Ai piedi della Croce
Posté par atempodiblog le 1 juin 2012
Sul Calvario, dopo l’ultimo grido, Gesù aveva reclinato il capo, nell’abbandono completo della morte. Aveva dato tutto, ma non aveva ancora svelato tutto. “Ma uno dei soldati gli colpì il costato con la lancia e subito ne uscì sangue ed acqua” (Gv 19, 34). L’evangelista S. Giovanni contempla quel corpo trafitto, nel commosso silenzio del tramonto, e una acuta sensazione di mistero gli scende nell’anima; ricordava le parole che Dio aveva fatto pronunciare al profeta Zaccaria: “Riverserò uno spirito di grazia e di consolazione: guarderanno a colui che hanno trafitto” (Zc 12, 10). Dieci giorni dopo quel Venerdì Santo, nel fascino di Gesù risorto, Giovanni parla ancora di quel petto ferito. E questa volta la fede vi scorge orizzonti sconfinati, tanto che l’incredulo Tommaso, cadendo in ginocchio esclama: “Signore mio e Dio mio”.
Tutta la tradizione cristiana sosterà ai piedi della croce dalla quale pende Gesù col petto aperto, e cercherà di penetrare in quella sanguinante ferita sulla quale tanto insiste l’apostolo. Sarà proprio questa amorosa attenzione che guiderà le anime alla scoperta del “Cuore amante di Gesù”. Nei primi secoli della Chiesa la devozione al Sacro Cuore non è ben distinta dal culto delle Sacratissime Piaghe di Gesù, e specialmente da quello tributato alla ferita del Costato. Soltanto gradualmente venne fatto oggetto di culto speciale il Cuore come immagine dell’Amore del Verbo Incarnato.
FIORETTO: Porterò con me l’immagine di Gesù e con affetto dirò: “Dolce Cuore di Gesù, guidami Tu”.
GIACULATORIA: “O Cuor dolcissimo, t’amo sì poco ma vorrei struggermi del tuo bel foco”.
Fonte: Viviamo giugno col Sacro Cuore – Sacerdoti del S. Cuore (Dehoniani)
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