Occorre amare ciò che si biasima
Posté par atempodiblog le 8 novembre 2012
“Un uomo si trova ad appartenere a questo mondo prima di potersi domandare se sia bello appartenevi. Ha combattuto per la bandiera e spesso ha riportato eroiche vittorie molto prima di essersi arruolato. Per riassumere ciò che sembra fondamentale, si può affermare che in lui la fedeltà precede di molto l’ammirazione…
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La mia accettazione dell’universo non è ottimista, è qualcosa che assomiglia di più al patriottismo. È questione di fedeltà primaria. Il mondo non è una pensione di Brighton, da cui vogliamo andarcene perché è troppo deprimente. È la fortezza della nostra famiglia, con la bandiera che sventola sulla torre e più è miserabile meno la abbandoniamo.
Il punto non è che questo mondo è troppo triste per essere amato o troppo felice per non esserlo, ma è che quando si ama qualcosa la sua felicità è una ragione per amarla e la sua tristezza una ragione per amarla di più.
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Supponiamo di doverci confrontare con una situazione disperata… diciamo Pimlico. Riflettendo su ciò che possa essere più utile nel caso di Pimlico, scopriremo che il filo dei nostri pensieri ci condurrà nel regno del misticismo e dell’arbitrio. Non basta condannare la situazione di Pimlico, chi lo fa o si tira la zappa sui piedi o farebbe meglio a trasferirsi a Chelsea. Non basterà nemmeno accettare Pimlico così com’è, non servirebbe a migliorare minimamente le sue orribili condizioni. L’unica via d’uscita sembrerebbe quella di affezionarsi a Pimlico. Amarlo con un legame spirituale senza alcuna ragione terrena. Se spuntasse qualcuno in grado di amarlo, a Pimlico innalzerebbero torri d’avorio e pinnacoli dorati. Pimlico si adornerebbe come una donna quando è amata, perché gli ornamenti non servono a nascondere cose orribili, ma ad abbellire ciò che è già adorabile. Una mamma non mette al suo bambino un nastro azzurro pensando che senza sarebbe brutto; un innamorato non regala una collana alla sua ragazza per nasconderle il collo. Se la gente amasse Pimlico come le madri amano i loro figli, cioè gratuitamente perché sono i loro figli, nel giro di un anno o due il quartiere potrebbe diventare più bello di Firenze.
Certi lettori diranno che questa è pura fantasia. Io rispondo che questa è la vera storia dell’umanità. E’ in tale modo che le città sono diventate grandi. Provate a tornare indietro alle più lontane origini della civiltà e scoprirete che sono legate a qualche antico altare di pietra o circondano un pozzo sacro. Un popolo prima di rendere glorioso un luogo lo venera. I romani non amavano Roma per la sua grandezza: Roma era grande perché i romani l’avevano amata”.
-Gilbert Keith Chesterton-
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