• Accueil
  • > Archives pour septembre 2012

Riflessioni sul tema del perdono

Posté par atempodiblog le 15 septembre 2012

“Riflessioni sul tema del perdono”
intervento di Sua Eminenza il Cardinale Carlo Caffarra all’incontro con padre Aldo Trento “L’ultima parola non è il peccato. È la misericordia!”
Bologna, Aula Magna Santa Lucia, 16 novembre 2010
Tratto da: caffarra.it

Riflessioni sul tema del perdono  dans Alessandro Manzoni

1. Mi è difficile prendere la parola di fronte ad un testimone che ricostruisce quotidianamente con l’abbraccio del perdono umanità devastate. La mia parola, nella sua povertà, servirà solo a mettere in luce la testimonianza seguente.
L’uomo oggi – intendo l’uomo occidentale – sta male, anche se cerca di vivere gaiamente il suo malessere, perché si è interdetto l’esperienza del perdono da parte di Dio, e quindi l’esperienza della sua misericordia. L’uomo non può vivere una buona vita senza questa esperienza.
Egli è capace di agire male, ma è incapace di liberarsi dal male compiuto. Non dico di porre rimedio alle conseguenze che la sua azione ha causato in sé e su gli altri. C’è un testo manzoniano che ci aiuta a capire questo paradosso dell’uomo che può agire male e non può liberarsi dal male compiuto.
È la famosa notte dell’Innominato, nel momento in cui egli passa in rassegna tutte le sue scelleratezze. Erano tutte sue; erano lui: l’orrore di questo pensiero, rinascente a ognuna di quelle immagini, attaccato a tutte, crebbe fino alla disperazione [Promessi Sposi, cap. XXI]. Ed anche nelle Osservazioni sulla morale cattolica: il reo sente nella sua coscienza quella voce terribile: non sei più innocente; e quell’altra più terribile ancora, non potrai esserlo più [VIII, 3].
Colle proprie scelte ciascuno di noi genera se stesso, e diventa genitore di se stesso: sei quello che decidi di essere. Gli atti di ingiustizia non erano solo atti di cui l’Innominato era responsabile: erano lui. Esiste una misteriosa ma reale progressiva identificazione del nostro io colle scelte della nostra libertà. Se penso ad un triangolo, non divento un triangolo. Se compio un furto, divento un ladro.
Posso certo e devo restituire ciò di cui mi sono indebitamente impossessato, ma ciò non toglie il mio essere stato ciò che sono stato. Esiste come un’identificazione della persona coi suoi atti: attaccata a tutti, come dice Manzoni.

2. La soluzione, la via di uscita sarebbe quella di un ricominciare da capo, come una sorta di rinascita e di rigenerazione. Ma come può un uomo nascere quando è vecchio? Può forse entrare una seconda volta nel grembo di sua madre e rinascere? [Gv 3,4].
Ma poiché l’uomo non può compiere questo miracolo, ha elaborato ed inventato altre vie palliative di liberazione dal male. Sono stati inventati vari surrogati dell’unico atto che potrebbe rigenerare l’uomo: il perdono di Dio. Non li enumero tutti. Mi limito a qualche riflessione sul tentativo più tragico, più disperato che l’uomo abbia mai compiuto di vivere senza il perdono di Dio: la negazione del male morale.
È un tentativo che è andato di pari passo con la negazione [dell’esistenza] di Dio. Intendo dire di un Dio coinvolto nel destino della persona umana.
Ciò non è avvenuto per caso. La negazione di Dio non ha coinciso casualmente con la negazione del male morale. I due, esistenza del male morale nell’uomo ed esistenza di Dio, stanno o cadono insieme.
Nessuno come Dostoevskij ci ha fatto riflettere su questo, soprattutto in due grandiosi romanzi, Delitto e castigo e I fratelli Karamazov. Se Dio non esiste tutto è permesso: il frutto della negazione di Dio per il vero ateo è la liberazione da ogni legge morale. Ma cosa accade in uomini come Raskolnikov o come Ivan Karamazov? Vengono distrutti, alla fine, dal delitto che hanno compiuto. Elimina Dio dalla vita e la voce della coscienza si farà sempre meno imperiosa. Non sono certo la società e lo Stato ad impegnare la coscienza dell’uomo, a legare la sua libertà. È il cuore del dramma dell’uomo di oggi.
Ma c’è qualcosa nell’uomo che ha peccato che gli impedisce alla fine di accontentarsi dei vari surrogati al perdono di Dio. È il trovarsi con se stesso, con un se stesso divorato dalla potenza distruttiva del rimorso. Il castigo che segue al peccato – come hanno ben visto Manzoni e Dostoevskij – precede la condanna di ogni tribunale ed è più terribile di ogni condanna. È questo castigo la prova di Dio. Il peccatore può non riconoscere Dio nel suo castigo, ma se l’uomo non può impunemente offendere la legge, senza che il delitto ricada su di lui, la distruzione psicologica che segue al delitto afferma ugualmente la divinità della legge [D. Barsotti, Dostoevskij. La passione per Cristo, Edizioni Messaggero, Padova 1996, 182].
Ma forse oggi si è già imboccata un’altra strada. Si cerca di spiegare l’emergere del nostro essere coscienti di noi stessi, in prima persona, e quindi l’emergere della nostra libertà da una realtà di tipo neurobiologico, come si spiega un effetto con la sua causa.
Il mistero della coscienza verrà progressivamente rimosso quando risolveremo il problema biologico della coscienza [J. Searle, Il mistero della coscienza, Cortina, Milano 1998, 166].

3. L’evento cristiano è la possibilità offerta all’uomo di essere rigenerato mediante il perdono di Dio: di nascere di nuovo e di cominciare di nuovo. Il cristianesimo è la possibilità di dire in qualunque circostanza: ora ricomincio da capo, perché è il perdono di Dio sempre offerto all’uomo, ad ogni uomo.
Dire Dio perdona non significa: Dio decide di non tenere in conto le scelte della tua libertà, con una sorta di dissimulazione. Egli prende tremendamente sul serio le nostre scelte sbagliate, e ne assume il peso fino in fondo. L’assunzione di tutte le scelte sbagliate di ogni uomo è la Croce di Cristo.
Ma nello stesso tempo il perdono di Dio consiste nell’azione di Dio che trasforma la nostra libertà e rinnova alla radice il nostro io. Questo atto è più divino, è più grande dello stesso atto della creazione. All’accusa degli uomini, al loro peccato, Dio risponde col suo perdono. Esiste un limite contro
il quale si infrange la potenza del male: il perdono e la misericordia di Dio.
Ancora Dostoevskij ha espresso mirabilmente la forza rigeneratrice del perdono di Dio, nel discorso di un ubriaco, incapace di liberarsi dal vizio del
bere che ha portato la sua famiglia nella miseria più nera: nel discorso di Marmeladov, il padre di Sonia, in Delitto e castigo. Marmeladov chiede
pietà.
«Colui che ebbe pietà di tutti gli uomini, colui che tutto e tutti comprese, avrà pietà di noi, egli è il solo giudice, egli verrà nell’ultimo giorno … Tutti
saranno giudicati da lui ed egli perdonerà a tutti: ai buoni e ai tristi, ai santi e ai mansueti … E quando avrà pensato agli altri, allora verrà il nostro
turno: Avvicinatevi anche voi, ci dirà, avvicinateci, voi beoni, avvicinatevi, voi disperati. E ci avvicineremo tutti senza timore…
E i saggi e i benpensanti diranno: Signore, perché accogli costoro?. Io li accolgo … Perché nessuno di loro si è creduto degno di questo favore. E ci
tenderà le braccia e noi ci precipiteremo e scoppieremo in singhiozzi e comprenderemo tutto … E capiremo tutto … Signore venga il tuo Regno”».
La pagina, a mio giudizio fra le più alte della letteratura cristiana di ogni tempo, sembra la filigrana della pagina evangelica che narra il pianto della
prostituta perdonata che ha solo il coraggio di baciare i piedi del Signore. E chi vide quell’incontro non poté non accusare Cristo di comportarsi come fosse Dio. È nella sua misericordia che Egli rivela la sua divinità.

Publié dans Alessandro Manzoni, Fedor Michajlovic Dostoevskij, Libri, Misericordia, Perdono, Riflessioni, Stile di vita | Pas de Commentaire »

Kasatkina: la grande “lezione” dell’Inquisitore ai cristiani

Posté par atempodiblog le 15 septembre 2012

DOSTOEVSKIJ/ Kasatkina: la grande “lezione” dell’Inquisitore ai cristiani
Tratto da: ilsussidiario.net

Kasatkina: la grande “lezione” dell’Inquisitore ai cristiani dans Anticristo

martedì 24 gennaio 2012
Tat’jana Kasatkina, studiosa di letteratura russa, tra i maggiori esperti al mondo di Fëdor Dostoevskij, ha concluso domenica un ciclo di conferenze che l’ha portata in varie città italiane. A Firenze ha accettato di parlare con Ilsussidario.net della «Leggenda del grande Inquisitore», capitolo-capolavoro del romanzo che Dostoevskij riuscì a concludere poco prima della morte, I fratelli Karamazov. Kasatkina ha appena concluso la conferenza che l’ha vista instaurare un dialogo, improvvisato e coinvolgente, con Gustavo Zagrebelsky proprio sulla Leggenda come «enigma della libertà».

Tat’jana Kasatkina, come ha «scoperto» Dostoevskij?
Noi russi siamo cresciuti in un mondo senza Dio, e l’orrore della realtà ridotta unicamente alla sua dimensione materiale forse non per gli adulti, ma per i bambini è certamente insopportabile. Per me è stato come vivere in una situazione di dissonanza cognitiva, perché ho sempre saputo che dietro l’apparenza c’era qualcosa di «altro», ma intorno a me tutti congiuravano a tacerlo. Quando, per la prima volta, a undici anni, ho letto Dostoevskij, ho capito che quell’uomo parlava di ciò che cercavo da tanto tempo – del fatto che ogni cosa è soltanto l’inizio, una introduzione a qualcosa di eterno. Da quel momento l’ho amato per tutta la vita.

Dove passa la via di Dostoevskij alla scoperta dell’uomo, e che posto ha il male in questa scoperta?
Dostoevskij scopre l’uomo penetrando quel male che egli definisce come «fango sovrapposto». Questo è molto singolare, perché di solito gli scrittori, quando parlano dell’uomo, o si fermano alla superficie di questo fango, o cercano di ignorarlo. Invece, nell’uomo che a prima vista noi rifiuteremmo, Dostoevskij ci mostra Cristo, il volto più bello che ci può essere in un uomo.

Nella «Leggenda» di Ivan Karamazov il bene, di cui l’inquisitore si fa garante e custode, è puro oggetto di potere. Il suo disegno vince o è scardinato?
Se l’inquisitore semplicemente si sbagliasse? Se questa domanda non si ponesse, la «Leggenda» non sarebbe un testo che tutti continuano a leggere e rileggere. Sarebbe troppo semplificativo dire che il grande inquisitore ha solo torto quando descrive la situazione dell’uomo nel mondo. Noi stessi sappiamo come vorremmo rinunciare alla nostra libertà, come vorremmo rinunciare a questa continua responsabilità di dover sempre decidere, come vorremmo avere a nostra disposizione un insieme di regole, consegnandoci alle quali esser certi di stare nel giusto. Per questo dobbiamo ringraziarlo…

Ringraziare l’inquisitore?
Egli difende una tentazione che esiste da sempre, quella di consegnarci alle regole e di rivendicarne la validità per tutti. Chi le rispetta fa la cosa giusta ed è buono, chi non le rispetta è cattivo. Per lottare contro i cattivi che non mettono in pratica le regole, abbiamo tentato di creare paradisi umani che sono diventati degli inferni. Il grande inquisitore ci mostra con rigorosa coerenza non solo tutti i punti deboli della natura umana, ma anche dove porta la strada della nostra tentazione. Per questo dobbiamo «ringraziarlo». In fondo a questa via, l’uomo può trovare soltanto il nulla. Invece l’unica legge del cristiano, dice Dostoevskij, è quella di imitare Cristo.

Gustavo Zagrebelsky nella sua analisi ha notato che queste due figure, Cristo e il grande inquisitore, sono specularmente contrarie. Sono «fratelli e al tempo stesso nemici mortali».
È vero. Il professore ha anche ragione nell’affermare che il grande inquisitore è un seduttore. Aggiungerei: è essenzialmente un seduttore. Cristo è lo sposo della Chiesa dell’umanità, l’inquisitore è il loro «don Giovanni». Essi sono uno più vicino all’altro di due fratelli carnali, proprio perché pretendono l’amore della stessa donna. Io riuscirò a fare quello che tu non sei riuscito a fare – Gli dice l’inquisitore, insistendo sul fatto che l’umanità, la sposa, Lo ha ripudiato.

Gesù non dice parola, ma alla fine bacia il vecchio. Qual è la sua lettura di questo artificio finale di Dostoevskij?
Qui si commette sempre un errore fondamentale. Perché Cristo non tace: al contrario, dice due sole parole, importantissime: talità kumi, «fanciulla, alzati». Le si può capire solo in relazione all’inizio di questo straordinario capitolo, che ha un andamento circolare. All’inizio della «Leggenda» Ivan racconta della madre di Gesù, che si getta in ginocchio davanti a Dio implorandolo di perdonare tutti i peccatori senza eccezione. Quando Dio le mostra i piedi e le mani trafitti del Figlio, chiedendole: Come faccio a perdonare i suoi carnefici?, lei ordina a tutti i santi e gli arcangeli di mettersi in ginocchio con lei e di pregare per tutti. È questo il vero inizio della Leggenda, che finisce col bacio di Cristo. Le due parti parlano della stessa cosa: del fatto che Cristo non ha nemici. Cristo torna sulla Terra per cercare l’umanità come figlia e come sposa. Perciò, quando dice «fanciulla, alzati» non lo sta dicendo solo alla ragazza che giace davanti a lui, ma a tutta l’umanità e a tutta la Chiesa.

Compreso l’inquisitore?
Sì, perché egli non è solo un avversario, ma anche un membro del corpo di Cristo che è la Chiesa. Anche lui «è» questa fanciulla che Cristo e venuto a risvegliare. Per questo, alla fine, lo bacia. Il grande inquisitore lotta contro Cristo, ma Cristo non lotta contro il grande inquisitore; il bacio vuol dire che Cristo è venuto per adottare i propri nemici, per diventare loro fratello. Noi possiamo essere nemici di Cristo, ma egli non può essere nostro nemico. Si può aggiungere: i veri cristiani non hanno nemici; possono combattere solo per qualcosa, mai contro.

Che cosa rappresenta per lei questo testo?
Ha chiarito definitivamente in me una domanda che avevo sul senso della salvezza. Sappiamo che si salverà chi percorrerà la «via stretta», non la «via larga». Ma le spiegazioni che ho sentito per queste espressioni non mi hanno mai soddisfatto, fino a che non ho trovato la risposta nella «Leggenda». Ognuno deve andare a Cristo seguendo la strada che è fatta solo per lui. La via larga mi pare quella delle regole comuni, mentre la via stretta è quella che appartiene solo a me come singolo. Nessuno può fare la mia strada, come io non posso fare quella di un altro.

Perché la «Leggenda del grande inquisitore» è sempre attuale?
Perché non siamo ancora compiutamente cristiani.

(Federico Ferraù)

Publié dans Anticristo, Articoli di Giornali e News, Fedor Michajlovic Dostoevskij, Libri, Riflessioni, Tatjana Kasatkina | Pas de Commentaire »

L’amore è… voler amare

Posté par atempodiblog le 14 septembre 2012

L'amore è... voler amare dans Citazioni, frasi e pensieri Beato-Charles-De-Foucauld

«L’amore consiste non nel sentire che si ama, ma nel voler amare; quando si vuol amare, si ama; quando si vuol amare sopra ogni cosa, si ama sopra ogni cosa. Se accade che si soccomba a una tentazione, è perché l’amore è troppo debole, non perché esso non c’è: bisogna piangere, come san Pietro, pentirsi, come san Pietro, umiliarsi, come lui, ma sempre come lui dire tre volte: “Io ti amo, io ti amo, tu sai che malgrado le mie debolezze e i miei peccati io ti amo».

Beato Charles de Foucauld

Publié dans Citazioni, frasi e pensieri, Fede, morale e teologia, Riflessioni, San Charles de Foucauld, Stile di vita | Pas de Commentaire »

Oro nella canoa: cerco di essere un buon cristiano

Posté par atempodiblog le 14 septembre 2012

Oro nella canoa: cerco di essere un buon cristiano dans Sport

“Nel 2007, feci un incidente molto grave con la moto dove mi ruppi la schiena. Ho perso delle opportunità e stavo perdendo il mio primo sogno olimpico. Lì ho avuto la forza di continuare, di stringere i denti nonostante il dolore nei cento giorni dopo l’incidente per affrontare le prime gare per entrare nella squadra nazionale. In quel momento, se non avessi avuto la fede, non penso sarei riuscito ad andare avanti, perché solo con la preghiera sono riuscito a sopportare il dolore che i medicinali non mi facevano passare. Ho sempre avuto la sicurezza che con il lavoro che ho fatto, con la mia mentalità, sarei potuto ritornare ad essere un grandissimo atleta.
[...] Cerco di essere cristiano nei limiti che la mia carriera sportiva mi permette. Giriamo tanto per il mondo, ed è difficile trovare sempre una chiesa cristiana, cattolica quando sei in Cina, in Australia o da qualche altra parte nel mondo. Però insomma, nel mio piccolo, cerco di essere un buon cristiano praticando la fede e leggendo il Vangelo”.

Daniele Molmenti, oro nella canoa - Olimpiadi Londra 2012
Fonte: News.va

Publié dans Sport, Stile di vita | Pas de Commentaire »

Il Tesoro del Signore

Posté par atempodiblog le 12 septembre 2012

Il Tesoro del Signore dans Citazioni, frasi e pensieri

Dio Padre fece una riunione di tutte le acque che denominò mare; fece una riunione di tutte le grazie che denominò Maria. Questo gran Dio ha un tesoro o una miniera ricchissima, in cui racchiuse tutto ciò che vi è di bello, di splendido, di raro, di prezioso, perfino il proprio Figlio; e questo tesoro immenso non è altro che Maria, che i santi chiamano: Tesoro del Signore, della cui pienezza sono arricchiti tutti gli uomini.

San Luigi Maria Grignion de Montfort

Publié dans Citazioni, frasi e pensieri, Fede, morale e teologia, San Luigi Maria Grignion de Montfort | Pas de Commentaire »

Perché Maria è il Paradiso e il mondo di Dio

Posté par atempodiblog le 12 septembre 2012

Perché Maria è il Paradiso e il mondo di Dio dans Citazioni, frasi e pensieri

Non c’è, né ci sarà mai creatura alcuna in cui Dio sarà più grande, al di fuori di Lui stesso e in Lui stesso, che nella divina Maria, senza eccettuare i Beati, i Cherubini e i più alti Serafini, nel Paradiso stesso. Maria è il Paradiso di Dio e il suo mondo ineffabile, dove il Figlio di Dio è entrato per operarvi meraviglie, per custodirlo, per compiacervisi. Egli ha creato un mondo per l’uomo pellegrino, ed è questo che abitiamo; ha creato un mondo per l’uomo beato, ed è il Paradiso; ma ne ha creato un altro per Lui stesso e gli ha dato nome Maria: mondo, questo, sconosciuto a quasi tutti i mortali qui in terra, e incomprensibile anche a tutti gli Angeli, i Beati Comprensori del Cielo, i quali, meravigliati di vedere Dio così alto e così distante da tutti loro, così separato e così nascosto nel suo mondo, la divina Maria, esclamano giorno e notte: “Santo, Santo, Santo!”.

San Luigi Maria Grignion de Montfort

Publié dans Citazioni, frasi e pensieri, Fede, morale e teologia, San Luigi Maria Grignion de Montfort | Pas de Commentaire »

Fede, il vantaggio di essere credenti

Posté par atempodiblog le 11 septembre 2012

L'ultimo libro del cardinale Biffi dans Cardinale Giacomo Biffi Cardinale-Biffi

Vi do una notizia un po’ riservata. Vi rivelo un segreto; ma, mi  raccomando, resti tra noi. La notizia è questa: grande è la fortuna di noi credenti. Grande è la fortuna di chi è «cristiano»; cioè appartiene, sa di appartenere, vuole appartenere a Cristo. Grande è la fortuna dei credenti in Cristo. Però non andate a dirlo agli altri: non la capirebbero. E potrebbero anche aversela a male: potrebbero magari scambiare per presunzione il nostro buon umore per la felice consapevolezza di quello che siamo; potrebbero addirittura giudicare arroganza la nostra riconoscenza verso Dio Padre che ci ha colmati di regali. C’è perfino il rischio di essere giudicati intolleranti: intolleranti solo perché non ci riesce di omologarci – disciplinatamente e possibilmente con cuore contrito – alla cultura imperante; intolleranti solo perché non ci riesce di smarrirci, come sarebbe «politicamente corretto», nella generale confusione delle idee e dei comportamenti.

Conoscere il senso di ciò che si fa
È già una fortuna non piccola e non occasionale – che ci viene dalla nostra professione di fede – quella di conoscere il senso di alcune piccole consuetudini e di alcune circostanze occasionali. Per esempio, tutti mangiamo il panettone a Natale, ma solo i credenti sanno perché lo mangiano. Non è che il loro panettone sia necessariamente più buono di quello dei non credenti: è semplicemente più ragionevole. Un altro esempio: un po’ d’anni fa eravamo tutti eccitati e in tripudio per il suggestivo traguardo del Duemila che ci sarebbe stato dato di raggiungere: ma l’emozione e la festa dei credenti erano meglio motivate. Noi non ci sentivamo emozionati e in festa soltanto per la rotondità della cifra (duemila!); eravamo presi e allietati dal forte ricordo di un evento che è centrale e anzi unico nella storia: il ricordo del bimillenario dall’ingresso sostanziale e definitivo di Dio nella vicenda umana. Quell’anno appunto ci
veniva più intensamente richiamata la memoria dell’Unigenito del Padre che è divenuto nostro fratello e si ravvivava in noi con vigore singolare la grande speranza che duemila anni fa ha incominciato ad attraversare la terra. Come si vede, tutta l’umanità festeggiava il Duemila; ma la nostra festa era innegabilmente più consistente e più razionalmente fondata.

Credenti e creduloni
Coloro che si affidano a Cristo – che è «Luce da Luce», cioè il Logos sostanziale ed eterno di Dio – sono inoltre abbastanza difesi dalla tentazione di affidarsi a ciò che è inaffidabile. Anche questa è una fortuna non da poco. È stato giustamente notato come il mondo che ha smarrito la fede non è che poi non creda più a niente; al contrario, è indotto a credere a tutto: crede agli oroscopi, che perciò non mancano mai nelle pagine dei giornali e delle riviste; crede ai gesti scaramantici, alla pubblicità, alle creme di bellezza; crede all’esistenza degli extraterrestri, al new age, alla metempsicosi; crede alle promesse elettorali, ai programmi politici, alle catechesi ideologiche che ogni giorno ci vengono inflitte dalla televisione. Crede a tutto, appunto. Perciò la distinzione più adeguata tra gli uomini del nostro tempo parrebbe non tanto tra credenti e non credenti, quanto tra credenti e creduloni.

La conoscenza del Padre
Chi è «di Cristo» riceve in dotazione anche la certezza dell’esistenza di Dio. Ma non di un Dio filosofico, che all’uomo in quanto uomo non interessa granché; non di un Dio che viene chiamato in causa solo per dare un cominciamento e un impulso alla macchina dell’universo, e poi lo si può frettolosamente congedare perché non interferisca e non disturbi; non di un Dio che, dopo il misfatto della creazione, parrebbe essersi reso latitante. Questa è, press’a poco, la concezione «deistica», e non ha niente a che vedere né con l’insegnamento del Signore né con la nostra vita.
C’è anzi da dire che tra il deismo e l’ateismo, per quel che personalmente ci riguarda, la differenza non è poi molta. Il nostro Dio è «il Padre del Signore
nostro Gesù Cristo », come amava ripetere san Paolo. E lo si incontra, incontrando Gesù di Nazaret e il suo Vangelo: «Nessuno conosce il Padre se non
il Figlio – lo ha detto lui esplicitamente – e colui al quale il Figlio vorrà rivelarlo» (Mt 11,27).

La sfortuna dell’ateo
Si può intuire quanto sia grande a questo proposito la nostra fortuna, soprattutto se ci si rende conto davvero della poco invidiabile condizione degli atei. I quali, messi di fronte ai guai inevitabili in ogni percorso umano, non hanno nessuno con cui prendersela. Un ateo – che sia veramente tale – non trova interlocutori competenti e responsabili con cui possa discutere dei mali esistenziali, e lamentarsene. Non c’è nessuno contro cui ribellarsi, e ogni sua contestazione, a ben pensarci, risulta un po’ comica. Di solito, in mancanza di meglio, finisce coll’aggredire i credenti; ma è un bersaglio che non è molto appagante, perché i credenti (se sono saggi) se ne infischiano di lui e non gli prestano molta attenzione. Un ateo, se non vuol clamorosamente rinunciare a ogni logica e a ogni coerenza, è privato perfino della soddisfazione di bestemmiare. E questa è la più comica delle disavventure. Clave Staples Lewis (l’autore delle famose Lettere di Berlicche), ricordando il tempo della sua incredulità, confessava: «Negavo l’esistenza di Dio ed ero arrabbiato con lui perché non esisteva».

Un Dio che ama
Gesù poi – rivelandoci, attraverso il mistero della sua passione e della sua gloria, che anche l’umiliazione, la sofferenza, la morte trovano posto in un disegno d’amore che tutto riscatta e alla fine conduce alla gioia – ci preserva anche dalla follìa di chi arriva a ipotizzare, fondandosi sulla sua stessa personale esperienza, che un Dio probabilmente esiste; ma, se esiste, è malvagio e causa di ogni malvagità. È il sentimento espresso, per esempio, nella spaventosa professione di fede di Jago nell’Otello di Verdi all’atto secondo: «Credo in un Dio crudel che m’ha creato simile a sé». Il Dio che ci è fatto conoscere dal Redentore crocifisso e risorto, è un Dio che ci vuol bene e, come dice san Paolo, fa in modo che «tutto concorra al bene per quelli che sono stati chiamati secondo il suo disegno» (cf. Rm 8,28); tutto concorre al nostro bene anche quando noi sul momento non ce ne avvediamo. È la verità consolante ed entusiasmante che Gesù ci confida, quasi suprema sua eredità, nei discorsi dell’ultima cena: «Il Padre vi ama» (Gv 16,27). Il Padre ci ama: con questa certezza nel cuore ogni difficoltà, ogni tristezza, ogni pessimismo diventa per noi superabile.

Chi è l’uomo
Facendoci conoscere il Padre, Gesù ci porta anche alla miglior comprensione di noi stessi: ci fa conoscere chi siamo in realtà, quale sia lo scopo del nostro penare sulla terra, quale ultima sorte ci attenda. «Cristo – dice il Concilio Vaticano II – proprio rivelando il mistero del Padre e del suo amore, svela anche pienamente l’uomo all’uomo e gli fa nota la sua altissima vocazione» (Gaudium et spes22). Così veniamo a sapere – e nessuna notizia è per noi più interessante e risolutiva di questa – che siamo stati chiamati ad esistere non da una casualità anonima e cieca, ma da un progetto sapiente e benevolo. Veniamo a sapere che l’uomo non è un viandante smarrito che ignora donde venga e dove vada né perché mai si sia posto in viaggio, ma un pellegrino motivato, in cammino verso il Regno di Dio (che è diventato anche suo) e verso una vita senza fine. Il dilemma tra l’essere increduli e l’essere credenti è in realtà il dilemma tra il ritenersi collocati entro un guazzabuglio insensato e il conoscere di essere parte di un organico e rasserenante disegno d’amore. L’alternativa, a ben considerare, sta fra un assurdo che ci vanifica e un mistero che ci trascende; alternativa che esistenzialmente diventa quella tra un fatale avvìo alla disperazione e una vocazione alla speranza. Perciò san Paolo può ammonire i cristiani di Tessalonica a non essere malinconici e sfiduciati come gli altri; «come gli altri – egli dice – che non hanno speranza» (1Ts 4,13). Questa è dunque la sorte invidiabile di coloro che sono «di Cristo»: dal momento che «conoscono le cose come stanno», non sono costretti ad appendere ai punti interrogativi la loro unica vita.

«Dove c’è la fede, lì c’è la libertà»
Un’altra grande fortuna di coloro che sono «di Cristo» è quella di essere liberi. Abbiamo ricevuto a questo riguardo una precisa promessa: «Se rimanete nella mia parola, siete davvero miei discepoli; conoscerete la verità e la verità vi farà liberi» (Gv 8,31-32). Il principio di questa prerogativa inalienabile del cristiano è la presenza in noi dello Spirito Santo: «Dove c’è lo Spirito del Signore, c’è libertà» (2Cor 3,17); quello Spirito che, secondo la parola di Gesù, ci guida alla verità tutta intera (cf. Gv 16,13). Vale a dire, come abbiamo appena visto, ci chiarifica «le cose come stanno». Sant’Ambrogio enuncia icasticamente questo caposaldo dell’antropologia cristiana, scrivendo in una sua lettera: «Dove c’è la fede, lì c’è la libertà».

di Giacomo Biffi
Fonte: Avvenire
Tratto da: Ascolta tua Madre

Publié dans Cardinale Giacomo Biffi, Fede, morale e teologia, Riflessioni | Pas de Commentaire »

L’Ave Maria è l’ultimo soccorso

Posté par atempodiblog le 11 septembre 2012

L'Ave Maria è l'ultimo soccorso dans Charles Péguy L-Ave-Maria-l-ultimo-soccorso

“La Madonna mi ha salvato dalla disperazione. Era il pericolo più grave: le persone come noi hanno sempre fede e carità quanto è necessario. Ma è la speranza che può mancare…Per diciotto mesi non ho potuto dire il Padre Nostro… Non potevo dire: “Sia fatta la tua volontà”. Non potevo proprio. Comprendete? Non si trattava di dire le preghiere in un modo qualsiasi. Si trattava di dire con verità quello che dicevo. E non potevo dire con verità: “Sia fatta la tua volontà”.
Allora ho pregato Maria. Le preghiere a Maria sono le preghiere di riserva… Non ce n’è una in tutta la liturgia, una, capite, una che il peggiore dei peccatori non possa dire con verità. Nel meccanismo della salvezza, l’Ave Maria è l’ultimo soccorso. Con essa non si può essere perduti”.

di Charles Péguy

Publié dans Charles Péguy, Citazioni, frasi e pensieri | Pas de Commentaire »

E’ molto piacevole vivere con Dio

Posté par atempodiblog le 11 septembre 2012

E' molto piacevole vivere con Dio dans Citazioni, frasi e pensieri Ges

“Ma se proprio vuoi una regola, ecco cosa ti posso dire: sii saldo nella fede, e non per timore dei peccati, ma perché è molto piacevole per un uomo intelligente vivere con Dio”.

Vladimir Solov’ëv

Publié dans Citazioni, frasi e pensieri, Riflessioni, Vladimir Sergeevic Solovev | Pas de Commentaire »

Preghiera a San Nicola da Tolentino

Posté par atempodiblog le 10 septembre 2012

Preghiera a San Nicola da Tolentino dans Preghiere San-Nicola-da-Tolentino

Glorioso San Nicola, animato da viva fiducia nel tuo efficacissimo patrocinio, a te sollevo la mia voce e caldamente ti raccomando l’augusta Sposa di Gesù, la Chiesa. Tu dal Cielo conosci le fiere lotte ch’Ella sostiene, i gemiti affannosi che manda dal cuore, le lacrime amare che versa per la perdita di tante anime. Deh! Tu che sei il Protettore possente, su Essa e sui figli suoi invoca la divina pietà. E come i popoli ti salutarono ancora speciale patrono della Chiesa che soffre nel Purgatorio, così questa pure raccomando all’efficacia del tuo patrocinio. Intercedi per quelle anime, affretta loro l’amplesso dello Sposo celeste; fa che l’una e l’altra Chiesa da te difese e protette, siano con quella del Cielo eternamente beate. Così sia.

Con approvazione Ecclesiastica

Publié dans Preghiere, San Nicola da Tolentino | Pas de Commentaire »

Novena a Nostra Signora di La Salette (da recitarsi dal 10 al 18 settembre).

Posté par atempodiblog le 10 septembre 2012

Novena a Nostra Signora di La Salette (da recitarsi dal 10 al 18 settembre). dans Apparizioni mariane e santuari La-Salette

O nostra Signora di La Salette, vera Madre addolorata, ricordati delle lacrime che hai versato per me sul Calvario; ricordati anche della cura che hai sempre avuto per me nel sottrarmi alla giustizia di Dio e guarda se, dopo aver fatto tanto per questo tuo figlio, puoi abbandonarlo. Rianimato da tale consolante pensiero, mi prostro ai tuoi piedi, nonostante le mie infedeltà e ingratitudini. Non respingere la mia preghiera, o Vergine riconciliatrice, ma convertimi e fammi la grazia di amare Gesù sopra ogni cosa, e anche di consolare Te con una santa vita, affinché io possa un giorno contemplarti in Cielo. Così sia.

Nostra Signora di La Salette, riconciliatrice dei peccatori, ottienimi la grazia di san­tificare le feste e la domenica, giorno del Signore, come Egli chiede ai suoi figli. Intercedi inoltre, Madre addolorata, affin­ché sia estirpato dalla nostra Patria il grave peccato della bestemmia.

Nostra Signora di La Salette, prega per me che ricorro a Te.

Publié dans Apparizioni mariane e santuari, La Salette, Preghiere | Pas de Commentaire »

Natività della Beata Vergine Maria

Posté par atempodiblog le 8 septembre 2012

Natività della Beata Vergine Maria dans Citazioni, frasi e pensieri

Maria, umile creatura,
venuta al mondo
tutta santa e pura.

Maria, limpida sorgente,
dove non può accostarsi
il viscido serpente.

Maria cielo stellato,
senza la nuvola oscura
dell’umano peccato.

Il tuo dolce sorriso
dischiude allo sguardo
un raggio di paradiso.

Tu, bambina innocente,
schiacci la testa
al viscido serpente.

Padre Livio Fanzaga

Publié dans Citazioni, frasi e pensieri, Fede, morale e teologia, Padre Livio Fanzaga | Pas de Commentaire »

Commento al messaggio di Medjugorje del 2/09/2012 di Padre Livio

Posté par atempodiblog le 6 septembre 2012

Commento al messaggio di Medjugorje del 2/09/2012 di Padre Livio dans Medjugorje

Messaggio a Mirjana del 2 settembre 2012

Come ogni 2 del mese verso le ore 9 di mattina la Madonna è apparsa a Medjugorje alla veggente Mirjana e le ha dato il seguente messaggio:

“Figli miei,
mentre i miei occhi vi guardano, la mia anima cerca anime con le quali vuole essere una cosa sola, anime che abbiano compreso l’importanza della preghiera per quei miei figli che non hanno conosciuto l’Amore del Padre Celeste.
Vi chiamo perché ho bisogno di voi.
Accettate la missione e non temete: vi renderò forti.
Vi riempirò delle mie grazie.
Col mio amore vi proteggerò dallo spirito del male.
Sarò con voi. Con la mia presenza vi consolerò nei momenti difficili.
Vi ringrazio per i cuori aperti.
Pregate per i sacerdoti. Pregate perché l’unione tra mio Figlio e loro sia più forte possibile, affinché siano una cosa sola.
Vi ringrazio”.

 dans Padre Livio Fanzaga


Commento di Padre Livio al messaggio del 2 settembre 2012

Come vedete, questo messaggio della Regina della Pace, ha un taglio chiaramente missionario. La Madonna, come sapete, ha ripetuto a Medjugorje quello che aveva già detto a Fatima e cioè che oggi molte anime vanno all’Inferno. In un successivo messaggio la Madonna aveva specificato che la maggior parte delle anime vanno in Purgatorio, che un numero abbastanza grande va all’Inferno e che solo un numero ristretto va direttamente in Paradiso.
Questa realtà angoscia anche noi, perché nessuno va in Paradiso facilmente, il Paradiso va conquistato, ma angoscia soprattutto la Madonna che aveva detto: “voglio salvare tutte le anime e presentarle a Dio, voglio che siate tutti con Me in Paradiso”. La Madonna dai primi tempi sino ad oggi non ha fatto altro che aprire il nostro sguardo oltre i limiti del tempo o della vita terrena, mostrandoci la meta del pellegrinaggio che stiamo compiendo sulla terra, che è il Cielo.
“È il Cielo la meta a cui dovete tendere”, lo ha detto più volte la Madonna, “la vita è un cammino verso l’Eternità”.
La Madonna ha anche detto: “Soffro molto per i non credenti”, quelli dei Suoi figli che non hanno conosciuto l’Amore del Padre Celeste, “anch’essi sono miei figli” e ha anche detto: “non sanno quale giudizio tremendo li attende”, “coloro che hanno rifiutato nella vita Dio fino all’ultimo istante saranno condannati alla morte eterna”, cioè rimarranno senza Dio tutta l’eternità.
Quindi questa è, cari amici, la verità, questo è il Vangelo che la Madonna ci ha riproposto nella sua verità profonda, ci ha riproposto in perfetta armonia con l‘insegnamento della Chiesa e la Madonna ha ripetuto questa Sua angoscia di salvare le anime perché possono perire.
Nelle apparizioni ai veggenti, la Madonna ha mostrato il Paradiso, l’Inferno e il Purgatorio. Due di loro (Vicka e Jakov) sono stati portati fisicamente a vedere il Paradiso, l’Inferno e il Purgatorio.
Mirjana in una visione, dopo aver visto il Paradiso e poi il Purgatorio, ha chiesto alla Madonna di non vedere l’Inferno, dicendo: “perché Dio è così duro di cuore da mandare all’Inferno?”. La Madonna ha risposto: “Dio non manda all’Inferno, siete voi che volete andarci”, e com’è che vogliamo andare all’Inferno? Eliminando Dio dalla nostra vita, dando lo sfratto a Dio e quindi indicando noi stessi come Dio, in realtà servendo satana, il ribelle. Entrando a far parte delle sue schiere, condanniamo noi stessi all’Inferno!
La Madonna, anche nei recenti messaggi a Mirjana, ha parlato dell’esilio eterno e riferendosi all’Inferno ci ha ammonito: “state attenti a non chiudervi da voi stessi la porta del Paradiso”.
La Madonna ha ripetuto questo, perché si parla poco di questa possibilità, di questa tremenda realtà che è l’Inferno. Lobbies consistenti, anche nella Chiesa Cattolica, formate da teologi e da studiosi, da predicatori e da confessori, nefaste e pericolosissime dicono: “l’Inferno non c’è, o se c’è è vuoto”. Queste lobbies tremende demoliscono il Cristianesimo, perché se l’Inferno non c’è, cos’è venuto a fare Gesù Cristo sulla terra? Ditemelo voi! Se l’Inferno non c’è, cosa ci sta a fare la Chiesa? Se l’Inferno non c’è, perché dobbiamo darci da fare per fare il bene e per mortificare noi stessi e portare la croce?
Quelli che sono responsabili di questo, che sono stati catturati da quest’inganno satanico e lo diffondono, sono i nemici delle anime perché disarmano le anime dal combattimento spirituale! La Madonna invece ha detto: “verso lacrime di sangue per ogni mio figlio che si perde nel peccato” e nei messaggi ha più volte chiesto a Dio più tempo per salvare le anime.
Oggi lo fa con un messaggio particolarmente forte e cioè la Madonna, come Gesù nella parabola del vignaiolo, va sulla piazza e cerca gli operai per la vigna del Signore; vuole dei cooperatori, gente che cooperi con Lei al servizio di Cristo per la grande opera della Creazione, della Redenzione che consiste nel portare le anime nella gloria di Dio.
La Madonna ha bisogno di chi La aiuti in questo e perciò cerca, cerca come uno che ha una ditta e va a cercare il personale per mandarla avanti. Così la Madonna “cerca anime con le quali vuole essere una cosa sola”.
Lei che è la cooperatrice per eccellenza dell’opera della Creazione e della Redenzione operata da Cristo, Lei cerca gente che l’aiuti, cerca anime che l’aiutino, anime che siano unite alla Sua anima e che quindi abbiano la Sua Fede, il Suo Amore per Gesù, il Suo zelo per le anime.
Poi la Madonna le rende all’unisono con Lei, vuole che i cuori siano aperti, che ci sia la disponibilità, poi Lei ci addestra, ci forma, ci plasma, ci riveste di Se Stessa. Cerca “anime che abbiano compreso l’importanza della preghiera per quei miei figli che non hanno conosciuto l’Amore del Padre Celeste”.
Quindi cerca anime che cooperino con Lei, che siano all’unisono con Lei prima di tutto con il più grande mezzo per salvarle che è la preghiera. E difatti la Madonna ha detto a Fatima che molte anime si perdono perché ci sono pochi che pregano e si sacrificano per loro.
La Madonna cerca anime che preghino con Lei, per salvare le anime di quelli che non conoscono l’Amore di Dio e rischiano la morte eterna, che offrano sacrifici e che si sacrifichino insieme a Lei per questo, e che diano testimonianza con la vita prima ancora che con la parola.
Quindi la Madonna cerca operai per la vigna, per la grande opera, per la Creazione e la Redenzione, cerca anime: ”Vi chiamo perché ho bisogno di voi”, cioè “aiutatemi ad aiutarvi!” Ci invita ad accettare la missione a non aver paura: “Accettate la missione e non temete”. Quindi siamo invitati a fare un gesto di generosità e dire alla Madonna, come in un bel messaggio di qualche anno “Gesù e Maria, voglio aiutarvi a salvare le anime”.
E qual è la ricompensa? La Madonna dice a quelli che accettano questo invito, che si presentano per dire “ad sum – sono pronto”, per dire sì sì: “vi renderò forti”. Quindi non temiamo la nostra debolezza, la nostra fragilità, la nostra incapacità, Lei ci riveste della Sua fortezza: “Con la mia presenza vi consolerò nei momenti difficili”.
Quindi, cari amici, sappiamo benissimo quali sono le durezze di cuore degli uomini, specialmente quelli che sono prigionieri del male. Sappiamo benissimo come il mondo ci contrasta, ci combatte; molte volte pure all’interno della Chiesa siamo combattuti, contrastati. Pensiamo alla grande vittima del nostro tempo che fu Padre Pio.
Però la Madonna ci ha detto: “vi consolerò nei momenti difficili”, credetemi, la consolazione della Madonna vale più di quella di tutti gli uomini messi insieme.
Ha detto: “vi renderò forti. Vi riempirò delle mie grazie”, tutte le Grazie per cooperare con Lei.
“Col Mio Amore vi proteggerò dallo spirito del male”, è ovvio che satana si scatena contro coloro che vogliono strappare a lui le anime che considera aver messo al sicuro, che considera già suo bottino. “Col Mio Amore vi proteggerò dallo spirito del male. Sarò con voi”, la Madonna non ci abbandonerà mai! Non saremo mai soli.
Con la Sua presenza Lei si farà sentire nei nostri cuori, ci farà sentire il Suo amore, “vi consolerò nei momenti difficili”.
Poi dice: “Vi ringrazio per i cuori aperti”, ringrazia tutti coloro che accolgono questo messaggio con cuore aperto. Quindi, come vedete, c’è una chiamata alla missione: “Accettate la missione e non temete!”
Io mi auguro che tutti accettino questa missione (d’altra parte Radio Maria è già questa missione, è una parte di questa missione. Questa Radio è nata dal Cuore della Madonna, perché noi vogliamo aiutarLa a salvare le anime). La Madonna non vuol perdere neanche un’anima, per cui da tutti noi ci deve essere questa risposta per dire alla Madonna: “metto a disposizione la mia preghiera, i miei sacrifici, la mia vita, la mia testimonianza, tutto me stesso per aiutarTi a salvare le anime”, incominciando magari dalle anime che conosciamo, che sono lì intorno a noi, che sono nelle nostre famiglie, le persone che sono sul lavoro.
Pensate quante persone lontane da Dio incontriamo ogni giorno. Andiamo al supermercato, quanta gente. Preghiamo per loro, per quelli che troviamo sulla metropolitana, sul bus, sulle macchine che incrociamo sulla strada. Che sia una preghiera continua con Maria perché dal Cuore di Cristo scendono le Grazie della conversione. Miracolo di Grazia che va ottenuto, va supplicato, va conquistato dal Cuore di Cristo, perché questa è la regola che Dio ha messo e cioè: Colui che ha creato noi senza di noi, non può salvare noi senza di noi. “Vi ringrazio”.
C’è nella parte finale, ancora una volta, la preghiera per i sacerdoti, come d’altra parte c’era stata qualche giorno fa nel messaggio dato a Ivan, la preghiera specialmente per il Santo Padre, per tutti i Vescovi e per tutti i Sacerdoti. La Madonna è da almeno due anni che invita a non criticare i sacerdoti, a non giudicare i Pastori, invita a pregare per loro e a pregare perché siano sempre più uniti a Suo Figlio.
Il veggente Ivan ha detto che il tempo dei dieci segreti sarà una grande prova di Fede specialmente per la Chiesa.

Trascrizione dall’originale audio ricavata dal sito: www.medjugorjeliguria.it

Publié dans Medjugorje, Padre Livio Fanzaga | Pas de Commentaire »

Eutanasia e fede

Posté par atempodiblog le 6 septembre 2012

Eutanasia e fede dans Articoli di Giornali e News

Ovunque vada, Beppino Englaro, viene accolto da una folla, plaudente, quasi entusiasta. E’ una di quelle persone che riescono ancora a tirar fuori la gente di casa. Ma chi siete andati a vedere?, verrebbe da chiedere. Recentemente Englaro è venuto in un paesino della mia terra, Mezzolombardo, in cui molte persone, su invito di un assessore che proviene dal PATT (forse l’unico partito in Italia che nello statuto si propone di seguire la dottrina sociale della Chiesa), avevano firmato la richiesta perché si introducesse nel comune il testamento biologico. Quel testamento, poi, non lo ha firmato nessuno.

Perché una cosa è plaudire al principio secondo cui chi vuole morire, deve poterlo fare quando vuole, altra cosa invece è pensare alla propria morte, e all’eventualità che un giorno qualcuno ci aiuti ad andarcene, magari con troppo fretta o superficialità…
Tante firme, dunque, nessun testamento, e tanti ad applaudire Englaro. Mi viene da pensare che sia solo questione di tempo. L’eutanasia, se le cose continuano così, entrerà a breve in tutte le legislature europee. Chi si batte per la vita, deve ovviamente lottare anche sul fronte delle leggi. Ricordando, però, che se la battaglia rimane ferma lì, a vincerla sarà solo chi, come i radicali, ha la pazienza di erodere un confine alla volta. La battaglia vera è ancora una volta teologica.
Perché l’eutanasia, come il suicidio, in ogni tempo, ci porta ad una sola domanda: esiste Dio? In una società in cui il senso di Dio è presente, in cui Dio è Creatore e amico dell’uomo, l’eutanasia non entrerà mai. In una società, invece, in cui Dio è espulso dalla vita di ogni giorno, il suicidio è inevitabile. Da un punto di vista logico, è facilissimo da comprendere: Cristo, infatti, cioè un Dio “con noi”, rende ogni vita, e ogni morte, quale che essa sia, degna di essere vissuta. Ogni vita, perché la vita ha senso solo se ha un respiro che vada al di là dei muri di questo mondo; ogni morte, perché ogni morte è un evento vero e significativo solo se apre a qualcosa. Altrimenti è un non evento.
Ma questa verità può essere compresa anche da un punto di vista storico. Il sociologo Marzio Barbagli, nel suo “Congedarsi dal mondo”, ci ricorda che nel mondo cristiano il suicidio era più raro, ed è invece più diffuso laddove la società è più secolarizzata (nei regimi atei si raggiunge sempre il top). In un mondo cristiano la vita è anzitutto dono di Dio: un dono non si butta via, non si spreca; ed è anche un compito: un compito da portare a termine. Dio ci dona la vita, ma ce ne chiede anche conto. Chi crede in Lui, dunque, vi attinge fede, speranza e carità: fede, cioè fiducia che tutto ciò che accade, anche il male, sia in fondo grazia perché anche dal male si può trarre il bene; speranza, cioè certezza nella presenza di Dio accanto a noi; carità, cioè amore, per Dio, ma di conseguenza anche per noi stessi, sue creature, e per chi ci sta vicino (per cui uccidersi diventa tradire l’amore, per Dio, per sé, per gli altri che ci amano).
A fermare il gesto estremo di molte persone, nella società cristiana, ricorda sempre il Barbagli, furono spesso, oltre all’amore per Dio, la paura dell’inferno e la consolazione della confessione. L’uomo di fede sa dunque che, come di fronte al male fisico vi è sempre la possibilità di affrontarlo, così di fronte a quello morale, non si è mai definitivamente sconfitti dalla propria colpa, dal senso della propria miseria. In varie culture esiste il “suicidio di vergogna”, come ammissione di un fallimento: nel cristianesimo, nessuno è mai fallito del tutto, perché tutti possono rinascere a vita nuova, perdonati da Cristo, lavati dal suo sangue. Infine, nota sempre il Barbagli, la società cristiana aveva una forte coesione sociale: ciò significa che l’esistenza di una famiglia salvava tantissime persone dalla disperazione, vuoi perché sperimentavano l’amore di qualcuno, vuoi perché sentivano, nei suoi confronti, un forte senso del dovere.
Se tutto questo è vero, vivere è, nelle società di fatto atee e secolarizzate, un impegno sempre più gravoso: siamo soli, esistenzialmente, se Dio non c’è (senza una fede e una speranza che siano soprannaturali e non soltanto buoni auspici). Non amiamo Dio, né lo temiamo, né ne cerchiamo il conforto ed il perdono.
Inoltre proprio l’aver scacciato Dio dalla nostra vita, ci consegna al nostro egoismo, all’individualismo: non per caso viene oggi a mancare anche la coesione sociale. La famiglia è sempre più disgregata e ridotta. Pochi matrimoni e pochi figli. Vuoto demografico. Così la solitudine esistenziale, metafisica, diventa solitudine concreta, di tutti i giorni.

Così Englaro, annunciatore non della buona novella, non della resurrezione, ma della morte “autonoma”, può avere tanti fans. Oggi che la vita è sempre meno sacra, perché non vi è più Dio, può rimanere, sacro, il dolore? Può rimanere evento da preparare, cui giungere “parati” (estote parati, si diceva un tempo), la morte? Se è il nulla eterno che ci aspetta, il nulla ci circonda. Circonda vita e morte. Balzarci dentro, prima o dopo, per un infarto o per suicidio assistito, cambia nulla…

di Francesco Agnoli – Il Foglio

Publié dans Articoli di Giornali e News, Francesco Agnoli, Riflessioni | Pas de Commentaire »

Il corpo di Cristo che prega

Posté par atempodiblog le 5 septembre 2012

Il corpo di Cristo che prega dans Citazioni, frasi e pensieri

Non cerchiamo di pregare da soli, poiché tutti apparteniamo al corpo mistico di Cristo, che è sempre orante. Sempre deve esservi preghiera, ma non deve essere del tipo “io prego da so­lo”, ma deve essere Gesù in me, è Gesù con me a pre­gare; quindi è il corpo di Cristo che prega.

Beata Teresa di Calcutta

Publié dans Citazioni, frasi e pensieri, Madre Teresa di Calcutta | Pas de Commentaire »

123