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Caso Tomislav

Posté par atempodiblog le 20 février 2012

Cari amici,
il Documento sottostante è stato pubblicato da Radio Maria su sollecitazione di chi è al corrente degli ultimi sviluppi, molto gravi, che circolano in rete. Il Documento della S. Sede prevede per la persona di cui si parla la scomunica se rilascia dichiarazioni in materia religiosa o in relazione al « fenomeno di Medjugorje ».

di Padre Livio Fanzaga



Per leggere il documento citato da Padre Livio cliccare  Caso Tomislav dans Medjugorje iconarrowti7 QUI



Per approfondire cliccare iconarrowti7 dans Medjugorje QUI

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Jeremy Lin, il nuovo fenomeno dell’Nba ha gli occhi a mandorla e un’incrollabile fede in Dio

Posté par atempodiblog le 20 février 2012

Jeremy Lin, il nuovo fenomeno dell’Nba ha gli occhi a mandorla e un’incrollabile fede in Dio
In cinque gare ufficiali ha fatto innamorare i tifosi dei New York Knicks. Era il 4 febbraio quando coach D’Antoni, esasperato dalle sconfitte e dagli infortuni, manda in squadra questo sconosciuto ragazzo cinese, mai entrato in campo. E Lin ricambia la cortesia con 25 punti, 5 rimbalzi e 7 assist.
di Daniele Ciacci – Tempi

Jeremy Lin, il nuovo fenomeno dell'Nba ha gli occhi a mandorla e un'incrollabile fede in Dio dans Sport

« Linsanity » è l’ultima malattia che sta contagiando gli appassionati di basket d’oltreoceano. In particolare a New York, dove la passione per il nuovo beniamino Jeremy Lin sta risollevando il brand dei Knicks, pesantemente in rosso sia sul bilancio che in classifica. La storia del giovane playmaker dagli occhi a mandorla è la realizzazione del sogno americano. Ora, in Cina, se lo contendono tutti. Cai Qi, capo del partito comunista della provincia di Zheijiang, ne rivendica le origini dal paesino di Jiaxing, dove risiedeva la nonna materna di Jeremy. Ma in patria si tace su un piccolo particolare: Lin è cristiano praticante. Un ragazzo che solo ieri era la riserva della riserva della riserva e adesso dice: «È un miracolo di Dio». Ma andiamo con ordine.

Mike D’Antoni, l’allenatore dei New York Knicks, gestisce una squadra che fa pena. Non tanto per gli interpreti, ma perché manca un playmaker, quello che sposta la palla da una lunetta all’altra e illumina i compagni con passaggi smarcanti. Toney Douglas è mediocre, Mike Bibby non si regge sulle gambe, Imam Shumpert è una guardia riciclata a pivot e non funziona. Il coach italo-americano rispolvera Baron Davis sperando in un suo exploit da vecchio campione, ma lo blocca il colpo della strega. Non ne entra una giusta. Per disperazione lo scorso 4 febbraio contro i New Jersey Nets è costretto a far giocare un giovane chink – così vengono chiamati gli asiatici in America, con un tantino di spocchia – fresco di partitelle in terza divisione. Il « giovanotto » di un metro e 91 centimetri è Jeremy Lin. Nato a Palo Alto ventitré anni fa da madre cinese e padre taiwanese, entrambi alti 1 metro e 68 centimetri. L’altezza viene tutta dal bisnonno paterno. Ma non è solo quello il suo lascito. L’avo Chen Weiji fu il primo cristiano della stirpe dei Lin. Convertito da missionari protestanti americani nei primi del 900, educa i figli a una religione lontana ma affascinante. Tanto che negli anni ’40 la nonna di Jeremy, per fuggire dalla persecuzione comunista, sbarca a Taiwan, dove i genitori di Lin si incontrano. Da lì la coppia parte per gli Usa per scappare dai conflitti tra l’isola e la terraferma cinese.

Jeremy cresce in California. Il padre lo inizia alla pallacanestro portandolo sul parquet della Young Men’s Christian Association di Palo Alto. Lo sport gli piace, così decide di giocarsi una chance importante in qualche college che disponibile a dare sussidi agli atleti. Ma nessuno vuole un asiatico: la figura di Yao Ming – celebre cestista di 2 metri e 26 – pesa come un macigno. Se poteva venire qualcosa di buono dalla Cina, era già successo. Lin viene accettato ad Harvard che, pur essendo un’università di pregio della Ivy League, a livello sportivo vale pochissimo. Dopo la laurea in Economia finisce nei Golden State Warrios, per cui tifava da ragazzino, ma gioca pochi minuti, finendo spesso nelle squadre minori della società per farsi le ossa. Poi, complici gli infortuni della squadra di D’Antoni, sbarca senza contratto tra le fila dei Knicks.

E torniamo al 4 febbraio, quando un illuminato Mike D’Antoni lo fa entrare in campo. Lui lo ripaga con 25 punti, 5 rimbalzi e 7 assist, riportando i Knicks alla vittoria e salvando il posto al coach. Lo squattrinato panchinaro, che dormiva a casa del fratello – futuro dentista – su un divano sfondato, diventa una star. È l’inizio di una serie di sei vittorie dei Knicks. Il record personale di Lin è contro i Los Angeles Lakers di Kobe Bryant che, prima della sfida, fa la voce grossa: «Chi cazzo è ‘sto ragazzo? Butta dentro triple su triple? Ha una media di 28.8 punti a partita come me? No!». E la Linderella (da « Cinderella », Cenerentola del basketball) lo punisce segnando 38 punti. Ma è la partita contro i Toronto Raptors che consacra la leggenda. Guarda caso, un tiro da fuori area di Lin regala ai Knicks l’ennesima vittoria – 90 a 87 –  e un record assoluto. Jeremy Lin è il giocatore che ha segnato di più nelle prime 5 partite da titolare. E adesso, lo aspetta lo All Star Game di Orlando. D’Antoni ringrazia con una frase a effetto: «È stata una fortuna iniziare la stagione così male. Grazie Lin».

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L’amicizia con Gesù

Posté par atempodiblog le 18 février 2012

L’amicizia con Gesù dans Amicizia benedettoxvi

“Il centro di una vita felice, di una vita vera, è l’amicizia con Gesù, il Signore. E questa amicizia si impara nell’amore per la Sacra Scrittura, nell’amore per la liturgia, nella fede profonda, nell’amore per Maria, in modo da conoscere sempre più realmente Dio stesso e così la vera felicità, la meta della nostra vita”.

Benedetto XVI

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La vita cristiana

Posté par atempodiblog le 17 février 2012

La vita cristiana dans Amicizia

Ciò che ciascuno di noi sta cercando è l’amicizia vera: la verità, l’onestà, l’amore.
Il Signore stesso ci ha dato la nostalgia della comunione, dell’amicizia tra di noi; Lui ha messo dentro di noi la nostalgia del bene, della comprensione, di saper amare, perdonare, ricominciare con gioia.
La vita bella, la vita vera si realizza con cose piccole. I nostri ragazzi sono felici proprio perché si scoprono buoni. E ognuno di noi ha ricevuto il grandioso dono della coscienza, che ci dice la verità. Anche quando siamo cattivi, possiamo rimediare, la coscienza ci dice come fare: chiedendo perdono! Tutti sbagliano ed è naturale, ma non dobbiamo tenerci il “broncio”, covare rancore, rabbia, vendetta.
La nostra è una Comunità in cui ci vogliamo bene e lo facciamo attraverso le nostre povertà, perché tutti sbagliamo e nessuno è autorizzato a puntare il dito. Quando arriviamo al Cenacolo mettiamo in comune le nostre pochezze, non guardiamo chi è più buono, chi è più intelligente, chi lavora di più… mettiamo in comune quello che ci umilia, i nostri sbagli, le nostre povertà, i nostri fallimenti e lasciamo che sia Dio a risollevarci, a perdonarci e a unirci, facendo di noi la Sua famiglia.
Quanti tradimenti hanno subito i nostri giovani, quante lacrime nascoste hanno versato: é lì che sono nate le paure, il mutismo, la solitudine, la timidezza.
Per rendere felici i giovani basta far loro incontrare quello che veramente cercano: la pace, la verità senza maschere, la forza per vivere la bontà, l’umiltà, la pazienza reciproca, il saperci perdonare…. in una parola: la vita cristiana.
I nostri giovani in Comunità hanno sperimentato cosa vuol dire la fatica del lavoro, la misericordia di Dio, l’amore, l’amicizia vera tra di loro, il rispetto. Si sono conosciuti, aiutati, hanno visto che veramente la vita non era solo quella che stavano vivendo prima, hanno incontrato dei ragazzi come loro che volevano bene a loro disinteressatamente, che si correggevano l’un l’altro, che vivevano persino l’ansia di non far fallire il fratello, di lottare a tutti i costi perché non ritornasse nelle tenebre del suo passato. Tutto questo è amicizia! E senza magari neanche pensarci, è nato in loro l’amore per la vita: pensando agli altri, Dio ha donato a loro un amore nuovo alla vita.
Impariamo allora dai giovani che il nostro vero bene, la nostra felicità non è quello che ci esalta, ma è l’essere fratelli, sorelle, amici leali, senza ambizioni di arrivare chissà dove, ma in fondo, da soli! La felicità è fatta di cose semplici, piccole, che fanno stare bene il cuore.

di Suor Elvira Petrozzi – Comunità Cenacolo

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Papa: per quanto siano dure le prove non cadremo mai fuori dalle mani di Dio

Posté par atempodiblog le 17 février 2012

Benedetto XVI torna a dedicare l’udienza generale alla preghiera di Gesù morente. Tre “parole” nelle quali “la prima e la terza sono rivolte esplicitamente al Padre e la seconda al buon ladrone crocifisso con lui”. In quest’ultima, ha detto Benedetto XVI, “c’è la speranza che la preghiera sincera anche dopo una vita sbagliata incontra il Padre”.

Papa: per quanto siano dure le prove non cadremo mai fuori dalle mani di Dio dans Fede, morale e teologia

Pregare per “coloro che ci fanno torto”, affinché “la luce di Dio possa pervadere i loro cuori” e affidarsi totalmente a Dio, nella certezza che “per quanto dure siano le prove, difficili i problemi, pesante la sofferenza, non cadremo mai fuori delle mani di Dio, quelle mani che ci hanno creato, ci sostengono e ci accompagnano nel cammino dell’esistenza, perché guidate da un amore infinito e fedele”. Lo insegna la preghiera di Gesù morente – “indicazioni impegnative alla nostra preghiera, ma la aprono anche ad una serena fiducia e ad una ferma speranza” – alla quale, anche oggi, Benedetto XVI ha dedicato il discorso per le seimila persone presenti all’udienza generale.

In quella che il Papa ha definito “scuola di preghiera”, egli ha proposto una riflessione sulle parole che Luca riferisce di Gesù morente. Sono tre “parole”, nelle quali “la prima e la terza sono rivolte esplicitamente al Padre e la seconda al buon ladrone crocifisso con lui”. In quest’ultima, ha detto Benedetto XVI, Gesù “dona la ferma speranza che la bontà di Dio può toccarci anche nell’ultimo istante della vita e la preghiera sincera, anche dopo una vita sbagliata, incontra le braccia aperte del Padre buono che attende il ritorno del figlio”.

Nella prima “parola”, “subito dopo essere stato inchiodato sulla croce e mentre i soldati si stanno dividendo le sue vesti” Gesù chiede “Padre perdona loro, perché non sanno quel che fanno”. E’ una “intercessione”, Gesù “chiede il perdono per i propri carnefici, con cio compie in prima persona quello che aveva detto nel Discorso della montagna: amate i vostri nemici, fate del bene a quelli che vi odiano”. “Adesso non solo perdona i suoi carnefici, ma si rivolge direttamente al Padre intercedendo per i suoi carnefici”. Gesù “non solo chiede il perdono, ma dà una lettura di ciò che accade: non sanno quello che fanno”. “L’ignoranza – ha commentato il Papa – il «non sapere», come motivo della richiesta di perdono al Padre, perché essa lascia aperta la via verso la conversione, come del resto avviene nelle parole che pronuncerà al momento della morte di Gesù: veramente questo uomo era giusto, era il Figlio di Dio”.

La seconda è una “parola di speranza”. “Il buon ladrone rientra in sé e si pente, si accorge di trovarsi di fronte al Figlio di Dio” al quale chiede di ricordarsi di lui, “quando entrerai nel tuo regno”. Nella risposta “oggi con me sarai nel Paradiso” Gesù “è consapevole di rientrare direttamente nella comunione col Padre e di aprire all’uomo la via per il Paradiso”.

La terza “parola” del Vangelo di Luca: “Padre nelle tue mani consegno il mio spirito, detto questo spirò”. Alcuni aspetti di questa narrazione sono diversi rispetto a quanto dicono Marco e Matteo. “Le tre ore di oscurità in Marco non sono descritte, mentre in Matteo sono collegate con una serie di diversi avvenimenti apocalittici, come il terremoto, l’apertura dei sepolcri, i morti che risuscitano. In Luca, le ore di oscurità hanno la loro causa nell’eclissarsi del sole, ma in quel momento avviene anche il lacerarsi del velo del tempio. In questo modo il racconto lucano presenta due segni, in qualche modo paralleli, nel cielo e nel tempio. Il cielo perde la sua luce, la terra sprofonda, mentre nel tempio, luogo della presenza di Dio, si lacera il velo che protegge il santuario. La morte di Gesù è caratterizzata esplicitamente come evento cosmico e liturgico; in particolare, segna l’inizio di un nuovo culto, in un tempio non costruito da uomini, perché è il corpo stesso di Gesù morto e risorto, che raduna i popoli e li unisce nel sacramento del suo corpo e del suo sangue”.

“La preghiera di Gesù, in questo momento: “Nelle tue mani affido il mio spirito” sono le stesse parole del Salmo 31, ma “non è una citazione, ma una decisione ferma, Gesù si consegna al Padre in atto di totale abbandono, di piena fiducia nell’amore di Dio”. La preghiera di Gesù di fronte alla morte è drammatica come lo è per ogni uomo, ma, allo stesso tempo, è pervasa da quella calma profonda che nasce dalla fiducia nel Padre e dalla volontà di consegnarsi totalmente a Lui”.

 Fonte: AsiaNews

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Maria, Madre che protegge

Posté par atempodiblog le 15 février 2012

Maria, Madre che protegge dans Fede, morale e teologia Madonna

“Sotto la tua protezione noi cerchiamo rifugio, Santa Madre di Dio”. E’ una delle più antiche invocazioni rivolte alla Vergine. Ha attraversato i secoli sempre nuova e sempre attuale, perché sgorga spontanea dal cuore. La traversata nell’oceano della vita è costellata da pericoli di ogni genere e noi siamo come delle fragile barchette in bali…a dei venti e delle onde. Negli anni verdi dell’incoscienza non ce ne rendiamo conto, ma ben presto apprendiamo come, senza una protezione vigile e forte, sia impossibile arrivare sani e salvi alla meta. I nemici sono molteplici e i più insidiosi sono quelli nascosti sotto le sembianze di amici. Le insidie non riguardano soltanto la vita del corpo, ma anche e soprattutto quella dell’anima. E’ un’illusione quella di chi pensa di prevalere sugli altri con l’astuzia e l’intelligenza. I cosiddetti vittoriosi nella lotta quotidiana per avere il sopravvento, troveranno sempre uno più scaltro e più spietato di loro. Alla fine poi, il vero nemico, quello che è menzognero e omicida fin dal principio, si ergerà vincitore sulle rovine di chi si era illuso di essere onnipotente.

Considera, caro amico, gli imprevisti della vita e della giornata dai quali siamo assediati. Basta un nulla per trovarsi improvvisamente in situazioni disperate. Finché succede agli altri, ci illudiamo di esserne immuni. Ma quando siamo noi ad essere toccati, allora ci rendiamo conto di quanto siamo fragili e in balia di eventi incontrollabili. I pericoli più insidiosi tuttavia vengono da quel nemico che abbiamo dentro di noi. Quella potenza tenebrosa e nascosta che si chiama orgoglio, presunzione, avidità, prepotenza, invidia, inganno. Mentre ci guardiamo dai nemici esterni, non ci accorgiamo del male che facciamo a noi stessi, lasciando che il suo veleno di espanda attraverso le nostre vene. Ci sono poi i nemici che popolano il mondo. Gesù ci ha messo più volte in guardia, dicendo che ci mandava come pecore in mezzo ai lupi e invitandoci alla prudenza e alla semplicità ( Mt 10,16). Quando nei cuori degli uomini si annida il maligno, è necessario il discernimento per evitare i suoi morsi velenosi: “ Ecco – dice Gesù, vi ho dato il potere di camminare sopra i serpenti e sopra gli scorpioni e sopra ogni potenza del nemico; nulla vi potrà danneggiare” (Lc 10,19). Il nemico per eccellenza è il diavolo, il quale è come un leone ruggente in cerca di chi divorare ( cfr 1Pt5,8).

Per proteggerci da questi mortali nemici che tendono insidie all’anima e al corpo Dio ci ha donato una madre vigile e potente. Se ci affidiamo a Lei, invocando il suo aiuto, possiamo essere certi che ci difenderà, intervenendo con prontezza ed efficacia. Non c’è pericolo dal quale la Madonna non possa difenderci. Innanzi tutto ci protegge da noi stessi quando, accecati dalle passioni e sedotti dal mondo, andiamo ignari a mettere i piedi i piedi sulle trappole mortali e ben nascoste che il nemico non si stanca mai di allestire. La Madonna ci difende dagli uomini che ci vogliono fare del male, impedendo loro di colpirci e sviando i loro dardi velenosi. Soprattutto interviene quando, vestiti da pecore, essi preparano l’agguato mentre siamo ignari e indifesi. Un giorno in cielo sapremo da quanti pericoli la Madre ci ha preservato senza che noi ce ne rendessimo conto. Non di rado ci fa passare indenni in mezzo alle insidie più sottili senza che ne veniamo sfiorati e soltanto dopo ci rendiamo conto del pericolo che abbiamo passato. Ma è soprattutto dal nemico infernale che la Madonna ha il compito di custodirci. Lei è la Vergine potente contro il male e la Nuova Eva che ha la missione di schiacciare la testa al serpente. Lei lo vede mentre architetta i suoi inganni e al momento opportuno ci apre gli occhi perché lo possiamo affrontare e vincere col suo aiuto.
La sua incessante protezione è la più sicura garanzia perché la navicella della nostra vita approdi felicemente al porto dell’eternità.

Tratto da: Maria, dolce Madre - Padre Livio Fanzaga

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Il culto della Divina Misericordia

Posté par atempodiblog le 15 février 2012

Il culto della Divina Misericordia dans Beato Michele Sopocko Faustina-e-il-beato-Michele-Sopocko

“Esistono delle verità che si conoscono, spesso se ne sente parlare e se ne parla, ma che non si capiscono. Cosí è stato con me, per quanto riguarda la verità sulla misericordia divina. Tante volte menzionavo questa verità nelle omelie, ci ho pensato durante i ritiri, le ripetevo nelle preghiere della Chiesa – particolarmente nei Salmi – ma non comprendevo il significato di questa verità né approfondivo il suo contenuto, cioè che essa è l’attributo più alto dell’opera di Dio all’esterno. Ci voleva alla fine una semplice religiosa, suor Faustina, della Congregazione della Beata Vergine Maria della Misericordia (Maddalene), la quale, guidata interiormente, me ne parlò, brevemente e spesso lo ripeteva, stimolandomi così ad esaminare, studiare e a riflettere spesso su questa verità.
[...] all’inizio non sapevo bene di che cosa si trattasse, ascoltavo, dubitavo, mi ponevo delle domande, facevo delle ricerche e mi consigliavo con gli altri – soltanto qualche anno più tardi capìi l’importanza di quest’opera, l’immensità di quest’idea e mi sono convinto io stesso dell’efficacia di quell’antico, quanto grande e vivificante culto, ma trascurato da chi richiedeva ai tempi nostri un rinnovamento.
[...] La fiducia nella Misericordia Divina, il divulgare il culto di questa misericordia tra gli altri e consacrare ad esso, senza alcun limite, tutti i miei pensieri, parole ed opere, senza un’ombra di cercare me stesso, sarà d’ora in poi un principio fondamentale della mia vita, con l’aiuto della medesima misericordia incommensurabile”.

Don Michele Sopocko

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Perdonare i nemici

Posté par atempodiblog le 15 février 2012

Perdonare i nemici dans Fede, morale e teologia 

Nulla più mi persuade che è difficile perdonare, quanto l’esperienza che mi insegna che non esiste quasi niente di più raro. Il nostro Maestro ha perdonato lui stesso in faccia a tutti, nella maniera più generosa e nelle circostanze più difficili. I suoi apostoli e i suoi primi discepoli si sono segnalati nell’imitare tanto esempio. Eppure chi di noi compie tanto bene questo dovere? Non parlo dei mondani, che si vantano delle loro vendette e che, lungi dall’obbedire al precetto del Vangelo, si comportano verso i loro nemici come se ci fosse un precetto di odiarli a morte. Perfino tra quanti fanno professione di virtù, c’è cosa più rara che vedere chi perdona sinceramente, chi loda quelli che lo criticano,chi prega per quanti lo perseguitano, chi si affretta a servire quanti turbano la sua quiete e in tutti gli incontri gli mettono i bastoni tra le ruote? Vero è che, una volta che ci siamo impegnati nella vita devota, ci guardiamo bene dal dire che vogliamo vendicarci; ma spesso non tralasciamo di farlo, mai mancando di dichiarare che non vogliamo alcun male al nemico. Ma, come se dopo questa precauzione tutto ci fosse permesso, sparliamo di lui in tutto quello che sappiamo, e spesso anche in quello che non sappiamo; esageriamo l’ingiustizia e la violenza del suo comportamento; ci appaghiamo nel far notare i suoi difetti; rievochiamo il ricordo delle sue azioni passate. Voglio che non si dica nulla che non sia vero, e che non sia già di dominio pubblico; cioè che non vi sia né calunnia né maldicenza; ma certamente la carità non può non esserne ferita; si tratta sempre di vendetta.
I devoti cercano con cura il loro risentimento con qualche pretesto specioso, di zelo o di giustizia. Ma molto pochi sono quelli che cercano di soffocarlo. I viziosi palesi si vendicano apertamente; i devoti di professione qualche volta si vendicano in modo occulto, senza farsene accorgere, e molto spesso senza che loro stessi se ne accorgano; gli uni ricorrono alle armi e alla violenza per darsi soddisfazione, altri talvolta lo fanno col silenzio e con moderazione. Infine, alcuni che sono i meno propensi al vendicarsi personalmente, spesso sono molto lieti di vedersi vendicati: godiamo nel vedere che uno che voleva farci del male è caduto lui stesso nella trappola che ci stava tendendo; apprendiamo con piacere che la sua condotta viene condannata dalla gente onesta; ci rallegriamo delle disgrazie che gli capitano. Non dico soltanto che comportarsi così non è amare come Gesù Cristo ci ordina; è palese che è un odiare e un volere il male; anzi, dico che è compiere una vera e propria vendetta.
La vendetta non consiste nell’uccidere, colpire, spargere sangue; tutte queste cose si possono compiere per un principio di giustizia, e alcune addirittura per un motivo di amore e di carità. Vendicarsi è provare piacere nella sventura di un nemico; è trovare gioia e consolazione in ciò che l’affligge, sia che siamo noi gli autori dei suoi mali, sia che questi vengano da altri. Secondo sant’Agostino: Vindicari non est aliud nisi delectari vel consolari de alieno malo. Ma non è vero che poche persone sono esenti da questi sentimenti, e che è molto difficile difendersene?
Talvolta siamo in difficoltà nel trovare i mezzi di esercitare il nostro fervore; invidiamo ai santi le occasioni che hanno avuto di far brillare la loro virtù; rimpiangiamole persecuzione della Chiesa, che sono state tanto favorevoli ai primi fedeli. Vade riconciliare fratri tuo: andate a riconciliarvi con vostro fratello. Andate verso quel nemico che vi perseguita, che vi maltratta; e senza compulsare le regole del mondo, che vi dispenseranno da compiere il primo passo, senza dar retta alla natura che vi sollecita vendetta, convincetelo: con la vostra mitezza, con la vostra facilità nel cedergli su tutto, con ogni genere di arrendevolezza, a desistere dalla sua collera e ad amarvi in Gesù Cristo. Se poi non avete nemici, o se le circostanze sono tali che la prudenza non vi permette di comportarvi così, imponete a voi stessi questa legge indispensabile di vivere con quanti no vi amano, che invidiano la vostra fortuna, o la vostra gloria, che vi disprezzano, che parlano di voi con poca carità e riservatezza; di vivere, dico, con loro come se voi ignoraste tutte queste cose, come se foste persuaso del contrario. Vagliate le loro virtù e le loro buone qualità per poterne parlare nelle conversazioni; cercate le occasioni per rendere loro servizio, e consideratevi fortunati quando ne avrete trovate; eccitate il vostro cuore ad amarli, ad augurare loro il bene, ad affliggervi dei loro mali, rallegrarvi dei loro successi; fateli oggetto delle vostre preghiere; chiedete per loro ciò che credete sia loro più necessario e più utile; rendete mille grazie a Dio per tutti i beni che ha loro dato; infine, che l’amore di Gesù Cristo vi induca a fare per loro tutto quello che l’amore naturale più sincero e più tenero vi farebbe compiere per un amico o un fratello. Ecco come conquistarvi il cuore di Dio, come presto arrivare a una santità molto eminente.
Sono buone opere una messa ascoltata, elemosina fatta con un’intenzione molto pura, un servizio reso per carità cristiana; ma un servizio reso a un nemico; un’elemosina data per lui, una messa ascoltata per ottenergli qualche grazia, sono azioni eroiche, capaci di attirare su di noi le più grandi benedizioni.E per difficile che sia, questo mezzo è pur sempre nelle nostri mani e alla portata di ogni genere di persona. Non tutti hanno beni a sufficienza per essere molto generosi con i poveri;; le austerità suppongono la salute, Che Dio non a tutti data; occorre tempo libero, per fare lunghe preghiere, e alcuni sono impegnati in occupazioni che non danno loro questo tempo;ma per perdonare e per amare i nemici, per cercare di accattivarseli, per pregare per loro, per parlarne bene in ogni occasione, per prendere parte a tutto ciò che li riguarda, basta il cuore. Vero è che bisogna averlo grande: i cuori meschini non sanno cos’è perdonare.
Nessuna mente creata può comprendere quanto un peccato mortale irriti Dio. La punizione di Adamo e di tutta la sua discendenza condannata a morte per una semplice disubbidienza; Gesù Cristo abbandonato e consegnato al furore degli uomini e dei demoni per essersi reso simile al peccatore, benché fosse del tutto esente dal peccato; infine l’inferno, dove Dio ha precipitato gli angeli per tormentarveli eternamente, insieme agli uomini colpevoli: tutto ciò ci fa comprendere quanto il peccato lo adira contro quelli che lo commettono.
Non bisogna meravigliarsene. Non è molto strano che una piccola creatura tratta dal nulla si sollevi contro colui che l’ha plasmata; che un uomo osi prendersela con il suo Dio; che disprezzi questa Maestà infinita; che non tema di offendere l’Onnipotente?
Se un motivo c’è di meravigliarsi, è che tolleri con tanta pazienza che tutti i giorni si specchi con incredibile audacia, e che non distrugga con l’uomo tutto l’universo, da lui creato soltanto per l’uso dell’uomo stesso.
Ma più sorprendente è che, pur essendo in effetti tanto e tanto giustamente irritato, egli dimentica tutta la sua collera non appena noi stessi abbiamo dimenticato le ingiurie che ci sono state fatte, o che le abbiamo perdonate: Dimittite et dimittebitur vobis. Volete sapere come potete piegare la mia giustizia, dopo aver offeso la mia misericordia? Lasciatevi piegare voi stessi in favore dei vostri nemici; sacrificatemi il vostro risentimento. Con questo solo sacrificio espirete le vostre colpe: Dimittite et dimittetur vobis.San Claudio de la Colombière s.j.

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Giudizi sulle intenzioni

Posté par atempodiblog le 15 février 2012

Giudizi sulle intenzioni dans Santa Faustina Kowalska

Una certa suora mi perseguita di continuo unicamente per il fatto che Dio ha rapporti così stretti con me. A lei sembra che tutto ciò sia una finzione da parte mia. Quando ritiene che io abbia commesso qualche mancanza, dice: «Hanno le visioni e commettono colpe di questo genere!». Ne ha parlato in giro alle altre suore con un’interpretazione sempre sfavorevole; diffonde prevalentemente l’opinione che si tratti di una mezza pazza. Un giorno mi diede fastidio che quella goccia d’intelligenza umana indagasse a quel modo sui doni di Dio. Dopo la santa Comunione pregai perché Iddio la illuminasse. Conobbi tuttavia che quell’anima, se non cambia la sua disposizione interiore, non giungerà alla perfezione.
Quando mi lamentai con Gesù per una certa persona: «Gesù, come può quella persona emettere un simile giudizio anche sull’intenzione?». Il Signore mi rispose: «Non ti meravigliare di questo. Quell’anima non conosce nemmeno se stessa, come può emettere un giudizio equilibrato su un’altra anima?».

Santa Faustina Kowalska

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Non bisogna soffermarsi al dettaglio

Posté par atempodiblog le 15 février 2012

Non bisogna soffermarsi al dettaglio dans Citazioni, frasi e pensieri Beato-don-Giustino-Maria-della-Santissima-Trinit-Russolillo

“Chi si ferma al dettaglio nell’esame delle persone, delle opere e degli avvenimenti, difficilmente se ne tornerà un giudizio esatto, e per conseguenza molto difficilmente si esprimerà in loro favore.
Invece il guardare all’insieme ci avvina molto più alla verità oggettiva, ci mette nelle disposizioni della Carità soggettiva e ci riempie persino nell’espressione di bontà e benevolenza”.

Beato Giustino Maria Russolillo

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“Mi bastava Gesù per ogni cosa”

Posté par atempodiblog le 14 février 2012

“Mi bastava Gesù per ogni cosa” dans Santa Faustina Kowalska

Quando il Signore stesso vuole stare accanto ad un’anima e guidarla, allontana da lei tutto ciò che c’è all’esterno. Quando mi ammalai e venni trasferita in infermeria, ebbi molti dispiaceri per questo motivo. Eravamo in due ricoverate in infermeria. Da Suor N. andavano in visita le suore; da me non s’affacciava nessuno. Per la verità l’infermeria è una sola, ma ognuna ha la propria cella. Le serate invernali erano lunghe. Suor N. aveva la luce e la cuffia per la radio ed io per mancanza della luce non potevo nemmeno preparare la meditazione. Dopo che erano passate così all’incirca due settimane, una sera mi lamentai col Signore: «Ho molti dispiaceri e non posso nemmeno preparare la meditazione, dato che non ho la luce». Ed il Signore mi disse che sarebbe venuto Lui ogni sera e mi avrebbe dato i punti per la meditazione dell’indomani. I punti si riferivano sempre alla Sua dolorosa Passione. Mi disse: «Medita la Mia Passione davanti a Pilato». E così, punto per punto, per un’intera settimana meditai la Sua dolorosa Passione. Da quel momento una grande gioia entrò nella mia anima e non desiderai più né visite, né luce; mi bastava Gesù per ogni cosa. Per la verità l’interessamento delle Superiore per le ammalate era notevole; tuttavia il Signore dispose in modo tale che mi sentii abbandonata. Egli, il migliore dei Maestri, per poter agire direttamente su un’anima allontana da lei tutto ciò che è creato.

Santa Faustina Kowalska

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Quel che manca di più ai poveri

Posté par atempodiblog le 14 février 2012

Quel che manca di più ai poveri dans Citazioni, frasi e pensieri

Quel che manca di più ai poveri, è il fatto di sentirsi utili, di sentirsi amati. È l’esser messi da parte che impone loro la povertà, che li ferisce. Per tutte le specie di malattie, vi sono medicine, cure, ma quando si è indesiderabili, se non vi sono mani pietose e cuori amorosi, allora non c’è speranza di vera guarigione.

Beata Madre Teresa di Calcutta

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Sopportare noi stessi

Posté par atempodiblog le 14 février 2012

Sopportare noi stessi dans Citazioni, frasi e pensieri

Se dobbiamo avere pazienza e sopportare le miserie altrui, tanto più dobbiamo sopportare noi stessi.
Nelle tue quotidiane infedeltà umiliati, umiliati, umiliati sempre. Quando Gesù ti vedrà umiliato fino a terra, ti stenderà la mano e penserà lui stesso ad attirarti fino a sé.

San Pio da Pietrelcina

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“Quando all’improvviso sbucò lo zucchero”

Posté par atempodiblog le 13 février 2012

“Quando all’improvviso sbucò lo zucchero” dans Medjugorje

«Se gli uomini si affidassero un po’ di più a Dio, farebbero esperienza del suo amore». Ne è convinta Marija, che racconta: «con le apparizioni, la vita fu sconvolta dai pellegrini. Scherzando mia mamma diceva che la nostra casa era diventata come una stazione. Davamo ciò che avevamo e Dio provvedeva. Un giorno ci fece visita il vescovo di Spalato. Gli offrii un caffè, ma lo zucchero era finito. Tra me e me ero triste di non poter accogliere bene un ospite di riguardo, ma mentre stavo cercando il miele, sentii da fuori qualcuno dire: “zucchero!”, e una mano di chissà chi sbucò dalla finestra e me ne allungò un chilo. Dio ci dà di più di quanto abbiamo bisogno».
Un’altra volta Marija aveva rinunciato come fioretto ad acquistare delle scarpe che le piacevano. Ma le sue erano vecchie e logore. La sera di quello stesso giorno una signora le regalò proprio quel modello che tanto aveva desiderato.

Fonte: OGGI

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Il cuore di Lourdes è la grotta

Posté par atempodiblog le 11 février 2012

Il cuore di Lourdes è la grotta dans Apparizioni mariane e santuari

Nell’ immaginario collettivo la grotta di Lourdes, come quella di Betlemme, è stata mitizzata. All’origine non era affatto quel luogo romantico dei nostri presepi, caldo e pulito come un salotto moderno. La grotta di Massabielle era tutt’altra cosa, dal momento che era un ricovero per maiali. Perché l’Immacolata l’aveva scelta per manifestare il suo nome al mondo?
Sono questi gli interrogativi che mi assalgono il mattino dopo, quando, seduto su un muricciolo che fiancheggia la riva destra del  Gave, guardo da lontano il luogo sacro dell’apparizione che sta davanti a me. E’ un angolo privilegiato di silenzio e di meditazione dove sosto a lungo ogni volta che passo per Lourdes. Il pensiero va spontaneo alla grotta delle Tre Fontane a Roma, dove la Vergine della Rivelazione era apparsa a Bruno Cornacchiola e ai suoi tre bambini. La Madonna aveva detto che voleva trasformare in luogo di conversione quella “terra di peccato”. Negli anni settanta avevo avuto la grazia di visitare la grotta di Betlemme e da allora un pensiero mi si era affacciato all’orizzonte luminoso dell’anima. Una scelta di questo genere non poteva essere un fatto casuale, ma doveva avere il significato di un segno, come è tipico del linguaggio biblico. D’altra parte il grande Platone non colloca forse uno dei suoi più grandi <<miti>> sulla condizione umana all’interno di una caverna? Sì, non vi è dubbio, mi dico con convinzione, questa cavità maleodorante e ridotta a porcile è il simbolo della situazione dell’uomo sulla terra, immerso nella melma del male e del peccato. I porci vi si rotolano a loro agio, ma… noi? Come potremo chiamare felicità questo abbruttimento?
L’Immacolata che scende nelle tenebre della nostra abiezione annuncia il Vangelo della redenzione e della speranza. Lassù, in quella nicchia ovale in cui è apparsa, si è accesa la luce della grazia che rischiara il limite oscuro di un’esistenza segnata dal marchio infernale dell’incredulità e del male.

Tratto da: Pellegrino a quattro ruote — Padre Livio Fanzaga

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