San Domenico Savio
Posté par atempodiblog le 9 mars 2012
San Domenico Savio: “Maria, ti dono il mio cuore. fa’ che sia sempre tuo. Fammi morire piuttosto che commettere un solo peccato”
Domenico Savio nasce nel 1842. Fa la prima Comunione a sette anni, ma incontra Gesù in questo sacramento con grande consapevolezza e impegno.
Egli scrive su alcuni ricordi che conserva gelosamente in un libro di preghiere:
1) Mi confesserò molto spesso e farò la Comunione con la frequenza che il confessore mi suggerirà.
2) Voglio santificare i giorni festivi.
3) I miei amici saranno Gesù e Maria.
4) La morte ma non peccati.
Giunto all’Oratorio, scelse don Bosco come confessore. Affinché questi potesse poi formarsi un giusto giudizio della sua coscienza, volle fare la confessione generale. Cominciò a confessarsi ogni quindici giorni, poi ogni otto giorni. Ogni incontro con don Bosco nella confessione era una tappa nel suo cammino spirituale di correzione e di impegno serio per amare sempre più e meglio il Padre dei cieli e i fratelli. Una volta, in pieno inverno due compagni di Domenico hanno la bella idea di gettare alcune manciate di neve nella stufa. Quando entra il maestro, dalla stufa spenta scende un rigagnolo di acqua. Alla domanda: «Chi è stato?», nessuno fiata. Si alzano i due colpevoli e insieme indicano Domenico. Nessuno interviene per dire la verità, per paura dei due bulli, così il maestro lo punisce. Uscendo dalla scuola, però, qualcuno vinta la paura, indica al maestro i colpevoli. Egli chiama Domenico: «Perché sei stato zitto? Così ho compiuto un’ingiustizia davanti a tutta la classe». Domenico risponde tranquillo: «Anche Gesù fu accusato ingiustamente e rimase in silenzio». Don Bosco fu l’educatore a cui Domenico si affidò con assoluta fiducia.
Il 24 giugno era l’onomastico di don Bosco, la sera prima, egli dice sorridendo ai suoi ragazzi: «Ognuno scriva su un biglietto ciò che desidera, farò di tutto per accontentarvi”. Le richieste sono le più varie e bizzarre. Sul biglietto Domenico scrive: «Mi aiuti a farmi santo». Don Bosco lo chiama e gli traccia un progetto di vita santa su misura. Primo: allegria. Ciò che ti turba e ti toglie la pace non viene dal Signore. Non l’allegria dei monellacci ma la gioia che nasce dalla pace con Dio e con gli altri. Secondo: studio e preghiera. Attenzione a scuola, impegno nello studio, impegno nella preghiera.
Tutto questo non per ambizione, per farti lodare, ma per amore del Signore e per diventare un vero uomo. Terzo: far del bene agli altri. Aiuta i tuoi compagni sempre, anche se ti costa sacrificio. La santità è tutta qui. In fondo, è la traduzione del comandamento dell’amore: ama Dio con tutto il cuore e il prossimo come te stesso. Domenico impara a dimenticare se stesso e a diventare sempre più attento agli altri. Ama come Gesù. Aiuta i più piccoli, si accorge se uno è triste ed è subito pronto a consolarlo. Vuole che i suoi amici conoscano Gesù. Sa intervenire con decisione per impedire il male.
Un giorno due compagni di scuola di Domenico si scambiano titoli pesanti e si pestano. Poi lanciano una sfida a duello. Domenico passa di lì per tornare all’Oratorio, vede e si rende conto del pericolo. Si toglie dal collo il piccolo crocifisso e si avvicina ai due sfidanti. «Guardate Gesù, grida con fermezza. Egli è morto perdonando e voi volete vendicarvi, a costo di mettere in pericolo la vita”. Il duellonon si fece. Il giorno della festa dell’Immacolata, Domenico va davanti all’altare della Madonna e le rivolge questa preghiera che aveva scritto sopra un biglietto: “Maria, ti dono il mio cuore. fa’ che sia sempre tuo. Fammi morire piuttosto che commettere un solo peccato. Gesù e Maria, siate voi sempre i miei amici».
Due anni dopo, Domenico con alcuni suoi amici fonda la «Compagnia dell’Immacolata”. Chi si iscriveva, si impegnava a vivere una vita intensamente cristiana e ad aiutare i compagni a diventare migliori. Nell’estate del 1856 scoppia il colera, male allora incurabile. Le famiglie ancora sane si chiudono in casa, sbarrano le porte, rifiutano ogni contatto con le altre persone. I colpiti muoiono soli, abbandonati. Don Bosco raduna i suoi 500 ragazzi e incita i più coraggiosi ad uscire con lui. Quarantaquattro, tra i ragazzi più grandi, si offrono volontari quella sera stessa. Tra essi in prima fila c’è Domenico Savio. Un anno dopo, il 9 marzo 1857, Domenico muore fra le braccia dei genitori con queste parole sulle labbra: “Mamma non piangere, io vado in Paradiso”.
Il 12 Giugno 1954 il Papa Pio XII lo dichiarò santo, un santo di soli 15 anni.
Tratto da: Luci sull’Est
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