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Novena a San Giuda Taddeo (da recitarsi dal 19 al 27 ottobre).

Posté par atempodiblog le 19 octobre 2012

Novena a San Giuda Taddeo, il santo delle cause impossibili, per la festa liturgica del 28 ottobre.

Novena a San Giuda Taddeo (da recitarsi dal 19 al 27 ottobre). dans Preghiere san-Giuda-Taddeo

San Giuda, Apostolo glorioso fedele servo e amico di Gesù! Il nome del traditore è causa che molti ti dimentichino, ma la Chiesa ti onora e t’invoca universalmente come patrono dei bisognosi. Prega per me, che sono tanto miserabile; fa uso, te ne scongiuro, di quel particolare privilegio a te accordato di portare visibile e pronto aiuto dove esso è tanto urgente… Vieni in mio soccorso in questa grande necessità così che io possa ricevere la consolazione e la protezione del Cielo in tutte le mie strettezze, tribolazioni e sofferenze, particolarmente… (qui si faccia la propria domanda), e possa benedire Iddio con te e tutti gli eletti per tutta l’eternità. Io ti prometto, o beato San Giuda, di essere ognora riconoscente di questo grande favore, e non cesserò mai di onorarti come mio speciale e potente patrono e di fare quanto sarà in mio potere per incoraggiare la devozione verso di te. Amen.

San Giuda, prega per noi e per tutti quelli che invocano il tuo aiuto.
San Giuda, soccorso di chi è privo di speranza, aiutami nella mia afflizione!
Prega per noi, affinché ci sia dato di placare la Divina Giustizia, e ottenere una benigna sentenza.
Prega per noi, affinché ci sia dato di essere ammessi fra la compagnia dei beati, a godere eternamente alla presenza di Dio. Amen.
Beato Apostolo, noi t’invochiamo con confidenza!
Prega per noi, affinché prima della morte possiamo espiare tutti i nostri peccati con un sincero pentimento e col ricevere degnamente i santi sacramenti.

Orazione
Apostolo glorioso, S. Giuda Taddeo, che spargesti la vera fede tra le più lontane nazioni; che guadagnasti all’obbedienza di Gesù Cristo molte tribù e popoli col potere della tua santa parola, concedimi, te ne supplico, che da questo giorno io abbia a rinunciare ad ogni abitudine peccaminosa, che sia preservato da tutti i cattivi pensieri, e possa sempre ottenere la tua protezione, particolarmente in ogni pericolo e difficoltà, e che possa giungere salvo alla patria celeste, per adorare con te la Santissima Trinità, il Padre, il Figliuolo e lo Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli. Amen.

Con approvazione Ecclesiastica

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Il Cuore di Maria

Posté par atempodiblog le 19 octobre 2012

Il Cuore di Maria dans Citazioni, frasi e pensieri 2d7sqgx

“Il Cuore di Maria ha amato ed ama più Dio che tutto il paradiso insieme: voglio dire più che tutti gli angeli e santi che sono stati, sono e saranno”.

San Paolo della Croce

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Non tocca a noi dominare tutte le maree del mondo

Posté par atempodiblog le 19 octobre 2012

Non tocca a noi dominare tutte le maree del mondo dans Citazioni, frasi e pensieri mareeq

“Non tocca a noi dominare tutte le maree del mondo; il nostro compito è di fare il possibile per la salvezza degli anni nei quali viviamo, sradicando il male dai campi che conosciamo, al fine di lasciare a coloro che verranno dopo terra sana e pulita da coltivare”.

J.R.R. Tolkien

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Il bimbo

Posté par atempodiblog le 18 octobre 2012

« I genitori cooperano con Dio nel dare un corpo al bambino, ma l’anima la crea solo Dio ».

Padre Livio Fanzaga

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Il bimbo è il simbolo e il sacramento per eccellenza della libertà personale.
Egli è la volontà nuova e libera, a cui si aggiungono i voleri del mondo; egli e ciò che i suoi genitori hanno liberamente deciso di procreare e che liberamente scelgono di proteggere.
Possono sentire che tutte le emozioni che dona (e che sono notevoli) provengono realmente da lui e da loro, e da nessun altro.
È nato senza l’intervento di alcun padrone o superiore. È una creazione e un contributo: è il loro contributo originale alla creazione.
Egli è anche qualcosa di molto più bello, meraviglioso, emozionante e sorprendente di tutte quelle storie stantie o quelle canzonette jazz che sfornano le macchine.
Quando le persone perdono questa consapevolezza, allora vuol dire che non riconoscono più il valore delle cose fondamentali, e, di conseguenza, il senso della proporzione in riferimento al mondo.
La gente che preferisce i piaceri meccanici, a quel miracolo, è rozza e schiavizzata. Preferiscono la feccia della vita alla prima sorgente della vita. Preferiscono l’ultima, deforme, distorta, di seconda mano, ripetitiva e spossata realtà di questa nostra civiltà capitalista in declino, a quella realtà che è l’unica fonte di rinnovamento per una qualsiasi civiltà.
Sono loro che si compiacciono delle catene della loro antica schiavitù; è il bimbo colui che è pronto per il nuovo mondo.

-Gilbert Keith Chesterton-

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Ballata per pregare Nostra Signora

Posté par atempodiblog le 16 octobre 2012

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Nella Ballata per pregare Nostra Signora del poeta francese François Villon c’è una commossa invocazione alla Madonna, nella quale mi ritrovo perfettamente. Don Giuseppe De Luca definì François Villon “grande poeta e non meno grande disgraziato”. Tuttavia, come spesso accade, nelle rocce aspre e spigolose spuntano fiori di rara bellezza. Il poeta, infatti, mette sulla bocca di sua madre, donna semplice fino alla trasparenza, questa toccante preghiera:

“Io sono una povera vecchia donna,/ che non sa nulla e mai lesse libri./ Nella chiesa del monastero che io frequento/ vedo dipinto un paradiso con arpe e liuti,/ e un inferno, dove vengono bolliti i dannati./ Uno mi fa paura, l’altro è gioia e letizia./ Fammi avere la gioia, eccelsa Diva,/ alla quale tutti i peccatori devono ricorrere,/ colmi di fede, senza finzione e senza pigrizia:/ In questa fede voglio vivere e morire.”

Card. Angelo Comastri

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Ballata per pregare Nostra Signora
di François Villon

«Dama dei cieli, reggente della terra,/ imperatrice delle infernali paludi,/ ricevi la tua umile cristiana,/ perché sia compresa tra i tuoi eletti,/ nonostante che io mai sia valsa a nulla./ I tuoi beni, o dama e signora,/ sono molto più grandi di me peccatrice/ senza quei beni nessuno può acquistare meriti/ né possedere il cielo; non sono bugiarda:/ in questa fede voglio vivere e morire.

«Dillo a tuo Figlio che io sono sua,/ digli che siano rimessi i miei peccati./ Perdonami come a Maria egizia;/ o come egli perdonò il chierico Teofilo,/ il quale per tuo mezzo fu libero e assolto,/ benché abbia fatto la promessa al diavolo./ Preservami dal ripetere io stessa quel male,/ O Vergine, che fosti dimora senza peccato/ del Sacramento che si celebra nella messa:/ in questa fede voglio vivere e morire.

«Io sono una povera vecchia donna,/ che non sa nulla e mai lesse libri./ Nella chiesa del monastero che io frequento/ vedo dipinto un paradiso con arpe e liuti,/ e un inferno, dove vengono bolliti i dannati./ Uno mi fa paura, l’altro è gioia e letizia./ Fammi avere la gioia, eccelsa Diva,/ alla quale tutti i peccatori devono ricorrere,/ colmi di fede, senza finzione e senza pigrizia:/ In questa fede voglio vivere e morire.

«O dolce Vergine, o principessa, tu portasti/ Gesù, il re, il cui regno non ha mai fine./ L’Onnipotente assunse la nostra debolezza,/ lasciò i cieli e venne in nostro soccorso,/ offrì alla morte la sua cara giovinezza./ Questo è il Signore, così lo confesso:/ in questa fede voglio vivere e morire».

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Il Cuore Sacro e Misericordioso di Gesù

Posté par atempodiblog le 16 octobre 2012

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Simbolo dell’amore di Dio per l’uomo, il Cuore di Gesù è oggetto di una diffusa devozione popolare. Ma anche segno della vera fede in Dio misericordioso e buono.
Ciò che non ha capito il Giansenismo.

Tra le devozioni, vie facili eppure importanti di rapporto con il divino, spesso Suggerite dall’Alto tramite rivelazioni private, riconosciute dalla Chiesa, occupa un posto preminente la devozione al Sacro Cuore di Gesù che si intreccia strettamente a quella di Gesù misericordioso. Vediamo come sono nate e quale sia il loro significato.
Da sempre la fede nella incarnazione del Verbo di Dio in Gesù di Nazareth morto, risorto e infine asceso al Cielo, ha portato non solo a riconoscere la pienezza in Lui delle due nature, quella divina e quella umana, ma anche ad adorare questo corpo glorioso in Paradiso e, insieme, realmente presente nella Eucaristia.
Per aiutare e confermare questa nostra fede in Cristo Redentore e Mediatore, la pietà divina nel corso di duemila anni ha spesso inviato segni straordinari di cui rimangono importanti tracce. Basterà, per esempio, ricordare il miracolo eucaristico di Lanciano: il pane e il vino appena consacrati da un monaco delI’VIII secolo, che dubitava della presenza reale, si trasformarono in carne e sangue.
Conservatisi intatti per oltre dodici secoli, passarono nel 1970-71 e poi ancora nel 1981 al vaglio della scienza che non solo confermò che si trattava di vera carne e di vero sangue, ma che la carne era costituita da tessuto cardiaco (in sezione sono presenti miocardio, nervo vago, ventricolo sinistro) e il sangue da plasma umano dello stesso gruppo di quello presente sulla Sindone.
Una testimonianza sconvolgente, se appena ci lasciassimo coinvolgere. Ma, come dice Pascal, “vi è abbastanza luce per chi vuoi vedere e abbastanza tenebre per chi non vuoi vedere”.
Questo Cuore di Gesù che opera silente, eppure straordinariamente presente, da un’altra manifestazione straordinaria di sé nella Francia del ’600 che iniziava ad essere percorsa dal gelido brivido del Giansenismo. Si trattava di una sorta di riscoperta del divino in chiave di timore, un rispetto trepido che sfociava in una ricerca di purezza che si faceva lontananza, mancanza di confidenza, di abbandono, e che infatti la Chiesa condannerà.
Ebbene,  proprio in quegli anni, in un convento di Visitandine di Paray-le-Monial, un’umile suora, Margherita Maria Alacoque, verrà ripetutamente visitata da Gesù che le affiderà la missione di richiamare la Francia e il mondo “alle meraviglie del suo amore, ai segreti inesplicabili del Sacro Cuore”. “Il mio divin cuore” le dirà “è così appassionato d’amore per gli uomini che, non potendo più racchiudere in sé le fiamme della sua ardente carità, bisogna che le espanda”. È il linguaggio del Cantico dei Cantici, dell’innamorato che insegue la sulammita fino a possederla; del Vangelo che porta memoria di quel discepolo, tanto amato da Gesù, che gli appoggia il capo sul petto, presago della passione che attende il Maestro. È certamente il ribaltamento dell’ottica giansenista. È la riaffermazione di un Dio vicino, che vuoi dare e ricevere amore in un rapporto libero e, proprio per questo, appassionato e coinvolgente. Una successiva visione a santa Alacoque, ci lascerà un segno anche visivo di quell’Amore che ha nel cuore il suo simbolo principale. Il Cuore divino apparirà su un trono di fiamme più raggiante del sole, trasparente come il cristallo, circondato da una corona di spine e sormontato da una croce. Elementi che indicano la gloria della risurrezione ma che ricordano al contempo il passaggio doloroso della passione e della morte. Pio X, nel 1920, proclamerà santa la veggente; Pio XI, nel 1928, estenderà alla Chiesa universale la festa del Sacro Cuore, che Gesù stesso aveva chiesto fosse celebrata il venerdì che segue l’ottava del Corpus Domini, con un significato riparatore delle offese ricevute sotto le specie eucaristiche.
Solo tre anni dopo quella decisione di Pio XI, a un’altra umile suora di un convento polacco, suor Maria Faustina Kowalska, veniva concesso un altro segno straordinario legato al Cuore di Gesù. Agli uomini del XX secolo, stretti tra i massacri di due guerre mondiali, che avrebbero conosciuto gli orrori del marxismo e del nazismo, Gesù voleva ricordare che si può sperare, che esiste un rifugio sicuro contro l’angoscia individuale e collettiva, che vi è la possibilità di ricevere e di dare perdono, che Dio è misericordia che si esprime tramite il Cuore di Gesù. A suor Faustina il Signore apparve vestito di una veste bianca, una mano alzata per benedire, mentre l’altra toccava sul petto la veste, che ivi, leggermente scostata, lasciava uscire due grandi raggi, rosso l’uno e l’altro pallido. “I due raggi – Gesù le spiegò – rappresentano il sangue e l’acqua. Il raggio pallido rappresenta l’acqua che giustifica le anime; il raggio rosso rappresenta il sangue che è la vita delle anime. Entrambi i raggi uscirono dall’intimo della mia misericordia, quando sulla croce il mio Cuore già in agonia venne squarciato con la lancia”. Gesù chiede alla veggente di dipingere un’immagine secondo il modello della visione con sotto scritto “Gesù, confido in te”.
E aggiunge il desiderio che venga solennemente benedetta nella prima domenica dopo Pasqua: questa domenica avrebbe dovuto essere proclamata la Festa della Misericordia. In quel giorno la Chiesa leggeva il Vangelo di Giovanni che descrive l’apparizione di Gesù risorto nel Cenacolo e l’istituzione del sacramento della penitenza. L’immagine rappresenta così il Salvatore risorto che porta agli uomini la pace e la speranza con la remissione dei peccati ottenuti mediante la sua morte in croce.
I tempi del riconoscimento ufficiale saranno, in questo caso, più brevi. Suor Faustina, morta nel 1938, verrà beatificata da Giovanni Paolo II nel 1993, canonizzata nel 2000 e nel 1994 la Congregazione per il Culto approverà la Messa votiva.
Quel Cuore pieno di amore così spesso incompreso, riproposto all’attenzione del mondo nel Seicento tramite Margherita Maria, si svela, dunque, come infinita misericordia nel Novecento tramite Faustina. In entrambi i casi un richiamo potente al fatto che al centro del Mistero cristiano non sta un Dio impassibile, lontano ordinatore del mondo, ma il Dio di Abramo, di Isacco, di Giacobbe, il Dio di Gesù Cristo.
Quel Dio che, con il suo Cuore divino-umano, cerca ogni uomo per inserirlo nella stessa vita divina, per trasmettergli il suo Santo Spirito.
Per questo nel cristianesimo non sono necessarie tecniche di ascesi raffinate e particolari. Uno solo è il segreto che tutto muove: corrispondere umilmente a questo amore che viene rivelato, fidarsi e abbandonarsi ad esso. Basta avere un granello di fede: allora sarà possibile, per Grazia, giungere a spostare pure le montagne.
Questa è anche la logica sottesa alle promesse collegate alle visioni delle due suore. Alla prima. Gesù raccomandò di diffondere la pratica dei primi venerdì del mese e dell’ora santa di adorazione. Alla seconda, chiese di promuovere il culto dell’immagine di Gesù misericordioso. In entrambi i casi, promise ai devoti la salvezza eterna e molte grazie in vita.
Spesso le critiche si sono scagliate contro queste pratiche, giudicate una sorta di patto di scambio un po’ banale legato a forme di spiritualità infantile e superate. È proprio vero? O non si tratta piuttosto del modo di agire di un Dio che non vuole spegnere il lucignolo fumigante? Un Dio che propone vie semplici (come, appunto, la pratica dei primi venerdì del mese o il culto reso tramite un’immagine alla sua misericordia) a una fede incerta e traballante come appunto quella di una fiammella così piccola che rischia continuamente di spegnersi? La nostra umanità ha necessità di segni, di eventi tangibili che parlino allo spirito anche attraverso i sensi, di piccoli gesti dalle conseguenze profonde.
II Signore che ci ha fatto ben lo sa. Per questo sbriciola per noi in piccoli bocconi il pane della salvezza, affinché ci sia più facile cibarci e con essi nutrirci.

di Rosanna Brichetti Messori – Il Timone

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Halloween non è solo una carnevalata

Posté par atempodiblog le 15 octobre 2012

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“Vorremmo ricordare la vigilia della festa del 1 novembre, l’invito per ogni uomo a vivere senza maschere la grande chiamata all’amore da parte di Cristo, proprio come i santi fratelli che ci hanno preceduto. Viviamo già in una società in cui conta apparire più che essere. E i giovani pur di essere accettati sono disposti ad indossare le varie maschere: dal ‘duro’ al playboy… Il dramma è che spesso i giovani non solo non si sentono accettati e amati, ma si sentono profondamente soli. Paradossalmente nella società della comunicazione passiamo ore su Internet coperti da uno schermo, cercando di far vedere solo le parti ideali di noi stessi. E così nei luoghi di aggregazione: puoi ritrovarti in una discoteca di mille persone ma sentirti immensamente solo.
Per me Halloween non è solo una carnevalata. Mi viene da piangere al pensiero che tanti giovani ogni giorno assumono delle maschere e cadono nel piacere illusorio delle droghe. Quelle maschere mi ricordano la triste realtà del popolo della notte, tutti quei volti incontrati in questi anni, sguardi segnati dalla morte nel cuore. Eppure molti di loro oggi hanno fatto l’esperienza della resurrezione”.

Chiara Amirante – La Bussola Quotidiana

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Cliccare freccetta.jpg QUI per approfondire il tema Halloween

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Santa Teresa d’Avila (di Gesù)

Posté par atempodiblog le 15 octobre 2012

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Non è facile riassumere in poche parole la profonda e articolata spiritualità teresiana. Vorrei menzionare alcuni punti essenziali. In primo luogo, santa Teresa propone le virtù evangeliche come base di tutta la vita cristiana e umana: in particolare, il distacco dai beni o povertà evangelica, e questo concerne tutti noi; l’amore gli uni per gli altri come elemento essenziale della vita comunitaria e sociale; l’umiltà come amore alla verità; la determinazione come frutto dell’audacia cristiana; la speranza teologale, che descrive come sete di acqua viva. Senza dimenticare le virtù umane: af­fabilità, veracità, modestia, cortesia, allegria, cultura. In secondo luogo, santa Teresa propone una profonda sintonia con i grandi personaggi biblici e l’ascolto vivo della Parola di Dio. Ella si sente in consonanza soprattutto con la sposa del Cantico dei Cantici e con l’apostolo Paolo, oltre che con il Cristo della Passione e con il Gesù Eucaristico.

La Santa sottolinea poi quanto è essenziale la preghiera; pregare, dice, “significa frequentare con amicizia, poiché frequentiamo a tu per tu Colui che sappiamo che ci ama” (Vita 8, 5) . L’idea di santa Teresa coincide con la definizione che san Tommaso d’Aquino dà della carità teologale, come “amicitia quaedam hominis ad Deum”, un tipo di amicizia dell’uomo con Dio, che per primo ha offerto la sua amicizia all’uomo; l’iniziativa viene da Dio (cfr Summa Theologiae II-ΙI, 23, 1). La preghiera è vita e si sviluppa gradualmente di pari passo con la crescita della vita cristiana: comincia con la preghiera vocale, passa per l’interiorizzazione attraverso la meditazione e il raccoglimento, fino a giungere all’unione d’amore con Cristo e con la Santissima Trinità. Ovviamente non si tratta di uno sviluppo in cui salire ai gradini più alti vuol dire lasciare il precedente tipo di preghiera, ma è piuttosto un approfondirsi graduale del rapporto con Dio che avvolge tutta la vita. Più che una pedagogia della preghiera, quella di Teresa è una vera « mistagogia »: al lettore delle sue opere insegna a pregare pregando ella stessa con lui; frequentemente, infatti, interrompe il racconto o l’esposizione per prorompere in una preghiera.

Un altro tema caro alla Santa è la centralità dell’umanità di Cristo. Per Teresa, infatti, la vita cristiana è relazione personale con Gesù, che culmina nell’unione con Lui per grazia, per amore e per imitazione. Da ciò l’importanza che ella attribuisce alla meditazione della Passione e all’Eucaristia, come presenza di Cristo, nella Chiesa, per la vita di ogni credente e come cuore della liturgia. Santa Teresa vive un amore incondizionato alla Chiesa: ella manifesta un vivo “sensus Ecclesiae” di fronte agli episodi di divisione e conflitto nella Chiesa del suo tempo. Riforma l’Ordine carmelitano con l’intenzione di meglio servire e meglio difendere la “Santa Chiesa Cattolica Romana”, ed è disposta a dare la vita per essa (cfr Vita 33, 5).

Un ultimo aspetto essenziale della dottrina teresiana, che vorrei sottolineare, è la perfezione, come aspirazione di tutta la vita cristiana e meta finale della stessa. La Santa ha un’idea molto chiara della “pienezza” di Cristo, rivissuta dal cristiano. Alla fine del percorso del Castello interiore, nell’ultima “stanza” Teresa descrive tale pienezza, realizzata nell’inabitazione della Trinità, nell’unione a Cristo attraverso il mistero della sua umanità.

Cari fratelli e sorelle, santa Teresa di Gesù è vera maestra di vita cristiana per i fedeli di ogni tempo. Nella nostra società, spesso carente di valori spirituali, santa Teresa ci insegna ad essere testimoni instancabili di Dio, della sua presenza e della sua azione, ci insegna a sentire realmente questa sete di Dio che esiste nella profondità del nostro cuore, questo desiderio di vedere Dio, di cercare Dio, di essere in colloquio con Lui e di essere suoi amici. Questa è l’amicizia che è necessaria per noi tutti e che dobbiamo cercare, giorno per giorno, di nuovo. L’esempio di questa Santa, profondamente contemplativa ed efficacemente operosa, spinga anche noi a dedicare ogni giorno il giusto tempo alla preghiera, a questa apertura verso Dio, a questo cammino per cercare Dio, per vederlo, per trovare la sua amicizia e così la vera vita; perché realmente molti di noi dovrebbero dire: “non vivo, non vivo realmente, perché non vivo l’essenza della mia vita”. Per questo il tempo della preghiera non è tempo perso, è tempo nel quale si apre la strada della vita, si apre la strada per imparare da Dio un amore ardente a Lui, alla sua Chiesa, e una carità concreta per i nostri fratelli.

Benedetto XVI

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L’anno della Fede: risvegliare la propria fede in Gesù Cristo

Posté par atempodiblog le 14 octobre 2012

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Non c’è dubbio che la Chiesa viva un momento difficile per la fede, in modo particolare nei paesi di antica cristianità come l’Europa. Sul nostro continente negli ultimi due secoli si sono abbattute le correnti dell’antievangelizzazione, come le chiamava il Beato Giovanni Paolo. Vaste regioni sono state investite dalla secolarizzazione, assimilando una visione atea e materialistica della vita. Le chiese semivuote, le cattedrali trasformate in musei, i crocifissi tolti dalle pareti, sono i segni visibili di una tradimento spirituale che si consuma nei cuori. L’Europa sta rinunciando a Cristo? Si vuole davvero costruire un mondo nuovo senza Dio? Così sembra e l’esito non potrebbe essere più tragico! Il Santo Padre invita la Chiesa a reagire, in primo luogo risvegliando la propria fede in Gesù Cristo, Figlio di Dio e unico Salvatore del mondo.

Padre Livio Fanzaga – Radio Maria

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La devozione alla Divina Misericordia può essere una via per la nuova evangelizzazione

Posté par atempodiblog le 14 octobre 2012

Domenica della Divina Misericordia dans Beato Michele Sopocko Ges-Misericordioso

“Il cuore di Dio misericordioso parla al cuore dell‘uomo”. Per questo “la devozione alla Divina Misericordia” può essere “una delle vie” per la nuova evangelizzazione. Lo ha detto ieri il card. Stanislaw Dziwisz, arcivescovo di Cracovia, alla quinta Congregazione generale del Sinodo dei vescovi.
Con riferimento all’Instrumentum laboris, e alla necessità di “aiutare l’uomo ad uscire dal ‘deserto interiore’”, l’arcivescovo ha osservato che oggi la Chiesa “parla in modo più efficace quando si esprime col messaggio della Divina Misericordia” che tocca “il cuore dell’uomo chiuso in se stesso, impelagato nel peccato ed in un’apparente autosufficienza, ma invece in cerca di senso della vita e di motivi di speranza”.
Proprio a Cracovia, segnata nel secolo scorso “dal dominio di sistemi totalitari atei e come tali disumani”, ha proseguito il porporato, “si fece sentire l’invocazione della misericordia”. Attraverso “un’umile religiosa, santa Faustina Kowalska”, e “un saggio e santo pastore, il cardinale Karol Wojtyla – Giovanni Paolo”, l’eterna verità “su Dio ‘ricco di misericordia’” è risuonata “nell’agitato mondo di oggi”.
Secondo il card. Dziwisz, l’uomo è “riuscito a salvare in sé la sensibilità per una misericordia disinteressata. E proprio essa, la misericordia di Dio che si china sulla sua sorte, è in grado di farsi sentire e di toccare le corde più profonde del cuore umano”.

Fonte: SIR – Servizio Informazione Religiosa

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Quando non si ama Dio

Posté par atempodiblog le 14 octobre 2012

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“La vita non ha nessuno scopo, quando non si ama Dio”.

Serva di Dio Flora De Santis (Madre Flora)

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Quelle frecce lanciate verso il cielo

Posté par atempodiblog le 12 octobre 2012

Dal cuore umano a quello divino, una via per imparare a vivere in intimità con Dio. Ecco lo scopo delle giaculatorie.
di Rosanna Brichetti Messori – Il Timone

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Vi è una devozione semplice, alla portata di tutti, assai breve per il tempo che richiede, eppure molto efficace nei suoi risultati. Avrete già capito che intendiamo riferirci alla giaculatoria. Da dove proviene questo strano nome? Da jaculum che in latino significa « freccia ». Sì, questa forma di preghiera è sempre stata intesa come un dardo che il cuore umano lancia verso il Cielo. È evidente che non ci si riferisce al cielo fisico, ma a tutto ciò che rappresenta, con una sola parola, il Mistero divino.
La Rivelazione biblica prima, gli eventi riguardanti la vita di Gesù poi, hanno insegnato ai cristiani che il rapporto con Dio passa in modo privilegiato attraverso la persona del figlio che si è incarnato, è morto per noi ed infine è risorto. Anche per questo noi possiamo raffigurare le nostre preghiere come frecce che salgono dal nostro cuore fino a colpire quello di Gesù. E, dunque, il cuore stesso della Santa Trinità. Ci sono alcune giaculatorie che possiamo considerare classiche. Si tratta in genere di quelle tratte direttamente dalla Scrittura. Tanto per citarne alcune, le parole suggerite da Elia a Samuele: « Parla, Signore, il tuo servo ti ascolta »; quelle usate da Maria per rispondere a Gabriele: « Ecco, sono la serva del Signore »; oppure quel grido, che è insieme di stupore e di gioia, sgorgato spontaneo ed improvviso dalle labbra dell’apostolo Tommaso: « Mio Signore e mio Dio », quando Gesù risorto ha la pazienza non solo di mostrare, a lui dubbioso, le sue piaghe, ma anche di fargliele toccare.
Non è forse vero che già fare nostre queste tre semplici espressioni e ripeterle spesso dal profondo del cuore equivarrebbe a vivere con apertura e pienezza la nostra fede?
Esse, infatti, rappresentano da sole un compendio del modo giusto di porre il nostro rapporto con Dio: « docilità fiduciosa » e insieme un riconoscimento del mistero di salvezza operato in Gesù.
Ma le giaculatorie offrono delle possibilità praticamente inesauribili, perché accanto a quelle « codificate » ci sono le infinite altre che sgorgano spontaneamente dal cuore di ognuno di noi ogni volta che entriamo in contatto cosciente con il Mistero che al contempo ci supera e ci penetra.
Alla fine, diventando una santa abitudine, entrano fin nelle pieghe più profonde del nostro essere ottenendo il risultato che il nostro cuore sia sempre unito a Cristo anche quando stiamo svolgendo i compiti quotidiani della vita. Compiti che solo apparentemente sembrano distrarci, distoglierci da questa intimità profonda con Dio alla quale siamo chiamati e che costituisce lo scopo e la gioia della nostra vita. Perché, come ha sottolineato forse meglio di altri Escrivà de Balaguer, il fondatore dell’Opus Dei, rivalutando con pienezza la vocazione laicale, è proprio assumendo la realtà nelle sue espressioni quotidiane, dalle più semplici e oscure alle più complesse e importanti, che noi ci santifichiamo e insieme trasformiamo il mondo, contribuendo così alla nostra salvezza e allo sviluppo del Regno.
Così, mentre la preghiera liturgica, i sacramenti, la lettura e l’assimilazione della Parola di Dio sono la trama di base che ci prepara a vivere questo impegno nella realtà alla quale siamo chiamati, a realizzare la volontà di Dio così come essa per noi concretamente si manifesta nel quotidiano, le giaculatorie, questi slanci del cuore verso l’oggetto più caro, rendono attuale la fede, accompagnandola e sostenendola lungo il succedersi delle ore. Esse potranno sollevarci dal peso del dolore e dall’angoscia  quando incontriamo la croce: « Gesù aiutami », « Gesù mi unisco a te », « Gesù, ti offro tutto me stesso », « Gesù abbi pietà di me »… Potranno dare espressione alla nostra gioia quando essa si fa piena fino a traboccare: « Mio Dio, ti amo », « Grazie, Signore, grazie di tutto », « Mio Dio, mio Dio », come ripeteva sempre san Francesco… Potranno in ogni caso richiamarci con semplicità alla coscienza di far parte di un grande mistero che sappiamo essere un mistero d’amore.
Così, ognuno di noi potrà raccogliere ed esprimere al momento opportuno quell’espressione che gli sgorga dal cuore, quella preghiera veloce, quella freccia lanciata per se stessi o per gli altri fino al cuore di Dio. Per coltivare così la presenza della grazia, la convinzione che, uniti a Gesù, e attraverso di Lui al Padre, viviamo davvero immersi nello Spirito che opera in continuazione in ogni persona, in ogni angolo del mondo, in ogni istante della storia.

RICORDA
« Gli autori ascetici, i santi, la Chiesa s’accordano nel raccomandare l’uso delle giaculatorie come una delle pratiche più facili, poiché non richiede tempo e può essere intercalata fra tutte le nostre occupazioni anche le più intense, mentre è particolarmente efficace nel mantenere e rafforzare l’unione con Dio, nell’implorare l’aiuto della Grazia nelle difficoltà e nel ritemprare l’anima nei momenti di sconforto e di abbattimento. Nei momenti di aridità, quando altre forme di preghiera divengono difficili, le giaculatorie aiutano l’anima nel mantenere il contatto con Dio e la preservano dalla tiepidezza ».

(Luigi Morstabilini, v. Giaculatorie, in Enciclopedia Cattolica, vol. VI, coll. 336-337).

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Benedetta Bianchi Porro: una storia vertiginosa, una storia cristiana

Posté par atempodiblog le 12 octobre 2012

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[...] Piacevolmente spiazzante è anche la storia di Benedetta Bianchi Porro, una ragazza molto talentuosa nata nel 1936 a Forlì. A diciassette anni si iscrisse alla Facoltà di medicina ma, arrivata ormai all’ultimo esame nel 1957, si diagnosticò da sola la propria malattia: neurofibromatosi diffusa, una patologia che provoca la perdita di tutti e cinque i sensi. All’età di ventiquattro anni le uniche sensibilità che le restano sono una piccola sensibilità su una mano e su una guancia e un filo di voce. Per il resto è immobilizzata nel letto, cieca e sorda. Ma non per questo non è viva, anzi. Venuta a conoscenza della situazione molto dolorosa di un giovane gravemente malato, gli scrive queste parole: “Ho trovato che Dio esiste ed è amore, fedeltà, gioia, certezza fino alla consumazione dei secoli. Fra poco io non sarò più che un nome, ma il mio spirito vivrà, qui fra i miei, fra chi soffre, e non avrò neppure io sofferto invano. […] Le mie giornate non sono facili; sono dure, ma dolci, perché Gesù è con me, col mio patire, e mi dà soavità nella solitudine e luce nel buio. Lui mi sorride e accetta la mia collaborazione con Lui. […] Tutto è una brevissima passerella, pericolosa per chi vuole sfrenatamente godere, ma sicura per chi coopera con Lui per giungere alla Patria” (A. Socci, Caterina: Diario di un padre nella tempesta, p. 125). Benedetta morì a ventotto anni. Oggi è in corso il processo per la sua beatificazione. [...]

di Giulia Tanel – Libertà e Persona.org

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Il segreto dell’esistenza umana

Posté par atempodiblog le 11 octobre 2012

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“Il segreto dell’esistenza umana non sta soltanto nel vivere, ma anche nel sapere per che cosa si vive”.

Fëdor Dostoevskij

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La lode

Posté par atempodiblog le 11 octobre 2012

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“La lode è il modo dell’amore che ha sempre in sé un elemento di gioia”.

Clive Staples Lewis

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