L’ora di Satana, l’angelo ribelle
Tratto da: L’ora di Satana (L’attacco del Male al mondo contemporaneo) di Padre Livio Fanzaga con Diego Manetti, Ed. Piemme
Fonte: edizpiemme.it
Chi è dunque Satana?
Cominciamo col dire che il Satana non è una astrazione ma è un nome proprio che indica una persona e che ha un significato ben preciso: vuol dire avversario, accusatore; c’è poi la traduzione del greco diabolos, Diavolo, colui che «si getta di traverso» al disegno di Dio e alla sua «opera di salvezza» compiuta in Cristo (CCC 2851). Quest’etimologia a mio parere è abbastanza indicativa anche della natura del Demonio. Dunque, questa domanda che tu hai posto, cioè sulla natura di Satana, a mio parere va collocata in un problema che ha da sempre afflitto l’umanità – e che l’angoscia tuttora – e cioè l’origine del male. Siccome su questo argomento l’umanità, con la sua ragione, ha colto qualcosa, ma ha colto poco, c’è la rivelazione stessa di Dio che ci ha fatto comprendere che cos’è il male e qual è la sua origine.
Intanto, per quanto riguarda il male, vorrei dire che non si riduce a malattia, vecchiaia e morte, come oggi tanti credono. In realtà il male come la Scrittura ce lo rivela ha uno spessore molto più profondo: il male è il peccato, cioè il male è una libera scelta contro Dio. Il male nasce dunque da una scelta di esseri liberi che Dio ha creato con la capacità di accoglierlo, ma anche di rifiutarlo, e quindi la Scrittura, sostenendo che il male è il peccato, apre orizzonti cui la semplice ragione dell’umanità non aveva saputo giungere. Che il male sia poi massicciamente presente nel mondo, di questo nessuno dubita, tanto che persino gli atei dicono: «Questa vita è un inferno». E “infernale” è stato definito pure il Novecento, il delle guerre mondiali, dei gulag, dei lager. Il male è così evidentemente presente che si è giunti persino a parlare di un dio del male, come se il male fosse un’onnipotenza; in realtà la Bibbia ha messo le cose in chiaro: il male non è una onnipotenza, il male appartiene all’ordine creaturale, all’ordine della finitezza, e come tale ha avuto un inizio, e quindi avrà pure una fine.
Ma come si è originato il male? Il male è sorto con la libertà creata; la Sacra Scrittura parla a questo riguardo d’un peccato degli angeli; anzi, direi che la parola più autorevole in questo caso è proprio quella di Gesù Cristo, che quando ha parlato di Satana dice che è peccatore fin dal principio (Gv 8, 44). San Tommaso D’Aquino, teologo eccelso e mente acutissima, sostiene che nel primo istante Dio ha creato gli angeli e li ha subito elevati in grazia – d’altra parte Dio anche quando creò Adamo ed Eva non li lasciò nello stato naturale, li elevò subito nella sua amicizia – ma non ancora nella visione beatifica. E in quello stato di grazia ci fu la prova. Quale fu la prova? Si può capire dal sibilo del serpente all’orecchio di Eva: sarete come Dio.
«Sarete come Dio»: questi angeli, creati in grazia, nello splendore della creazione divina, non hanno voluto sottomettersi a Dio, non hanno accettato Dio come loro Signore, hanno voluto essere Dio al posto di Dio, perché questa è l’essenza del peccato. E in ciò consiste l’ateismo di chi ha indurito il cuore e non accetta che esista Dio, non accetta la sottomissione, e anzi si chiede: ma perché dev’essere lui Dio e non io? E questo fu lo stesso ragionamento di Lucifero, in origine: perché io devo essere sottomesso e dipendere da Dio? E questa ribellione, questo rifiutarsi di dipendere dal creatore, sono il supremo atto di superbia della creatura che non accetta se stessa, cioè di essere appunto creata, dunque dipendente; che non accetta con gratitudine di ricevere l’essere da Dio. In questa autodeterminazione è nato il male, per cui – scrive san Tommaso D’Aquino – nel secondo istante della creazione ci furono degli angeli che si pervertirono e da se stessi si trasformarono in malvagi (CCC 391, 392); quindi il male non è stato creato da Dio: Dio non ha creato Satana, né la morte, né il peccato; anzi l’esistenza degli angeli era nella Luce, nella pace e nella gioia; dunque il male è nato quando la libertà creata non ha accettato la divina dipendenza. E questo è il veleno che scorre tuttora nelle vene dell’umanità.
Per comprendere come gli angeli abbiano potuto scegliere liberamente contro Dio, occorre guardarsi bene dall’accogliere quella che è una grave imperfezione teologica secondo la quale gli angeli elevati in grazia godevano già della visione beatifica. Nulla di tutto questo: la visione beatifica è una grazia che hanno ricevuto gli angeli che, come Michele, hanno perseverato nella fede; cioè gli angeli in origine erano sì in stato di grazia, ma non di visione beatifica, come pure Adamo ed Eva nel paradiso terrestre.
In “stato di grazia” significa che gli angeli avevano la possibilità di scegliere anche contro Dio. Diversamente, non avrebbero potuto peccare, poiché nella visione beatifica non si può scegliere contro Dio, non perché siamo privati della libertà, ma perché, come dice san Tommaso, la nostra libera volontà ha un appetitus boni, una tendenza al bene, per cui noi quando saremo in cielo ameremo Dio volontariamente, liberamente, e non potremo non amarlo perché è talmente affascinante che la nostra volontà sarà completamente attirata da lui. Ora, gli angeli ribelli non erano ancora nella visione beatifica, bensì in uno stato in cui potevano autodeterminarsi diversamente ed essendo puri spiriti han potuto fare un’opzione radicale e irrevocabile che non è consentita all’uomo. Cioè l’uomo per fare un’opzione per il bene ha bisogno di tanti atti buoni successivi finché non arriva a uno stato radicale di opzione per il bene che poi, per grazia, conserva per tutta la vita; però la grazia della perseveranza finale va chiesta. Ma anche per quanto riguarda il cammino di perversione dell’uomo, questo avviene pian piano, cioè accumulando peccati su peccati, finché la coscienza prima si ottunde, poi viene soffocata, quindi si indurisce nel male, e infine si sceglie per il male, giungendo allo stato di impenitenza. Questo processo di scelta – per il bene o per il male – è gradua- le poiché l’uomo, essendo spirito incarnato, non può decidere con un “sì” istantaneo e radicale; mentre l’angelo in un solo momento può decidere irrevocabilmente sia per il bene, sia per il male. Così è avvenuto da una parte per Lucifero e i suoi seguaci, dall’altra per Michele e la schiera degli angeli che poi sono stati con lui ammessi nella visione beatifica di Dio.
È dunque chiara l’importanza di specificare la situazione originaria degli angeli – in stato di grazia, ma non in visione beatifica di Dio – per comprendere la possibilità loro accordata di scegliere liberamente anche contro Dio. Ciò detto, cosa rispondere però a quanti mettono in dubbio il carattere irrevocabile di questa loro scelta, affermando che l’Amore di Dio nei confronti delle proprie creature farà sì che anche tale ribellione originaria di Lucifero e compagni possa incontrare, presto o tardi, il perdono divino?
Per rispondere a questa domanda occorre anzitutto tenere presente che il male è un mysterium iniquitatis, cioè un “mistero di iniquità” di una profondità e complessità terribili, tremendo e difficile da decifrare: è il mistero della libertà che agisce contro Dio. Proprio perché così difficile da penetrare, questa realtà è spesso profondamente travisata o equivocata, al punto che si è giunti a sostenere vere e proprie eresie, affermando che il Diavolo un giorno si potrebbe convertire, chiedendo perdono a Dio. Qualcuno è addirittura arrivato a consigliare di pregare per la conversione di Satana. In questi casi mi sento solo di dire che si è completamente fuori strada, per una profonda ignoranza del mistero del male: il Diavolo non vuole per nulla convertirsi, poiché è odio radicale contro Dio e vuol stare nell’Inferno. Illuminanti in proposito sono alcune pagine di Bernanòs, autore che ha indagato con rara profondità il mistero del male; oppure ancora si può fare riferimento a Lewis, l’autore delle Lettere di Berlicche, che in un racconto sul Paradiso scrisse che i dannati, giunti alle soglie del Cielo, rifiutarono di entrare, preferendo tornarsene all’Inferno. Non c’è forse immagine migliore per far capire che il male ha una certa compiacenza di se stesso: gli angeli decaduti provano un odio tale contro Dio che vogliono fargliela pagare perché non sono Dio loro stessi. Quindi Satana vuole l’Inferno eterno, vuole essere il Diavolo per l’Eternità, rifiutando per sempre Dio. Una volta compreso questo, si capisce anche come l’irrevocabilità della scelta originaria degli angeli ribelli non sia frutto di una mancanza di Amore da parte di Dio ma conseguenza della perversione radicale dei diavoli stessi che dunque non hanno possibilità di pentirsi (CCC 393). Il passo successivo è comprendere che un simile destino è possibile anche per gli uomini che, seppure attraverso un cammino graduale, possono arrivare a scegliere radicalmente il male. Si tratta dell’indurimento del cuore: come noi abbiamo la possibilità di accettare fino in fondo Dio come nostro Signore, così pure esiste la possibilità – che si è già avverata in Satana e poi nelle anime dannate – di rifiutare per sempre questa sottomissione. Questo è il mistero di iniquità che tanto atterrisce, la cui origine non è però in una mancanza della Divina Misericordia, bensì in un rifiuto della Divina Misericordia stessa da parte delle creature ribelli.
Ecco dunque svelato il lato drammatico dell’umana libertà: l’uomo è libero di rifiutare per sempre Dio, il che vuol dire rifiutare se stessi, perché rifiutare Dio che è Creatore significa rifiutare anche se stessi come creature; e significa cadere così veramente nelle mani del Tentatore che, per invidia e dispregio di Dio, cerca di farci commettere il suo stesso peccato di ribellione contro il Creatore.
In proposito mi viene in mente un messaggio della Regina della Pace quando dice: «Siate mia immagine e non immagine di Satana». Cosa vuol dire essere l’immagine della Madonna? Lei è l’ancella del Signore, è l’umilissima, colei che accetta fino in fondo l’esistenza come grazia e non come autoaffermazione: questo è l’atteggiamento giusto per ogni creatura. L’atteggiamento del Maligno è esattamente l’opposto, segnato dalla volontà di ribellione contro Dio. E proprio in questa ribellione sta l’origine di tutti i peccati. Satana, arrabbiato con Dio perché vorrebbe essere lui stesso il creatore e l’Onnipotente, per invidia nei confronti del Signore cerca di attirare dalla sua parte quante più creature possibili, inducendo prima altri angeli alla ribellione, e poi seducendo il cuore dell’uomo con la stessa tentazione: “essere come Dio”. Ecco dunque la massima impostura anticristica: quella in cui l’uomo siede nel tempio di Dio, additando se stesso come Dio. A tanto si può giungere, quando il peccato seduce il cuore dell’uomo e lo spinge a desiderare di essere Dio al posto di Dio stesso.
La più grande tentazione a cui siamo sottoposti, come uomini, da parte di Satana non è tanto quella di disputare teologicamente o sottilmente sul fatto se Dio esista o non esista e abbia dei diritti su di noi, quanto piuttosto di arrogarci il diritto di essere come lui. Il Diavolo cerca dunque di attirare l’uomo dalla sua parte facendogli commettere il suo stesso peccato – la ribellione contro Dio per invidia – fino a causarne la dannazione. Ecco perché Gesù dice che Satana è omicida fin dal principio: perché vuol proprio uccidere l’uomo, attirandolo a sé, nella perdizione eterna. Mi viene in mente quanto diceva Kafka in merito alla tentazione, affermando che, una volta che il male è entrato in noi, non chiede più di essere creduto: questa è una frase terribilmente vera, perché il Nemico ci seduce proprio nascondendosi; quando è riuscito a entrare in noi – con la superbia, con l’incredulità, con la durezza di cuore – non ci chiede più di essere creduto. Possiamo anche dire che il Diavolo non c’è, ma ormai siamo caduti nella sua trappola, che ci porta a uno stato di impenitenza. A questo riguardo mi ha molto colpito quello che Giovanni Paolo II ha scritto in Memoria e identità – il libro che a mio parere è il suo Testamento spirituale – in merito al mondo contemporaneo, definendo il nostro tempo come quello in cui c’è il maggior pericolo del peccato collettivo contro lo Spirito Santo: è il tempo in cui dicono che ti lasciano la libertà di coscienza ma in realtà vogliono togliere Dio dalla vita pubblica, dalla tua vita. E una vita senza Dio – dice Giovanni Paolo II – è la vita nella quale più si rischia il peccato contro lo Spirito Santo, perché senza Dio non c’è più peccato, e quindi non c’è più neanche qualcuno a cui chiedere perdono, e si finisce con il morire nell’impenitenza.
Questo è il grande pericolo che corre il mondo d’oggi, nel quale la strategia del Maligno ha condotto l’umanità a una sorta di impenitenza di massa, seducendola con il veleno dell’incredulità.
[...] se è già scoccata l’ora di Satana, per ciò stesso è venuta anche l’ora di Maria.