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Buffon, rientro spirituale con visita a Medjugorje

Posté par atempodiblog le 4 juillet 2012

Buffon, rientro spirituale con visita a Medjugorje dans Medjugorje

Altro che rissa con Balotelli. Gianluigi Buffon, portiere e capitano della Nazionale vicecampione d’Europa, ha deciso di rendere omaggio al sito di pellegrinaggio cattolico di Medjugorje, in Bosnia, dov’è arrivato stamani, due giorni dopo la sconfitta con la Spagna. « E’ arrivato a Mostar con un jet privato verso le 12.30″ ha dichiarato un responsabile dell’aeroporto. Da lì, secondo la stampa bosniaca, il numero 1 bianconero si è mosso in direzione della località di fede, conosciuta dal 1981 per alcune apparizioni della Vergine, dove era venuto anche il tecnico del Manchester City, Roberto Mancini, dopo la vittoria della Premier.

PELLEGRINAGGIO — Eroe nella lotteria dei rigori contro l’Inghilterra ai quarti, Buffon è stato riconosciuto da alcuni turisti e pellegrini italiani che subito ne hanno approfittato per scattare foto ricordo e raccogliere autografi. La fama di Medjugorje è iniziata il 24 giugno 1981 quando sei abitanti della piccola località avvrebbero assistito all’apparizione della Vergine. Apparizioni che poi si sarebbero ripetute nel tempo. Il miracolo non è ancora stato riconosciuto dal Vaticano, che dal 2010 ha messo sul posto un commissione d’inchiesta per esaminare la vicenda.

Fonte: Gazzetta dello Sport

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Commento al messaggio di Medjugorje del 25/06/2012 di Padre Livio

Posté par atempodiblog le 3 juillet 2012

“‎Cari figli! Con la grande speranza nel cuore anche oggi vi invito alla preghiera. Se pregate figlioli, voi siete con me, cercate la volontà di mio Figlio e la vivete. Siate aperti e vivete la preghiera; in ogni momento sia essa sapore e gioia della vostra anima. Io sono con voi e intercedo per tutti voi presso mio Figlio Gesù. Grazie per aver risposto alla mia chiamata”.

Bel tempo nel giorno del Signore dans Citazioni, frasi e pensieri

Commento al messaggio del 25 giugno di Padre Livio di Radio Maria

Cari amici, oggi la Madonna nel giorno del suo anniversario, a Medjugorje dove era presente una grandissima folla, ha dato il messaggio più ripetuto in questi 31 anni. Possiamo dire che in tutti i messaggi che la Madonna ha dato a Medjugorje, o direttamente o indirettamente, ha chiamato alla preghiera e innumerevoli volte ci ha lanciato il suo triplice: “pregate, pregate, pregate”.
La preghiera: nei messaggi della Madonna c’è una straordinaria spiritualità della preghiera. Raccolti tutti i messaggi della Regina della Pace relativi alla preghiera, abbiamo il più bel trattato sulla preghiera che sia mai stato scritto in 2000 anni di Cristianesimo. D’altra parte la Madonna è la preghiera vivente. La Madonna era la preghiera vivente qui sulla terra, la Madonna è la preghiera vivente e l’intercessione continua in Cielo.
Anche oggi ha detto: “io sono con voi e intercedo per tutti voi presso mio Figlio Gesù”, quindi la Madonna è la preghiera continua, la preghiera vivente.
È  la Madre che intercede per tutti i suoi figli e oggi, con la grande speranza che rispondiamo al Suo messaggio, in questo grande giorno di festa, ci chiede questo dono, cioè di accogliere il Suo messaggio riguardante la preghiera.
La Madonna ci dice che se noi preghiamo siamo con Lei.
Ecco quindi, quando diciamo “perché noi non vediamo la Madonna? Perché la Madonna la vedono soltanto alcuni?” O quando addirittura dubitiamo “ma la Madonna c’è o non c’è? Perché non si fa sentire? Perché mi ha abbandonato? Perché sembra non ascoltarci?” Ebbene cari amici, nel momento in cui cominciamo a pregare, cioè nel momento in cui i figli si rivolgono alla Madre, Lei è presente, Lei ascolta, nessuno ci ascolta come la Madonna! Non ha bisogno di molte parole, conosce tutti i movimenti più intimi del nostro cuore: “Se pregate figlioli, voi siete con me”.
Per esempio, quando diciamo l’Ave Maria o diciamo il Rosario (molte volte lo diciamo distrattamente), il modo migliore per pregare l’Ave Maria o L’Angelus o il Rosario, specialmente il Rosario che è una preghiera abbastanza lunga, è sentirsi in quel momento in comunione con la Madonna, come se Lei fosse viva nel nostro cuore ed effettivamente è viva e presente nel nostro cuore.
Preghiamo la Madonna viva in noi, preghiamo con Lei, con Lei cerchiamo la volontà di Dio, perché è nella preghiera che Dio ci parla con le ispirazioni, con le illuminazioni, con le mozioni dello Spirito Santo e quindi nella preghiera Dio ci guida, ci fa sentire la Sua volontà, ci parla attraverso la coscienza, ci indica la strada da percorrere e nel medesimo tempo ci aiuta a realizzare questa volontà, a viverla nella nostra vita.
Questo è il frutto della vera preghiera, cioè “Se pregate, figlioli, voi siete con me”, sperimentiamo la presenza di Maria. Se preghiamo, vuol dire che cerchiamo la volontà di Dio, Lui ci aiuta a capirla e ci aiuta a realizzarla.
E perciò, ci dice la Madonna: “Siate aperti”, aprite il cuore, disponibili, perché se    si prega con le labbra senza il cuore aperto è come se la preghiera non ci fosse, facciamo sì che la preghiera sia come l’aria che respiriamo. Come l’aria che respiriamo ci fa vivere, così la preghiera sia il respiro dell’anima, per cui l’anima vive!
E noi che passiamo le giornate nel tritacarne, viviamo nel nervosismo, nell’aridità, molte volte nei dissapori, nelle rabbie, nelle mormorazioni, eccetera, come uscir fuori da questa palude maleodorante? Attraverso la preghiera, fatta anche di piccole invocazioni, con la quale richiamiamo nel cuore la presenza di Dio, in modo tale che la preghiera diventi: “sapore e gioia della vostra anima”.
Quando il mondo ci stritola (perché il mondo è il mondo, il maligno molte volte  lo usa  per distruggerci, per attirarci, per rovinarci) ebbene cari amici, usciamo da questo tipo di mondo, che è quello del peccato ed entriamo nel mondo di Dio che è nel nostro cuore, in modo tale che la preghiera, cioè l’amore, la pace, la luce di Dio si unisca al sapore, alla gioia della nostra anima.
La Madonna ci dice ancora una volta: “Io sono con voi”, è qui da 31 anni! Lei ha ottenuto il permesso da Dio di scendere ogni giorno dal Cielo sulla terra.
Il più grande messaggio di Medjugorje è questa presenza di Maria, “i cieli si aprono, e la Madre scende sulla terra”.
Solo il fatto che la Madonna venga qui da noi ci dice che il Paradiso, l’Eternità, la gioia, la Vita Eterna esistono! “Io sono con voi” è il grande dono che la Madonna ha fatto alla nostra generazione e nel messaggio che ha dato a Mirjana il 2 giugno, ci dice che Lei è qui per guidarci, per illuminarci, per condurci.
“Io sono con voi e intercedo per tutti voi presso mio Figlio”.
Quindi affidiamo alla Madonna tutti i nostri bisogni, tutte le grazie di cui abbiamo bisogno, Lei intercede presso Suo Figlio.
“Grazie per aver risposto alla mia chiamata”.
Quindi, cari amici, diamo corpo, concretezza a questo messaggio attraverso il rinnovo della preghiera, che deve essere una preghiera continua, una ricerca continua dell’unione con Dio attraverso l’intero arco della giornata.

Trascrizione dall’originale audio ricavata dal sito: www.medjugorjeliguria.it

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Ecuador: l’umile serva del Signore

Posté par atempodiblog le 2 juillet 2012

Ecuador: l’umile serva del Signore dans Riflessioni

La nostra società ha bisogno di ascoltare nuovamente il messaggio evangelico sull’umiltà, per contrastare le espressioni di squilibrio originate dall’orgoglio e dalla competizione tra gli uomini. Il Vangelo ha forza sociale quando parla di umiltà: “Quando dunque ebbe lavato loro i piedi e riprese le vesti, sedette di nuovo e disse loro: «Sapete ciò che vi ho fatto? Voi mi chiamate Maestro e Signore e dite bene, perché lo sono. Se dunque io, il Signore e il Maestro, ho lavato i vostri piedi, anche voi dovete lavarvi i piedi gli uni gli altri»” (Giov 13, 12-14).

In questi tempi di intensa competizione tra gli uomini, suona strano parlare di umiltà. A noi cristiani spetta il compito di trovare il coraggio di nuotare contro corrente.

La parola “umiltà” somiglia alla parola “uomo”, ed entrambe derivano da “humus”: “terra”, “suolo”, “fecondità”. Umile è colui che rimane vicino alla terra e che quindi rischia meno di perdere l’equilibrio. Ha i piedi saldi alla terra! Essere umile è “umano”! La fecondità della sua esistenza dipende dal suo spirito di servizio e dal suo amore di carità.

L’umiltà si rivela con la capacità di ascoltare, e Gesù andò incontro a tutti: giovani e anziani, pubblicani e prostitute, giusti e peccatori. Le Beatitudini Evangeliche indicano un cammino.
Dio e la Madre Buona ci hanno donato questi frutti:

1. L’umiltà ci libera: molti vivono con l’ansia di essere “i migliori” perdendo la propria libertà e divenendo schiavi dell’orgoglio, più vulnerabili e ipersensibili: questo accade anche all’interno della Chiesa stessa. Gli umili, invece, sono liberi da queste debolezze, più liberi e sicuri di loro stessi, provano emozioni più forti e più mature, il loro ego è moderato e sono più disponibili a donarsi al prossimo e ad amare. L’umiltà li fa vivere più serenamente, liberandoli dai problemi inutili, rendendo in questo modo il loro cammino più semplice e gioioso. Come disse Gesù, « Beati gli umili« .

2. L’umiltà ci eleva. La gente comune apprezza gli umili che ascoltano senza interrompere, sono privi di egocentrismo e ricevono onori che non cercano. Colui che è umile viene esaltato non solo dagli uomini ma anche da Dio. Anche se potrebbe sembrare strano, è l’umile e non l’orgoglioso ad essere elevato, nobilitato e apprezzato dal prossimo. L’umiltà ci rende più umani, più sensibili verso gli altri, ci aiuta a sconfiggere l’egoismo e l’egocentrismo che sono dentro di noi e ci prepara ad amare e a donarci agli altri liberamente. L’umiltà ci unisce profondamente a Dio.

3. L’umiltà ci avvicina ai poveri. Il disprezzo e la discriminazione sono caratteristiche di un cuore egoista. Gesù ci chiede non solo di “aiutarli”, ma anche di star loro vicino. Gli unici in grado di farlo sono gli umili, e mentre lo fanno beneficiano del senso vero della vita, cioè il donarsi al prossimo.

4. L’umiltà ci ricompensa, ci rende felici e ci libera dall’egoismo: ci aiuta a relazionarci meglio con gli altri, a trovare la nostra soddisfazione spirituale. Ma più di tutto ci dona il cielo. L’umiltà è un frutto di Dio e il suo autore è lo Spirito Santo: per questo “nessuno può essere veramente umile se prima non si dona a Dio, lasciando che Lui trasformi il suo cuore egoista in un cuore umile”. Cerca il Signore, donagli la tua vita. Lui dice: “Prendete il mio giogo sopra di voi e imparate da me, che sono mite e umile di cuore, e troverete ristoro per le vostre anime » (Mat, 11,29): questo è la chiave per essere umile.

5. Per Radio Maria Ecuador la ricompensa è stata raggiungere la prima posizione per fedeltà di pubblico e la nona posizione nel rating di tutte le radio. Tutto questo per la gloria di Dio, per far conoscere l’amore di Maria e per una più grande santificazione del nostro popolo: “Madre di Dio, tuoi siamo noi e tue sono le nostre opere”.

Padre Marco Bayas – Direttore RM Ecuador
Fonte: Radio Maria

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Come amare i propri nemici?

Posté par atempodiblog le 2 juillet 2012

Come amare i propri nemici? dans Medjugorje

Vicka insegna con atti e parole e… con il suo sorriso. L’orrore e l’odio divampano, talvolta anche tra i più buoni. E questo si comprende, perchè l’orrore induce alla ribellione. Vicka invece, va fino in fondo nel proclamare il messaggio evangelico dell’amore ai nemici. Che ella l’abbia nel suo cuore è già una gran cosa. Lech Walesa in prigione non riuscì a perdonare e se la cavò in modo meraviglioso affidando il suo perdono a Maria a cui si era totalmente donato. Egli concluse la preghiera dicendo: “Perdona Tu quelli che ci offendono quando noi non lo possiamo”. Ad amare i propri nemici vi si giunge con la grazia di Dio. Ma in una situazione di violenza e di odio come si può osare proclamare concretamente questo amore ad orecchie che non saprebbero intenderlo? Come fare senza suscitare collera e ritorsione?

Risponde Vicka: “Noi dobbiamo pregare per il popolo serbo qualunque cosa attui contro di noi. Se non mostriamo di volergli bene, se non diamo l’esempio dell’amore e del perdono, allora questa guerra non potrà arrestarsi. La cosa più importante per noi è non provare a vendicarci. Se diciamo :“Colui che mi ha fatto del male deve pagare,farò a lui lo stesso”, questa guerra non avrà fine. Dobbiamo invece perdonare e dire: “O Dio, Ti ringrazio per ciò che accade al mio popolo e ti prego per i Serbi, perchè veramente essi non sanno ciò che fanno”.
“Possa la nostra preghiera toccare i loro cuori e far loro comprendere che questa guerra non conduce da nessuna parte”.
Vicka va fino in fondo a questo messaggio d’amore,va più in là di tutti gli altri. E’ vero,dice come gli altri, che la guerra non può essere arrestata che con la preghiera e il digiuno, ma va oltre: osa aggiungere un altro punto più dimenticato: la pace non può giungere se non attraverso l’amore, compreso quello verso i propri nemici.
A questo proposito ho sperimentato un grande dolore nel ritrovare uno dei messaggi più importanti di Nostra Signora, generalmente sconosciuto. Infatti non figurava da nessuna parte e l’ho avuto grazie a Mons. Franic’, arcivescovo di Spalato, che lo ebbe dai veggenti e me l’ha comunicato nell’84. In un tempo in cui l’odio era già grande, egli osava ripetere questo messaggio quasi dimenticato: “Amate i vostri fratelli serbo-ortodossi. Amate i vostri fratelli musulmani. Amate quelli che vi governano” (in quel tempo i comunisti).
Vicka, più di ogni altra cosa, comprende e vive il messaggio di Medjugorje. Possa con il suo esempio insegnarci ad amare i nostri nemici. Questo ci è più facile quando ne abbiamo pochi, quando sono poco pericolosi, quando non rischiano di prenderci tutto,compresa la nostra vita.

(R. Laurentin da “Chrétiens Magazin”, 15.10.92, ridotto e tradotto da Sabrina)
Fonte: Maria a Medjugorje

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Il Sangue di Cristo unica ragione della vita dell’uomo

Posté par atempodiblog le 1 juillet 2012

Come giugno è il mese del Sacro Cuore, luglio è il mese che la Chiesa consacra al culto del Preziosissimo Sangue del Redentore. Qualche breve parola di meditazione per aiutarci a compenetrare meglio il mistero più adorabile di tutta la religione cristiana: il ruolo salvifico di quel Sangue sparso per la nostra salvezza.
di Corrado Gnerre – Radici Cristiane

Il Sangue di Cristo unica ragione della vita dell'uomo dans Articoli di Giornali e News

Né efficientismo né intellettualismo
Oggi la vita cristiana corre due grossi pericoli: l’efficientismo e l’intellettualismo.

L’efficientismo è la riduzione del Cristianesimo a “fare”: fare apostolato, fare volontariato, beneficenze, convegni, incontri, ecc.
L’intellettualismo cristiano è invece aderire a Cristo solo intellettualmente. Per esempio: la convinzione di meritarsi la salvezza solo credendo in Dio; quasi come se Dio avesse bisogno che si creda in Lui. Lucifero, quando si ribellò, non dubitava affatto dell’esistenza di Dio e successivamente non ne ha mai dubitato, eppure è lì, nell’inferno.

Senza la vita di Grazia, il Cristianesimo non c’è
C’è un’immagine che Gesù utilizza per significare quello che deve essere la vita del cristiano. È quella della vite e dei tralci: «Io sono la vite e voi i tralci, se i tralci non sono innestati nella vite, si seccano, non portano frutto e devono essere buttati nel fuoco» (Gv.15,5).

In questa espressione non compare la parola “linfa”, ma, se si riflette bene, è proprio la linfa la vera protagonista. I tralci portano frutto se, innestati nella vite, scorre in loro la linfa vitale; altrimenti si seccano. Ebbene, secondo metafora, la linfa è la Grazia, cioè la vita divina donata al cristiano attraverso la redenzione operata da Cristo.
Senza la Grazia, si possono fare le cose più grandi e belle, non varranno mai per la vita eterna. Il cristiano “può portare frutto” solo quando in lui scorre la “linfa”. L’uomo, solo vivendo nella Grazia, può conquistare la felicità eterna.
Facciamo un esempio: siamo in un grande magazzino, c’è un prodotto che vogliamo acquistare, ma costa 200 euro. Contiamo i soldi che abbiamo nel portamonete e ci rendiamo conto che neppur lontanamente possiamo arrivare a quella cifra. Malgrado il desiderio, non potremmo mai arrivare con le nostre forze (in questo caso con i denari) ad acquistare quel prodotto tanto desiderato. A maggior ragione questo deve dirsi per la felicità eterna: l’uomo non può dare a se stesso ciò che non possiede in natura. Può l’uomo darsi l’assoluto, lui che assoluto non è? Può darsi l’Infinito, lui che infinito non è?
Oggi molti si chiedono: ma è proprio importante essere praticanti, convivere con Dio? L’uomo non può salvarsi solo facendo il bene? Se così fosse, diventerebbe salvatore di se stesso; e se così fosse, dovremmo piuttosto chiederci: perché Dio si è incarnato ed è morto per noi, perché ha effuso il suo Sangue? Tutto il mistero di Cristo si nullificherebbe.  
La salvezza dell’uomo si riconduce inevitabilmente al Sangue di Cristo… ed è il Sangue di Cristo che ci fa capire che il Cristianesimo non è né efficientismo (fare, fare, fare…) né una pura astrazione intellettuale (credere in Dio e basta).
Noi non saremo giudicati né sull’efficientismo né sul semplice credere in Dio, ma sull’amore a Dio. Amare Dio significa convivere con il Signore, sostituire il proprio criterio di giudizio con il criterio di giudizio di Gesù: «Non sono più io che vivo, ma è Cristo che vive in me» (Galati, 2,20).

Le due ricerche possibili: il Graal magico e il Graal religioso.
Il Sangue di Cristo è così importante per la vita dell’uomo che ad esso si ricollegano anche i due fondamentali atteggiamenti che l’uomo può avere per la sua vita e per la sua possibile salvezza: l’atteggiamento magico (innaturale e illegittimo) e l’atteggiamento religioso (naturale e legittimo).

Al Sangue di Cristo è legato l’oggetto del Graal, ovvero il calice che Gesù utilizzò nell’ultima cena, cioè quando istituì l’Eucaristia e trasformò il vino nel suo Sangue.
Due tipi di atteggiamento dunque… e infatti due sono i motivi per cui il Graal è stato oggetto di numerose leggende. Primo: perché è stato visto come l’oggetto “magico” per eccellenza. Secondo: per il contrario, perché è stato visto anche come l’oggetto “religioso” per eccellenza. 
La magia è un atteggiamento di “potere” con il quale l’uomo pretende mettersi al di sopra del divino; anzi, pretende di divinizzare se stesso. La religione è invece il contrario; è un atteggiamento non di potere ma di “servizio” con cui l’uomo, riconoscendosi creatura, si sottomette al divino.
Nella tradizione tanto esoterica (la verità sarebbe nascosta e solo per pochi) quanto occultistica (la verità sarebbe il frutto del potere della mente che può mutare a proprio piacimento la realtà) il Graal è stato visto come l’oggetto per eccellenza affinché l’uomo potesse impadronirsi dell’onniscienza e dell’immortalità; insomma, lo strumento per realizzare il desiderio dei desideri: la propria divinizzazione.
In queste tradizioni (esoterica ed occultistica) la figura di Gesù è stata spesso vista in chiave gnostica. Gesù sarebbe il modello da imitare, sì, ma non nel senso del Dio-fatto-uomo quanto dell’uomo-che-diventa-Dio. Il Verbo sarebbe il divino buono che è presente a mò di scintilla in ogni uomo.
Incarnandosi, questo Verbo avrebbe insegnato all’uomo come liberarsi dalla prigionia del corpo e quindi come spogliarsi del peso dell’individualità (l’apparente creaturalità) per riunirsi al divino originario. In tale prospettiva il Graal è una sorta di materializzazione di questa convinzione e di questa aspirazione.
Ma abbiamo detto che il Graal può essere considerato anche in maniera totalmente diversa, come il segno che riconduce al vero senso della vita, cioè all’appartenenza al divino.
Nel Graal il vino fu trasformato nel Sangue di Cristo, cioè in quel Sangue che è segno dell’Amore per eccellenza, dell’offerta di Dio all’uomo per la salvezza dell’uomo. Il Graal, quindi, è il segno del bisogno di Dio, di quanto l’uomo abbia avuto e abbia ancora necessità di Dio.
In questa prospettiva il Graal è la vita; e, la sua ricerca, il vero senso della vita. Secondo le celebri saghe bretoni per poter occupare l’ambito “seggio del pericolo” occorreva una condizione indispensabile: essere puri di cuore. Cioè per realizzare pienamente la vocazione fondamentale (la ricerca del Graal, cioè la ricerca non semplicemente di Dio, ma della salvezza operata da Dio) non era necessario possedere tanto le capacità intellettuali quanto aprire il proprio cuore e praticare l’esercizio della virtù.
La vocazione fondamentale è il compito su cui l’uomo si gioca veramente tutto, non a caso nelle saghe bretoni si parla di seggio del pericolo, ovvero di seggio dove l’uomo mette in gioco tutta la sua vita.
La teologia cattolica afferma che nel Sacrificio eucaristico il sacerdote agisce in persona Christi, il che vuol dire che ogni qualvolta il sacerdote consacra, le sue mani non sono più le sue mani ma le mani stesse di Cristo. Ciò vale anche per gli oggetti che sono utilizzati in questo Sacrificio: il calice non è più quel calice che fu acquistato in un determinato negozio, ma diventa, in quel preciso momento, veramente il Graal.

Il modello di Parsifal: il Sangue di Cristo come vera risposta.
Ogni uomo dovrebbe porsi dinanzi alla propria esistenza secondo il modello della figura di Parsifal. Interessa poco sapere della sua esistenza storica; interessa piuttosto tener presente che la sua vita è vera, in quanto vita offerta alla ricerca di ciò che rappresenta veramente il Tutto dell’esistenza umana: il Sangue di Cristo.

Parsifal è senz’altro un eroe antimoderno. Lo è perché sa che la vita va spesa non solo nella dimensione orizzontale (aiutare gli altri), che è pure importante, ma soprattutto in quella verticale. Parsifal sa bene che l’uomo, più che del cibo materiale, ha bisogno di ciò che davvero può riempire la sua esistenza, la risposta totale per tutte le proprie ansie: il Sangue di Cristo. 
Nell’ottimo film di Mel Gibson, The Passion, c’è una scena piena di significato. Dopo la flagellazione e l’allontanamento di Gesù dalla Colonna, la Vergine e Maria Maddalena si calano e, quasi strisciando, asciugano il sangue di Gesù con dei panni dati loro dalla moglie di Pilato.
Il regista giustamente indugia su questo gesto: asciugare e raccogliere il Preziosissimo Sangue di Gesù affinché non vada perso. Gli sguardi delle donne esprimono chiaramente l’importanza di quel Sangue divino. Si può senz’altro dire che una tale scena ha il pregio di sintetizzare tutto il Cristianesimo: è proprio in quell’attenzione e in quell’adorazione l’unica ragione della vita dell’uomo.

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