Il criterio della verifica personale
Posté par atempodiblog le 26 août 2012
Quando cerchiamo di comprendere noi stessi alla luce di Dio, quando vogliamo sapere la verità su ciò che sta realmente nel nostro cuore – al di là degli abili inganni con cui tentiamo di rappresentarci a noi stessi, ed anche al di là dei singoli peccati di cui possiamo essere vittime per delle debolezze momentanee – il punto della verifica è proprio questo atteggiamento radicale: ci fidiamo di noi stessi o di Dio? Vogliamo abbandonarci a Lui o siamo adoratori del nostro io?
Difficilmente sappiamo conoscere noi stessi, e ci riusciamo soltanto mediante la luce che Dio ci dona; ma Gesù, con la Sua luce interiore di Verbo di Dio, conosce quel che c’è nel cuore di ogni uomo: sa vedere se, al di là dei difetti e delle fragilità umane, un cuore è aperto e desideroso di migliorarsi, oppure se, camuffato sotto una giustizia puramente esteriore, è un cuore indurito. Egli accorda fiducia ai pubblicani e alle meretrici, la cui vita è immersa nel peccato, perché vede in loro – forse – la consapevolezza della propria fragilità e la disponibilità ad abbandonarsi a Dio perché li guarisca. Il pubblicano è peccatore, ma desidera guarire e si affida a Dio come il malato fa con il medico; questo è indice di guarigione incipiente. Invece, quando una persona è formalmente giusta, ma il suo cuore è indurito – è l’atteggiamento degli scribi, o del fariseo pieno di sé che prega nella sinagoga – cova i peccati più gravi, quelli di coloro che, non credendo in Cristo, l’hanno condannato e messo in croce.
Anche noi, per conoscere noi stessi, al di là delle nostre virtù attuali e dei nostri difetti attuali, dobbiamo saper scorgere il nostro atteggiamento di fondo, la radice da cui verranno i nostri comportamenti.
Padre Livio Fanzaga
Publié dans Fede, morale e teologia, Padre Livio Fanzaga | Pas de Commentaire »