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Con Maria verso il Santo Natale

Posté par atempodiblog le 29 novembre 2012

Oggi inizia la novena a Maria SS. Immacolata (da recitarsi dal 29 novembre al 7 dicembre).

Con Maria verso il Santo Natale dans Avvento Maria-Immacolata

Vi segnalo quella del Beato Giustino Maria Russolillo, per recitarla cliccare  Freccia dans Viaggi & Vacanze Novena a Maria SS. Immacolata

Botti di Capodanno, l'appello dei medici degli ospedali: “E' una tradizione negativa e pericolosa” dans Articoli di Giornali e News Santo-Natale

Con Maria verso il Santo Natale

Durante i giorni di questa novena guardiamo alla bellezza immortale della nostra Madre. In Lei risplende la vittoria di Dio sul male, sul peccato e sulla morte. In Lei rifulge l’opera divina della nuova creazione. Maria, nel suo splendore di grazia, è già ciò che anche noi saremo. Il nostro destino non è la polvere della terra ma  la gloria del cielo.

Dobbiamo però essere “sua immagine”. E’ normale che i figli assomiglino alla Madre. Chiediamo in questi giorni la grazia di essere immagine di Maria: nella fede, nella preghiera, nell’umiltà, nella purezza del cuore e nell’amore per Dio e per il prossimo.  La presenza viva di Maria nel nostro cuore è una benedizione e una speranza per il mondo intero.

di Padre Livio Fanzaga

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Alla Vergine Madre di Dio

Posté par atempodiblog le 28 novembre 2012

Alla Vergine Madre di Dio dans Avvento Beato-Russolillo-e-Maria

Vieni, o Vergine Maria, nella mia anima, nella mia casa come andasti a Betlemme; la mia anima è una povera stalla, un’ignobile mangiatoia.
Ciò nonostante, il Signore vuole che avvenga il Suo Avvento e la Sua nascita nella mia anima! Vieni o Vergine Maria!

La Tua presenza trasformerà la mia anima in un Paradiso, dove gli Angeli voleranno e altri adoratori seguiranno la Tua stella. Più di tutto il Signore desidera che siamo simili a Sua Madre nell’amarLo.

Don Giustino Maria Russolillo – Devozionale

Tratto da: vocationist.org

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31° anniversario delle apparizioni di Nostra Signora dei Dolori a Kibeho (Rwanda)

Posté par atempodiblog le 28 novembre 2012

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Per approfondire Freccia dans Viaggi & Vacanze Le apparizioni di Nostra Signora dei Dolori a Kibeho (Rwanda)

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Pesci e patate alla Sam Gamgee. Una ricetta hobbit

Posté par atempodiblog le 27 novembre 2012

Pesci e patate alla Sam Gamgee
Una ricetta hobbit
di Andrea Monda – RaiLibro

Pesci e patate alla Sam Gamgee. Una ricetta hobbit dans Andrea Monda atavolaconglihobbit

Nella schietta concretezza degli Hobbit è racchiuso molto del segreto di Tolkien, e del suo successo, in quegli ometti ad un tempo timidi e spavaldi, a loro modo poetici ma sempre con i piedoni (possibilmente nudi e pelosi) ben piantati per terra. Non a caso la prima battuta del Signore degli anelli è quella di Hamfast Gamgee, padre del più famoso giardiniere della Terra di Mezzo, una battuta destinata a gettare una luce per nulla sinistra sull’intera storia; sentite qua e poi, leggetene pure la ricetta! Buon appetito, pardon, buona lettura!

«Mio figlio Sam ne saprà più di me, va e viene da Casa Baggins. E’ pazzo per le storie dei vecchi tempi e sta ore ed ore ad ascoltare il signor Bilbo che le racconta. Il padrone gli ha anche Insegnato a leggere e scrivere, senza cattive intenzioni, beninteso, e spero che non ne verrà niente di male.. “Elfi e Draghi!” Gli dico. Cavoli e patate soli fatti per gente come noi. Non t’impicciare degli affari dei tuoi superiori, o ti capiteranno guai a non finire, gli dico. E lo dico anche a voi…».

ricettesamgamgee dans Cucina e dintorni

Pesci e patate alla Sam Gamgee
per 4 persone

500 g di merluzzo
500 g di patate
200 ml di latte
farina di grano duro
olio per friggere
sale
aceto per condire

Sbucciate, tagliate e asciugate le patate. Preparate i pesci,  lavateli sotto l’acqua corrente, asciugateli perfettamente, tuffateli nel latte freddo e passateli nella farina. Sistemate quindi i pesci in un setaccio e scuoteteli in modo da far cadere la farina in eccesso. Mettete abbondante olio
in una padella a bordi alti e portatelo a temperatura molto alta. Friggete subito le patate e poi passate alla frittura pochi pesci alla volta in modo che la temperatura non si abbassi mai troppo. È consigliabile friggere i pesci per circa 5 minuti, fino a quando avranno preso una doratura chiara e saranno diventati leggermente croccanti. Condite con abbondante aceto.

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La vittoria dei due Cuori

Posté par atempodiblog le 27 novembre 2012

La vittoria dei due Cuori dans Anticristo Medaglia-Mirasolosa

Le apparizioni di Rue du Bac sono fondamentali perché annunciano i tempi nuovi, in cui Satana cerca di impossessarsi di quello che è il continente che ha illuminato il mondo dal punto di vista cristiano, cioè l’Europa, tentando di sconfiggere Cristo colpendone il vicario in terra: ecco perché in tutte le apparizioni mariane dei tempi moderni c’è sempre di mezzo la figura del papa: del papa perseguitato, del papa colpito, del papa a cui si spara addosso.

La Madonna che schiaccia la testa al Serpente ci dice quindi che è cominciata la battaglia, ma nel medesimo tempo già preannuncia la vittoria: il globo che tiene in mano, in segno di offerta, è il simbolo della vittoria del Cuore Immacolato, della vittoria della santità, della fedeltà, dell’obbedienza, sull’immoralità, sull’incredulità e sulla disobbedienza. Se ci fermassimo all’immagine del Serpente che avvolge l’emiglobo terrestre potremmo dunque dire che questa in fondo è la situazione presente del mondo sotto l’attacco satanico. Ma se guardiamo al globo sormontato dalla croce, ecco che in essa scorgiamo la garanzia della vittoria finale: il mondo che era avvolto dalle diaboliche spire verrà presto ricondotto alla signoria di Cristo che ha vinto, con la croce, il potere delle Tenebre.

Questa prospettiva di vittoria diventa ancor più chiara se seguiamo il racconto di Caterina, laddove descrive l’immagine che costituirà poi la Medaglia Miracolosa, dicendo che un ovale si forma attorno all’apparizione ed della vede scriversi in un semicerchio questa invocazione, prima sconosciuta: “O Maria, concepita senza peccato, prega per noi  che ricorriamo a Te”, scritta il lettere d’oro. Subito dopo la medaglia si gira e Caterina vede il rovescio: in alto una croce sormonta la “M” di Maria e la “I” di Jesus, in basso due cuori, l’uno incoronato di spine, quello di Gesù, l’altro trapassato da una spada, quello di Maria.

Caterina ode allora queste parole: «Fai coniare una medaglia, secondo questo modello. Coloro che la porteranno con fede riceveranno grandi
grazie».

La medaglia miracolosa pare un esplicito invito di Maria a consacrarsi al Cuore di Gesù tramite il Suo Cuore Immacolato, e in ciò si trova
il richiamo esplicito ai temi montfortiani della consacrazione all’Immacolata e degli ultimi tempi.

Tutte le apparizioni mariane moderne, direttamente o indirettamente, hanno per tema i due Cuori, anche quelle di Medjugorje: dicono cioè che la vittoria sarà del Cuore di Cristo mediante il Cuore Immacolato di Maria, perché la vittoria sarà quella dell’Amore, cioè della Misericordia che Gesù userà nei confronti di questo mondo.

Tratto da: I segreti di Medjugorje di Padre Livio Fanzaga e Diego Manetti

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Previsioni del tempo a Medjugorje

Posté par atempodiblog le 25 novembre 2012

Il caso Medjugorje - L'umanità è al bivio dans Apparizioni mariane e santuari medjugorje1

Per le previsioni del tempo a Medjugorje cliccare iconarrowti7 il meteo aggiornato

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La preghiera di memoria

Posté par atempodiblog le 25 novembre 2012

La preghiera di memoria dans Fede, morale e teologia Padre-Livio-Fanzaga

Si parla poco di una preghiera che è importante: la preghiera di memoria. Io ho imparato ad esercitarla leggendo i salmi perché molti salmi sono una preghiera di memoria, cioè ripercorrono tutto ciò che Dio ha fatto per il popolo di Israele e dicono “eterna è la Sua misericordia”. La preghiera di memoria deve essere praticata anche a livello personale, in che modo? Fissando nella memoria tutti gli eventi di grazia nella nostra vita e magari anche scriverli per non dimenticarli.

Questi momenti di grazia, ogni tanto vanno ripassati, tutti, uno per uno ringraziando Dio. Devono essere conservati nello scrigno del cuore per i momenti difficili, quando magari siamo nelle tenebre e pensiamo che Dio non ci aiuti più, che Dio ci abbia abbandonato, allora in questi casi si va a rivedere tutto ciò che Dio ha fatto e questo riaccende in noi la speranza. Fra questi momenti di grazia c’è quando abbiamo sperimentato la dolcezza di Dio, non dimenticare la delicatezza con la quale Dio si è avvicinato alla tua anima, senza tentare di condizionarla o di sottometterla, conserva il ricordo della tenerezza infinitamente più grande di qualsiasi padre o di qualsiasi madre, sappi che non troverai mai altrove qualcosa di simile, solo Dio sa amare, e quelli che amano lo fanno perché ricevono nel cuore l’amore di Dio. Egli si è avvicinato a te per riempire del Suo amore il tuo cuore, non vi è altra medicina che possa guarire la condizione umana di infelicità.

Caro amico gli uomini, anche i più buoni, giudicano e condannano, anche tu hai sempre fatto così, pronto a vedere la pagliuzza nell’occhio degli altri ma non la trave che ingombra il tuo. Temevi che anche Dio facesse lo stesso, ora scopri, con tua grande gioia che Dio è diverso. Gesù lascia che la donna peccatrice si accovacci dietro ai Suoi piedi e piangendo li bagni di lacrime, poi li asciuga con i suoi capelli, mentre Li ricopre di baci e Li cosparge di profumo, ma il fariseo che Gli sedeva accanto disse fra se “se Costui fosse un profeta, saprebbe di quale genere è la donna che Lo tocca”, Gesù, invece, sapeva bene chi era quella donna come sa chi sei tu, sei una  Sua creatura, creata per il Cielo ma precipitata nell’abisso. Egli è disceso fino in fondo nella nostra abiezione per riportarci alla luce, alla vita e alla speranza. Ora che hai scoperto l’esistenza di un tale amore non hai più nulla da cercare.

Padre Livio Fanzaga

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La preghiera è onnipotente presso Dio

Posté par atempodiblog le 24 novembre 2012

La preghiera è onnipotente presso Dio dans Citazioni, frasi e pensieri Curato-d-Ars

“Cè un uomo più potente di Dio: è l’uomo che prega.
La preghiera è onnipotente presso Dio. Dio si conquista facilmente con la preghiera. E’ impossibile che Egli possa rifiutarci ciò che gli chiediamo nella preghiera”.

S. Giovanni M. Vianney – Curato d’Ars

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Dalla morte alla resurrezione

Posté par atempodiblog le 24 novembre 2012

Dalla morte alla resurrezione dans Fede, morale e teologia ilmiracolodellaconversi

La storia del cristianesimo è popolata da una moltitudine di convertiti, molti dei quali negli ultimi istanti. Il primo a entrare con Gesù in paradiso non è forse stato un malfattore pentito? Aveva dissipato la sua esistenza su un cammino di perdizione. Nell’ultima ora, quando tutto sembrava perduto, la situazione si è radicalmente capovolta. Non dire mai a te stesso che non sei più in tempo. In un giorno, in un’ora, in pochi minuti la tua situazione esistenziale può essere ribaltata e passare dalla morte alla resurrezione.

Padre Livio Fanzaga – Il Miracolo della conversione, Ed. PIEMME

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Cristo al primo posto nella nostra vita

Posté par atempodiblog le 24 novembre 2012

Cristo al primo posto nella nostra vita dans Fede, morale e teologia padreslavkobarbaric

Mentre pensiamo a Cristo Re, è opportuno farci nuovamente la domanda: “Chi è davvero al primo posto nella nostra vita, chi la orienta?”. Vedete, se ci ricordiamo della preghiera e del digiuno di Cristo, e delle tentazioni con cui satana l’ha provato, nella terza tentazione ha detto a Gesù: “Ti darò tutti i regni della terra, se prostrato mi adorerai”. Gesù ha risposto: “Vattene satana! Adora solo il Signore e servi solo Lui!”. Gesù si è deciso completamente per il Padre, Lui è l’Inviato dal Padre per salvarci. Gesù non dimentica il suo ruolo e il suo compito e dice: “Mio Padre è al primo posto!”.
Nella nostra vita può facilmente accadere che diciamo che siamo battezzati, che siamo di Cristo, ma nella nostra vita regna qualcun altro: può essere l’orgoglio, cioè può capitare che in realtà noi adoriamo noi stessi o che cerchiamo che gli altri ci adorino. Se accade che l’uomo mette se stesso al primo posto nella propria vita, Cristo non ha posto in quel cuore. Se ci guardiamo con umiltà possiamo capire chi per noi è al primo posto. E se vediamo che non riusciamo a perdonare qualcuno, diciamo a Gesù che ci comanda di perdonare settanta volte sette: “Signore, sai che per me è difficile perdonare, ma mi decido per questo: ti presento i miei dolori, ferite, la mia mancanza di pace, mi allontano da ogni sentimento cattivo e metto chiaramente te al primo posto!”. Se invece capita che siamo nervosi nelle parole o nei comportamenti, allora siamo noi al primo posto. Vedete quante volte i nostri dolori vengono dal metterci al primo posto! Certamente l’uomo deve amarsi, rispettarsi, difendersi, ma l’uomo non può adorare se stesso. Tutti
i Cristiani e ciascuno di noi deve mettere chiaramente dei limiti anche a tutto ciò che è bello per deciderci chiaramente per Gesù e non per noi stessi o per quello che noi crediamo bene. Noi Cristiani dobbiamo continuare la nostra lotta perché Cristo sia al primo posto come ci chiede Maria!

Padre Slavko Barbaric

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Gesù bambino raccontato da Giuseppe

Posté par atempodiblog le 24 novembre 2012

Gesù bambino raccontato da Giuseppe
Arriva nelle librerie il volume di papa Joseph Ratzinger sull’infanzia del Messia nei Vangeli. È “storia vera” e non pura costruzione teologica, sostiene.
di Sandro Magister – chiesa.espressonline.it

Gesù bambino raccontato da Giuseppe dans Articoli di Giornali e News geslibropapa

“L’infanzia di Gesù” di Joseph Ratzinger – Benedetto XVI è da domani in vendita nell’originale tedesco e in altre otto lingue: italiano, inglese, francese, spagnolo, portoghese, brasiliano, polacco, croato. La tiratura globale di lancio supera il milione di copie. Nei prossimi mesi, il volume sarà tradotto in altre undici lingue e diffuso in 72 paesi.

È un libro breve e scritto in forma semplice e lineare. Più facile da leggersi, rispetto ai due più grossi tomi del “Gesù di Nazaret”. E uscito per ultimo, ma nell’intenzione dichiarata dell’autore “è una specie di piccola ‘sala d’ingresso’ ai due precedenti volumi sulla figura e il messaggio di Gesù di Nazaret”.

Prima che il libro uscisse, l’incognita maggiore era su come Benedetto XVI avrebbe risposto alla domanda se la nascita verginale, l’adorazione dei Magi e gli altri racconti dell’infanzia di Gesù, nei Vangeli di Matteo e di Luca, siano “veramente storia avvenuta” oppure “soltanto una meditazione teologica espressa in forma di storie”.

L’autore inclina decisamente per la prima delle due risposte. Ma senza negare cittadinanza nella Chiesa alla seconda posizione.

Al termine del capitolo sui Magi, Benedetto XVI dà ragione a Jean Daniélou quando scriveva in “Les Évangiles de l’Enfance”:

“A differenza del racconto dell’annunciazione a Maria, l’adorazione da parte dei Magi non tocca alcun aspetto essenziale per la fede. Potrebbe essere una creazione di Matteo, ispirata da un’idea teologica: in questo caso niente crollerebbe”.

“Daniélou stesso, però – prosegue papa Ratzinger –, giunge alla convinzione che si tratti di avvenimenti storici il cui significato è stato teologicamente interpretato dalla comunità giudeo-cristiana e da Matteo”.

E continua:

“Per dirla in modo semplice: questa è anche la mia convinzione”.

Benedetto XVI riconosce che “nel corso degli ultimi cinquant’anni” si è affermata tra gli esegeti la tendenza a non riconoscere la storicità dell’adorazione dei Magi. Questa opinione – nota – “non si fonda su nuove conoscenze storiche, ma su un atteggiamento diverso di fronte alla Sacra Scrittura e al messaggio cristiano nel suo insieme”.

A riprova di questo cambiamento, il papa fa notare che mentre il protestante Gerhard Delling, nella voce “Mágos” del “Theologisches Wörterbuch zum Neuen Testament, ancora nel 1942 “riteneva la storicità del racconto sui Magi assicurata in modo convincente”, successivamente “anche esegeti di chiaro orientamento ecclesiale” come i cattolici Ernst Nellessen o Rudolf Pesch si sono detti “contrari alla storicità” o almeno hanno “lasciata aperta tale questione”.

Di fronte a tutto ciò, tuttavia, Benedetto XVI consiglia di “considerare attentamente” la presa di posizione di un altro esegeta cattolico contemporaneo, Klaus Berger, che nel suo commento del 2011 al Nuovo Testamento scrive:

“Bisogna supporre – fino a prova contraria – che gli evangelisti non intendono ingannare i loro lettori, ma vogliono raccontare fatti storici. Contestare per puro sospetto la storicità di questo racconto va al di là di ogni immaginabile competenza di storici”.

E conclude:

“Non posso che concordare con questa affermazione. I due capitoli del racconto dell’infanzia in Matteo non sono una meditazione espressa in forma di storie. Al contrario: Matteo ci racconta la vera storia, che è stata meditata e interpretata teologicamente, e così egli ci aiuta a comprendere più a fondo il mistero di Gesù”.

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Preghiera per la santa perseveranza

Posté par atempodiblog le 23 novembre 2012

Preghiera per la santa perseveranza dans Don Giustino Maria Russolillo insegnare-a-pregare

O mio Dio e mio tutto, per la vostra Gloria, Amore e Volontà, per la Santa Chiesa, per la Sacra Famiglia e per la Vostra Sacrosanta Trinità, concedeteci a tutti il dono della Perseveranza, sino alla fine, nella perfetta Carità e nella perenne preghiera vocale e mentale, e di sapere e voler cooperare al vostro dono con tutti i mezzi dell’ascetica, in tutte le occasioni provvidenziali, per Gesù Cristo nostro Signore Crocifisso e Sacramentato.

Beato Giustino Maria della Santissima Trinità Russolillo

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La Strage delle Donne

Posté par atempodiblog le 23 novembre 2012

“Usare violenza nei confronti di una donna è una vergogna di cui non dovremmo mai macchiarci, ma neanche sfiorarle con un dito per nessun motivo… facciamone un proposito, lo dico agli uomini”. (Padre Livio Fanzaga – Commento alla stampa)

La Strage delle Donne dans Articoli di Giornali e News stragedelledonne

La Strage delle Donne
Fonte: Corriere della Sera

Una donna uccisa ogni due giorni e mezzo. Da un fidanzato o un marito incapace di vivere senza di lei o di accettare la richiesta di maggiore libertà e autonomia. Oppure, in percentuale minore, per motivi che non nascono all’interno della coppia. Questo dicono i dati della nostra inchiesta. 115 donne dall’inizio dell’anno e di queste 74 vittime di mariti e fidanzati. L’anno scorso erano 127. Su tutti i numeri dominano quelli svelati dalla relatrice Onu Rashida Manjoo: in Italia la violenza domestica è la prima causa di morte per le donne tra i 16 e i 44 anni.

Ma il 2012 potrebbe essere un anno speciale grazie alle iniziative anti-violenza nel nostro Paese. La Convenzione «No more violenza sulle donne», per esempio: promossa da un cartello di associazioni, e aperto all’adesione dei singoli, da sempre impegnato perché le donne smettano di essere protagoniste della cronaca nera. I gruppi della Convenzione chiedono di poter incontrare il premier Mario Monti domenica 25, giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne. Un incontro per chiedere il suo impegno affinché il binomio violenza-donne sia fra le priorità dell’agenda di governo e perché si promuovano politiche attive di prevenzione e di sostegno alle iniziative anti-violenza. Le associazioni che hanno firmato la Convenzione hanno il plauso del presidente della Repubblica Giorgio Napolitano che le ha ringraziate «per l’impegno profuso».

Fra i molti temi sui quali secondo la Convenzione è necessario lavorare per creare più diritti e più protezione per le donne ce ne sono quattro molto importanti: giustizia, mass media, diritto di famiglia e centri contro la violenza. Tutti e quattro affrontati dalle inchieste condivise che le giornaliste del Corriere della Sera hanno scritto e pubblicato nei mesi scorsi. La «27esima ora», il blog al femminile del Corsera, ha raccontato e amplificato le storie delle donne che sono finite sul palcoscenico della cronaca per le violenze subite, ha approfondito le esperienze dei centri contro la violenza, ha prodotto idee e contributi sulla questioni culturali oppure su quelle pratiche perché non si ripeta ogni anno la strage delle donne.

Legenda:
115 sono le donne uccise nel 2012, 74 le donne uccise da compagni, mariti, fidanzati ed ex.

Clicca iconarrowti7 QUI per entrare nelle loro storie

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Lo shopping nelle domeniche vuote che sottrae tempo alla vita

Posté par atempodiblog le 23 novembre 2012

La riflessione
Le proteste contro le aperture festive. Quel giorno dovrebbe servire a stare insieme e a creare relazioni con i figli e con gli amici
Lo shopping nelle domeniche vuote che sottrae tempo alla vita
È sempre noia quella che spinge folle di persone ad invadere i centri commerciali
Il tempo sospeso del non acquisto ci apre all’incontro con l’Altro.L’errore di non rinunciare al riposo per inseguire l’ansia degli acquisti
di Susanna Tamaro – Il Corriere della sera
www.susannatamaro.it

Lo shopping nelle domeniche vuote che sottrae tempo alla vita dans Articoli di Giornali e News centrocommercialenapoli

Domenica prossima, nelle piazze italiane, avverrà una raccolta di firme per una proposta di legge di iniziativa popolare promossa da Confesercenti e Federstrade. L’obiettivo è l’abolizione della liberalizzazione degli orari di apertura degli esercizi commerciali, rimandando alle Regioni la possibilità di decidere in base alle esigenze locali. Il decreto salva Italia introdotto un anno fa non ha prodotto, infatti, i benefici sperati. Secondo il presidente di Confesercenti, Marco Venturi, 80.000 imprese sono destinate a chiudere con una perdita di più di 200.000 posti di lavoro. A dar retta agli studi di settore, solo il 3,12 della popolazione ha fatto acquisti la domenica ed è chiaro che solo i grandi centri commerciali possono reggere un simile impegno a scapito delle imprese più piccole e dei negozi familiari.
Accanto a questa iniziativa, si affianca la protesta dei lavoratori del commercio che hanno dato via al gruppo «Domenica, no grazie!». È un movimento nato dal basso, in Toscana, che si sta diffondendo in tutta Italia. Contrariamente a quello che si potrebbe supporre, infatti, queste aperture domenicali non portano vantaggi economici per i lavoratori, come emerge dalle molte testimonianze riportate nel loro sito. Lavorano di più con una paga, in proporzione, minore del dovuto. Naturalmente, esistono delle categorie che, a rotazione, operano anche la domenica: le forze dell’ordine, gli infermieri, i medici, i pompieri, i vigili del fuoco - tutte le realtà che sono necessarie al funzionamento della società. Non credo però che queste funzioni possano venire omologate a quello dello shopping festivo. Shopping che, in questi tempi di profonda crisi, si trasforma soprattutto in un frustante looking.
Queste proteste ci spingono a riflettere su cosa sia davvero la domenica, che senso abbia -  
o meglio aveva - questa interruzione del tempo che tutte le civiltà riconoscono come fondamentale e necessario per l’essere umano. Se ritorno alla mia infanzia e penso alle domeniche - quelle degli anni Sessanta in città - la prima sensazione che mi viene in mente è la noia. Non appartenendo a una famiglia religiosa, non c’era neppure il rito della messa; il tempo scorreva lentissimo e gli unici diversivi in cui noi bambini potevamo sperare era un pranzo dai nonni o un eventuale cinema nella rumorosissima sala di quartiere. Domenica voleva dire stare sdraiati sul pavimento a guardare il soffitto, aggrapparsi a un fumetto o a qualche gioco tra fratelli. La televisione era ancora assente dalle nostre vite o, anche se c’era, rimaneva spenta in salotto. Domenica dunque era soprattutto silenzio, rotto, nel pomeriggio, dall’ossessivo gracchiare delle radio dei vicini che trasmettevano le cronache delle partite.
Negli anni 80, quando già vivevo a Roma, passavo spesso le domeniche con Alberto Moravia. Andavamo in giro in macchina per la città, parlando del nostro argomento preferito: gli animali. Succedeva soprattutto d’inverno, quando le giornate erano grigie e corte. Ad un certo punto, lui sospirava rumorosamente, dicendo: «Je m’ennuis» ed io pronta rispondevo: «Moi aussi». Ma quella noia non era che un primo stato d’animo di quella improvvisa diversificazione del tempo perché, sotto la noia, covava in realtà il tizzone ardente dell’inquietudine. Quando penso al nostro mondo, un mondo che non si ferma mai, che vuole costringerci a non fermarci mai, penso a un mondo in cui non c’è più spazio per l’inquietudine costruttiva. E che cos’è l’inquietudine se non la spinta a muoversi, a cercare, a interrogarsi, ad andare sempre avanti, senza accettare passivamente il presente? Senza questa dilatazione infinita di tempi morti non si sarebbe mai sviluppata l’arte e neppure la scienza perché l’immaginazione - che sta alla base di entrambi i processi - esiste e si sviluppa soltanto nel momento in cui irrompe una diversa concezione del tempo.
È sempre noia quella che spinge folle di persone a invadere i centri commerciali, la domenica. La noia e l’imbarazzo di avere un tempo interno che ormai si è incapaci di gestire. Ma questo tipo di noia è sterile, perché, anziché aprirsi all’inquietudine e dunque alle domande, trova un immediato anestetico nella compulsione dell’acquisto. Una compulsione che non è molto diversa dal supplizio di Tantalo: appena si riesce a tacitare la paura del vuoto con un nuovo oggetto, subito ne compare un altro davanti ai nostri occhi, altrettanto urgente e allettante, in un moto di perpetua frustrazione. Alla base della disperazione attuale - questa disperazione cupa, distruttiva, che prende sempre più spesso il volto della depressione, dei pensieri ossessivi e degli attacchi di panico? Ccè il totale smarrimento del senso della diversità temporale. Se il nostro tempo, il tempo della nostra vita, è solo quello del consumo, del possesso, dell’essere continuamente distratti da cose che ci chiamano fuori e che ci definiscono attraverso l’avere, quando la vita a un tratto irrompe con dimensioni diverse - quella della malattia, dell’imprevisto, della morte - rimaniamo preda di un addolorato stupore. Non sappiamo più come affrontare questi eventi perché abbiamo smarrito la capacità di riflettere sul senso e sulla complessità della nostra vita.
Nel nostro Paese, ossessionato dall’antagonismo clericale/anticlericale dovuto alla presenza della Chiesa, si tende a pensare che il rispetto del giorno di riposo sia un anacronistico piegarsi alle esigenze delle gerarchie vaticane, come se la domenica fosse esclusivamente un tributo dovuto ai preti. Che tragico errore! La domenica non è per i preti, ma più semplicemente lo spazio in cui l’uomo può realizzare il suo radicamento. Non a caso, nella laicissima Olanda, come in Francia, in Belgio, in Germania, in Spagna, i negozi restano rigorosamente chiusi la domenica. Sanno bene, infatti, questi Paesi non confessionali che il giorno di riposo è un’occasione per stare insieme, per creare relazioni, per costruirle. È il momento, per i genitori, di fare qualcosa con i figli, per gli amici, di stare insieme, per tutti noi, il tempo da dedicare a quelle piccole cose che fanno la nostra vita ricca e unica e che negli altri giorni non abbiamo mai il tempo di fare. Il tempo sospeso del non acquisto ci apre all’incontro con l’Altro. L’Altro da noi e l’Altro in noi. E solo quest’apertura sull’altro è in grado di dare un respiro diverso ai nostri giorni.
Ricordo che negli anni 80, quando ero in Israele, avevo organizzato una gita con degli amici per andare a vedere dei grifoni sulle alture del Golan. Siamo partiti di venerdì pomeriggio ma ahimè sul raccordo di Haifa, vicino alle grandi raffinerie, la nostra scassata macchina ci ha abbandonato. Forse anche lei aveva deciso di rispettare il sabato. Così abbiamo passato una notte e un giorno accampati sotto i piloni di cemento mangiando scatolette, parlando della vita e della morte e aspettando il successivo tramonto. Proprio lì, in quel luogo poco idilliaco, mi sono venute in mente le parole - che poi ho messo in Per voce sola - con le quali un nonno aveva spiegato a un bambino il significato del sabato. «Il sabato è importante perché vedi tutto con occhi doppi, vedi le cose come appaiono e come sono in realtà». Non è di questi occhi forse che abbiamo bisogno? Far tornare la domenica un giorno di silenzio, di riposo della mente e del corpo, di possibilità di stare insieme non sarebbe forse un importante segno per invertire la rotta, rimettendo la ricchezza dell’umano alla base della nostra civiltà?

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«L’unico atto degno di un uomo è inginocchiarsi davanti a Dio». Il Diario di Etty Hillesum

Posté par atempodiblog le 21 novembre 2012

Pubblicato il sorprendente Diario di una giovane ebrea morta ad Auschwitz nel ’43. Tempi ve ne parlò già anni fa. Ne riportiamo alcuni stralci, convinti che  sia un’opera da riscoprire
Redazione Tempi.it

«L’unico atto degno di un uomo è inginocchiarsi davanti a Dio». Il Diario di Etty Hillesum dans Articoli di Giornali e News ettyhillesum

È in libreria per Adelphi l’edizione integrale del Diario  (1941-1943) di Etty Hillesum. Chi è questa scrittrice e intellettuale ebrea morta a 29 anni ad Auschwitz e sconosciuta ai più, ma che  meriterebbe di essere riscoperta? Tempi ne parlò già anni fa, in  occasione della pubblicazione (allora parziale) dei suoi scritti. Vi  riproponiamo quegli articoli con alcuni brani tratti dal Diario e dalle Lettere. Per chi voglia ulteriormente approfondire, oggi su Avvenire Marina Corradi ha scritto un articolo su di  lei.

«Otto quaderni fittamente ricoperti da una scrittura minuta e quasi  indecifrabile – e da allora non ho mai distolto la mente da ciò che vi ho  trovato: la vita di Etty Hillesum. Questi quaderni narrano la storia di una  donna di Amsterdam di ventisette anni. Abbracciano tutto il 1941 e il 1942.  Erano gli anni in cui in tutta l’Europa si rappresentava il dramma dello  sterminio. Etty Hillesum era ebrea, e scrisse un contro-dramma». Così  scrive J.G. Gaarlandt nella sua introduzione alla prima edizione inglese (1983)  del Diario della giovane ebrea. Diario che, per tramite  dell’amica Maria Tuinzing, la stessa Etty, poco prima della sua deportazione ad  Auschwitz (dove morirà il 30 novembre 1943, appena due mesi dopo il suo arrivo  al campo di sterminio che inghiottì l’intera famiglia Hillesum: i genitori e un  fratello di Etty vennero trucidati dai nazisti il giorno stesso del loro arrivo  in Polonia, l’altro fratello, Jaap, morì sulla strada del ritorno ad Amsterdam)  aveva affidato allo scrittore Klaas Smelik, che lo studioso olandese Gaarlandt  conobbe nel 1980 e di cui iniziò la pubblicazione in lingua originale l’anno  successivo.
Etty scrisse Diario e Lettere negli anni dell’occupazione nazista  dell’Olanda e durante il suo soggiorno al campo di concentramento di Westerbork,  dove furono internati gli ebrei olandesi. Tutti i costi per la costruzione e il  mantenimento del campo furono sostenuti con la confisca dei beni e delle  proprietà degli ebrei. Da Westerbork transitarono e da lì furono condotti ai  campi di sterminio su 102 treni di deportati, 107mila ebrei olandesi. Ne  sopravvissero 5200.

27 febbraio, venerdì mattina, le dieci…
Mercoledì mattina  presto, quando con un gruppo numeroso ci siamo trovati in quel locale della  Gestapo, i fatti delle nostre vite erano tutti eguali: eravamo tutti nello  stesso ambiente, gli uomini dietro la scrivania, come quelli che venivano  interrogati. Ciò che qualificava la vita di ciascuno era l’atteggiamento  interiore verso quei fatti. Si notava subito un giovane che camminava su e giù  con un’espressione palesemente scontenta, assillato e tormentato. Cercava in  continuazione pretesti per urlare a quei disgraziati ebrei: «Mani fuori dalle  tasche per favore…», ecc. Per me era da compiangere più di coloro a cui stava  urlando; e questi, a loro volta, facevano pena nella misura in cui erano  impauriti. Quando mi sono presentata davanti alla scrivania, mi ha urlato  improvvisamente: «Che ci trova di ridicolo?». Avrei risposto volentieri: «Niente, tranne lei», ma per diplomazia m’è parso meglio lasciar stare. «Lei  ride tutto il tempo», continuava a urlare lui. E io in tutta innocenza: «Non me  ne accorgo proprio, è la mia faccia normale». E lui: «Per favore non dica  scemenze, vada fffuori», con una faccia che voleva dire: tra poco mi sentirai.  Credo che questo fosse il momento psicologico in cui avrei dovuto spaventarmi a  morte, ma quel trucco l’ho capito troppo in fretta. In fondo, io non ho paura.  Non per una forma di temerarietà, ma perché sono cosciente del fatto che ho  sempre a che fare con esseri umani, e che cercherò di capire ogni espressione,  di chiunque sia e fin dove mi sarà possibile. E il fatto storico di quella  mattina non era che un infelice ragazzo della Gestapo si mettesse a urlare  contro di me, ma che francamente io non ne provassi sdegno – anzi, che mi  facesse pena, tanto che avrei voluto chiedergli: hai avuto una giovinezza così  triste, o sei stato tradito dalla tua ragazza? (…)

Di sera, le nove…
Ci è stato proibito di passeggiare sul  Wandelweg, ogni misero gruppetto di due o tre alberi è dichiarato bosco e allora  sulle piante è inchiodato un cartello con la scritta: vietato agli ebrei. Questi  cartelli diventano sempre più numerosi, dappertutto. E ciò nonostante, quanto  spazio in cui si può ancora stare e essere lieti e far musica e volersi bene.  (…)

Mercoledì mattina, le sette e mezzo
È così trascinante e  ardente, il mio Agostino-a-stomaco-vuoto. Un raffreddore di testa ora non mi fa  più perdere completamente l’equilibrio, però non è un piacere. Buon giorno,  scrivania disordinata! (…)

Sabato sera, mezzanotte e mezzo…
Certo che ogni tanto si  può esser tristi e abbattuti per quel che ci fanno, è umano e comprensibile che  sia così. E tuttavia: siamo soprattutto noi stessi a derubarci da soli. Trovo  bella la vita, e mi sento libera. I cieli si stendono dentro di me come sopra di  me. Credo in Dio e negli uomini e oso dirlo senza falso pudore. La vita è  difficile, ma non è grave. Dobbiamo cominciare a prendere sul serio il nostro  lato serio, il resto verrà allora da sé: e “lavorare a se stessi” non è proprio  una forma d’individualismo malaticcio. Una pace futura potrà essere veramente  tale solo se prima sarà stata trovata da ognuno in se stesso – se ogni uomo si  sarà liberato dell’odio contro il prossimo, di qualunque razza o popolo, se avrà  superato quest’odio e l’avrà trasformato in qualcosa di diverso, forse alla  lunga in amore se non è chiedere troppo. È l’unica soluzione possibile. E così  potrei continuare per pagine e pagine. Quel pezzetto d’eternità che ci portiamo  dentro può essere espresso in una parola come in dieci volumoni. Sono una  persona felice e lodo questa vita, la lodo proprio, nell’anno del Signore 1942,  l’ennesimo anno di guerra. (…)

3 luglio 1942…
Un po’ più tardi. E se anche non avessi  avuto niente da questa giornata – neppure, da ultimo, questo positivo e aperto  confrontarmi con la morte – non dovrei dimenticare quel soldato tedesco kasher  (persona come si deve, per bene, ndt), che si trovava al chiosco col suo sacco  di carote e cavolfiori. Prima, sul tram, le aveva messo in mano un biglietto, e  poi c’era stata quella lettera che dovrò ben leggere una volta: gli ricordava  tanto la figlia di un rabbino che lui aveva potuto ancora assistere giorno e  notte, sul suo letto di morte. E stasera è andato a farle visita. E quando Liesl  me l’ha raccontato, ho saputo all’istante che stasera avrei dovuto pregare anche  per quel soldato tedesco. Una delle tante uniformi ha ora un volto. Ci saranno  ancora altri volti su cui potremo leggere e capire qualcosa. E questo soldato  soffre anche lui. Non ci sono confini tra gli uomini sofferenti, si patisce  sempre da una parte e dall’altra e si deve pregare per tutti. Buona notte.  (…)

Venerdì…
Un giorno pesante, molto pesante. Un “destino di  massa” che si deve imparare a sopportare insieme con gli altri, eliminando tutti  gli infantilismi personali. Chiunque si voglia salvare deve pur sapere che se  non ci va lui, qualcun altro dovrà andare al suo posto. Come se importasse molto  se si tratti proprio di me, o piuttosto di un altro, o di un altro ancora. È  diventato ormai un “destino di massa” e si dev’essere ben chiari su questo  punto. Un giorno molto pesante. Ma ogni volta so ritrovare me stessa in una  preghiera – e pregare mi sarà sempre possibile, anche nello spazio più  ristretto. E, come fosse un fagottino, io mi lego sempre più strettamente sulla  schiena, e porto sempre più come una cosa mia quel pezzetto di destino che sono  in grado di sopportare: con questo fagottino già cammino per le strade. (…)

23 luglio, giovedì sera, le nove
Le mie rose rosse e  gialle si sono completamente schiuse. Mentre ero là, in quell’inferno, hanno  continuato silenziosamente a fiorire. Molti mi dicono: come puoi pensare ancora  ai fiori, di questi tempi. Ieri sera, dopo quella lunga camminata nella pioggia,  e con quella vescica sotto il piede, sono ancora andata a cercare un carretto  che vendesse fiori e così sono arrivata a casa con un gran mazzo di rose. Ed  eccole lì, reali quanto tutta la miseria vissuta in un intero giorno. Nella mia  vita c’è posto per tante cose. E ho così tanto posto, mio Dio. Oggi, mentre  passavo per quei corridoi così affollati, ho sentito improvvisamente un gran  desiderio d’inginocchiarmi sul pavimento di pietra, in mezzo a tutta quella  gente. L’unico atto degno di un uomo che ci sia rimasto di questi tempi è quello  d’inginocchiarci davanti a Dio. (…)

Mercoledì mattina, le nove (aspettando dal dottore)
Spesso, a Westerbork, quando andavo in giro con quei chiassosi, litigiosi e fin  troppo attivi membri del Consiglio Ebraico, mi veniva da pensare: su, lasciatemi  essere un pezzetto della vostra anima. Lasciatemi essere la baracca in cui si  raccoglie la parte migliore, che esiste sicuramente in ognuno di voi. Io non ho  bisogno di far così tanto, io voglio solo esserci. Lasciatemi essere l’anima in  questo corpo. E prima o poi trovavo in ognuno di loro un gesto o uno sguardo più  nobile, di cui credo fossero appena coscienti. E me ne sentivo il  custode.(…)

Domenica sera…
Il mio cuore è una chiusa che ogni volta  arresta un flusso ininterrotto di dolore. (…)
«Dopo la guerra, due correnti  attraverseranno il mondo: una corrente d’umanesimo e un’altra di odio». Allora  ho saputo di nuovo che avrei preso posizione contro quell’odio.

23 settembre…
Vedi, Klaas: quell’uomo era pieno di odio  per quelli che potremmo chiamare i nostri carnefici, ma anche lui avrebbe potuto  essere un perfetto carnefice e persecutore di uomini indifesi. Eppure mi faceva  tanta pena. Riesci a capirci qualcosa? Non aveva mai contatti amichevoli coi  suoi compagni, e se questo succedeva agli altri lui li guardava di sottecchi con  un’espressione così affamata (potevo vederlo e osservarlo in continuazione, in  quel luogo si viveva senza muri). Più tardi, un collega che lo conosceva da anni  mi aveva raccontato alcuni particolari della sua vita. Nei primi giorni della  guerra si era buttato in strada dal terzo piano ma non era riuscito ad  ammazzarsi, come doveva pur essere sua intenzione. In seguito ci aveva  riprovato, questa volta sotto una macchina, ma anche questo tentativo era  fallito. Poi aveva trascorso qualche mese in un istituto per malattie mentali.  Era paura, tutta paura. Era un giurista così brillante e acuto e nelle  discussioni accademiche aveva sempre l’ultima e decisiva parola. Ma nel momento  decisivo era saltato giù dalla finestra. Sua moglie doveva camminare per casa in  punta di piedi e lui faceva delle scenate ai figli atterriti. Ma faceva tanta,  tanta pena. Che vita è mai questa? (…)

12-10-42…
Un’anima è fatta di fuoco e di cristalli di  roccia. È una cosa molto severa e dura in senso vetero-testamentario, ma è anche  dolce come il gesto delicato con cui la punta delle sue dita sfiorava le mie  ciglia. (…)
Si vorrebbe essere un balsamo per molte ferite.
(Qui si  interrompe il Diario di E.H.)

Dalle Lettere di E.H.
A Maria Tuinzing, 2 settembre  1943
…Io scrivo di nuovo un po’ di tutto alla rinfusa e poche cose buone.  Ogni tanto qui si è terribilmente stanchi ed è proprio così che mi sento  stamattina, ma questa lettera deve partire tra poco, quindi scarabocchio ancora  qualcosetta. Potete spedire o recapitare le lettere di Mechanicus che accludo? È  grazie a lui che posso far partire questa mia. Tutta la famiglia di Jopie è ora  in ospedale, si fatica a tenere in vita il bimbetto più piccolo.
Come eravamo  giovani solo un anno fa su questa brughiera, Maria, ora siamo un tantino più  vecchi. Noi stessi non ce ne rendiamo veramente conto: siamo stati marchiati dal  dolore, per sempre. Eppure la vita è meravigliosamente buona nella sua  inesplicabile profondità, Maria – devo ritornare sempre su questo punto. E se  solo facciamo in modo che, malgrado tutto, Dio sia al sicuro nelle nostre mani,  Maria. Qui non sono affatto all’altezza della situazione, non riesco a “far  fronte” a tutte le persone che vogliono coinvolgermi nei fatti loro, spesso sono  troppo, troppo stanca. Per favore, guarda una volta Käthe con occhi amichevoli  da parte mia, e accosta la tua guancia a quella di papà Han, anche da parte mia.  E state ancora bene insieme? E mi saluti la mia cara scrivania, il più bel posto  di questa terra? E Swiep e Wiep e Hesje e Frans e gli altri? Ti guardo un  momento in faccia, mia cara, e non dico più molto.
Etty

A Christine van Nooten, 7 settembre 1943
Christien, apro a caso la Bibbia  e trovo questo: «Il Signore è il mio alto ricetto». Sono seduta sul mio zaino  nel mezzo di un affollato vagone merci. Papà, la mamma e Mischa sono alcuni  vagoni più avanti. La partenza è giunta piuttosto inaspettata, malgrado tutto.  Un ordine improvviso mandato appositamente per noi dall’Aia. Abbiamo lasciato il  campo cantando, mamma e papà molto forti e calmi, e così Mischa. Viaggeremo per  tre giorni. Grazie per tutte le vostre buone cure.
Alcuni amici rimasti a  Westerbork scriveranno ancora a Amsterdam, forse avrai notizie? Anche della mia  ultima lunga lettera? Arrivederci da noi quattro.
Etty

(Questa è l’ultima lettera che si conosca di Etty. Segue la deportazione ad  Auschwitz dell’intera famiglia Hillesum. Papà, mamma e il fratello Mischa  vengono trucidati lo stesso giorno del loro arrivo in Polonia. Secondo  un’informativa della Croce Rossa Internazionale Etty è morta ad Auschwitz il 30  novembre 1943).

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