si
celebra la festa della “Madonna del Carmine”, nel tripudio del grandioso spettacolo pirotecnico che simula l’incendio della chiesa con fuochi d’artificio.
Particolare di Presepio napoletano – Santuario “Madonna dell’Arco”.
2 – “Madonna dell’Arco” – Napoli
Il Santuario, che gode di straordinaria popolarità, sorge ai piedi del versante Nord del Vesuvio dove, presso un arco dell’acquedotto romano [da qui il nome], era stata edificata un’edicola sulla cui parete era l’immagine della Vergine con Bambino.
La tradizione narra che, il Lunedì di Pasqua del 1450, durante una festa popolare, un giovane che gareggiava nel lancio della palla di legno col maglio,
irato per aver perso la partita, bestemmiando scagliò la boccia contro l’edicola, colpendo la Madonna sulla guancia sinistra. Come fosse di carne, la Vergine cominciò prodigiosamente a sanguinare dove fu colpita. Il popolo si avventò sul sacrilego e stava per linciarlo, quando passò casualmente il Conte di Sarno, Gran Giustiziere del Regno di Napoli, che dissuase la folla e fece liberare il malcapitato. Dopo di che, constatato il miracolo, lo fece processare e impiccare all’albero di tiglio lì vicino che in 24 ore si seccò.
Il volto della Vergine tornò a sanguinare nel Marzo 1638, come fu redatto in un Atto notarile alla presenza del Vicerè di Napoli. Diversi altri prodigi si
ebbero in tempi successivi, puntualmente documentati in tavole votive esposte sulle pareti del Tempio e nella ‘Sala delle offerte’; a tal punto che il
Santuario è diventato famoso per la più grande collezione di ex-voto nel mondo: non meno di seimila, comprese le ‘siringhe’ di ex-drogati che hanno inteso così ringraziare la Madonna per la liberazione dalla loro terribile dipendenza.
Tra la molte festività che vi si celebrano, famosa – e molto originale – è quella dei ‘fujenti’ del Lunedì di Pasqua.
L’Incoronata del “Buon Consiglio” di Capodimonte, riprodotta sul modello architettonico della Basilica Vaticana.
3 – “Madre del Buon Consiglio” a Capodimonte (Napoli)
La “Madre del Buon Consiglio”, la cui prodigiosa effigie fu incoronata nell’Epifania del 1912, è stata qui oggetto di grande venerazione prima ancora che la mistica Sr. Maria Landi le facesse costruire un tempio in tutto simile alla Basilica Vaticana di San Pietro.
Iniziata nel 1920, l’opera fu portata a compimento soltanto nel 1960, grazie alle contribuzioni e alla prestazione di manodopera gratuita dei Napoletani che, forse anche per questo, lo sentono giustamente come un Santuario tutto loro. Nel 1980 fu proclamato “Santuario mariano diocesano”.
Suggestiva visione del Santuario e del complesso monastico di Montevergine (Avellino).
4 – “Santa Maria di Montevergine” – Avellino
Nei primi decenni del sec. XII San Guglielmo da Vercelli fece costruire sul massiccio del Monte Partenio, a 1270 mt di altezza, una chiesa “ad onore di
Maria, Madre di Dio e sempre Vergine” e, accanto a questa, un Cenobio benedettino.
Il Santuario – che assunse via via importanza eccezionale per tutta la Penisola – fu assai frequentato da Pellegrini fin dalla sua fondazione.
Oltre all’intensa vita religiosa che vi si conduce, va ricordato che il complesso monumentale di questo Santuario [con il ricco Museo dell’Abbazia,
l’Archivio con settemila pergamene e la Biblioteca di 150mila volumi] è considerato di grande interesse anche sotto il profilo storico e artistico.
L’elegante tempietto con l’icona della “Materdomini” nel Santuario di Nocera Superiore (Salerno).
5 – “Maria SS. Materdomini” a Nocera Superiore (Salerno)
Il Santuario è sorto sul luogo del rinvenimento, avvenuto nel 1041, di una icona di origine bizantina che reca le sigle iniziali del titolo “Mater
Domini”.
La primitiva Chiesa e annessa Abbadia benedettina ebbero grande importanza per oltre due secoli. Ai Benedettini succedettero i Basiliani e, infine, i Padri Minori Francescani che officiano tuttora questo Santuario, che è forse il più antico fra i Santuari mariani della Campania.
Interno dell’antico Santuario della “Materdomini” di Caposele (Avellino).
6 – “Santa Maria Materdomini” Caposele (Avellino)
Di curioso c’è il fatto che questo Santuario di Caposele, nell’Avellinese [originariamente dedicato alla “Madre del Signore”], è celebre più perché in esso sono custodite le reliquie di San Gerardo Maiella, Santo molto venerato da queste parti, che per la sua identità mariana. Dell’antico Santuario va ricordata soprattutto la bella statua d’Altare della Vergine inginocchiata in atto di preghiera, con le mani giunte e gli occhi rivolti al Cielo.
Santuario “Nostra Signora delle Grazie” – Benevento.
7 – “Nostra Signora delle Grazie” – Benevento
In questo Santuario si è verificato il caso opposto al precedente: chiesa inizialmente dedicata a San Lorenzo, si è qui progressivamente affermato il
culto alla “Madonna delle Grazie”, fin da quando, nel XV secolo, vi fu portata l’immagine, venerata già dalla seconda metà del VI secolo nella Chiesa di San Luca.
Ma è nel secolo XIX che la vita del Santuario si consolida [Benevento apparteneva allora allo Stato Pontificio]: la nuova grande Basilica, iniziata nel 1839, venne consacrata solo nel 1901. Nell’Anno Mariano 1954, Papa Pio XII proclamò la “Madonna delle Grazie” Patrona e Regina di tutto il Sannio.
Santuario “Santa Maria dei Lattani” e annesso Convento, a Roccamonfina.
8 – “Santa Maria dei Lattani” a Roccamonfina (Caserta)
Il Santuario e l’annessa Oasi « Regina Mundi » [titolo dato nel 1950 alla Vergine che qui si venera, quando fu incoronata], sorgono sul Monte Lattani, uno dei tanti crateri del vasto comprensorio vulcanico di Roccamonfina, nel Casertano.
La storia del Santuario inizia verso la fine del sec. XIV, quando un pastore trovò, nascosta in una grotta, una statua della Vergine, detta poi “dei Lattani”.
Pellegrino illustre a questo Santuario fu San Bernardino da Siena che, volendo qui fondare un Convento per ospitare religiosi addetti al culto della Vergine, al fine di conoscere se questa fosse la volontà di Dio, secondo la tradizione, piantò in terra il suo bastone di castagno secco, e questo subito germogliò.
Cartina topo-geografica dei Santuari della Campania
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