Ballata per pregare Nostra Signora
Posté par atempodiblog le 16 octobre 2012
Nella Ballata per pregare Nostra Signora del poeta francese François Villon c’è una commossa invocazione alla Madonna, nella quale mi ritrovo perfettamente. Don Giuseppe De Luca definì François Villon “grande poeta e non meno grande disgraziato”. Tuttavia, come spesso accade, nelle rocce aspre e spigolose spuntano fiori di rara bellezza. Il poeta, infatti, mette sulla bocca di sua madre, donna semplice fino alla trasparenza, questa toccante preghiera:
“Io sono una povera vecchia donna,/ che non sa nulla e mai lesse libri./ Nella chiesa del monastero che io frequento/ vedo dipinto un paradiso con arpe e liuti,/ e un inferno, dove vengono bolliti i dannati./ Uno mi fa paura, l’altro è gioia e letizia./ Fammi avere la gioia, eccelsa Diva,/ alla quale tutti i peccatori devono ricorrere,/ colmi di fede, senza finzione e senza pigrizia:/ In questa fede voglio vivere e morire.”
Card. Angelo Comastri
Ballata per pregare Nostra Signora
di François Villon
«Dama dei cieli, reggente della terra,/ imperatrice delle infernali paludi,/ ricevi la tua umile cristiana,/ perché sia compresa tra i tuoi eletti,/ nonostante che io mai sia valsa a nulla./ I tuoi beni, o dama e signora,/ sono molto più grandi di me peccatrice/ senza quei beni nessuno può acquistare meriti/ né possedere il cielo; non sono bugiarda:/ in questa fede voglio vivere e morire.
«Dillo a tuo Figlio che io sono sua,/ digli che siano rimessi i miei peccati./ Perdonami come a Maria egizia;/ o come egli perdonò il chierico Teofilo,/ il quale per tuo mezzo fu libero e assolto,/ benché abbia fatto la promessa al diavolo./ Preservami dal ripetere io stessa quel male,/ O Vergine, che fosti dimora senza peccato/ del Sacramento che si celebra nella messa:/ in questa fede voglio vivere e morire.
«Io sono una povera vecchia donna,/ che non sa nulla e mai lesse libri./ Nella chiesa del monastero che io frequento/ vedo dipinto un paradiso con arpe e liuti,/ e un inferno, dove vengono bolliti i dannati./ Uno mi fa paura, l’altro è gioia e letizia./ Fammi avere la gioia, eccelsa Diva,/ alla quale tutti i peccatori devono ricorrere,/ colmi di fede, senza finzione e senza pigrizia:/ In questa fede voglio vivere e morire.
«O dolce Vergine, o principessa, tu portasti/ Gesù, il re, il cui regno non ha mai fine./ L’Onnipotente assunse la nostra debolezza,/ lasciò i cieli e venne in nostro soccorso,/ offrì alla morte la sua cara giovinezza./ Questo è il Signore, così lo confesso:/ in questa fede voglio vivere e morire».
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