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Papa: La violenza, strumento dell’anticristo, disumanizza l’umanità. Gesù inaugura il nuovo culto dell’amore

Posté par atempodiblog le 11 mars 2012

Papa: La violenza, strumento dell’anticristo, disumanizza l’umanità. Gesù inaugura il nuovo culto dell’amore
All’Angelus Benedetto XVI spiega che Gesù non è un politico rivoluzionario. Il suo zelo non è simile a quello degli zeloti, ma è quello « dell’amore che paga di persona ». Con la Pasqua Gesù inaugura un nuovo culto, quello dell’amore, e un nuovo tempio che è Lui stesso. Appello per la popolazione del Madagascar, colpita da cicloni e tempeste tropicali, che hanno fatto centinaia di vittime e oltre 300mila senzatetto.
Fonte: AsiaNews

Papa: La violenza, strumento dell'anticristo, disumanizza l'umanità. Gesù inaugura il nuovo culto dell'amore dans Anticristo

« La violenza è contraria al Regno di Dio, è uno strumento dell’anticristo. La violenza non serve mai all’umanità, ma la disumanizza »; « è impossibile interpretare Gesù come un violento »: è quanto Benedetto XVI ha affermato oggi nel sua riflessione prima dell’Angelus con i pellegrini in piazza san Pietro, commentando il vangelo della terza domenica di Quaresima, che propone l’episodio della cacciata dei mercanti dal tempio di Gerusalemme (Giov. 2, 13-25).

In passato, diversi teologi hanno dedotto da questo fatto l’urgenza per i cristiani di impegnarsi in azioni rivoluzionarie violente.

« La cacciata dei venditori dal tempio – ha spiegato il papa –  è stata anche interpretata in senso politico rivoluzionario, collocando Gesù nella linea del movimento degli zeloti. Questi erano, appunto, « zelanti » per la legge di Dio e pronti ad usare la violenza per farla rispettare. Ai tempi di Gesù attendevano un Messia che liberasse Israele dal dominio dei Romani. Ma Gesù deluse questa attesa, tanto che alcuni discepoli lo abbandonarono e Giuda Iscariota addirittura lo tradì. In realtà, è impossibile interpretare Gesù come un violento: la violenza è contraria al Regno di Dio, è uno strumento dell’anticristo. La violenza non serve mai all’umanità, ma la disumanizza ».

« Ascoltiamo allora – ha aggiunto –  le parole che Gesù disse compiendo quel gesto: ‘Portate via queste cose e non fate della casa del Padre mio un mercato!’. E i discepoli allora si ricordarono che sta scritto in un Salmo: ‘Mi divora lo zelo per la tua casa’ (69,10). Questo salmo è un’invocazione di aiuto in una situazione di estremo pericolo a causa dell’odio dei nemici: la situazione che Gesù vivrà nella sua passione. Lo zelo per il Padre e per la sua casa lo porterà fino alla croce: il suo è lo zelo dell’amore che paga di persona, non quello che vorrebbe servire Dio mediante la violenza. Infatti il ‘segno’ che Gesù darà come prova della sua autorità sarà proprio la sua morte e risurrezione. ‘Distruggete questo tempio – disse – e in tre giorni lo farò risorgere’. E san Giovanni annota: « ‘Egli parlava del tempio del suo corpo’ (Gv 2,20-21). Con la Pasqua di Gesù inizia un nuovo culto, il culto dell’amore, e un nuovo tempio che è Lui stesso, Cristo risorto, mediante il quale ogni credente può adorare Dio Padre ‘in spirito e verità’ (Gv 4,23). Cari amici, lo Spirito Santo ha iniziato a costruire questo nuovo tempio nel grembo della Vergine Maria. Per sua intercessione, preghiamo perché ogni cristiano diventi pietra viva di questo edificio spirituale ».

Dopo la preghiera mariana, Benedetto XVI ha lanciato un appello per la popolazione del Madagascar, colpita nelle ultime settimane dal ciclone Giovanna (13 febbraio)  e dalla tempesta tropicale Irina (26 febbraio – 2 marzo) che ha fatto centinaia di vittime e ha distrutto le case di oltre 30mila persone. « Il mio pensiero – ha detto il papa – va anzitutto alle care popolazioni del Madagascar, che recentemente sono state colpite da violente calamità naturali, con gravi danni alle persone, alle strutture e alle coltivazioni. Mentre assicuro la mia preghiera per le vittime e per le famiglie maggiormente provate, auspico e incoraggio il generoso soccorso della comunità internazionale ».

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I mercanti nel tempio

Posté par atempodiblog le 11 mars 2012

I mercanti nel tempio dans Commenti al Vangelo

Durante l’ingresso a Gerusalemme, la gente rende omaggio a Gesù come figlio di Davide con le parole del Salmo 118 [117] dei pellegrini: « Osanna al figlio di Davide! Benedetto colui che viene nel nome del Signore! Osanna nel più alto dei cieli! » (Mt 21, 9). Poi Egli arriva al tempio. Ma là dove doveva esservi lo spazio dell’incontro tra Dio e l’uomo, Egli trova commercianti di bestiame e cambiavalute che occupano con i loro affari il luogo di preghiera. Certo, il bestiame lì in vendita era destinato ai sacrifici da immolare nel tempio. E poiché nel tempio non si potevano usare le monete su cui erano rappresentati gli imperatori romani che stavano in contrasto col Dio vero, bisognava cambiarle in monete che non portassero immagini idolatriche. Ma tutto ciò poteva essere svolto altrove: lo spazio dove ora ciò avveniva doveva essere, secondo la sua destinazione, l’atrio dei pagani. Il Dio d’Israele, infatti, era appunto l’unico Dio di tutti i popoli. E anche se i pagani non entravano, per così dire, nell’interno della Rivelazione, potevano tuttavia, nell’atrio della fede, associarsi alla preghiera all’unico Dio. Il Dio d’Israele, il Dio di tutti gli uomini, era in attesa sempre anche della loro preghiera, della loro ricerca, della loro invocazione. Ora, invece, vi dominavano gli affari – affari legalizzati dall’autorità competente che, a sua volta, era partecipe del guadagno dei mercanti. I mercanti agivano in modo corretto secondo l’ordinamento vigente, ma l’ordinamento stesso era corrotto. « L’avidità è idolatria », dice la Lettera ai Colossesi (cfr 3, 5). È questa l’idolatria che Gesù incontra e di fronte alla quale cita Isaia: « La mia casa sarà chiamata casa di preghiera » (Mt 21, 13; cfr Is 56, 7) e Geremia: « Ma voi ne fate una spelonca di ladri » (Mt 21, 13; cfr Ger 7, 11). Contro l’ordine interpretato male Gesù, con il suo gesto profetico, difende l’ordine vero che si trova nella Legge e nei Profeti.

Tutto ciò deve oggi far pensare anche noi come cristiani: è la nostra fede abbastanza pura ed aperta, così che a partire da essa anche i « pagani », le persone che oggi sono in ricerca e hanno le loro domande, possano intuire la luce dell’unico Dio, associarsi negli atri della fede alla nostra preghiera e con il loro domandare diventare forse adoratori pure loro? La consapevolezza che l’avidità è idolatria raggiunge anche il nostro cuore e la nostra prassi di vita? Non lasciamo forse in vari modi entrare gli idoli anche nel mondo della nostra fede? Siamo disposti a lasciarci sempre di nuovo purificare dal Signore, permettendoGli di cacciare da noi e dalla Chiesa tutto ciò che Gli è contrario?

Benedetto XVI

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