Le vacanze

Posté par atempodiblog le 29 juin 2012

Le vacanze dans Apparizioni mariane e santuari

L’estate sia un tempo che ci avvicina a Dio mediante la preghiera e la contempazione della bellezza della natura.

Dedichiamo qualche giorno delle nostre vacanze per la visita a un santuario, dove confessarci e partecipare alla S. Messa. Ogni santuario ha una grazia speciale a cui attingere.

Riserviamo un angolo quotidiano alla meditazione e a una lettura edificante, che riaccenda il fervore della vita spirituale.

Dilatiamo il cuore ai bisogni del prossimo, incominciando da chi ci sta più vicino, e alle molteplici iniziative del volontariato.

Il vero riposo è quello dell’anima che rinnova e ringiovanisce tutta la persona.

“Pregate, così potrete superare ogni stanchezza. La preghiera sarà per voi gioia e riposo” (Regina della pace – 30 – 5 – 1985).

“Cari figli, in questo tempo di grazia vi invito ad avvicinarvi ancora di più a Dio attraverso la vostra preghiera personale. Utilizzate bene il tempo di riposo e donate alla vostra anima e ai vostri occhi il riposo in Dio. Trovate la pace nella natura e scoprirete Dio, il Creatore al quale potrete rendere grazie per tutte le creature; allora troverete la gioia nel vostro cuore” (Regina della pace – 25 – 07 – 2001).

Padre Livio Fanzaga

Publié dans Apparizioni mariane e santuari, Padre Livio Fanzaga, Riflessioni, Stile di vita, Viaggi & Vacanze | Pas de Commentaire »

Il pellegrinaggio

Posté par atempodiblog le 29 juin 2012

Il pellegrinaggio dans Apparizioni mariane e santuari padre-Livio-Fanzaga-in-pellegrinaggio-a-Medjugorje

Approfittate dell’estate per riscoprire una delle dimensioni irrinunciabili della spiritualità biblica e cristiana, che è il pellegrinaggio.
Il pellegrinaggio è un esercizio di fede che cambia la vita, radicalmente diverso dal “turismo religioso”, che lascia le persone tali e quali.
L’importanza del pellegrinaggio, dal punto di vista spirituale, risiede nel fatto che riflette la visione della vita alla luce della Parola di Dio. La vita dell’uomo sulla terra non è un girovagare senza una meta finché le forze non si esauriscono.
Non è un labirinto dove uno si perde nell’affannosa e inutile ricerca di una via di uscita.
La vita dell’uomo è un cammino che ha una direzione e una meta. E’ un “esodo”, che si lascia alle spalle la schiavitù dell’Egitto e procede, superando ogni avversità, verso la terra promessa. E’ una navigazione attraverso le distese sconfinate del tempo, fino al porto di luce dell’eternità.
I luoghi santi, verso i quali il pellegrino cammina, sono una fonte di luce e di grazia, simbolo e anticipazione dei beni futuri verso i quali il suo cuore tende.
Il pellegrinaggio deve essere vissuto come un evento spirituale che cambia la vita. Questo comporta un lasciarsi indietro i fardelli inutili che gravano sulle spalle e che impediscono di alzare gli occhi al cielo. Esige uno spezzare le catene che impediscono di avanzare verso la libertà.
Nel pellegrinaggio il cristiano percorre la parabola della vita: dalle tenebre alla luce, dalla terra al cielo, dalla tristezza alla felicità. Ritagliamoci alcuni giorni delle nostre vacanze per fare questa meravigliosa esperienza: da soli, o in famiglia, o in gruppo. Non è necessario scegliere una meta lontana.
Quanti santuari, fonte di grazia, popolano le nostre terre! Il pellegrinaggio cristiano è per sua natura un cammino di conversione. Il cuore si stacca dall’effimero e si protende verso l’eterno.
Lascia alle spalle gli idoli e anela al Dio vivente. “Mi alzerò e andrò da mio Padre”. Con questa decisione faremo l’esperienza della gioia che ogni vero pellegrinaggio ha in serbo come dono.

Padre Livio Fanzaga
Tratto da: Il giornalino di Radio Maria

Publié dans Apparizioni mariane e santuari, Padre Livio Fanzaga, Stile di vita, Viaggi & Vacanze | Pas de Commentaire »

Celebrato il trentunesimo anniversario delle apparizioni della Madonna

Posté par atempodiblog le 26 juin 2012

Celebrato il trentunesimo anniversario delle apparizioni della Madonna dans Medjugorje

Anche quest’anno l’anniversario delle apparizioni della Madonna è stato celebrato solennemente a Medjugorje Lunedì 25 Giugno 2012, con numerosi pellegrini provenienti da tutti i continenti. Oltre ai pellegrini locali della Croazia e della Bosnia Erzegovina, sono stati a Medjugorje in gruppi più consistenti anche pellegrini provenienti dall’Inghilterra, dagli Stati Uniti, dal Portogallo, dall’Irlanda, dalla Germania, dall’Austria, dalla Repubblica Ceca, dalla Polonia, dall’Ucraina, dall’Italia, dalla Romania, dalla Svizzera, dall’Uganda, dalla Slovacchia, dalla Cina, dalla Francia, dalla Slovenia e dalla Corea. Oltre che con i consueti mezzi di trasporto, un notevole numero di pellegrini è giunto a Medjugorje a piedi per sciogliere i propri voti alla Regina della pace e ringraziare per le grazie loro elargite. I Sacerdoti si sono messi a disposizione per il Sacramento della Confessione a partire dalle quattro del mattino. Durante la giornata nella Chiesa parrocchiale, presso l’Altare esterno e nella Cappella dell’Adorazione sono state celebrate ventisei Sante Messe. Le Celebrazioni Eucaristiche in lingua croata sono state celebrate alle ore 5:00, 6:00, 7:00, 8:00, 9:00, 11:00 e 16:00, mentre il programma liturgico di preghiera serale è iniziato alle ore 18:00 con la preghiera del Rosario ed è proseguito con la Santa Messa delle ore 19:00. La Santa Messa serale presso l’Altare esterno della Chiesa parrocchiale di Medjugorje è stata presieduta dal Dott. fra Ivan Sesar, Provinciale della Provincia Francescana di Erzegovina, e concelebrata da centosessantadue Sacerdoti. La Celebrazione Eucaristica serale è stata accompagnata dal canto del coro “Regina della Pace” di Medjugorje, diretto da suor Irena Azinović. Al termine della Santa Messa, il Dott. fra Miljenko Šteko, Direttore del Centro Informativo “Mir” Medjugorje, ha rivolto ai presenti saluti e parole di ringraziamento. Oltre alla moltitudine di giornalisti stranieri e locali che hanno registrato l’evento di Medjugorje, Radio “Mir” Medjugorje ed il portale del CIMM hanno trasmesso in diretta il programma di preghiera, permettendo così agli altri mezzi di informazione collegamenti completi o temporanei. Domenica 24 Giugno, la Santa Messa vigiliare delle ore 19:00 è stata presieduta dal Dott. fra Ivan Dugandžić e concelebrata da centotrentaquattro Sacerdoti. Quel giorno si è svolta anche la tradizionale Ventunesima Marcia della Pace dal Convento di Sant’Antonio a Humac alla Chiesa parrocchiale di Medjugorje.

Fonte: Medjugorje.hr

Publié dans Medjugorje | Pas de Commentaire »

La gioia degli altri è la mia gioia

Posté par atempodiblog le 24 juin 2012

La gioia degli altri è la mia gioia dans Citazioni, frasi e pensieri Santa-Faustina

Rimango enormemente stupita, per il fatto che si possa avere un’invidia tanto grande. Io vedendo il bene di qualcuno, me ne rallegro come se lo possedessi io stessa; la gioia degli altri è la mia gioia, e la sofferenza degli altri è la mia sofferenza, poiché se fosse diversamente non oserei aver rapporti con Gesù.

Santa Faustina Kowalska

Publié dans Citazioni, frasi e pensieri, Santa Faustina Kowalska | Pas de Commentaire »

La vocazione di Bernadette

Posté par atempodiblog le 24 juin 2012

La vocazione di Bernadette dans Libri

Il veggente non è fuori di questo mondo e tanto meno è esente dal peccato originale. Errori e debolezze possono certo convivere con la grandezza di una vocazione, come lo stesso vangelo ci conferma riguardo ai dodici apostoli. E’ bene quindi guardarsi dal facile scandalo degli scribi e dei farisei, pronti a filtrare il moscerino altrui, salvo poi a ingoiare loro stessi un cammello intero (cfr. Mt 23,24).
E’ opportuno anche sfatare il convincimento piuttosto radicato che un ragazzo o una ragazza che hanno avuto il dono della visione debbano necessariamente consacrarsi a Dio in un istituto religioso. Nella casa del Padre, ci insegna Gesù, molte sono le missioni, tutte degne e importanti. La vocazione è sempre una chiamata personalissima, che Dio rivolge a ognuno secondo i disegni imperscrutabili della sua sapienza e non secondo i nostri schemi mentali. Anche il veggente, come ognuno di noi, si trova di fronte alla necessità di un discernimento vocazionale. Una volta compresa la strada che Dio indica, non gli resta che percorrerla con generosità e perseveranza.
A questa riguardo la vita di Bernadette è di una luminosità esemplare. Nessuno pensi che sia diventata suora per qualche pressione esteriore. Al contrario, l’elezione di cui era stata fatta oggetto ha aperto il suo cuore all’ascolto attento e sollecito della volontà di Dio. La fanciulla ha risposto con disponibilità crescente alle chiamate della grazia, progredendo in questo mondo nel sono di sé, fino a fare della sua vita un poema d’amore con Dio e la più convincente incarnazione del messaggio di Lourdes.

Tratto da: Sui passi di Bernadette — Padre Livio Fanzaga

Publié dans Libri, Padre Livio Fanzaga, Santa Bernadette Soubirous | Pas de Commentaire »

I persecutori di Padre Pio

Posté par atempodiblog le 24 juin 2012

I persecutori di Padre Pio dans Antonio Socci San-Padre-Pio

Certo, Padre Pio sopportò tutte le persecuzioni in silenzio. Offrì e si lasciò infangare. Perdonò al punto che in anni successivi ha soccorso diversi di coloro che gli avevano fatto il male. Tuttavia questo atteggiamento non scusa chi lo ha vessato e colpito. Oggi viene spesso invocato nel mondo ecclesiastico come per dire che anche le persecuzioni dei santi sono permesse da Dio per affinare la loro santità e quasi si insinua che esse facciano parte del disegno divino.
Questo ragionamento è inaccettabile e blasfemo.  Come ha scritto Cleonice Morcalli: “Beati i crocifissi, ma guai a chi li crocifigge”. Dio sa trarre anche da quelle circostanze il bene, tuttavia coloro che hanno ingiustamente perseguitato i santi non per questo ne sono giustificati, tanto meno possono sentirsi uno strumento di Dio. Al contrario dovranno rendergli conto e sarà un conto molto salato.

di  Antonio Socci – Il segreto di Padre Pio

Publié dans Antonio Socci, Libri, Padre Pio | Pas de Commentaire »

“Il nostro amore speciale”: il ricordo di Chiara Corbella nelle parole del marito Enrico

Posté par atempodiblog le 20 juin 2012

“Il nostro amore speciale”: il ricordo di Chiara Corbella nelle parole del marito Enrico
Fonte: Radio Vaticana

“Il nostro amore speciale”: il ricordo di Chiara Corbella nelle parole del marito Enrico dans Articoli di Giornali e News

“Vado in cielo ad occuparmi di Maria e Davide, e tu rimani con il papà. Io da lì prego per voi”. E’ questa una frase che Chiara Corbella, una giovane ragazza romana di 28 anni, ha scritto al figlio Francesco prima di morire, una settimana fa, per un tumore scoperto al quinto mese di gravidanza. Una maternità affrontata con forza dopo la scelta di rimandare le cure alla nascita del bambino. Era la terza gravidanza di Chiara: Maria e Davide erano scomparsi poco dopo il parto. Entrambi erano nati con gravi malformazioni. “I nostri cuori innamorati sulla Croce”: così ha detto Enrico Petrillo, il marito di Chiara che al microfono di Benedetta Capelli ha voluto dare la sua testimonianza:

R. – Vivere con mia moglie, con Chiara, sia nel fidanzamento sia da sposati, è stato bellissimo. Abbiamo avuto una vita veramente piena. Io non so bene come definirla… Anche attraverso le vite dei nostri figli abbiamo scoperto che la vita, trenta minuti o cent’anni, non c’è molta differenza. Ed è stato sempre meraviglioso scoprire questo amore più grande ogni volta che affrontavamo un problema, un dramma. In realtà, noi nella fede vedevamo che dietro a questo si nascondeva una grazia più grande del Signore. E quindi, ci innamoravamo ogni volta di più di noi e di Gesù. Questo amore non ci aveva mai deluso e quindi, ogni volta, non perdevamo tempo, anche se tutti intorno a noi ci dicevano: « Aspettate, non abbiate fretta di fare un altro figlio”. Invece noi dicevamo: “Ma perché dobbiamo aspettare?”. Quindi, abbiamo vissuto questo amore più forte della morte. La grazia che ci ha dato il Signore è stata di non aver messo paletti, barriere alla sua grazia. Abbiamo detto questo “sì”, ci siamo aggrappati a lui con tutte le nostre forze, anche perché quello che ci chiedeva era sicuramente più grande di noi. E allora, avendo questa consapevolezza sapevamo che da soli non avremmo potuto farcela, ma con Lui sì. Abbiamo avuto un fidanzamento ordinario, ci siamo lasciati, litigavamo un po’, come tutti i fidanzati. Però, a un certo punto, quando abbiamo deciso di fare le cose seriamente, è cambiato tutto. Abbiamo scoperto che l’unica cosa straordinaria è la vita stessa. Dice il Signore: “A quanti l’hanno accolto ha dato il potere di diventare figli di Dio”. Chiara ed io abbiamo desiderato profondamente questa cosa: di diventare figli del Signore. Siamo noi che dobbiamo scegliere se questa vita è un caso, oppure se esiste un Padre che ci ha creato e che ci ama.

D. – Quanto accaduto a Chiara assomiglia tanto all’esperienza di Gianna Beretta Molla che Giovanni Paolo II definì « un inno alla vita, una santa della quotidianità ». L’amore per la vita, come ci raccontavi ha proprio guidato Chiara in tutta la sua esistenza…

R. – Sì, è proprio così. Chiara sin da piccola è stata educata da bravi genitori al cristianesimo, all’incontro con Gesù, e da subito ha manifestato una sensibilità e una docilità allo Spirito molto speciale, nutrendo anche fin da piccola un rapporto particolare con la Vergine Maria. Questa cosa se l’è portata per tutta la vita e logicamente, se ami Gesù Cristo, come non si può non amare la vita in tutti i suoi aspetti?

D. – In un filmato su Youtube, Chiara ha detto questa frase: “Il Signore mette la verità in ognuno di noi; non c’è possibilità di fraintendere”. Alla luce di quanto accaduto – dei dolori, delle incertezze, delle scelte fatte – qual è la verità che hai scoperto?

R. – Quella frase si riferisce al fatto che il mondo di oggi, secondo noi, ti propone delle scelte sbagliate di fronte all’aborto, di fronte a un bimbo malato, di fronte a un anziano terminale, magari con l’eutanasia… Il Signore risponde con questa nostra storia che, come ti ho detto prima, un po’ si è scritta da sola: noi siamo stati un po’ spettatori di noi stessi, in questi anni. Risponde a tante domande che sono di una profondità incredibile. Il Signore, però, risponde sempre molto chiaramente: siamo noi che amiamo filosofeggiare sulla vita, su chi l’ha creata e quindi, alla fine, ci confondiamo da soli volendo diventare un po’ padroni della vita e cercando di sfuggire dalla Croce che il Signore ci dona. In realtà, questa Croce – se la vivi con Cristo – non è brutta come sembra. Se ti fidi di lui, scopri che in questo fuoco, in questa Croce non bruci e che nel dolore c’è la pace e nella morte c’è la gioia. Riflettevo molto, soprattutto in quest’anno, sulla frase del Vangelo che dice che il Signore ci dà una Croce dolce e un carico leggero. Quando vedevo Chiara che stava per morire ero ovviamente molto scosso. Quindi, ho preso coraggio e poche ore prima – era verso le otto del mattino, Chiara è morta a mezzogiorno – gliel’ho chiesto. Le ho detto: “Chiara, amore mio, ma questa Croce è veramente dolce, come dice il Signore?”. Lei mi ha guardato, mi ha sorriso e con un filo di voce mi ha detto: “Sì, Enrico, è molto dolce”. Così, tutta la famiglia, noi non abbiamo visto morire Chiara serena: l’abbiamo vista morire felice, che è tutta un’altra cosa.

D. – A tuo figlio Francesco cosa racconterai di quello che è successo e, soprattutto, cosa racconterai quando ti chiederà di mamma Chiara?

R. – Gli racconterò sicuramente di come è bello lasciarsi amare da Dio, perché se ti senti amato puoi fare tutto. Questa, secondo me, è l’essenza, la cosa più importante della vita: lasciarsi amare, per poi a nostra volta amare e morire felici. Questo è quello che gli racconterò. E gli racconterò che questo ha fatto mamma Chiara. Lei si è lasciata amare e, in un certo senso, mi sembra che stia amando un po’ tutto il mondo. La sento più viva oggi che prima. E poi, il fatto di averla vista morire felice per me è stata una sconfitta della morte. A me metteva molto paura pensare, dopo le esperienze anche dei miei figli, di Davide e Maria, di poter veder morire anche mio figlio Francesco. Oggi, so che c’è una cosa bellissima di là che ci aspetta.

D. – Quando ti dicono che c’è questo profumo di santità intorno a Chiara, è una cosa che ti disturba?

R. – Sinceramente, mi lascia abbastanza indifferente. Nel senso che Chiara e io avevamo fatto altre scelte, per la vita: avremmo desiderato tanto invecchiare insieme. Però, anche in questo momento della nostra storia vedo come Dio ogni giorno mi meravigli… Io sapevo che mia moglie era speciale: credo che la beatitudine, che una persona venga proclamata beata perché beato significa essere felici. Chiara e in parte anch’io abbiamo vissuto tutta questa storia con una grande gioia nel cuore, e questo mi faceva intuire delle cose grandi. Però, oggi sono meravigliato, perché mi sembrano molto più grandi di quello che io potessi pensare.

Publié dans Articoli di Giornali e News, Chiara Corbella Petrillo, Riflessioni, Stile di vita | Pas de Commentaire »

Portare le anime tra le braccia della Madre

Posté par atempodiblog le 20 juin 2012

Portare le anime tra le braccia della Madre dans Medjugorje

Dobbiamo aiutare i peccatori con il nostro esempio, con la nostra parola, con le nostre preghiere, con i digiuni, dice la Madonna, con la nostra santità. Dobbiamo aiutarli ad aprire gli occhi, ad arricchire le loro anime, perché “nessuno è più povero di chi non crede, di chi è nel peccato”, diceva Madre Teresa di Calcutta. In modo tale che noi abbiamo a riportare tra le braccia di Maria coloro che sono lontani.
Guardate che è una bella cosa! Noi con le nostre preghiere, i nostri sacrifici, la nostra testimonianza, il nostro apostolato possiamo aiutare la gente ad aprire gli occhi, ad arricchire le proprie anime ed a portarla nelle braccia di Maria. Dovremmo poterlo fare ogni giorno. Ogni giorno riportare qualcuno fra le braccia di Maria. Voi dite: “come fare?”. Magari con la preghiera, i sacrifici e la testimonianza noi portiamo le anime tra le braccia di Maria senza che ce ne accorgiamo. Questa è una grande responsabilità che ci viene data.

Padre Livio Fanzaga

Publié dans Medjugorje, Padre Livio Fanzaga | Pas de Commentaire »

Il cardinale Bertone: si tenta di destabilizzare la Chiesa e dividere il Papa dai suoi collaboratori

Posté par atempodiblog le 20 juin 2012

C’è una « volontà di divisione che viene dal maligno », un clima di « meschinità » e menzogna che ignora o cancella il luminoso cammino della Chiesa, unita al Papa: così, il cardinale segretario di Stato vaticano, Tarcisio Bertone, in una lunga intervista al settimanale « Famiglia Cristiana ». Il porporato si sofferma su quanto sta accadendo in Vaticano: dalla fuga di documenti privati, alle ipotesi di complotto, all’allontanamento del prof. Gotti Tedeschi dalla presidenza dello Ior, invocando il senso della “ricerca della verità” e della “proporzione dei fatti”.
di Gabriella Ceraso – Radio Vaticana

Il cardinale Bertone: si tenta di destabilizzare la Chiesa e dividere il Papa dai suoi collaboratori dans Articoli di Giornali e News

Il cardinale Bertone afferma che è in atto un tentativo per destabilizzare la Chiesa e fermare la grande « azione chiarificatrice e purificatrice » svolta da Benedetto XVI. C’è, sottolinea, un “tentativo accanito di creare divisioni tra il Santo Padre e i suoi collaboratori e tra questi, e c’è qualcosa di iniquo nel voler colpire chi si dedica con maggior passione e fiducia al bene della Chiesa ». Io, prosegue, « sono al centro della mischia e vivo queste vicende con dolore ». Il cardinale Bertone parla – con « Famiglia Cristiana » – di quanto accade in questi giorni nella vita della Chiesa, con particolare riferimento alla fuga di documenti riservati dal Vaticano. “Il tradimento della fiducia che c’è stato, è il fatto più doloroso”, afferma, “ma è accaduto”; il lavoro della Commissione cardinalizia e l’indagine in corso dimostrano però la volontà di fare totale chiarezza. « E’ un atto immorale di inaudita gravità pubblicare lettere e documenti inviati al Santo Padre, da persone che hanno diritto alla privacy », ribadisce il porporato, « un vulnus a un diritto costituzionale », da osservare e far osservare. Il segretario di Stato vaticano esclude ogni coinvolgimento di cardinali o lotte fra personalità ecclesiastiche « per la conquista di un fantomatico potere ». Il cardinale Bertone rilancia altresì un impegno di collegialità e un’unità di intenti in Vaticano, che, afferma, « non esiste altrove ». Nessun dubbio infine sulle ragioni dell’allontanamento di Gotti Tedeschi dalla presidenza dello Ior: non mancata trasparenza, sottolinea, ma il deterioramento di rapporti fra consiglieri per « prese di posizione non condivise ».

Publié dans Articoli di Giornali e News | Pas de Commentaire »

Laddove si vede Dio, comincia veramente la vita

Posté par atempodiblog le 20 juin 2012

Laddove si vede Dio, comincia veramente la vita dans Citazioni, frasi e pensieri

“Solo quando incontriamo in Cristo il Dio vivente, noi conosciamo che cosa è la vita. Non siamo il prodotto casuale e senza senso dell’evoluzione. Ciascuno di noi è il frutto di un pensiero di Dio. Ciascuno di noi è voluto, ciascuno è amato, ciascuno è necessario. Non vi è niente di più bello che essere raggiunti, sorpresi dal Vangelo, da Cristo. Non vi è niente di più bello che conoscere Lui e comunicare agli altri l’amicizia con lui”.

Benedetto XVI

Publié dans Citazioni, frasi e pensieri, Fede, morale e teologia | Pas de Commentaire »

Con Maria appare il mondo nuovo

Posté par atempodiblog le 17 juin 2012

Con Maria appare il mondo nuovo dans Apparizioni mariane e santuari

Con Maria appare il mondo nuovo […] E’ come se d’improvviso si facesse visibile un  mondo sempre presente, ma che abitualmente rimane nascosto; come se gli occhi dell’uomo acquistassero un nuovo potere visivo […] Dalle apparizioni abbiamo la certezza di un mondo di luce, di purezza e di amore […] nella Madonna è la creazione intera che si è rinnovata. E’ lei stessa la nuova creazione, non contaminata dal male e vittoriosa [… ] L’apparizione fa presente il mondo redento […] L’apparizione non è dunque un’azione di Dio sull’immaginazione dell’uomo. Credo che non si possa negare la sua oggettiva realtà. Veramente è la Vergine Santa che appare, veramente gli uomini entrano in rapporto con lei e con il suo Figlio divino […] La Vergine non può abbandonare i suoi figli prima della manifestazione pubblica e solenne della sua vittoria sul male. Madre di tutti, essa non potrebbe separarsi da noi che viviamo nella pena, sottoposti ad ogni tentazione, incapaci di sottrarci alla morte.

Riflessione di Don Divo Barsotti su Medjugorje – Avvenire 2001

Publié dans Apparizioni mariane e santuari, Fede, morale e teologia, Medjugorje | Pas de Commentaire »

Papa: nel mondo che confida solo sull’efficienza, testimoniamo la potenza della preghiera

Posté par atempodiblog le 13 juin 2012

All’udienza generale, Benedetto XVI commenta la II Lettera ai corinti. San Paolo ricorda le difficoltà e opposizioni incontrate, ma non si vanta della sua forza e dei suoi successi, ma di quello che Dio ha fatto tramite lui. Fino a dire: « mi compiaccio delle mie debolezze, mi basta la forza di Cristo ».

Papa: nel mondo che confida solo sull'efficienza, testimoniamo la potenza della preghiera dans Fede, morale e teologia

Città del Vaticano (AsiaNews) – In un mondo in cui « rischiamo di confidare solo sull’efficienza e la potenza dei mezzi umani, in questo mondo siamo chiamati a riscoprire e testimoniare la potenza della preghiera con la quale cresciamo ogni giorno nel conformare la nostra vita a quella di Cristo, il quale ‘fu crocifisso per la sua debolezza, ma vive per la potenza di Dio’ », un Dio che non ci libera dai mali, ma ci aiuta a maturare di fronte alle sofferenze, alle difficoltà, alla persecuzione. E’ l’insegnamento che Benedetto XVI ha tratto dalla II Lettera ai corinti, della quale ha parlato alle ottomila persone presenti nell’aula Paolo VI per l’udienza generale.

Il testo paolino, ha spiegato il Papa, dimostra che anche « se il nostro mondo esteriore si sta disfacendo », « se rimaniamo in Dio », « quello interiore matura ogni giorno nelle prove ». San Paolo, infatti « non elenca le comunità che ha fondato, i chilometri che ha percorso; non si limita a ricordare le difficoltà e le opposizioni che ha affrontato per annunciare il Vangelo, ma indica il suo rapporto con il Signore, un rapporto così intenso da essere caratterizzato anche da momenti di estasi, di contemplazione profonda; quindi non si vanta di ciò che ha fatto, della sua forza, ma si vanta dell’azione di Dio in lui e tramite lui ». E « per raccontare ciò che non si può raccontare, parla addirittura in terza persona, quando dice: So che un uomo, in Cristo, quattordici anni fa fu rapito fino al terzo cielo. E so che quest’uomo fu rapito in paradiso e udì parole indicibili che non è lecito ad alcuno pronunciare ».

« La contemplazione è così profonda e intensa che l’Apostolo non ricorda neppure i contenuti della rivelazione ricevuta, ma ha ben presenti la data e le circostanze in cui il Signore lo ha afferrato in modo così totale, lo ha attirato a sé, come aveva fatto sulla strada di Damasco al momento della sua conversione »

Per non montare in superbia « porta in sé una spina, una sofferenza » dalla quale ha pregato di essere liberato. « Il Risorto gli rivolge una parola chiara e rassicurante: Ti basta la mia grazia; la forza infatti si manifesta pienamente nella debolezza ». « Il commento di Paolo a queste parole può lasciare stupiti, ma rivela come egli abbia compreso che cosa significa essere veramente apostolo: ‘Mi vanterò quindi ben volentieri delle mie debolezze, perché dimori in me la potenza di Cristo. Perciò mi compiaccio nelle mie debolezze, negli oltraggi, nelle difficoltà, nelle persecuzioni, nelle angosce sofferte per Cristo: infatti quando sono debole, è allora che sono forte’ ».

Paolo « comprende con chiarezza come affrontare e vivere ogni evento, soprattutto la sofferenza, la difficoltà, la persecuzione: nel momento in cui si sperimenta la propria debolezza, si manifesta la potenza di Dio, che non abbandona, non lascia soli, ma diventa sostegno e forza ».

E anche per noi, quanto più « cresce la nostra unione con il Signore e si fa intensa la nostra preghiera, anche noi andiamo all’essenziale e comprendiamo che non è la potenza dei nostri mezzi, delle nostre virtù, delle nostre capacità che realizza il Regno di Dio, ma è Dio che opera meraviglie proprio attraverso la nostra debolezza, la nostra inadeguatezza all’incarico. Dobbiamo avere l’umiltà di non confidare in noi stessi, ma di lavorare nella vigna del Signore, affidandoci a Lui ».

Un altro punto che si evidenzia dalla Lettera, è il valore della contemplazione di Dio. Essa è allo stesso tempo, « affascinante e tremendo: affascinante perché Egli ci attira a sé e rapisce il nostro cuore verso l’alto, portandolo alla sua altezza dove sperimentiamo la pace, la bellezza del suo amore; tremendo perché mette a nudo la nostra debolezza umana, la nostra inadeguatezza, la fatica di vincere il Maligno che insidia la nostra vita, quella spina conficcata anche nella nostra carne. Nella preghiera, nella contemplazione quotidiana del Signore, noi riceviamo la forza dell’amore di Dio ».

« Quanto più diamo spazio alla preghiera – ha concluso il Papa – tanto più vedremo che la nostra vita si trasformerà e sarà animata dalla forza concreta dell’amore di Dio. Così avvenne, ad esempio, per la beata Madre Teresa di Calcutta, che nella contemplazione di Gesù trovava la ragione ultima e la forza incredibile per riconoscerlo nei poveri e negli abbandonati, nonostante la sua fragile figura. La contemplazione di Cristo nella nostra vita non ci estranea, come già detto, dalla realtà, bensì ci rende ancora più partecipi delle vicende umane, perché il Signore, attirandoci a sé nella preghiera, ci permette di farci presenti e prossimi ad ogni fratello nel suo amore ».

AsiaNews.it

Publié dans Fede, morale e teologia | Pas de Commentaire »

Don Dolindo tra bocciature e una grazia improvvisa…

Posté par atempodiblog le 12 juin 2012

Don Dolindo tra bocciature e una grazia improvvisa... dans Don Dolindo Ruotolo dondolindoruotolo

Il primo esame al liceo Genovesi: bocciato!
Nel 1891 papà comperò una casa al Vico Nilo n. 26, dove ci trasferimmo nello stesso anno o nell’anno successivo, non ricordo. Siccome mio fratello Elio era abbastanza grande, papà lo preparò con una certa accuratezza agli esami di ammissione in quella classe che allora si chiamava prima ginnasiale, e lo pose in condizione da essere approvato. Se ricordo bene, gli regalò anche in premio un orologio di nickel.
Io fui lasciato in disparte come cretino.
Ma ecco la decisione improvvisa e assurda di mio padre. Volle che avessi fatto anch’io la prima ginnasiale senza andare a scuola. Dovevo copiare (sic!) i libri di Elio, e poi impararli sotto la guida di Elio stesso. Ed io stavo, così, giornate intere per terra sul famoso scalino a copiare. Ma era logico che non apprendessi nulla. Avrei avuto tanto desiderio di apprendere il latino, perché volevo essere Sacerdote, ma come potevo apprenderlo in quel modo e senza capirne nulla? Non avevo poi nessuna idea di grammatica, di geografia, di aritmetica.
Ciò nonostante, papà, nel luglio del 1894, volle che mi presentassi al ginnasio governativo Genovesi, in piazza del Gesú, per fare gli esai di ammissione in seconda ginnasiale.
E’ superfluo dire quale fu l’esito di questi esami: italiano 2 o 3; latino 2; geografia zero assoluto. In compenso, naturalmente, la mia abituale ed atroce scarica di percosse. Ripetetti gli esami ad ottobre colmedesimo risultato.
Papà allora mi presentò dai Gesuiti, al collegio Pontano, che allora si trovava in Via Atri. Feci gli esami: stesso risultato.
Papà non si rassegnava a darsi per vinto, e tanto disse e tanto fece col preside del «Genovesi», che era allora il prof. Simoncelli, che mi fece ammettere,
per grazia, in prima ginnasiale. Mio fratello Elio passò in 2° ginnasio.
Avevo dodici anni, ma di statura ero piccolo piccolo, il più piccolo della classe; serbavo una condotta irreprensibile e il professore mi fece capo classe.
Le lezioni a memoria le portavo; le imparavo macchinalmente senza capirne nulla; ma gli scritti erano una rovina. Il professore mi voleva bene e cercava di aiutarmi, ma io ero chiuso di mente.
Era impossibile avere amicizie nella scuola; papà lo proibiva. Per impedirlo, egli ci faceva uscire di casa pochi minuti prima che cominciasse la scuola, in modo che dovevamo andarci di corsa per trovarci in tempo. Finita la scuola, dovevamo ritornare di corsa a casa. Non ho avuto perciò mai amicizie con nessuno; non potevo neppure scambiare parola col compagno, vicino di banco.

Un incidente diplomatico
Il mio abbigliamento era originale: un vestito unto e sdrucito, un berretto ingrassato a visiera, le scarpe rotte.
In giorni determinati della settimana, dopo lo studio di classe vi era, in palestra, a scuola, la lezione di ginnastica. Era allora che io mettevo in esposizione i miei cenci.
Una volta non avendo cosa mettermi addosso, fui costretto ad indossare un vecchio calzone di papà, al quale raccorciai io stesso, semplicemente, con una sforbiciata, i gambali. Me lo fermai, quindi, alla vita con uno spago. Ero pronto per la palestra. Com’era logico, fui deriso dai compagni; ma il colmo avvenne quando fui chiamato per il salto alla balestra.
- Pronti? -
- Viaaa! – E corsi al salto. Si spezzò lo spago che reggeva i calzoni e lasciamo andare quel che avvenne…
Mi allontanai pieno di vergogna.
Alla fine dell’anno, feci gli esami; fui riprovato, ebbi un mondo di percosse e dovetti ripetere la classe ancora una volta. Comunque, nella scuola, non appresi nulla: né il bene, né il male.

[...]

Di nuovo agli studi: un disastro! Poi una grazia improvvisa…
La mattina seguente fummo condotti alla scuola del collegio secolare annesso alla casa.

Io frequentavo la 2a ginnasiale e mi feci ben presto notare per la mia cretinaggine. Al solito le lezioni a memoria le imparavo; ma dove si richiedeva l’intelligenza e la riflessione, io non ne combinavo nulla.
Fu allora che mi raccomandai tanto a Gesú e alla Madonna perché mi avessero aiutato.
Avvenne poi un fatto curioso.
Recitavo con i condiscepoli il S. Rosario ed avevo davanti a me una immagine della Madonna (che conservo) appoggiata ad un libro.
Dissi alla Madonna: «O mia dolce Mamma, se mi vuoi Sacerdote, dammi l’intelligenza, perché lo vedi che sono un cretino».
D’un tratto, genuflesso com’ero, mi assopii: l’immagine si mosse per il vento o altro, non so dirlo, mi toccò la fronte e mi svegliai dall’assopimento con la povera mia mente svelta e lucida.
Era una grande misericordia di Dio. Oramai io ero fuori dei pericoli esterni del male e l’intelligenza poteva giovarmi a conoscere e ad amare Dio.
Io infatti non ebbi l’intelligenza che per conoscere ed amare Dio.

Sac Dolindo Ruotolo

Publié dans Don Dolindo Ruotolo, Stile di vita | Pas de Commentaire »

Il valore dell’adorazione eucaristica

Posté par atempodiblog le 11 juin 2012

Cosa ha portato Gesù nel mondo? dans Fede, morale e teologia benedettoxvi

La solennità del Corpo e Sangue del Signore ci ripropone anche il valore dell’adorazione eucaristica. Il Servo di Dio Paolo VI ricordava che la Chiesa cattolica professa il culto dell’Eucaristia «non solo durante la Messa, ma anche fuori della sua celebrazione, conservando con la massima diligenza le ostie consacrate, presentandole alla solenne venerazione dei fedeli cristiani, portandole in processione con gaudio della folla cristiana» (Enc. Mysterium fidei, 57). La preghiera di adorazione si può compiere sia personalmente, sostando in raccoglimento davanti al tabernacolo, sia in forma comunitaria, anche con salmi e canti, ma sempre privilegiando il silenzio, in cui ascoltare interiormente il Signore vivo e presente nel Sacramento. La Vergine Maria è maestra anche di questa preghiera, perché nessuno più e meglio di lei ha saputo contemplare Gesù con sguardo di fede e accogliere nel cuore le intime risonanze della sua presenza umana e divina. Per sua intercessione si diffonda e cresca in ogni comunità ecclesiale un’autentica e profonda fede nel Mistero eucaristico.

Benedetto XVI

Publié dans Fede, morale e teologia | Pas de Commentaire »

L’unico rifugio, nella notte del mondo

Posté par atempodiblog le 11 juin 2012

L'unico rifugio, nella notte del mondo dans Antonio Socci

Nella notte del mondo e anche nella notte (attuale) della Curia romana, in una notte in cui tutti, umili o potenti, brancolano nel buio, c’è un popolo in cammino che sa dove andare: a Loreto, alla piccola, umile e immensa casa della Madre di Gesù.
E’ infatti il popolo di Maria che ogni anno cresce in entusiasmo e in numero: quest’anno (cioè stanotte) in novantamila hanno affrontato a piedi il cammino di 40 chilometri che separa Macerata da Loreto, dov’è la Santa Casa, per il tradizionale pellegrinaggio che nacque 34 anni fa come iniziativa degli studenti di Comunione e liberazione ed è diventato il grande pellegrinaggio dei giovani.
Alla fine di un anno di studio, di lavoro, di gioie e dolori, vanno ad abbracciare lei, la grande Consolatrice, la Stella del mattino.
E’ lei la Madre dei giovani perché è la Madre di Gesù, giovinezza del mondo. E’ la dolce soccorritrice che ha nel cuore tutti e che sostiene il cammino di ciascuno verso il suo destino luminoso. Anche nel dolore.

Da soli non si riuscirebbe a camminare per una notte intera, così a lungo. Camminare insieme dà forza e rende possibile l’impossibile.
La fatica di un duro cammino nella notte, sacrificando il sonno, aiuta a portare fra le braccia di Maria tutti i desideri, le persone sofferenti, i drammi, le domande, i problemi di ciascuno e di tanti amici che non hanno potuto essere presenti.
Lì, in quella casa dove Dio si è fatto uomo, dove lei ha cresciuto Gesù, dove Gesù è diventato grande e da dove è partito per andare a morire e così salvare il mondo, la Madonna stringe al suo cuore ognuno come il figlio prediletto e porta tutte le implorazioni davanti al trono di Dio che a lei nulla può negare.
Sempre, nei momenti di tribolazione (guerre, terremoti, epidemie) il popolo ha cercato rifugio fra le braccia di Maria. E sempre, nei momenti di più grande crisi della Chiesa (come gli anni Settanta), i santuari mariani sono stati la roccaforte della resistenza e della rinascita del popolo cristiano.
Non le accademie teologiche (che spesso deviano dietro alle ideologie mondane), non le burocrazie clericali (impegnate spesso a farsi la guerra e talora a perseguitare i santi), non i cosiddetti intellettuali cattolici, ma i santuari di Maria.

Oggi è di nuovo così. Lourdes, Fatima, Medjugorije, la Porziuncola, Pompei, Caravaggio e tanti altri (compresa Radio Maria che è un grande santuario nell’etere). Ma Loreto ha un posto speciale.
Non solo perché è un miracolo il santuario stesso, ma perché fin dai primi tempi dell’annuncio di Gesù, per la Galilea e la Giudea, la casa di Maria è stata il rifugio, la fonte ristoratrice, l’oasi.
Anzitutto per Gesù stesso che nell’abbraccio della Madre – tornando o facendo sosta nei suoi instancabili viaggi per le polverose città della sua terra – trovava consolazione dalle tante incomprensioni e dal tanto odio che contro di lui accumulavano tutte le élite e tutti i poteri.
Ma la piccola casa di Maria e il suo immenso cuore erano il rifugio anche di tutti quelli che, feriti dall’orrore del mondo, Gesù si caricava sulle spalle e poi portava a consolare e abbracciare.
Nel meraviglioso “L’Evangelo come mi è stato rivelato”, della mistica Maria Valtorta che ha potuto rivivere e riferire tutta la vita pubblica di Gesù, vi sono storie bellissime.
Per esempio quella della splendida Aglae che da Siracusa era finita schiava-concubina dell’erodiano Sciammai, a Ebron. Viveva in quella che un tempo era stata la casa di Elisabetta, Zaccaria e del Battista.
L’incontro con Gesù la folgora. Lei donerà agli apostoli i suoi gioielli con i quali verrà riscattato proprio il Battista nel primo arresto.
La donna, dopo aver ascoltato, sotto l’anonimato del velo, la predicazione di Gesù scapperà dal padrone e si rifugerà da Maria a Nazaret, dove diventa una delle prime discepole ed eremite cristiane.
Anche Aurea è una schiava, poco più che bambina, proveniente dalla Gallia e acquistata dal romano Ennio Cassio.
La notte in cui, a Cesarea Marittima, il padrone l’avrebbe “iniziata” alle sue orge, Gesù – tramite Claudia, la moglie di Pilato – riesce a farla liberare e a farla riparare fra le braccia di Maria, a Nazaret, dove diventa Cristiana di nome e di fede.
Storie simili sono quelle di Marziam, un bambino orfano, di altri due bimbi orfani, Maria e Mattia, cacciati dal feroce padrone dei loro genitori e raccolti per strada da Gesù che li porta da Maria, dove ritrovano l’amore (sono infine adottati, anch’essi dai discepoli).
O il caso di Sintica, una schiava greca, molto colta e di nobili origini, che, fuggita dal padrone, viene nascosta da Gesù e dagli apostoli e poi – anch’essa – ripara fra le braccia di Maria a Nazaret.
Come pure Giovanni di Endor, che fu maestro a Cintium, poi, per un crimine di sangue, fu ergastolano, evase e visse sotto anonimato, finché incontrò Gesù e si convertì: nella casa di Maria trovò la pace che sempre, nella vita, aveva cercato.
Ce ne sono molte altre di storie così. Per tutti costoro poi il distacco da Maria, dalla sua piccola casa di Nazaret, sarà dolorosissimo perché nessuno vuole allontanarsi da una simile madre.
E’ proprio a Maria, nella sua casa di Nazaret, che Gesù affida i suoi gioielli più preziosi, alcune giovani ragazze (come le figlie di Filippo) che vogliono fare voto di verginità come lei e che rappresentano il primo albore di quell’esercito di giovani che, nel corso dei secoli, doneranno tutta la loro vita a Gesù.
Ma da Maria, a Nazaret, inevitabilmente vanno anche tutti coloro che, colpiti o affascinati da Gesù, non sanno come raggiungerlo o temono di non esserne degni.
Come Maria Maddalena – bellissima, ricca e dissoluta (perfino drogata) – che, incontrando Gesù vede capovolgere la sua vita, abbandona i piaceri del mondo e prima di gettarsi ai suoi piedi cammina nella notte fino a Nazaret, da Maria, che l’abbraccerà e l’accompagnerà dal Figlio.
Nell’Opera della Valtorta si nota come tutti coloro che incontrano e seguono Gesù sono poi affascinati dalla Madre che, a sua volta, li riporta a scoprire e amare di più il Figlio.
A Nazaret, Maria, fa una vita semplice, presa dalla cura della piccola e povera casupola (le cui mura sono veramente quelle che oggi si trovano a Loreto) e dalle rose e dai fiori del piccolo orto.
Sembra ancora una ragazza, è bellissima, dolce, silenziosa, generosissima, sempre disponibile e misericordiosa con tutti, anche con i parenti più ostili, e – quando occorre – mostra un coraggio intrepido.
Vive sempre col pensiero a Gesù, si sente una sua discepola, pronta ad accoglierlo ogni volta che torna con i suoi amici e ad accogliere chiunque altro. Soprattutto chi è ferito dalla vita e cerca sollievo e guarigione, anche fisica.
La piccola casa di Maria, che poi è il suo stesso cuore, è il luogo del mondo dove chiunque può trovare rifugio e salvezza. E’ il luogo più sicuro e più facile per trovare Gesù.
Questo sanno i novantamila giovani che, questa notte, come già fece la Maddalena, in una notte di duemila anni fa, hanno camminato per ore verso la casa di Maria: “O regina, è qui che ogni anima viene/ come un giovane guerriero caduto nella corsa” (Pèguy).

Oggi come allora. Oggi che tutti brancolano nel buio. Oggi che nessuno più, nel mondo, sa dove andare. Oggi che abbiamo sperimentato i fallimenti di tutti coloro che pretendevano di saper guidare l’umanità, con le loro vuote e presuntuose chiacchiere, le loro ideologie e il loro potere.
Come ha scritto Charles Péguy, un grande poeta, convertito, per il suo pellegrinaggio a Notre Dame di Chartres:

“Ce ne han dette tante,
o regina degli apostoli.
Abbiamo perso il gusto dei discorsi
Non abbiamo più altari se non i vostri,
non sappiamo nient’altro
che una preghiera semplice”.

di Antonio Socci – Libero

Publié dans Antonio Socci, Apparizioni mariane e santuari, Articoli di Giornali e News, Pompei | 1 Commentaire »

12