• Accueil
  • > Archives pour le Mercredi 28 mars 2012

Gli altri

Posté par atempodiblog le 28 mars 2012

Gli altri dans Apoftegmi dei Padri del deserto Gli-altri

Padre e figlio erano seduti accanto in chiesa. Ad un tratto, il bambino toccò il padre e ridacchiò: Papà, guarda quell’uomo! Sta dormendo!.
Il padre guardò il figlio con molta serietà e rispose: Sarebbe meglio se dormissi anche tu. Piuttosto che sparlare degli altri”.

Alcuni anziani si recarono in visita da Abba Poemen e chiesero: Secondo te, quando in chiesa sorprendianio i nostri fratelli a sonnecchiare, è opportuno pizzicarli per farli svegliare?.
L’anziano rispose: Se vedessi un fratello sonnecchiare, gli appoggerei la testa sulle mie ginocchia e lo lascerei riposare.

Dobbiamo tutti riscoprire che cosa significa indulgenza.

di Don Bruno Ferrero

Publié dans Apoftegmi dei Padri del deserto, Don Bruno Ferrero, Racconti e storielle, Riflessioni, Stile di vita | Pas de Commentaire »

La grazia di rispettare i fratelli

Posté par atempodiblog le 28 mars 2012

La grazia di rispettare i fratelli dans Citazioni, frasi e pensieri 2r7359k

Signore Gesù, metti un lucchetto alla porta del nostro cuore, per non pensare male di nessuno, per non giudicare prima del tempo, per non sentir male, per non supporre, né interpretare male, per non profanare il santuario sacro delle intenzioni.

Signore Gesù, legame unificante della nostra comunità, metti un sigillo alla nostra bocca per chiudere il passo ad ogni mormorazione o commento sfavorevole.


Concedici di custodire fino alla sepoltura, le confidenze che riceviamo o le irregolarità che vediamo, sapendo che il primo e concreto modo di amare è custodire il silenzio.


Semina nelle nostre viscere fibre di delicatezza. Dacci uno spirito di profonda cortesia, per riverirci l’uno con l’altro, come avremmo fatto con te.


Signore Gesù Cristo, dacci la grazia di rispettare sempre. Così sia.

Don Ignacio Larranaga

Publié dans Citazioni, frasi e pensieri, Misericordia, Mormorazione, Preghiere, Stile di vita | Pas de Commentaire »

Non contravvenire alla carità

Posté par atempodiblog le 28 mars 2012

Non contravvenire alla carità dans Citazioni, frasi e pensieri San-Francesco-di-Sales

“Se avessimo novantanove ragioni per giudicare male il prossimo e una sola per ritenerlo in buona fede, dovremmo scegliere quest’ultima per non contravvenire alla carità”.

San Francesco di Sales

Publié dans Citazioni, frasi e pensieri, San Francesco di Sales | Pas de Commentaire »

Aldo Trento: “Amici dottori, curare significa abbracciare l’altro”

Posté par atempodiblog le 28 mars 2012

Aldo Trento: «Amici dottori, curare significa abbracciare l’altro»
Appunti da uno strano incontro tra il missionario e un gruppo di famosi psichiatri. «Non so nulla di tecniche psichiatriche. Quelle vengono di conseguenza a un metodo che ha curato la mia depressione: l’abbraccio di Cristo. Lui al centro cambia tutto. Lui è la cura che fa morire i malati cantando nella clinica della Divina Provvidenza»
di Benedetta Frigerio – Tempi

Aldo Trento: “Amici dottori, curare significa abbracciare l'altro” dans Articoli di Giornali e News

Le aule del seminario “Malattia e Cura” della facoltà di Medicina dell’Università Bicocca aprono le porte a un sacerdote per spiegare cosa significhino la malattia e la cura in ambito psichiatrico. Davanti a padre Aldo Trento, missionario in Paraguay, dove il sacerdote ha fondato una clinica per moribondi, anziani, bambini violentati e malati di mente, ci sono diversi studenti e più di una decina di psichiatri, alcuni fra i più famosi d’Italia (Italo Carta, Cesare Cornaggia, Lorenzo Calvi, Leo Nahon, Rodolfo Reichmann, Massimo Clerici). «Conoscendo la sua esperienza – dirà ad un certo punto uno di loro – ho ritrovato un modo di guardare al malessere profondo che è positivo. Padre Trento, ma lei come riesce a stare davanti alla sofferenza altrui in questo modo?».

Racconta il missionario: «Non so nulla delle teorie psichiatriche. Ho passato 15 anni della mia vita a cercare di farmi curare e, mentre qualcuno mi stava a fianco, la Provvidenza faceva crescere la clinica di cui oggi sono il vice-direttore. Perché il direttore è il Santissimo Sacramento». Gli occhi degli studenti strabuzzano e gli sguardi si catalizzano sull’uomo che racconta della sua «depressione, di cui Dio ha usato per salvarmi». Padre Trento narra la vicenda che nel 1968, già prete, lo portò alla follia: «Non capivo più nulla. Solo una cosa sapevo: non potevo fuggire da quello che mi stava accadendo. Non è che se scappi dai problemi, andando nella Terra del Fuoco, le cose si risolvono. Perché il problema è nell’Io. La mia unica risorsa fu l’urlo, la richiesta d’aiuto, la confessione e l’abbraccio fisico, prima di don Luigi Giussani (quando tutti volevano ricoverarmi, mi mandò ad Asunción) poi di un prete che passava le giornate con me, volendomi bene anche quando ero una larva lamentosa».

Per lui è vero quello che diceva don Giussani e che lo psichiatra Eugenio Borgna ripete sempre: «C’è in tutti noi della follia. Chi può dire di essere completamente equilibrato? Forse un morto». Secondo padre Trento l’unico modo per stare davanti al disagio altrui è un metodo «di cui nessuno parla più: l’abbraccio all’altro. Una carne che ti stia a fianco. È stato fissando una presenza fisica che mi amava che, nel tempo, ho iniziato ad accettare me stesso, a guardare a questo bene anziché alla mia pochezza. A ironizzare sul nulla che sono. Oggi tanti si odiano perché non riconoscono questo sguardo misericordioso su di sé».

Per padre Trento il nocciolo della questione non è la malattia, ma l’uomo: «Io non conosco la patologia, ma so chi è l’uomo e di cosa ha bisogno. Solo per questo posso cercare di curare la malattia». Il sacerdote si ostina a parlare di un “Io” bisognoso di una compagnia che lo abbracci. «Solo questo rende grande la vostra arte medica e la tecnica. Solo se al centro c’è l’uomo guardato così: come un essere in relazione al Padre, che poi è la persona di Cristo. Pensate a chi ha inventato la medicina e le tecniche moderne. Sono i grandi santi come san Camillo de Lellis che, amando il malato come Cristo, rivoluzionò la medicina».

Il punto per il sacerdote è offrire un abbraccio «che risponde a questo grido. Un abbraccio che non è il mio, ma quello di Cristo attraverso di me. Il metodo nella mia clinica è fissare il Santissimo: tutti i medici, gli operatori, io, dobbiamo inginocchiarci davanti al Corpo di Cristo ogni giorno. Così portiamo il suo sguardo ai pazienti e accadono miracoli. Gente che muore cantando, bambine violentate che crescono e diventano buone mamme».

In aula non vola una mosca. Padre Trento racconta dei propri malati, di mille storie di umanità sfibrate e poi redente «perché se non ci fosse l’abbraccio di Dio risorto l’uomo dovrebbe maledire chi lo ha messo al mondo». Si sofferma sulla vicenda di una piccola undicenne, appena arrivata nella sua clinica, violentata per due mesi e poi gettata su una strada: «Stando con me, certo del bene che Cristo vuole a me e a lei, la bimba ha cominciato a volermi al suo fianco, a chiamarmi « papà » e a dirmi che mi vuole bene. I miei pazienti? Alcuni muoiono felici, altri tristi ma sorridenti. C’è chi ringrazia della malattia per aver incontrato Cristo e chi si converte, come accaduto a un musulmano di recente». Padre Trento dice di non avere altro metodo per curare se non quello che cura anche lui. «E allora porto loro il Santissimo e li abbraccio perché loro sono Cristo sofferente nel Getsemani che chiede di non essere abbandonato».

Uno psichiatra chiede come deve essere organizzato il luogo della cura: «Questa è una conseguenza, come la tecnica – risponde il missionario -. La clinica esiste per fare compagnia a Gesù “nevrastenico nel Getsemani”, come scrive Charles Péguy. Allora la pizzeria, allora la ricerca delle cure migliori, allora la confessione. Come i viados che vengono da me e con la confessione si riconoscono amati a tal punto da ritrovare la loro identità nell’amore di Dio».
Quindi viene la tecnica migliore, le medicine più adeguate e tutto il resto: «Perciò ho scelto il lavoro in équipe settimanali dove ciascun operatore (siamo più di 20) deve prima parlare di quello che vive con ogni paziente. Solo poi si fa l’analisi clinica e si pensa al miglior farmaco o modo per curarlo. Anche i soldi arrivano di conseguenza perché chi conosce la nostra clinica si affeziona e dona. E, poi, in modo inaspettato, arrivano sempre anche i farmaci in un paese dove non si trovano quelli basilari».

«Capite quale responsabilità avete voi, dottori? Per curare dovete riunire quello che si è separato». Padre Trento chiude così il suo intervento. Un gruppo di studenti lo segue, pieno di domande, sin fuori dalle porte dell’aula.

Publié dans Articoli di Giornali e News, Riflessioni | Pas de Commentaire »

Le armi non conoscono recessione

Posté par atempodiblog le 28 mars 2012

Negli ultimi anni +24%. L’India ormai primo importatore: da sola vale il 10% del mercato. Lo rivela l’ultimo rapporto del Sipri di Stoccolma: a riempire gli arsenali sono Paesi emergenti o quelli più poveri.
di Francesco Palmas – Avvenire

Le armi non conoscono recessione dans Articoli di Giornali e News

L’industria di armamenti non conosce crisi. È l’amara constatazione che emerge dall’ultimo rapporto del Sipri (Stockholm international peace research institute), pubblicato lo scorso 19 marzo. I trasferimenti mondiali di armi continuano a crescere a doppia cifra: più 24% nel periodo 2007-2011 rispetto al quinquennio 2002-2006. La regione Asia-Oceania rappresenta ormai il 44% delle importazioni mondiali di armamenti, mentre i primi esportatori sono gli Stati Uniti (30%).
Il maggior cliente dei « mercanti di morte » si conferma l’India, che vale da sola il 10% delle importazioni mondiali. Crescono le spese militari del gigante asiatico: nel 2012-2013 aumenteranno del 17%, per raggiungere quota 40 miliardi di dollari, il doppio circa di quanto investa l’Italia. Delhi sta diversificando le fonti di approvvigionamento e sviluppando un’industria nazionale.

È sempre più esigente in materia di compensazioni industriali. Mosca è sua fonte privilegiata, con forniture di aerei ed elicotteri (Mig-29, Su-30), di carri pesanti (T-90, T-72), di sommergibili e altri materiali. I due Paesi cooperano anche nello sviluppo dell’aereo furtivo T-50 Pak-Fa e sul futuro aereo da trasporto multiruolo Mta. Ma da qualche anno l’India si sta rivolgendo sempre più spesso ai Paesi occidentali: ha acquistato dalla Francia caccia Mirage e Rafale, missili Mica e sottomarini Scorpène, ma non sono mancati materiali militari provenienti dalla Gran Bretagna (Sepecat Jaguar, Sea Harrier e Hawk) e dall’Italia.

Fortissima è la collaborazione con Israele nel campo dei droni, dei sistemi antimissilistici e dei radar. Ancora più a ovest, sono gli Stati Uniti la nuova frontiera del procurement indiano. Nel 2008, sono stati comprati a Lockheed Martin 6 velivoli da trasporto tattico C-130J e un anno dopo 6 aerei da sorveglianza marittima Boeing P8 Poseidon. Ma è l’anno scorso che è arrivata la commessa principale: più di quattro miliardi di dollari per 10 cargo C-17 Globemaster, capaci ciascuno di trasportare 102 paracadutisti.

Due ragioni spiegano i dati indiani: innanzitutto l’evoluzione del bilancio della difesa cinese, in crescita dell’11,2% nel 2012. I due Paesi spartiscono una frontiera comune di 2mila chilometri e hanno diversi contenziosi territoriali, uno dei quali legato al fiume Brahmaputra. L’altro motivo è legato all’ostilità ricorrente fra India e Pakistan, con la disputa sul Kashmir che data ormai dal 1947. Lo stato maggiore indiano ha elaborato una strategia del « duplice fronte », che prevede di disporre delle capacità necessarie a condurre offensive multiple nel nord dell’Himalaya sia contro il Pakistan, sia contro la Cina. Gli acquisti d’armi vanno in questa direzione, come lo sviluppo del deterrente nucleare, dei missili balistici e di una flotta sottomarina strategica.

Per l’Istituto internazionale di studi strategici (Iiss), le spese militari asiatiche supereranno nel 2012 quelle dei Paesi europei: parliamo di oltre 180 miliardi di euro e non è un caso che tutti i maggiori importatori mondiali di armi siano asiatici. Dopo l’India, spiccano la Corea del Sud (6%), il Pakistan (5%), la Cina (5%) e Singapore (4%), la città-Stato che consacra alla difesa il 5% della sua ricchezza nazionale, uno dei tassi principali al mondo. L’aeronautica singaporegna allinea ben 422 aeromobili, fra cui 143 caccia F-15 (24) ed F-16 Block 52 (74). Si addestra negli Stati Uniti, in Australia e in Francia e riceverà dall’Italia 12 velivoli avanzatissimi: gli M-346 Master di Alenia-Aermacchi.

Fra le principali tendenze registrate dal Sipri, si segnalano le importazioni militari della Grecia, crollate del 18% dal 2002 ad oggi. Atene non è più il quarto importatore di armi convenzionali, ma il decimo. Colpa della crisi finanziaria che erode i bilanci della difesa pan-europei. Nei 16 Paesi membri della Nato si sono registrati cali superiori al 10% (2008-2010), ricorda l’analista John Chipman. È una tendenza destinata a peggiorare: le forze armate britanniche perderanno l’8% delle risorse nel prossimo quadriennio. La Germania seguirà, professionalizzando una Bundeswher dal formato ridotto. L’Italia ha già dovuto ridurre acquisti e uomini. Peggio ancora è andata a Belgio e a Paesi Bassi, ove la mannaia ha causato perdite irreversibili di capacità militari.

Se qualcuno risparmia (ed è difficile lamentarsene), altri spendono e spandono, anche se la loro economia nazionale non se la passa certo meglio; e così facendo sottraggono risorse a servizi ben più vicini ai cittadini. Nelle Americhe è il Venezuela di Chavez a distinguersi per la crescita delle importazioni belliche: più 555% dal 2002 ad oggi. Caracas ha ordinato alla Russia qualcosa come 6 miliardi di dollari di materiali militari, fra caccia, carri T-72, lanciarazzi multipli Smerch, elicotteri Mi-17 e sistemi di difesa aerea S-300. Il Nordafrica non è stato a guardare, con un incremento del 273% nell’import di armamenti. Il solo Marocco è cresciuto del 443%.

Una cosa è certa: se i Paesi asiatici primeggiano per spese militari, sono gli industriali dell’armamento statunitensi ed europei a beneficiarne. Secondo una recente classifica del Sipri, delle prime 100 aziende legate al settore della difesa solo 12 sono asiatiche e per gran parte fabbricano equipaggiamenti acquisiti su licenza dai rispettivi governi. Nel 2010, i grandi dell’armamento mondiale hanno fatto affari per 411,1 miliardi di dollari e le loro vendite sono cresciute del 60% nel periodo 2002-2010.

Nella top-100, 44 industriali sono statunitensi e realizzano una cifra d’affari di 246,6 miliardi di dollari. Occupano 7 delle prime 10 posizioni mondiali, con il gigante Lockheed Martin in testa. E valgono più della metà dei 411,1 miliardi di fatturato. Imprese non toccate dalla crisi economica: l’ultimo decennio è stato prodigo in guerre e le cifre d’affari sono esplose. I dieci leader, tre dei quali europei (Bae System, Eads e Finmeccanica) impiegano 1.138.310 persone.

Publié dans Articoli di Giornali e News | Pas de Commentaire »