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La Divina Misericordia

Posté par atempodiblog le 14 avril 2012

La Divina Misericordia dans Misericordia

La Divina Misericordia è il volto di Dio che si è manifestato in Gesù Cristo. Non conosce Dio chi non conosce la sua divina misericordia.
La nostra generazione, immersa nelle tenebre dell’incredulità e del peccato, ha più bisogno che mai della divina misericordia. Anche ognuno di noi ne ha bisogno per rinnovare la sua vita.
Dio ci dona la sua infinita misericordia ogni volta che desideriamo rialzarci. Al termine della vita la totale fiducia nella divina misericordia è la chiave che apre la porta del Paradiso.
“Siate misericordiosi come è misericordiosi il vostro Padre celeste”. I cuori misericodiosi guariranno il mondo dalle sue ferite e faranno germogliare la civiltà dell’amore.

Padre Livio Fanzaga

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Le lotte ci faranno meritare il Paradiso

Posté par atempodiblog le 14 avril 2012

Le lotte ci faranno meritare il Paradiso dans Citazioni, frasi e pensieri Jean-Marie-Baptiste-Vianney-Curato-d-Ars

Tutti coloro che possederanno il Paradiso un giorno saranno santi. Il demonio ci distrae fino all’ultimo momento, così come si distrae un povero condannato aspettando che i gendarmi vengano a prenderlo. Quando i gendarmi arrivano, costui grida e si tormenta, ma non per questo viene lasciato libero… La nostra vita terrena è come un vascello in mezzo al mare. Che cosa produce le onde? La burrasca. Nella vita, il vento soffia sempre; le passioni sollevano nella nostra anima una vera e propria tempesta: ma queste lotte ci faranno meritare il Paradiso.

S. Giovanni M. Vianney – Curato d’Ars

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L’incredulità di Tommaso

Posté par atempodiblog le 14 avril 2012

L’incredulo Tommaso che ha bisogno di vedere e toccare per poter credere, mette la sua mano nel fianco aperto del Signore e, nel toccare, conosce l’intoccabile e lo tocca realmente, guarda all’invisibile e lo vede veramente: “Mio Signore e mio Dio” (Gv 20,28) [...] Noi siamo tutti come Tommaso, l’incredulo, ma noi tutti, come lui, possiamo toccare lo scoperto cuore di Gesù; ed in esso toccare, guardare il Logos stesso, così, mano e cuore rivolti a questo cuore, giungere alla confessione: “Mio Signore e mio Dio”.

Joseph Ratzinger – Guardare al crocifisso

L'incredulità di Tommaso dans Commenti al Vangelo L-incredulit-di-Tommaso

“Tu hai creduto perché hai visto” – dice Gesù a Tommaso – “beati coloro che senza aver visto [ossia che senza aver visto me, direttamente] hanno creduto”. E l’allusione non è ai fedeli che vengono dopo, che dovrebbero “credere senza vedere”, ma agli apostoli e ai discepoli che per primi hanno riconosciuto che Gesù era risorto, pur nell’esiguità dei segni visibili che lo testimoniavano. In particolare il riferimento indica proprio Giovanni, che con Pietro era corso al sepolcro per primo dopo che le donne avevano raccontato l’incontro con gli angeli e il loro annuncio che Gesù Cristo era risorto. Giovanni, entrato dopo Pietro, aveva visto degli indizi, aveva visto la tomba vuota, e le bende rimaste vuote del corpo di Gesù senza essere sciolte, e pur nell’esiguità di tali indizi aveva cominciato a credere. La frase di Gesù “beati quelli che pur senza aver visto [me] hanno creduto” rinvia proprio al “vidit et credidit” riferito a Giovanni al momento del suo ingresso nel sepolcro vuoto. Riproponendo l’esempio di Giovanni a Tommaso, Gesù vuole indicare che è ragionevole credere alla testimonianza di coloro che hanno visto dei segni, degli indizi della sua presenza viva. Non è la richiesta di una fede cieca, è la beatitudine promessa a coloro che in umiltà riconoscono la sua presenza a partire da segni anche esigui e danno credito alla parola di testimoni credibili. L’imprecisione introdotta dai traduttori riguardo al tempo dei verbi usati da Gesù è servita a cambiare il senso delle sue parole e a riferirle non più a Giovanni e agli altri discepoli, ma ai credenti futuri. E’ passata così inconsapevolmente l’interpretazione del teologo esegeta protestante Rudolf Bultmann,che traduceva i due verbi del passo al presente (“Beati coloro che non vedono e credono”) per presentarla “come una critica radicale dei segni e delle apparizioni pasquali e come un’apologia della fede privata di ogni appoggio esteriore” (Donatien Mollat). Mentre è esattamente il contrario. “Ciò che viene rimproverato a Tommaso non è di aver visto Gesù. Il rimprovero cade sul fatto che all’inizio Tommaso si è chiuso e non ha dato credito alla testimonianza di coloro che gli dicevano di aver visto il Signore vivo. Sarebbe stato meglio per lui dare un credito iniziale ai suoi amici, nell’attesa di rifare di persona l’esperienza che loro avevano fatto. Invece Tommaso ha quasi preteso di dettare lui le condizioni della fede”.
Per approfondire Freccia dans Viaggi & Vacanze Non è la richiesta di una fede cieca


“I discepoli sono pieni di gioia «alla vista del Signore». Diranno a Tommaso: «Abbiamo visto il Signore». Lo avevano riconosciuto prima che aprisse bocca, perché avevano accettato la testimonianza della Maddalena. E’ molto importante saper accettare una cosa su testimonianza. Ciò che Tommaso non fa. Lui diffida della testimonianza dei suoi amici. Gesù voleva educare il loro sguardo così: la prima tappa è il vedere fisico, i segni, quindi il vedere su testimonianza, infine vedere e contemplare con lo sguardo trasformato dallo Spirito che permette di cogliere il senso delle cose, tutta la profondità della realtà”.
Per approfondire Freccia dans Viaggi & Vacanze Guardare per credere

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Il vescovo di Ferrara: nessun rifiuto della Comunione a bimbo disabile

Posté par atempodiblog le 14 avril 2012

Il vescovo di Ferrara: nessun rifiuto della Comunione a bimbo disabile dans Articoli di Giornali e News

“Non c’è stata alcuna discriminazione”. Così il vescovo di Ferrara-Comacchio, mons. Paolo Rabitti, risponde alle accuse levate da alcuni genitori contro la decisione del parroco di Porto Garibaldi di rinviare la Prima Comunione di un bambino con gravi disabilità psichiche. “Nessun rifiuto dell’Eucaristia – spiega la Curia – il cammino di preparazione del ragazzo continuerà in modo che possa accedere al Sacramento in tempi opportuni”. Molti giornali hanno gridato allo scandalo ed è nato un vero e proprio caso mediatico senza alcun fondamento. Paolo Ondarza ha intervistato mons. Paolo Rabitti:

R. – Il parroco di Porto Garibaldi ha organizzato la preparazione alla Prima Comunione dei bambini dallo scorso anno: servono due anni di preparazione. Il cammino di preparazione è diventato intensivo da ottobre. La Prima Comunione avviene nel giorno – molto indicativo – del Giovedì Santo ed una coppia di genitori, non parrocchiani, si è rivolta al parroco solo il 29 febbraio scorso per far avere al figlio disabile cerebroleso la Prima Comunione. Il parroco, pur non essendo il parroco della famiglia, ha accolto di buon grado la richiesta.

D. – Non c’è stata quindi in alcun modo, da parte del parroco, una preclusione?

R. – No, assolutamente. Anzi: mi diceva di aver acquistato alcuni sussidi per potersi attrezzare maggiormente, perché era la prima volta che gli capitava un caso del genere. Aveva chiesto ai genitori di partecipare con il bambino alla celebrazione della Messa, ma sono venuti solo poche volte: il bambino avrà partecipato un paio di volte alla Messa e altrettante agli incontri di catechesi. La Comunione sarebbe stata impartita, quindi, con soli due o tre incontri e con due Messe praticate. Il parroco, quindi, ha comunicato ai genitori che secondo lui i tempi non erano ancora maturi.

D. – Diciamo, quindi, che il Sacramento della Prima Comunione, per questo bambino, è solamente rimandato ad un altro momento più opportuno, in cui la preparazione venga effettuata in maniera compiuta…

R. – Sì. I genitori, però hanno avvertito questa decisione come ’ discriminante: ‘come mai gli altri sì e lui no’? Devono anche aver espresso un certo sarcasmo, del tipo ‘chi è quel bambino che capisce fino in fondo la Comunione’? Sono quindi venuti in Curia, e qui è stato detto lorodi fare una cosa: mandare il figlio in Chiesa, il giorno della Prima Comunione, insieme agli amici, seduto sugli stessi banchi. Il parroco si sarebbe avvicinato al bambino, avrebbe fatto per lui la stessa gestualità, gli avrebbe dato una carezza e, in questo senso, quell’eventuale percezione che il bambino avrebbe potuto avere nel dire ‘i miei amici sì ed io no’, sarebbe stata scongiurata. Cosa che, tra l’altro, è avvenuta.

D. – Occorre ribadirlo: non c’è alcun legame tra la disabilità di un bambino e il mancato accesso al Sacramento della Comunione…

R. – No. Abbiamo la parola di Papa Benedetto XVI, il quale dice che quando una famiglia è in piena fede e la loro creatura è disabile in senso totale, i Sacramenti vanno dati perché la fede della famiglia reggerà per tutta la vita questa creatura. C’è poi una seconda nota, che riguarda il documento della Conferenza episcopale, che dice di dover evitare due cose: uno, far fare alla creatura disabile un esame di sesto grado prima di accedere ai Sacramenti: due, portarlo ai Sacramenti con in un’impreparazione totale. Forte di quest’ultimo aspetto, dal quale risultava appunto l’impreparazione, almeno gestuale – il ragazzo aveva precedentemente sputato una particola non consacrata – si è quindi ritenuto di dover assuefarlo di più, attraverso un maggior impegno, all’idea del Sacramento per poter fare poi la Comunione con maggiore serenità.

D. – Va anche detto, poi, che per qualsiasi bambino vale la regola che se la preparazione alla Comunione non viene eseguita secondo determinate regole – ad esempio la regolare frequentazione del catechismo – il Sacramento può essere rinviato, vero?

R. – Sì, è così. Anche se – e ne sono testimone – qualora un bambino non frequenti mai il catechismo ed il parroco si permetta di dire, alla vigilia, che non lo ammette perché non lo ha mai visto se non due o tre volte, succede la rivoluzione …

D. – Diventa un diritto in base ad un egualitarismo che, però, non fa parte dei criteri di accesso alla Prima Comunione …

R. – Sì, come quando accade che se un prete si “permette” di negare l’assoluzione, in confessionale, mi arriva immediatamente una lettera in cui si dice: “mi è stata negata l’assoluzione: chiedo giustizia”. Quasi che il vescovo sia il Tribunale dell’Aia. (vv)

Tratto da: Radio Vaticana

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