La vocazione di Bernadette
Posté par atempodiblog le 24 juin 2012
Il veggente non è fuori di questo mondo e tanto meno è esente dal peccato originale. Errori e debolezze possono certo convivere con la grandezza di una vocazione, come lo stesso vangelo ci conferma riguardo ai dodici apostoli. E’ bene quindi guardarsi dal facile scandalo degli scribi e dei farisei, pronti a filtrare il moscerino altrui, salvo poi a ingoiare loro stessi un cammello intero (cfr. Mt 23,24).
E’ opportuno anche sfatare il convincimento piuttosto radicato che un ragazzo o una ragazza che hanno avuto il dono della visione debbano necessariamente consacrarsi a Dio in un istituto religioso. Nella casa del Padre, ci insegna Gesù, molte sono le missioni, tutte degne e importanti. La vocazione è sempre una chiamata personalissima, che Dio rivolge a ognuno secondo i disegni imperscrutabili della sua sapienza e non secondo i nostri schemi mentali. Anche il veggente, come ognuno di noi, si trova di fronte alla necessità di un discernimento vocazionale. Una volta compresa la strada che Dio indica, non gli resta che percorrerla con generosità e perseveranza.
A questa riguardo la vita di Bernadette è di una luminosità esemplare. Nessuno pensi che sia diventata suora per qualche pressione esteriore. Al contrario, l’elezione di cui era stata fatta oggetto ha aperto il suo cuore all’ascolto attento e sollecito della volontà di Dio. La fanciulla ha risposto con disponibilità crescente alle chiamate della grazia, progredendo in questo mondo nel sono di sé, fino a fare della sua vita un poema d’amore con Dio e la più convincente incarnazione del messaggio di Lourdes.
Tratto da: Sui passi di Bernadette — Padre Livio Fanzaga
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