Il pericolo che corrono le persone pie

Posté par atempodiblog le 10 mars 2012

La parabola dei due fratelli (il figlio prodigo e il figlio rimasto a casa) e del padre buono (Lc 15,11-31)

Il pericolo che corrono le persone pie dans Commenti al Vangelo

In Gesù il discorso sul fratello maggiore, appunto, non ha semplicemente di mira Israele (anche i peccatori che si recavano da Lui erano ebrei), ma il pericolo specifico dei pii, di coloro che con Dio sono in regola, “en règle”, come si esprime Grelot (p. 229) mettendo in risalto la breve frase: “Non ho mai trasgredito un tuo comando”. Per loro, Dio è soprattutto Legge; si vedono in rapporto giuridico con Dio e sotto questo aspetto sono alla pari con Lui. Ma Dio è più grande: devono convertirsi dal Dio Legge al Dio più grande, al Dio dell’amore. Allora non abbandoneranno la loro obbedienza, ma essa verrà da fonti più profonde e perciò sarà più grande, più sincera e pura, ma soprattutto anche più umile.
Aggiungiamo, come ulteriore punto di vista, una cosa già accennata prima: nell’amarezza interiore per l’obbedienza prestata, che denuncia i limiti di tale obbedienza: dentro di sé, in fondo, avrebbero gradito anch’essi di andarsene verso la grande libertà. C’è un’invidia nascosta per quello che l’altro ha potuto permettersi. Non hanno percorso il cammino che ha purificato il fratello più giovane e gli ha fatto conoscere che cosa significa la libertà. Che cosa significa essere figlio.
Gestiscono la loro libertà, in definitiva, come una schiavitù e non sono maturi fino al vero essere di figli.
Anche loro hanno ancora bisogno di un cammino; possono trovarlo se semplicemente danno ragione a Dio, accettando la sua festa come fosse anche la loro.
In questo modo, con la parabola il Padre attraverso Cristo parla a noi che siamo rimasti a casa, perché anche noi ci convertiamo per davvero e gioiamo della nostra fede.

Tratto da: Gesù di Nazaret, Ed. Rizzoli – Benedetto XVI

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