• Accueil
  • > Archives pour le Jeudi 9 août 2012

Schwarzer da eroe a criminale

Posté par atempodiblog le 9 août 2012

Schwarzer da eroe a criminale
di Isacco Tacconi
Fonte: CampariedeMaistre

Schwarzer da eroe a criminale dans Articoli di Giornali e News

Stiamo assistendo a una vera e propria esecuzione pubblica vecchio stile. Il patibolo è stato approntato, i boia, i media e i giornali hanno già inferto il primo colpo di scure. “Fango sull’Italia; disonore e vergogna; capitolo buio dello sport”, così le televisioni hanno apostrofato questo deplorevole evento, che io definirei nient’altro che un classico esempio di“debolezza umana”, dalla quale non sono esenti nemmeno i campioni olimpici né le stelle dello sport. Stiamo parlando di Alex Schwazer, il giovane altoatesino di 27 anni campione olimpico nei giochi di Pechino nella 50 km di marcia, diventato in poche ore l’emblema della disonestà sportiva a livello internazionale per aver fatto uso di Epo.

Tra lo scuotimento generale di teste, si sprecano i giudizi e le condanne che sanno molto di giustizia sommaria, quella che a noi italiani piace molto elargire a piene mani. Dalle cattedre dei nostri baretti dello sport, i soliti “indignados” non aspettano altro che trovare un capro espiatorio per alienare da sé stessi la debolezza umana che inevitabilmente ci sta attaccata alle calcagna, e che piuttosto farci meditare sui nostri limiti, e magari (la dico grossa) farci provare un briciolo di misericordia, diviene l’ennesima occasione per sentirci migliori del disgraziato di turno. Ora deve pagare! Deve morire! E una tempesta mediatica si sta ora abbattendo con tutta la sua furia su questo poveretto, abbandonato dal CONI, subito allontanato dall’Arma dei Carabinieri, isolato da ogni istituzione, che non si è affatto curata di lui nel momento di bisogno. Dichiara Josef Schwazer, padre di Alex, che «psicologicamente non reggeva più. Si era chiuso in se stesso. Si allenava da solo. Spero di poter rimediare agli errori che ho fatto con lui». «Per Alex – ha aggiunto – oggi non è il giorno più brutto, il peggiore è quello che verrà». Pare proprio che il giovane campione stesse attraversando un momento difficile, provenisse da un anno di depressione, caricato di una fortissima ansia da prestazione, causata dalle immense aspettative che gli erano state gettate sulle spalle. Lo stesso Petrucci nella sua dichiarazione ha detto «era una delle poche speranze della nostra atletica […] Era una delle poche medaglie che potevamo vincere a Londra. Facevamo affidamento su di lui».

Ma la domanda ora è: quale coscienza hanno questi signori e maestri dell’onestà? Come si può fare uno scarica barile di tali dimensioni? Ora tutti gettano la responsabilità su di lui, alzano le mani tirandosene fuori. Oltre alla già grande delusione che questo giovane ha provato per il suo che, non lo mettiamo in dubbio, è stato un errore madornale, e di una certa gravità, non credo sia necessario gonfiarlo più del dovuto. O forse lo si vuole spingere alla disperazione? Come l’allora campione del ciclismo Marco Pantani? Fino a quando era sul podio osannato dalle folle, e incensato dai giornalisti sportivi e cinque minuti dopo schifato come il peggiore degli assassini per un problema di droga, in primis da questi maledetti media, che riescono a velocità interstellare a distruggere non solo la carriera di uno sportivo ma la vita di un uomo che già deve combattere con i propri gravi errori.

Pare infatti che il già citato presidente del CONI, Gianni Petrucci, non sia nuovo a questo tipo di dinamiche. Infatti, dopo l’oro europeo di pattinaggio sul ghiaccio conquistato a Sheffield da Carolina Kostner (casualmente fidanzata di Alex Schwazer), chiamò l’azzurra per farle i complimenti e di fronte al nuovo successo ha voluto scherzare un pò, anche per dimenticare le polemiche dopo i Giochi di Vancouver in cui la Kostner aveva perso la competizione di pattinaggio sotto lo sdegno di tutti e la delusione generale del CONI che “su di lei aveva puntato tutto”. Si cavalca l’onda del successo degli sportivi, ma si è pronti ad abbandonarli in pasto ai leoni se sbagliano e ci fanno fare figuracce. Dov’è l’etica sportiva?

Stessa storia, stessa dinamica, cambia soltanto che l’errore non è stato fatto nella competizione ma fuori dai campi sportivi. Dov’era il Coni e la Fidal prima che intervenisse con un controllo a sorpresa l’agenzia mondiale antidoping? Perché Schwazer non è stato seguito, controllato, assistito come avrebbe dovuto? Come lo ha gestito la federazione, sulla quale, soprattutto negli anni di preparazione alle olimpiadi, il Coni dovrebbe vigilare?

Ed ora Petrucci autoincensandosi, pretenderebbe porsi a modello delle altre federazioni sportive nazionali per come il CONI ha gestito la spiacevole sorpresa? E’ il colmo!

Il mondo è impietoso, non c’è misericordia né redenzione nello sport, o meglio in questa concezione moderna dello sport, in cui viene accantonata l’umanità per costruire un immagine semidivina di un eroe che non può sbagliare, non deve sbagliare: perfino lo sport ha bisogno di essere risanato dalla Misericordia di Dio.

divisore dans Medjugorje

Doping Schwazer, il racconto di papà Josef: è anche colpa mia
Il Sussidiario.net

“Le responsabilità sono mie, perchè se si vede un figlio, che durante tutto l’anno è stato male, si deve capire e si deve cercare di parlargli”. “L’ultima volta che è partito da qui – ci racconta davanti alla casa di famiglia con una voce rotta dal pianto – era distrutto. Forse l’ha fatto per non deludere gli altri. E’ stata al 100% la prima volta che ha fatto uso di queste sostanze”. “Per fortuna – dice suo padre – ha fatto solo questo. Si è liberato. Così non poteva andare avanti. Spero che adesso possa condurre una vita normale”. Secondo Josef Schwazer, suo figlio “psicologicamente non reggeva più. Si era chiuso in se stesso. Si allenava da solo. Spero di poter rimediare agli errori che ho fatto con lui. Ripeto, la colpa è mia. Nei momenti difficili serve un padre che riesca a stare vicino a un figlio. Per questo chiedo perdono ad Alex. Tireremo avanti”

Per leggere l’articolo completo:  iconarrowti7 OLIMPIADI LONDRA 2012/ Doping Schwazer, il racconto di papà Josef: è anche colpa mia

Publié dans Articoli di Giornali e News, Misericordia, Perdono, Sport, Stile di vita | Pas de Commentaire »

Santa Teresa Benedetta della Croce (Edith Stein)

Posté par atempodiblog le 9 août 2012

Persone nuove in un mondo vecchio: Edith Stein
Tratto da: Radio Maria

Santa Teresa Benedetta della Croce (Edith Stein)  dans Stile di vita Edith-Stein

Edith Stein nacque nel 1891 nella città tedesca di Breslavia (oggi Wrocław in Polonia), undicesima e ultima figlia di una famiglia ebraica ortodossa. Il giorno della sua nascita, il 12 ottobre, ricorreva lo Yom Kippur, la maggior festività ebraica, giorno dell’espiazione, e per questo la madre le fu sempre particolarmente legata.

Nonostante la spiccata religiosità della famiglia, nel 1904 Edith decise, in coscienza, di proclamarsi atea. Si dedicò intensamente agli studi di tedesco, filosofia, psicologia e storia alle università di Breslavia, Friburgo e Gottinga. Fu discepola e assistente del filosofo Edmund Husserl. Sotto la sua guida nel 1916 ottenne il dottorato in filosofia con una dissertazione « Sul Problema dell’Empatia », dopodiché divenne membro della facoltà a Friburgo.

Nel 1921 lesse in una notte l’autobiografia della mistica santa Teresa d’Avila che fu per lei come una rivelazione: abbandonò formalmente l’ebraismo e si convertì. Battezzata il 1° gennaio 1922 a Bad Bergzabern rinunciò al suo posto di assistente di Husserl per andare ad insegnare presso una scuola domenicana per ragazze a Speyer (1922-1932). Durante questo periodo tradusse il De veritate di san Tommaso d’Aquino in tedesco e familiarizzò con il pensiero filosofico cattolico. Nel 1932 divenne lettore all’Istituto di Pedagogia a Münster, ma le leggi razziali del governo nazista la obbligarono a dimettersi nel 1933.

Da tempo chiedeva ai suo padri spirituali, il Vicario generale di Spira e il Padre Erich Przywara SJ, di entrare tra le Carmelitane. Nel 1934, all’inasprirsi delle leggi razziali, fece la professione religiosa nel convento di Colonia con il nome di Teresa Benedetta della Croce. Qui scrisse il libro metafisico « Essere finito ed essere eterno » con l’obiettivo di conciliare le filosofie di Tommaso d’Aquino e Husserl. Per fuggire alla minaccia nazista, il suo ordine la trasferì al convento Carmelitano di Echt nei Paesi Bassi, dove lavorò al volume: “La Scienza della Croce: Studio su Giovanni della Croce”.
All’ingresso nel Carmelo aveva affermato: “Non l’attività umana ci può aiutare ma solamente la passione di Cristo. Il mio desiderio è quello di parteciparvi”.

Furono parole profetiche: il 7 agosto del 1942 i soldati tedeschi fecero irruzione nel convento di Echt. Adolf Hitler aveva ordinato l’arresto dei convertiti ebraici come ritorsione dopo che la conferenza dei vescovi olandesi aveva fatto leggere in tutte le chiese del Paese un proclama contro il razzismo nazista. Edith e sua sorella Rosa, pure lei convertita, furono catturate ed internate presso il campo di transito di Westerbork prima di essere trasportate al campo di concentramento di Auschwitz, dove furono uccise nelle camere a gas il 9 agosto 1942.

Edith Stein fu canonizzata da Papa Giovanni Paolo II l’11 ottobre 1998 e nominata compatrona d’Europa.

Publié dans Stile di vita | Pas de Commentaire »

Sui cristiani massacrati e… Medjugorje

Posté par atempodiblog le 9 août 2012

Sui cristiani massacrati e... Medjugorje dans Antonio Socci

La strage di cristiani perpetrata anche domenica scorsa in una chiesa della Nigeria (circa 19 morti) si aggiunge alle altre che – ormai da mesi – insanguinano le chiese quasi ogni domenica in Nigeria e in altri paesi centroafricani.
Questa tragedia va a sommarsi alla situazione che si fa pesantissima per i cristiani dei paesi musulmani del nord Africa, dove le fantomatiche “primavere arabe” si stanno risolvendo in un disastro per i cristiani.
Infine è in corso la guerra civile in Siria dove la paura e i rischi per le chiese stanno crescendo e tutto fa pensare che alla dittatura di Assad stia per succedere una tirannia islamista che renderà loro la vita impossibile.
Infatti pure in Siria sta cominciando quella fuga dei cristiani che già abbiamo constatato, negli anni passati, in Iraq e in Palestina.
Nel resto dell’Asia – dalla Cina all’India, passando dall’orrendo calvario dei cristiani che è il Pakistan – la situazione resta spaventosa.
I cristiani sono dappertutto gli agnelli sacrificali, inermi e non difesi da nessuno, esposti ad ogni tipo di persecuzione, discriminazione o violenza. Restano pure il gruppo umano più denigrato del pianeta, a tutte le latitudini.
Perché poi – sui mass media dei paesi liberi – la Chiesa, lungi dall’essere riconosciuta come perseguitata (ha avuto decine di milioni di vittime in tutto il Novecento) è invece sempre trascinata sul banco degli imputati, accusata di tutte le colpe possibili e immaginabili.
Proprio in queste ore il papa Benedetto XVI – in un messaggio ai Cavalieri di Colombo – ha parlato di “un’epoca in cui azioni concertate vengono messe in atto per ridefinire e restringere l’esercizio del diritto alla libertà religiosa” e ha chiamato i cattolici a “dare risposta alla gravità senza precedenti di queste nuove minacce alla libertà della Chiesa e alla testimonianza morale pubblica”.
Il rapporto annuale del Dipartimento di Stato americano, proprio la settimana scorsa, confermava che addirittura un miliardo di esseri umani vivono in paesi che reprimono la libertà religiosa e di coscienza.
Tuttavia il fatto preoccupante è che quelle parole allarmate del Papa, rivolte a un’organizzazione cattolica molto presente negli Stati Uniti, con tutta probabilità sono riferite anche agli Stati Uniti stessi dove i vescovi cattolici da tempo sono in dura polemica con Obama proprio sulla libertà religiosa e di coscienza.
In Europa è diffusa una decisa mentalità anticattolica, soprattutto nelle élite al potere, che sembra voler emarginare sempre più – e talvolta bandire – quello che ha a che fare con la Chiesa.
Mentre il Vaticano è tuttora al centro di una tempesta mediatica che certo all’origine ha errori di ecclesiastici, ma che è stata usata anche da chi voleva delegittimare la Chiesa per motivi ideologici. E che ha indebolito ulteriormente la Chiesa, il cui peso politico era già minimo (oltretutto senza avere governi e diplomazie amiche).
Sembrerebbe un quadro estremamente cupo per il gregge di Cristo agli inizi del III millennio della sua storia. Sennonché proprio la sua stessa storia ci insegna a non giudicare mai la situazione con parametri esclusivamente umani, politici, sociali.
Perché puntualmente si verificano rinnovamenti e rinascite della Chiesa e della fede cattolica sorprendenti e impreviste. Se ne vedono i segni pure in questi giorni di cronache dolorose.
Per esempio anche quest’anno attorno al 5 di agosto un mare di pellegrini – circa 70 mila, in gran parte giovani – è affluito a Medjugorje per il cosiddetto “festival dei giovani”.
La data non è casuale perché è il giorno di nascita della Madre di Gesù, come lei stessa ha rivelato durante le apparizioni in quel paesino della Bosnia Erzegovina.
Apparizioni che sono iniziate in uno stato del blocco dell’Est nel 1981 e che hanno accompagnato il crollo dell’impero comunista, a dimostrazione che i persecutori passano e la Chiesa resta.
Quello che impressiona, considerando l’afflusso di persone in questo luogo, non è soltanto il loro grande numero, ma anche il fatto che spesso si tratta di persone che lì hanno ritrovato o ritrovano la fede.
Del resto l’immenso incontro giovanile di agosto, che non ha eguali in Europa e che non è organizzato da nessuno, non è una kermesse mondana a cui si possa partecipare da turisti, ma è spiritualmente molto impegnativo.
Pur essendo improntato a gioiosa fraternità, è infatti costellato di appuntamenti come adorazioni eucaristiche, via crucis, messe, testimonianze, rosari, meditazioni. E’ un evento straordinario.
Vittorio Messori, tanti anni fa, ha definito il fenomeno Medjugorje come “il maggior movimento di masse cattoliche del postconcilio”. Non organizzato e non previsto da nessun ufficio pastorale e da nessun piano pastorale. Forse per questo è così formidabile.
E’ il segno che la barca di Pietro, scossa da tempeste, persecuzioni e ostilità, non è mai lasciata sola, in balia del mondo. Ma dispone di risorse misteriose e sorprendenti che sfuggono agli analisti di cose terrene.
Soprattutto quando “entra in campo” – secondo il suo stile silenzioso e umile – Colei che col suo “sì” ha letteralmente capovolto la storia umana.

di Antonio Socci – Libero

Publié dans Antonio Socci, Articoli di Giornali e News, Medjugorje, Vittorio Messori | Pas de Commentaire »

“Ti aspettavo” – Storia di Don Giustino Maria Russolillo

Posté par atempodiblog le 9 août 2012

Image de prévisualisation YouTube

Publié dans Don Giustino Maria Russolillo | Pas de Commentaire »