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Verrà un giorno…

Posté par atempodiblog le 16 juillet 2012

Uomo di preghiera  dans Fede, morale e teologia arss

Verrà un giorno in cui gli uomini saranno così stanchi degli uomini, che basterà parlare loro di Dio per vederli piangere”.

S. Giovanni M. Vianney – Curato d’Ars

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La correzione non sia un atto di accusa

Posté par atempodiblog le 14 juillet 2012

La correzione non sia un atto di accusa dans Commenti al Vangelo Cantalamessa

Nel Vangelo [...] leggiamo: «In quel tempo Gesù disse ai suoi discepoli: Se il tuo fratello commette una colpa, va’ e ammoniscilo fra te e lui solo; se ti ascolterà, avrai guadagnato un fratello». Gesù parla di ogni colpa; non restringe il campo alla colpa commessa nei nostri confronti. In quest’ultimo caso infatti è praticamente impossibile distinguere se a muoverci è lo zelo per la verità, o se non è invece il nostro amor proprio ferito. In ogni caso, sarebbe più autodifesa che correzione fraterna. Quando la mancanza è nei nostri confronti, il primo dovere non è la correzione ma il perdono.

Perché Gesù dice: «ammoniscilo fra te e lui solo»? Anzitutto per rispetto al buon nome del fratello, alla sua dignità. La cosa peggiore sarebbe voler correggere un marito in presenza della moglie, o una moglie in presenza del marito, un padre davanti ai suoi figli, un maestro davanti agli scolari, o un superiore davanti ai sudditi. Cioè, alla presenza delle persone al cui rispetto e alla cui stima uno tiene di più. La cosa si trasforma immediatamente in un processo pubblico. Sarà ben difficile che la persona accetti di buon grado la correzione. Ne va della sua dignità.

Dice «fra te e lui solo» anche per dare la possibilità alla persona di potersi difendere e spiegare il proprio operato in tutta libertà. Molte volte infatti quello che a un osservatore esterno sembra una colpa, nelle intenzioni di chi l’ha commessa non lo è. Una franca spiegazione dissipa tanti malintesi. Ma questo non è più possibile quando la cosa è portata a conoscenza di molti.
Quando, per qualsiasi motivo, non è possibile correggere fraternamente, da solo a solo, la persona che ha sbagliato, c’è una cosa che bisogna assolutamente evitare di fare al suo posto, ed è di divulgare, senza necessità, la colpa del fratello, sparlare di lui o addirittura calunniarlo, dando per provato quello che non lo è, o esagerando la colpa. «on sparlate gli uni degli altri», dice la Scrittura (Gc 4,11). Il pettegolezzo non è cosa meno brutta e riprovevole solo perché adesso gli si è cambiato il nome e oggi lo si chiama «gossip».

Una volta una donna andò a confessarsi da san Filippo Neri, accusandosi di aver sparlato di alcune persone. Il santo l’assolse, ma le diede una strana penitenza. Le disse di andare a casa, di prendere una gallina e di tornare da lui, spiumandola ben bene lungo la strada. Quando fu di nuovo davanti a lui, le disse: «Adesso torna a casa e raccogli una ad una le piume che hai lasciato cadere venendo qui ». La donna gli fece osservare che era impossibile: il vento le aveva certamente disperse dappertutto nel frattempo. Ma qui l’aspettava san Filippo. «Vedi – le disse – come è impossibile raccogliere le piume, una volta sparse al vento, così è impossibile ritirare mormorazioni e calunnie una volta che sono uscite dalla bocca ».

Tornando al tema della correzione, dobbiamo dire che non sempre dipende da noi il buon esito nel fare una correzione (nonostante le nostre migliori disposizioni, l’altro può non accettarla, irrigidirsi); in compenso dipende sempre ed esclusivamente da noi il buon esito nel… ricevere una correzione. Infatti la persona che «ha commesso una colpa» potrei benissimo essere io e il «correttore» essere l’altro: il marito, la moglie, l’amico, il confratello o il padre superiore.

Insomma, non esiste solo la correzione attiva, ma anche quella passiva; non solo il dovere di correggere, ma anche il dovere di lasciarsi correggere. Ed è qui anzi che si vede se uno è maturo abbastanza per correggere gli altri. Chi vuole correggere qualcuno deve anche essere pronto a farsi, a sua volta, correggere. Quando vedete una persona ricevere un’osservazione e la sentite rispondere con semplicità: «Hai ragione, grazie per avermelo fatto notare!», levatevi tanto di cappello: siete davanti a un vero uomo o a una vera donna.

L’insegnamento di Cristo sulla correzione fraterna dovrebbe sempre essere letto unitamente a ciò che egli dice in un’altra occasione: «Perché guardi la pagliuzza che è nell’occhio del tuo fratello, e non t’accorgi della trave che è nel tuo? Come puoi dire al fratello: Permetti che tolga la pagliuzza che è nel tuo occhio, e tu non vedi la trave che è nel tuo?  (Lc 6, 41 s.).

Quello che Gesù ci ha insegnato circa la correzione può essere molto utile anche nell’educazione dei figli. La correzione è uno dei doveri fondamentali del genitore. «Qual è il figlio che non è corretto dal padre?», dice la Scrittura (Eb 12,7); e ancora: «Raddrizza la pianticella finché è tenera, se non vuoi che cresca irrimediabilmente storta». La rinuncia totale a ogni forma di correzione è uno dei peggiori servizi che si possano rendere ai figli e purtroppo oggi è frequentissima.

Solo bisogna evitare che la correzione stessa si trasformi in un atto di accusa o in una critica. Nel correggere bisogna piuttosto circoscrivere la riprovazione all’errore commesso, non generalizzarla, riprovando in blocco tutta la persona e la sua condotta. Anzi, approfittare della correzione per mettere prima in luce tutto il bene che si riconosce nel ragazzo e come ci si aspetta da lui molto. In modo che la correzione appaia più un incoraggiamento che una squalifica. Era questo il metodo usato da S. Giovanni Bosco con i ragazzi.

Non è facile, nei singoli casi, capire se è meglio correggere o lasciar correre, parlare o tacere. Per questo è importante tener conto della regola d’oro, valida per tutti i casi, che l’Apostolo dà nella seconda lettura: »Non abbiate nessun debito con nessuno, se non quello di un amore vicendevole… L’amore non fa nessun male al prossimo». Agostino ha sintetizzato tutto ciò nella massima «Ama e fa’ ciò che vuoi ». Bisogna assicurarsi anzitutto che ci sia nel cuore una fondamentale disposizione di accoglienza verso la persona. Dopo, qualsiasi cosa si deciderà di fare, sia correggere che tacere, sarà bene, perché l’amore «non fa mai male a nessuno».

di Padre Raniero Cantalamessa

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Comprendere e amare

Posté par atempodiblog le 14 juillet 2012

Comprendere e amare
San Josemaría Escrivá de Balaguer
Tratto da: josemariaescriva.info

Comprendere e amare dans Citazioni, frasi e pensieri Josemar-a-Escriv-de-Balaguer

Differenze che uniscono
Ciascuno di noi ha il suo temperamento, i suoi gusti personali, il suo carattere – un caratteraccio, a volte -, i suoi difetti. Ognuno ha anche i lati piacevoli della sua personalità, e per questo – e per molte altre ragioni – gli si può voler bene. La convivenza è possibile quando tutti si sforzano di correggere i propri difetti e cercano di passar sopra alle manchevolezza degli altri; quando cioè vi è amore, che supera e annulla tutto quanto potrebbe falsamente sembrare motivo di separazione e di divergenza. Se invece si drammatizzano i piccoli contrasti e ci si comincia a rinfacciare mutuamente i difetti e gli sbagli, la pace è finita e si corre il pericolo di far morire l’affetto. (Colloqui, 108)

L’aspetto positivo
Un discepolo di Cristo non tratterà mai male nessuno: chiamerà errore l’errore, ma correggerà con affetto chi sta sbagliando: altrimenti, non potrà aiutare, non potrà santificare. Bisogna saper vivere con gli altri, bisogna capire, bisogna scusare, bisogna esercitare la fraternità; e, secondo il consiglio di san Giovanni della Croce, in ogni istante bisogna mettere amore dove non c’è amore, per raccogliere amore, anche nelle circostanze apparentemente insignificanti offerte dal lavoro professionale e dalle relazioni famigliari e sociali. Pertanto, tu e io metteremo a frutto anche le occasioni più banali che ci si presentano, per santificarle, per santificarci e per santificare coloro che condividono i nostri stessi impegni quotidiani, sentendo nella nostra vita il peso dolce e attraente della corredenzione. (Amici di Dio, 9)

Sarai buono solo se saprai vedere le cose buone e le virtù degli altri. — Pertanto, se devi correggere, fallo con carità, nel momento opportuno, senza umiliare… e con la disposizione di imparare e di migliorare tu stesso in ciò che correggi. (Forgia, 455)

Siate persuasi che il cristiano, se davvero vuole agire con rettitudine, al cospetto di Dio e al cospetto degli uomini, ha bisogno di tutte le virtù, almeno in potenza. Qualcuno mi domanderà: «Padre, e le mie debolezze?». Ecco la risposta: «Quando un medico è malato, smette forse di curare, anche se è afflitto da una malattia cronica? La sua malattia gli impedirà forse di prescrivere ad altri malati la medicina opportuna? Certamente no: per curare, gli basta possedere la scienza adeguata e metterla in pratica, con lo stesso interesse con cui combatte la propria infermità». (Amici di Dio, 161)

Affetto sincero
Amare da cristiani significa volere voler bene, decidersi in Cristo a cercare il bene delle anime senza discriminazioni di sorta. (Amici di Dio, 231)

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Marija ci ha parlato dei primi giorni delle apparizioni di Medjugorje

Posté par atempodiblog le 14 juillet 2012

Marija ci ha parlato dei primi giorni delle apparizioni, quando molti giovani, anche di Medjugorje, erano indecisi.

Marija ci ha parlato dei primi giorni delle apparizioni di Medjugorje dans Medjugorje

“Qui c’era una discoteca che è bruciata qualche giorno prima delle apparizioni. A questi giovani rimasti senza discoteca, che non sapevano più dove andare, pareva che la Madonna proponesse di cominciare a salire sulla collina delle apparizioni. E così è nato il primo gruppo di preghiera. Quando la polizia ci proibì di andare sulle colline, Ella ci fece venire nei campi. Una volta, ci apparve alle 22.30 in un campo vicino alla nostra casa. E’ venuto un po’ tutto il paese; abbiamo pregato il Rosario e la Madonna è apparsa e ha detto che potevano toccarla tutti: “Voi veggenti prendete le loro mani e avvicinatele a Me”. Così abbiamo fatto. Hanno toccato la Madonna e tutti hanno sentito qualcosa. Alcuni hanno sentito caldo, altri freddo, qualcuno ha sentito un profumo di rose, altri come una scossa elettrica. Tutti hanno sentito la Madonna presente. Ma abbiamo visto che quando le persone toccavano il manto della Madonna rimanevano delle macchie, alcune più grandi, altre più piccole. Abbiamo cominciato a piangere chiedendo alla Madonna cos’era mai questo. Ella ha detto: “Questi sono i vostri peccati”. E in quel momento la Madonna ci ha invitato per la prima volta ad andare a confessarci. Abbiamo notato spesso la gentilezza e la discrezione della Madonna che, quando ci doveva rimproverare qualcosa, non lo faceva mai sentire ad altri. Abbiamo potuto constatare che Ella conosceva tutto di noi, anche le cose più intime. Ci ha anche detto che, parlando di una terza persona noi mettiamo in evidenza le cose negative e ha aggiunto: “Nella natura avete trovato qualcosa che non vi ha parlato di Dio? Così potete trovare Dio in ogni sua creatura, anche in ogni fratello meno perfetto”. E ci ha invitati a salire sul Krizevac due a due, con la persona che ci era più antipatica. Arrivati lassù, ci siamo accorti di aver scoperto un amico…”. (A. Bonifacio)

Tratto da: Maria a Medjugorje

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Se non ami non puoi pregare

Posté par atempodiblog le 13 juillet 2012

Se non ami non puoi pregare dans Fede, morale e teologia

Se non amo, non so pregare. San Paolo ha scritto: “Lo Spirito Santo prega in noi, abita in noi, ama in noi”. Se io non amo, non ho lo Spirito Santo, manca lo Spirito. Sono Satana, come dice Gesù a Pietro. Se odio qualcuno, io non posso pregare; se rifiuto qualcuno, io non posso pregare. Questa è la regola per pregare e per amare. Poi: l’amore comincia in te stesso. Ma se tu non sai accettarti così come sei, tu non puoi accettare tuo marito. E se tu non sei contenta del tuo volto, della tua fisionomia come fai a dire “non mi piaci”? Noi tutti siamo belli se sappiamo amare. Subito si avverte chi non ama. Non serve il trucco per amare! L’Amore è importante per vivere. Sai amare tu? Ma non esiste l’amore lontano dal Signore. Dio è amore. Non esiste altra sorgente. Per questo la Madonna ha detto “per poter amare Gesù, dovete amare voi stessi”. Se tu non ami te stesso, non sai amare Gesù. Il Signore ti ha dato tutto. E tu non ami. Come puoi venire in chiesa a pregare con la Chiesa, sacrificarti per la Chiesa con la tua preghiera se tu non sai amare e non sai pregare? Così non puoi pregare. Con il corpo puoi solo recitare. Se non hai cuore tu sei un albero solo con le foglie ma senza frutti. Per questo ci sono cristiani che vanno in chiesa, che recitano ma non danno frutti; poi affermano che è inutile andare in chiesa. Questo succede perché non desiderano amare, non vogliono conoscere la volontà di Dio. E’ molto pericoloso giocare con una Tradizione cristiana e con il Vangelo. La Madonna desidera educarti. Tu sei per Lei un “CARO FIGLIO”, che deve rimanere sottomesso a Lei e crescere sempre. Non dire: non so pregare perché sono nervoso. Un cristiano non deve dire questo…

Padre Jozo Zovko

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La Chiesa ama

Posté par atempodiblog le 13 juillet 2012

La Chiesa ama dans Citazioni, frasi e pensieri

“La Chiesa è intransigente sui principi, perché crede. E’ tollerante nella pratica, perché ama. I nemici della Chiesa sono invece tolleranti sui principi, perché non credono, ma intransigenti nella pratica, perché non amano”.

Padre Garrigou-Lagrange

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Nelle braccia della Misericordia

Posté par atempodiblog le 12 juillet 2012

Nelle braccia della Misericordia dans Citazioni, frasi e pensieri

“Se il più grande peccatore della terra, pentendosi delle sue offese nel momento della morte, spira in un atto di amore, subito, senza calcolare da una parte le numerose grazie di cui questo sventurato ha abusato e dall’altra tutti i suoi crimini, Dio non conta più che la sua ultima preghiera e lo riceve, senza tardare, nelle braccia della sua misericordia”.

Conrad de Meester

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Nelle vacanze meditazione e buone letture

Posté par atempodiblog le 12 juillet 2012

Nelle vacanze meditazione e buone letture dans Padre Pio

“Mi sta molto a cuore che dedichi un po’ di tempo di più alla meditazione ed alle buone letture, specialmente durante il tempo delle vacanze, mezzi efficacissimi per tenere più raccolto lo spirito e riconcentrarlo in Colui che è il tutto per noi”.

San Pio da Pietrelcina

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Vacanze: il riposo ci deve edificare ed aiutare a crescere nella fede, nella pace e nell’amore

Posté par atempodiblog le 12 juillet 2012

MESSAGGIO DA MEDJUGORJE DEL 25 Luglio 2006
Meditazione di Padre Jozo Zovko per le Coppie di Preghiera

“Cari figli, in questo tempo non pensate solo al riposo del vostro corpo ma, figlioli, trovate il tempo anche per l’anima. Che nel silenzio, lo Spirito Santo vi parli, e permettetegli di convertirvi e cambiarvi. Io sono con voi e intercedo davanti a Dio per ognuno di voi. Grazie per aver risposto alla mia chiamata”.

Vacanze: il riposo ci deve edificare ed aiutare a crescere nella fede, nella pace e nell'amore dans Medjugorje In-vacanza-con-lo-sguardo-rivolto-verso-il-Cielo

Nella natura umana Dio ha creato anche il bisogno del riposo. Durante la Creazione, Dio stesso ha creato un giorno per il riposo e lo ha chiamato il Giorno del Signore. E’ il giorno in cui la Chiesa mette l’Eucarestia come segno dell’incontro con il Signore risorto. E’ il giorno in cui il nostro corpo riposa e l’anima viene colmata di grazia. E’ cosa saggia armonizzare il riposo del corpo con il rinnovamento dello spirito. Dopo il primo viaggio missionario, Gesù mandò i suoi discepoli a riposare. Gli Apostoli si riunirono attorno a Gesù e gli riferirono tutto quello che avevano fatto e insegnato. Ed Egli disse loro: “Venite in disparte, in un luogo solitario, e riposatevi un po?” (Mc 6,31).

Nella natura umana esiste il bisogno di trovare l’armonia fra il corpo e l’anima. Persino i pagani dicevano: “Spirito sano in corpo sano”. E’ indispensabile avere cura del proprio corpo, perché esso è da Dio. Tuttavia, l’angoscia e l’eccessivo interesse per il corpo è una deviazione che rispecchia uno stato di salute malferma. Oggi, il culto del corpo e di tutto ciò che è materiale è estremamente esagerato. Il piacere fisicamente è diventato una méta. La promozione e il culto del corpo sono il contenuto dei programmi televisivi, dei giornali, dei film e degli altri mass-media. L’uomo ha perso la sicurezza e si sente indifeso, perché ha perduto la sua armonia. E’ come se nell’uomo la verità fosse inciampata, caduta e scomparsa. Purtroppo, la priorità viene data all’errore che guadagna uno spazio sempre maggiore e sopprime la verità.

Cos’è questa verità? E’ una virtù che protegge l’anima. E’ una virtù che fa trovare il tempo per far riposare l’anima, come c’invita a fare la Madonna in questo messaggio. E’ tempo di vacanze, un tempo per rinnovare la forza fisica e spirituale. Lasciando la nostra casa e la nostra Parrocchia non dobbiamo trascurare la nostra fede, la preghiera e la vita spirituale. Non dobbiamo diventare come coloro che identificano il loro riposo con una vita disgustosa, di solo divertimento e cose simili. Purtroppo, molti cristiani trascorrono il loro riposo senza la Santa Messa e senza la preghiera. Oggi, i centri turistici cercano di introdurre concetti nuovi nei programmi estivi, come ad esempio nuovi divertimenti e attività senza inibizioni. In questa maniera, durante le vacanze tanti cadono molto in basso in senso morale e cristiano. E così, anziché tornare a casa con il corpo e l’anima riposati, essi ritornano con i cuori feriti e con lo spirito, il matrimonio e la vita distrutti.

Materialmente, la Madonna ci invita a trovare ogni giorno il tempo da dedicare alla nostra anima. Pertanto, devo riflettere su come ciò è possibile. Ecco alcuni suggerimenti pratici. Ho bisogno di andare a riposarmi con quanto segue:

1) con la Bibbia,

2) con il mio Rosario familiare,

3) con un libro di contenuto cristiano,

4) con la decisione di andare regolarmente alla Santa Messa,

5) con la decisione di resistere e di evitare programmi non cristiani in cui mi posso imbattere,

6) con la decisione di iniziare ogni giornata con la preghiera e concluderla con la preghiera.

In vacanza è necessario rafforzare la nostra unione familiare, facendo insieme delle passeggiate e parlando con i nostri figli ed i nostri amici.

Dobbiamo sapere come cercare il silenzio. E’ lo Spirito Santo che stupendamente parla nel silenzio. Dobbiamo diventare aperti alle ispirazioni dello Spirito Santo che ci cambia e nobilita. Se solo abbiamo guardato un tramonto e ammirato i meravigliosi colori che si dipingono nel cielo, una tale stupenda esperienza di ciò che è bello, ci libera dai nostri fardelli e dalle nostre frustrazioni Il riposo è meraviglioso e benefico quando ce lo dona lo Spirito Santo. Allora, non vi è alcuna frustrazione o sovraccarico e la nostra anima è riposata e libera. Come ha detto il profeta: “Solo in Dio riposa l’anima mia”.

Che cosa ci dice e ci insegna la nostra Madre Celeste? Ella ci dice che il riposo ci deve edificare ed aiutare a crescere nella fede, nella pace e nell’amore. Ella c’insegna a non perdere la fede e l’anima durante le vacanze, ma usare le vacanze a vantaggio e per il bene sia dell’anima che del corpo. E’ suo desiderio che il riposo sia una occasione per la nostra crescita e arricchimento morale, intellettuale e spirituale.

In questo mese preghiamo per le seguenti intenzioni:

1. Per tutti i giovani che hanno accettato la vacanza come opportunità di peccato e di piacere.

2. Per le famiglie cristiane, perché sappiano come educare i loro figli e guidarli nei misteri della fede e della vita cristiana.

3. Per tutti i poveri che non hanno la possibilità di andare in vacanza, perché non siano sopraffatti dall’invidia e dalla gelosia.

Cari fratelli e sorelle, prego per tutti voi che non avete la possibilità di andarvi a riposare e per tutti voi che potete. La Regina della Pace possa accompagnarvi tutti e proteggervi con la sua benedizione. Prego per voi e vi saluto calorosamente.

Sinceramente vostro

Fra Jozo Zovko

Tratto da: Medjugorje Blog

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Le buone vacanze secondo don Bosco

Posté par atempodiblog le 12 juillet 2012

Le buone vacanze secondo don Bosco

Quando un padre deve lasciare i suoi figli, o quando li invia a fare qualche commissione in lontano paese, benché sappia che essi sono obbedienti e conoscono bene ciò che devono fare, tuttavia teme sempre che qualche disgrazia incolga a quei figli che egli ama tanto…        

Le buone vacanze secondo don Bosco dans San Giovanni Bosco        

         Ai tempi di Don Bosco l’anno scolastico si protraeva fino alla fine di agosto. Quando si incominciava a parlare di vacanze estive (che, in effetti, per lo più erano autunnali), Don Bosco metteva in atto tutta la sua saggezza per preparare i giovani a viverle nel modo giusto. Sapeva, dalla sua lunga esperienza, che troppo frequentemente le vacanze sono «la vendemmia del diavolo» specialmente per coloro che vivendo parecchi mesi all’Oratorio di Valdocco, dove Don Bosco e l’ambiente li avevano tutelati contro le insidie del male, dovevano affrontare ora, da soli, situazioni nuove e difficili. Vederli partire e sapere che forse sarebbero tornati diversi, era, per Don Bosco, un momento di vera angoscia.

         Si spiegano così le tante «buone notti» che ritornano sull’argomento. Offriamo ai nostri lettori, ai giovani soprattutto e ai loro educatori, alcuni pensieri tratti da alcuni incontri serali con i suoi ragazzi in prossimità delle vacanze. Come si vede Don Bosco parte dall’esperienza, parla col cuore, punta il dito su cose assai concrete per arrivare all’essenziale: «Non recare offesa al Signore, non recare danno all’anima».

         Quando un padre deve lasciare i suoi figli, o quando li invia a fare qualche commissione in lontano paese, benché sappia che essi sono obbedienti e conoscono bene ciò che devono fare, tuttavia teme sempre che qualche disgrazia incolga a quei figli che egli ama tanto… Credetelo, questo padre, indegnamente, ma di tutto cuore, sono io. Quei figlioli che debbono separarsi siete tutti voi che andate in vacanza…

         Ma voi avete tutti il sangue che bolle nelle vene e gridate tutti con entusiasmo: “Vacanze, vacanze!” E non pensate che a queste, desiderate nient’altro che queste, non volete ascoltare altro… Sia pure, ma io temo che qualche nemico venga a farvi perdere la vita dell’anima.

         Nascondetevi in una foresta…

         Vorrei darvi qualche consiglio per passare bene le vacanze, questo: Quando siete in vacanza prendetevi pure tutte le libertà, fate pure disordini… ma cercate di trovarvi un posto in cui il Signore non vi veda: chiudetevi in una stanza, andate in cantina, salite anche sul campanile o nascondetevi nel folto di una foresta purché non sia presente il Signore.

         Voi conoscete subito che è impossibile sottrarvi agli occhi di Colui che vede contemporaneamente ogni cosa in cielo e in terra… Questo pensiero vi deve accompagnare in ogni tempo, in ogni luogo, in ogni azione. E come osereste commettere un atto che possa offendere alla sua presenza il Signore?

         I consigli di Don Bosco

         Ma voglio raccomandarvi alcune cose, perché possiate trascorrere bene le vostre vacanze.

         • Guardatevi dai compagni che sono soliti fare discorsi non buoni e cose che non vanno bene. Se andate con questi compagni, cadrete in una lacrimevole rovina. Vi sarà qualcuno che in presenza vostra incomincerà un discorso o contro la religione o contro i buoni costumi. Ebbene, lasciatelo, piantatelo lì, ditegli pure francamente: io il nome di cristiano non lo voglio sporcare… E così dite di qualunque altro male o peccato. È un impostore colui che si professa cristiano e non agisce come tale.

         • Non frequentate i luoghi pericolosi dove si bestemmia, si dicono parolecattive e a volte proprio sporche, atte a suscitare cattivi pensieri… Certuni sentono parlare un compagno che dice cose indecenti, coprendole con belle frasi, ed essi sorridono e, se non è questa volta è un’altra anch’essi danno corda ai ragionamenti di uno sboccato. Quel primo sorriso fu l’atto di arrendersi al nemico. Viene loro tra le mani un brutto libro e cominciano a guardare la copertina, poi a leggere… poi frequenta sempre di più quegli ambienti, quei compagni e amici… non prega più perché ha perso l’orrore del peccato, si lascia vincere dal rispetto umano. Insomma, poco a poco finisce col cadere miseramente… Anch’io fui giovane come voi, e per mia disgrazia mi sono anche trovato nei pericoli nei quali vi trovate voi. Credete alla mia esperienza, alle mie parole.

         • Procurate di avere assolutamente qualche spazio di tempo alla domenica per andare alla Messa e accostarvi ai Santi Sacramenti della confessione e della comunione. Ogni giorno dite le vostre orazioni mattino e sera.

         • Non state in ozio! Continuate a studiare e leggere. A tutti rimane sempre qualche materia che non si è potuto studiare abbastanza durante l’anno: in questo tempo ripassatela con maggiore attenzione. Ma notate ancora che per imparare è necessario leggere, leggere libri molto utili; tante volte questa cosa lungo l’anno non si può fare. Ma leggete per imparare non per sola curiosità. Lo si faccia adesso che avete tempo… Così non rimanete in ozio. Ricordatevi l’avviso dello Spirito Santo di non perdere neppure un minuto di tempo. Oh, se io fossi giovane come vorrei impiegarlo meglio il mio tempo. Allora ne avevo, adesso non l’ho più e non potrò più averlo e non mi rimane più altro che raccomandare a voi di occupare bene il tempo ora che l’avete.

         • Aiutate i vostri genitori che per voi lavorano tutto l’anno. Rendetevi utili alla vostra casa, alle vostre famiglie… Certo, vi dovete anche riposare e divertire, ma mai a danno della vostra anima… E curate la vostra salute…

         Ancora una cosa vi raccomando

         Ci sarebbero tante altre cose da raccomandarvi, perché possiate passare bene questo tempo di vacanza. Una cosa sola vi raccomando ancora, che riassume tutto quello che vorrei dirvi: Non commettete alcun peccato. Se vi guarderete da questo come da un serpente velenoso, passerete santamente le vacanze, ritornerete tutti sani ed allegri, riprenderete un altro anno di studio e lavoro… Questo vi raccomando da padre che ama molto i suoi figli… Intanto vi auguro felici vacanze e arrivederci. (cfr MB 12,363 ss e 13,427 ss). Parla così semplicemente come gli detta il cuore, Don Bosco, spinto solo dal desiderio di difendere i giovani per i quali ha promesso di dare ogni sua energia.

(Spiritualità Giovanile Salesiana) Don Bosco oggi… – autore: Bruno Sighel
Fonte: Don Bosco Land

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Dio è il Padre che aspetta i suoi figli

Posté par atempodiblog le 10 juillet 2012

Dio è il Padre che aspetta i suoi figli
di Don Bruno Ferrero sdb
Tratto da: Don Bosco Torino

Dio è il Padre che aspetta i suoi figli dans Commenti al Vangelo

Una catechista aveva raccontato ai suoi ragazzi del catechismo la parabola del figliol prodigo, ma si era accorta che dopo un po’ molti si erano distratti. Allora aveva chiesto che gliene scrivessero il riassunto.

Uno di loro scrisse così: « Un uomo aveva due figli, quello più giovane però non ci stava volentieri a casa, e un giorno se ne andò via lontano, portandosi con sé tutti i soldi. Ma ad un certo punto questi soldi finirono e allora il ragazzo decise di tornare a casa perché non aveva neanche da mangiare. Quando stava per arrivare, suo padre lo vide e tutto contento prese un bel bastone e gli corse incontro. Per strada incontrò l’altro figlio, quello buono, che gli chiese dove stava andando così di corsa e con quell’arnese: « È tornato quel disgraziato di tuo fratello; dopo quel che ha fatto si merita un bel po’ di botte! ». « Vuoi che ti aiuti anch’io, papà? ». « Certo », rispose il padre.
E così, in due, lo riempirono di bastonate. Alla fine il padre chiamò un servo e gli disse di uccidere il vitello più grasso e di fare una grande festa, perché s’era finalmente tolto la voglia di suonargliele a quel figlio che gliel’aveva combinata proprio grossa! ».

Il bambino ha dimenticato la conclusione di Gesù e prosegue il racconto con la logica di quello che sente e vede ogni giorno. Perché capire la logica del cuore di Dio è difficile per tutti.
Quando le cose sono difficili da spiegare, Gesù racconta.
Per spiegare il cuore di Dio racconta la parabola che abbiamo ascoltato e che conosciamo così bene: la parabola del padre e dei due figli. Come di solito accade, il problema sono i figli!
Il figlio più giovane parte. Va a stare per conto suo. Se ne va di casa. Ma vuole la sua parte di eredità, che è come dire al padre: « Tu per me sei già morto! »

Il figlio più giovane è un gradasso fanfarone, ma in quanti modi più o meno sottili si preferisce starsene lontani da casa… Quanti « andar via di casa » spirituali!
Andarsene da casa significa ignorare la verità che Dio mi ha « formato nel segreto, intessuto nelle profondità della terra e tessuto nel seno di mia madre ».
Andarsene da casa è lasciare il centro del mio essere dove si può udire la voce che dice: « Tu sei il mio figlio prediletto, in te mi sono compiaciuto ».
In qualche modo si diventa sordi alla voce che ci chiama « figlio prediletto ».

Qui la domanda in questione è la seguente: dovendo scegliere tra Dio e questo mondo, chi scelgo?
Quanti sono i figli di Dio che scelgono la via del mondo, lontano da quella casa in cui magari soo cresciuti?
Sotto tutto questo c’è la grande ribellione, il « no » radicale all’amore del Padre, la maledizione non detta: « Ti vorrei morto! » Caro Dio, vorrei tanto che tu non esistessi.

André Comte-Sponville scrive: « Non ho solo ricevuto un’educazione cristiana; ho creduto in Dio, di una fede ardente anche se attraversata dal dubbio, fino a più o meno diciott’anni. Poi l’ho perduta, ed è stato come una liberazione: tutto è divenuto più semplice, più leggero, più aperto, più forte! Come essere uscito dall’infanzia, dai suoi sogni e dalle sue paure, dai suoi sudori freddi e dai suoi languori, come se finalmente facessi il mio ingresso nel mondo reale, quello degli adulti, dell’azione, della verità senza perdono né Provvidenza. E che libertà! Che responsabilità! Che gioia! Sì, ho la sensazione di vivere meglio – più lucidamente, più liberamente, più intensamente – da quando sono ateo ».
Il « no » del figlio prodigo riflette la ribellione originale.

Il figlio maggiore, da buon primogenito, è migliore?
In realtà è più « partito » dell’altro…
Esteriormente fa tutte le cose che si suppone faccia un bravo figlio, ma, interiormente, si è allontanato da suo padre. Fa il proprio dovere, lavora sodo ogni giorno e adempie tutti i suoi obblighi, ma è diventato sempre più infelice e meno libero.
Perduto nel risentimento.
Lo stare con il Padre è come un peso che grava sulle spalle: « Ecco io ti servo da tanti anni e non ho mai trasgredito ad un tuo comando, e tu non mi hai mai dato un capretto per far festa con i miei amici »
E’ diventato un estraneo in casa sua! Non c’è più autentica comunione.
In questo lamento, l’obbedienza e l’amore sono diventati un peso e il servizio è una schiavitù.
Molti figli e figlie maggiori si sono perduti rimanendo sempre a casa. Questo smarrimento è caratterizzato dalla facilità a giudicare e condannare, dalla rabbia e dal risentimento, dall’amarezza e
dalla gelosia: è dannoso e devastante per il cuore dell’uomo.
Il peccato del figlio minore è facile da capire
Lo smarrimento del figlio maggiore, invece, è molto più difficile da identificare. Dopo tutto fa le cose per bene.
C’è tanto risentimento tra i giusti e i retti. C’è tanta facilità a giudicare, condannare. Esistono tanti pregiudizi tra i « santi ». Senza gioia.
La domanda in questione è « Perché io non sono felice nella casa del Signore? »

Il figlio minore ritorna. Gli amici lo avevano tenuto in considerazione soltanto finché era stato utile ai loro interessi.
Una voce che piange dentro… A casa! Rivendicare la condizione di figlio.
Mentre cammina verso la meta, continua a nutrire dubbi: sarò veramente bene accolto una volta arrivato? La fede nel perdono totale e assoluto non arriva subito.
E’ come dire: « Beh, non ce l’ho fatta da solo devo riconoscere che Dio è l’unica risorsa che mi è rimasta. Andrò chiederò perdono nella speranza di ricevere una punizione minore »
Si accontenta di soluzioni parziali, come quella di diventare un garzone. Come garzone posso ancora mantenere le distanze, ribellarmi, rifiutare, scioperare, scappare via o lamentarmi della paga.

Ma Gesù dice espressamente che la via verso Dio è identica a quella verso una nuova infanzia. « Se non vi convertirete e non diventerete come i bambini, non entrerete nel regno dei cieli » e a Nicodemo: « Bisogna rinascere! »
Diventare un bambino significa vivere una seconda innocenza: non l’innocenza del neonato, ma l’innocenza a cui si arriva attraverso scelte consapevoli.
Come possono essere descritti coloro che sono giunti a questa seconda infanzia, a questa seconda innocenza? Gesù lo dice molto chiaramente: sulla montagna, raduna i discepoli intorno a sé e dice: beati i poveri. beati i miti, beati gli afflitti, beati quelli che hanno fame e sete di giustizia, beati i misericordiosi, beati i puri di cuore, beati gli operatori di pace, beati i perseguitati per causa della giustizia. Le Beatitudini sono la meta del cristiano.

E il figlio maggiore? Entrerà? E’ disposto ad ammettere di non essere migliore del fratello? E’ molto più difficile per il figlio maggiore tornare a casa, capire.
Anche se il Padre va incontro al figlio maggiore proprio come ha fatto con il figlio più giovane:

« Figlio, tu sei sempre con me e tutto ciò che è mio è tuo »

E’ una dichiarazione di amore incondizionato.
Proprio quello che Dio afferma in Isaia: « Si dimentica forse una donna del suo bambino, così da non commuoversi per il figlio delle sue viscere? Anche se ci fosse una donna che si dimenticasse, io invece non ti dimenticherò mai. Ecco, ti ho disegnato sulle palme delle mie mani ».
Sono le parole di Gesù che riflettono l’amore materno di Dio: « Gerusalemme, Gerusalemme . . . quante volte ho voluto raccogliere i tuoi figli sotto le ali, e voi non avete voluto! »

La domanda non è « come posso conoscere Dio? », ma « come posso farmi conoscere da Dio? ».
E, infine, la domanda non è « come posso amare Dio? » Ma « come posso lasciarmi amare da Dio? »
In tutte e tre le parabole che Gesù racconta per rispondere alla domanda del perché egli mangi con i peccatori pone l’accento sull’iniziativa di Dio.
Dio è il pastore che va alla ricerca della pecorella smarrita.
Dio è la donna che accende la lucerna, spazza la casa cerca ovunque la dramma perduta finché non la ritrova.
Dio è il padre che veglia e aspetta i suoi figli,
Può suonare strano, ma Dio vuole trovare me, se non di più, perlomeno quanto io voglio trovare lui.
Si, Dio ha bisogno di me quanto io ho bisogno di lui.
Un invito alla gioia: vuole che tutti vi partecipino. E’ l’ultima cena. E’ il Paradiso.

Non perdiamo troppo tempo a identificarci con l’uno o con l’altro dei figli: andiamo, facciamo il viaggio!
Diciamo: « Sono qui! Sono tornato! »
Noi vogliamo toccare Dio. Ma Dio ci tocca a sua volta?
Dio fa di più: ci accoglie in un abbraccio eterno!
Tutti sappiamo che cosa significa essere abbracciati e abbracciare.

« Una bambina consegnò alla maestra un foglietto su cui aveva scritto la sua personale « ricetta della vita ». Diceva:
« Ci vogliono quattro abbracci al giorno per sopravvivere;
ci vogliono otto abbracci al giorno per tirare avanti;
ci vogliono dodici abbracci al giorno per crescere ».

Conosciamo tutti quell’abbraccio speciale che dice: « Non è niente! E’ tutto passato! Coraggio… »
Così è l’abbraccio di Dio che possiamo provare concretamente nel Sacramento della Riconciliazione.

Ancora un passo dobbiamo fare: prendere sul serio le parole di Gesù riportate in Luca 6, 36: « Siate anche voi (misericordiosi) pieni di bontà, così come Dio, vostro Padre, è (misericordioso) pieno di bontà ».
Dobbiamo diventare il Padre. Se Dio perdona i peccatori, anche coloro che hanno fede in Dio dovrebbero fare lo stesso.
Diventare come il Padre celeste non è solo un aspetto importante dell’insegnamento di Gesù, ma è il cuore stesso del suo messaggio. Possiamo essere come lui, amare come lui, essere buoni come lui, prenderci cura degli altri come lui. Gesù è categorico su questo punto quando dichiara: « Se amate quelli che vi amano, che merito ne avrete? Anche i peccatori fanno lo stesso ».
Soltanto i cristiani possiedono la logica del perdono.

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Preghiera e digiuno: due ali per l’incontro con Dio

Posté par atempodiblog le 9 juillet 2012

 Preghiera e digiuno: due ali per l'incontro con Dio dans Digiuno

Non dimentichiamo che ci deve essere chi prega per chi non prega mai, proprio come il sole che dà luce a tutti i pianeti e alla terra intera.

Proprio come il cuore serve tutto il corpo, allo stesso modo coloro che ricevono il dono della preghiera sono chiamati a dare gloria a Dio attraverso la preghiera. Essi sono chiamati a pregare affinché altri conoscano e incontrino Dio. Essi sono chiamati a pregare per la conversione e per la pace.

Il digiuno e la rinuncia purificano la fede. È mio desiderio spiegare il concetto di digiuno, che non è ben compreso fra noi. Quandola Nostra Signora parla di digiuno e di rinuncia, Lei non si riferisce solo al cibo, ai pasti e così via. Nello stesso modo, il nostro Signore ci insegna che il digiuno comincia dal cuore e dai cattivi pensieri che lì hanno origine.

Digiunare col pensiero. Oggi dobbiamo imparare a digiunare dai pensieri cattivi, violenti, disordinati, impuri e indegni e a saper rinunciare ad essi. Dobbiamo far coincidere i nostri pensieri col Vangelo e col pensiero di Dio, perciò dobbiamo leggere e meditarela Parola di Dio e le vite dei Santi. Tanti soffrono a causa dei pensieri disordinati e seducenti che li perseguitano giorno e notte. Saper digiunare col pensiero è come rifiutare del cibo contaminato: noi non vogliamo assaggiarlo perché può avvelenarci. Un cuore pieno di pensieri velenosi non può pregare, non può amare Dio né il vicino di casa.

Digiunare con gli occhi. Immagini, scene ed eventi tragici mostrati dalla televisione, dai mezzi di comunicazione, dalla pubblicità o nelle vetrine dei negozi – entrano indisturbati attraverso i nostri occhi, come attraverso due finestre. I nostri sensi sono continuamente colpiti da tantissime immagini immorali e oscene che vediamo nei film o attraverso altri mezzi di comunicazione di massa. Esse riempiono inconsapevolmente i nostri pensieri e li rendono impuri, violenti, e così via. Tali immagini e scene non si perdono né si dimenticano, al contrario, esse ci permeano e, senza che ce ne rendiamo conto, ci formano e ci cambiano. C’è un vecchio detto: “Dimmi quello che stai leggendo ed io ti dirò chi sei e come sei”.

Il mio cuore non deve diventare un secchio della spazzatura. E’ difficilissimo opporsi a questa potente propaganda di pornografia e di immoralità e dire, a se stessi e alla propria famiglia: “Noi siamo cristiani, questo programma non fa per noi. E’ contro noi e contro la nostra morale”. Non accendere la televisione in questa Quaresima è un grande sacrificio e una grande rinuncia, ma è anche una grandissima libertà tramite la quale si testimonia la propria maturità e la propria forza morale.

Digiunare con le orecchie. Il dono dell’udito e della musica appartiene alla natura umana, ma esiste anche la musica satanica. Esistono anche persone che non possono fare a meno della televisione e della musica. Dobbiamo essere vigilanti e saper distinguere tra il frumento e la zizzania – tra ciò che ci distrugge e ci rende schiavi-e ciò che ci nobilita. Mi dispiace molto che tanti anziani perdano ore ed ore davanti al televisore. Essi hanno perso il dono della preghiera che avevano le loro madri. Chi servono coloro che non pregano? E per chi vivono, se sprecano i loro ultimi giorni davanti alla televisione?

Digiuno dalle parole. Siamo una nazione dal linguaggio sporco, pieno di brutte parole, di imprecazioni e di bestemmie, che non sono eredità culturale o nazionale. Esser forti è saper impedire ad una brutta parola di uscire dal nostro cuore: la vittoria di un individuo consiste nel non pronunciare un’imprecazione in un momento di rabbia e nello sradicarla dal nostro vocabolario. Barzellette di cattivo gusto, umilianti e sporche, riempiono varie occasioni di incontro come acqua sporca che ci contamina tutti. Chi bestemmia e impreca è al servizio del maligno: imparare a digiunare con la lingua e a rinunciare alle cattive parole è una grande vittoria della grazia.

Digiunare coi sentimenti. I nostri sentimenti possono essere molto negativi, fino a causare uno stato di malattia della nostra anima. Armonizzare i nostri sentimenti e immergerli nell’amore è il nostro scopo e la nostra vocazione.

Digiunare con l’abbigliamento. Quanti schiavi della moda ci sono! Noi siamo testimoni di come il culto del corpo sia promosso, assieme a quello del piacere, attraverso la moda. Tutto ciò ci sommerge e causa la malattia dell’anima. L’uomo vive e lavora per le cose e per un aspetto bello e falso. E’ doloroso separarsi dagli anoressici ai loro funerali. Cosa ci dice l’eccesso nell’acquisto dei veicoli? Purtroppo, per molti uomini, una macchina è prioritaria rispetto al figlio e alla famiglia. Essere moderati è una virtù, è la grandezza e la forza del Cristiano che mostra di non dipendere dalle cose, ma di servire, invece, il Signore.

Digiunare dal mangiare e dal bere. Molti alcolisti distruggono se stessi, il loro matrimonio, le loro famiglie, la nazione ed anche la loro dignità cristiana. Questa incurabile dipendenza può guarire col digiuno e la preghiera.

Digiunare dalla droga. L’immagine di un giovane che è diventato schiavo della droga è molto triste. Il demone della droga porta con sé molti mali, è il suicidio di una nazione che non ha vigilato sui suoi giovani. Le nostre scuole, i campetti da gioco, i pub e i luoghi di ritrovo sono diventati i luoghi dello smercio di quella sostanza mortale.

Digiuno dai videogiochi, dai giochi d’azzardo, dalle scommesse e simili. Questo vizio è fortissimo se se ne considera il costo dai necrologi quotidiani! L’elenco delle nostre dipendenze e debolezze è infinito! E allora come facciamo a condurre, la nostra famiglia e i nostri cari, attraverso questo mare turbolento?La Regina della Pace ci dice che ciò è possibile solo col digiuno e la rinuncia. Con la preghiera quotidiana possiamo trovare la vera pace in Dio: pace significa forza, pace significa gioia in Dio, pace significa la pienezza di vita nella famiglia e nella Chiesa.

Possiamo contare sulla salvezza e sulla grazia senza rinunce? Preghiera e rinunce sono le due ali tramite le quali un Cristiano si solleva fino alle altezze della sua fede e realizza il suo incontro con Dio. Anche oggi, come nella storia della Chiesa, essere santi e chiamati alla santità è molto importante. Questo è il nostro scopo, ma non possiamo realizzarlo senza la grazia. Riceviamo la grazia dal Signore, aprendo il nostro cuore a Dio attraverso il sacrificio, il digiuno , la preghiera, i Sacramenti, e vivendo immersi nella Parola di Dio. Cari fratelli e sorelle, vi invio i miei sinceri saluti assieme alle mie preghiere e sacrifici per le vostre intenzioni.

 Sinceramente vostro,

Padre Jozo Zovko, o.f.m.

Tratto da: Mir i Drobo

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Nessuna conoscenza e un’illimitata presunzione

Posté par atempodiblog le 8 juillet 2012

 Nessuna conoscenza e un'illimitata presunzione dans Citazioni, frasi e pensieri

Di recente ho letto una dichiarazione di un tedesco che vive in Russia, sui nostri studenti: “Mostrate” scrive “ad uno scolaro russo la carta del cielo stellato, del quale, fino a quel momento, egli non aveva la minima idea, ed egli l’indomani ve la restituirà corretta”. Nessuna conoscenza e un’illimitata presunzione: ecco quel che voleva dire il tedesco dello studente russo.

Fëdor Dostoevskij

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Commento al messaggio di Medjugorje del 2/07/2012 di Padre Livio

Posté par atempodiblog le 6 juillet 2012

“Figli miei, di nuovo vi prego maternamente di fermarvi un momento e di riflettere su voi stessi e sulla transitorietà di questa vostra vita terrena. Poi riflettete sull’eternità e sulla beatitudine eterna. Voi cosa desiderate, per quale strada volete andare? L’amore del Padre mi manda affinché sia per voi mediatrice, affinché con materno amore vi mostri la via che conduce alla purezza dell’anima, di un’anima non appe santita dal peccato, di un’anima che conoscerà l’eternità. Prego che la luce dell’amore di mio Figlio vi illumini, che vinciate le debolezze e usciate dalla miseria. Voi siete miei figli e io vi voglio tutti sulla via della salvezza. Perciò, figli miei, radunatevi intorno a me, affinché possa farvi conoscere l’amore di mio Figlio ed aprire così la porta della beatitudine eterna. Pregate come me per i vostri pastori. Di nuovo vi ammonisco: non giudicateli, perché mio Figlio li ha scelti. Vi ringrazio”.

Commento al messaggio di Medjugorje del 2/07/2012 di Padre Livio dans Medjugorje

Commento al messaggio del 2 luglio di Padre Livio di Radio Maria

Questo messaggio della Regina della Pace, dato il 2 luglio attraverso la veggente Mirjana, è in continuità con quelli precedenti, in quanto la Madonna ancora una volta, mi pare già per la terza volta, parla della porta del Paradiso verso la quale Lei stessa ci vuole condurre e che Lei stessa vuole aprire. In questo modo la Madonna manifesta qual è il motivo per cui è qui, scende ogni giorno dal Cielo sulla terra, è qui da così tanto tempo.
Il Suo primo obiettivo è quello di portare le anime in Cielo, che è la meta per la quale sono state create, perché Dio ci ha creati per conoscerLo e amarLo in questa vita e per condurci in Paradiso.
La Madonna mette in luce soprattutto questa che è la cosa più importante, cioè la salvezza eterna dell’anima in un tempo in cui, come ha detto a Fatima e poi ha ripetuto a Medjugorje, molti vanno all’inferno, cioè molti si perdono.
Si perdono nella fiera delle vanità, si perdono nel peccato, per cui la Madonna ha detto: “verso lacrime di sangue per ogni mio figlio che si perde nel peccato”, e si perdono nella palude del male e si perdono a causa delle insidie dell’ingannatore che li attira a sé con le false gioie, le false luci, la falsa prospettiva di una vita, dove si pretende di essere felici senza Dio. Il che è un inganno, è l’inganno degli inganni!
Ovviamente la Madonna è qui prima di tutto per questo obiettivo, cioè perché possiamo essere partecipi del Regno di Dio.
Non c’è dubbio che in questo modo realizza anche l’altro obiettivo che è un tempo di pace, di prosperità per quanto riguarda il futuro dell’umanità, cioè è qui per realizzare ciò che Gesù aveva detto nel Vangelo: “cercate prima il Regno di Dio e la salvezza eterna della vostra anima e tutto il resto vi sarà dato in sovrappiù”.
Al contrario, come ha detto la Madonna, per chi vive nel mondo senza Dio non c’è né felicità né futuro né salvezza eterna.
Queste sono le due possibilità che abbiamo davanti.
La Madonna approfitta in questo mese di luglio, non sarebbe la prima volta, perché sa che questo mese per molti è il mese del riposo, luglio ed agosto sono i mesi dove la gente si ritaglia un tempo di vacanze, di riposo dal lavoro, e dice: “fermatevi un momento e riflettete su voi stessi, riflettete sulla vita che passa, dove tutto passa, tutto crolla, tutto è effimero e ingannatore”, e nel medesimo tempo rivolgete lo sguardo verso l’Alto, verso la Luce, la Gioia, la Pace, la Beatitudine Eterna.
La Madonna ci dice riflettete allora su queste due strade, la via del bene e la via del male, la via della salvezza e la via della perdizione, la via della rovina. E dice: “Io sono qua perché l’Amore del Padre mi ha inviato, per aiutarvi con il Mio Amore Materno a far sì che voi usciate dalla palude del peccato, spezziate le catene del male, perché purifichiate il cuore e la vostra anima appesantita”, non solo appesantita, ma indebolita, corrosa dal male e dal peccato, la vostra anima che è stata creata per conoscere e amare Dio e quindi è un’anima che è predestinata a conoscere l’Eternità.
Quindi la Madonna ci dice perché è qua. Innanzitutto perché noi ci convertiamo, ci liberiamo dal male, dal maligno, purifichiamo i nostri cuori la nostra anima, ci eleviamo al Cielo, contempliamo la meta verso la quale dobbiamo tendere con tutte le nostre forze.
In che modo cari amici? Radunandoci intorno alla Madonna: “Perciò figli miei radunatevi intorno a Me”, perché Lei ci fa conoscere l’Amore di Suo Figlio, Lei prega perché la Luce di Suo Figlio ci illumini e ci dia la forza per superare le nostre debolezze e perché usciamo dalle nostre miserie e così Lei stessa ci porti alla soglia del Cielo e ci apra la porta del Paradiso.
La Madonna ci vuole assolutamente tutti in Paradiso, come ha detto già un’altra volta: “vi voglio tutti con Me in Paradiso”.
E quale sarebbe l’alternativa?
Con il maligno per sempre..all’inferno! Una delle due.
Ma già quest’opzione è fatta in questa vita e cioè impostare la vita sulla via della santità, della purezza, della conversione seguendo la Madonna, facendoci guidare da Lei verso il Cuore di Gesù e con la Sua Grazia combattere ogni giorno, nel nostro combattimento spirituale, senza mai stancarci, senza scoraggiarci.
Ogni giorno lottare perché Dio regni nel nostro cuore e nella nostra vita e il Suo Amore sia padrone del nostro cuore.
La Madonna in questo ultimo anno ha chiesto molte volte di pregare per i pastori e nell’ottobre del 2010 aveva detto: “Io con i miei pastori trionferò!”, dove risalta la parola “miei”, sono miei.
Ma l’espressione che la Madonna ripete maggiormente è: “vi ammonisco”, “non dobbiamo giudicare i pastori!”, non dobbiamo giudicarli!
Già altre volte la Madonna aveva detto che molti fanno dipendere la loro religione da come si comportano i sacerdoti. Questo è sbagliato, dice la Madonna: “non tocca a voi giudicare o apprezzare”.
D’altra parte nell’ultimo messaggio che ha dato a Mirjiana, la Madonna ha detto: “senza i pastori voi non fate niente!”, “Chi vi dà la parola di Dio? Chi vi dà la Grazia? Chi vi dà l’Assoluzione? Chi vi dà il Battesimo? Chi vi dà la Santa Comunione?”, e ci invita a pregare per loro e a non giudicare.
Poi ha anche detto una volta: “non giudicate, perché tutti saranno giudicati!”. E’ già la terza volta, mi pare, che dice: “perché mio Figlio li ha scelti, come voi osate giudicare coloro che Cristo stesso ha scelto! Vi ringrazio”.
Un messaggio, come vedete, molto denso.
Ogni messaggio della Regina della Pace è un trattato di altissima spiritualità. Basta che uno prenda in mano un messaggio e lo metta in pratica, perché possa volare sulla via della santità.

Trascrizione dall’originale audio ricavata dal sito: www.medjugorjeliguria.it

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L’intenzione di preghiera del Papa per luglio: tutti abbiano un lavoro stabile e sicuro

Posté par atempodiblog le 4 juillet 2012

L'intenzione di preghiera del Papa per luglio: tutti abbiano un lavoro stabile e sicuro dans Articoli di Giornali e News

L’intenzione generale di preghiera di Benedetto XVI per il mese di luglio è di stringente attualità: “Perché tutti possano avere un lavoro e svolgerlo in condizioni di stabilità e di sicurezza”. Un tema al quale il Papa, complice l’epoca di crisi che il pianeta vive da anni, ha dedicato ampie pagine del suo magistero. Alessandro De Carolis per Radio Vaticana ne ricorda alcune:

Quando si presentò al mondo a metà aprile di sette anni fa, la crisi economica globale covava come magma pronta all’eruzione sotto la crosta di un’apparente normalità. Per questo, alla folla internazionale che si trovò in Piazza San Pietro – e a quella ancor più enorme che seguiva la scena in tv – quelle parole discrete, venate da un accento di timidezza, non parvero altro che un breve cenno spirituale, una finestra aperta sull’anima di colui che si apprestava a prendere il timone della barca di Pietro”:

“Sono un umile lavoratore della vigna del Signore…”.

Si definì così davanti al mondo Benedetto XVI e nessuno allora colse, né poteva, in quelle otto parole un che di profetico. Che invece c’era. Il nuovo Papa si presentava come “lavoratore” e, soprattutto, “umile”, una qualità socialmente irrilevante al cospetto di una parte di pianeta – l’Occidente – abituata da troppo tempo a vivere al di sopra delle proprie possibilità, in ciò blandita dai denari facili di una finanza ancora più “facile”, e a considerare “umile lavoratore” l’africano assoldato a cottimo piuttosto che la donna slava di professione badante.

Due anni dopo, il mondo aprì gli occhi. Crisi del subprime, crisi alimentare, recessione, bolle speculative diventarono gli inquietanti lemmi di un dizionario imposto a un pianeta scopertosi improvvisamente più fragile, più povero, più insicuro. Un pianeta che da quel momento il Papa non ha smesso di invitare, insistendo a parole e per iscritto, a ridare valore alla dignità all’uomo, seppellito sotto gli strati creativi di una finanza che lo vedeva e lo vede un valore di mercato. La “profezia” del Papa sta nell’aver delineato la qualità del lavoratore al tempo della crisi. Una persona sfrondata dall’euforia del benessere, che reimpara a vivere di ciò che – come una vignaiolo – sa produrre con le sue forze:

“Forse mai come oggi la società civile comprende che soltanto con stili di vita ispirati alla sobrietà, alla solidarietà ed alla responsabilità, è possibile costruire una società più giusta e un futuro migliore per tutti”. (Discorso agli amministratori del Lazio, 12 gennaio 2009)

Quei “tutti”, per il Papa sono in particolare le famiglie, pilastri della sostenibilità sociale presente e costruttrici del futuro grazie ai loro figli. E, in generale, tutti coloro che lavorano, specie chi, del lavoro, conosce la fatica ma non le garanzie:

“Cari lavoratori e lavoratrici (…) la Chiesa sostiene, conforta, incoraggia ogni sforzo diretto a garantire a tutti un lavoro sicuro, dignitoso e stabile. Il Papa vi è vicino, è accanto alle vostre famiglie, ai vostri bambini, ai vostri giovani, ai vostri anziani e vi porta tutti nel cuore davanti a Dio”. (Discorso ai partecipanti al pellegrinaggio della diocesi di Terni, 26 marzo 2011)

“Davanti a Dio”. Cioè in quello spazio dove i beni prodotti diventano davvero un bene se, come afferma il Papa, si ricorda che il vero capitale da “scudare” è l’uomo:

“Dal primato della valenza etica del lavoro umano, derivano ulteriori priorità: quella dell’uomo sullo stesso lavoro, del lavoro sul capitale, della destinazione universale dei beni sul diritto alla proprietà privata: insomma la priorità dell’essere sull’avere”. (Discorso alle Acli, 27 gennaio 2006).

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