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Meditare la Passione

Posté par atempodiblog le 29 février 2012

Meditare la Passione dans Don Giustino Maria Russolillo

Mi ripeta il Vangelo la storia della passione, mi rechino gli angeli gli strumenti della passione.
Dopo il peccato, l’amore non ha un nemico più terribile della dimenticanza, prodotta dall’assenza degli amici nel tempo e nello spazio. Quante anime in grazia languiscono senza amore! Voi volete che ravvivi sempre i ricordi del Vostro amore, di tutti i suoi segni, parole, doni e prove, per riaccendere e nutrire la fiamma in me e in tutti. Ma specialmente della Vostra passione e morte, volete che mi ricordi sempre e viva di questo ricordo, fatto, realtà permanente! Me lo dicono le stimmate e l’Eucaristia! Poiché in cielo avete voluto i segni vivi della passione anche nel corpo allo stato glorioso: perenne visione agli stessi Angeli e ai Santi della Vostra passione. Sulla terra poi avete istituito espressamente l’Eucaristia, sacrificio e sacramento, ordinando che l’uno e l’altro sia memoriale e riproduzione della passione. Il più degno ricordo di voi, lasciato da voi stesso. Il più efficace mezzo per produrre l’amore dato da voi stesso. E per la Vostra passione applicata, perpetuata, vi prego di non sopportare più oltre la mia indolenza e la mia insensibilità che ne deriva. Me ne ricorderò e per amore e dolore mi sentirò come venir meno! Credo a quanto diceva quel vostro servo: l’insensibilità del cristiano per voi crocifisso è un prodigio diabolico e non voglio più esserne vittima! Meditare la Vostra passione, sentirla, compatirla ci fa cogliere i frutti della redenzione, promuove la nostra santificazione e glorifica il Padre Vostro.

Beato Giustino Maria della Santissima Trinità Russolillo

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Della santa Comunione

Posté par atempodiblog le 29 février 2012

Della santa Comunione dans Sacramento della penitenza e della riconciliazione

Le suore non parlino del fatto che una si accosta più di rado e un’altra più spesso alla santa Comunione. Si astengano dall’emettere giudizi su questa materia, su cui non hanno diritto di parlare. Ogni giudizio in merito appartiene esclusivamente al confessore. La Superiora può interrogare una data suora, però non al fine di conoscere il motivo per cui non si accosta alla santa Comunione, ma allo scopo di facilitarle la confessione. Le superiore non si azzardino ad entrare nell’ambito della coscienza delle suore.

Santa Faustina Kowalska

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Due pesi e due misure

Posté par atempodiblog le 29 février 2012

Due pesi e due misure dans Riflessioni San-Francesco-di-Sales

Se qualcuno dei nostri dipendenti ha un modo di fare sgarbato, o ci riesce antipatico, può fare qualunque cosa, la prenderemo sempre per traverso; non cessiamo di umiliarlo e siamo pronti al rimprovero; al contrario, se qualcuno ci va a genio, può fare quello che vuole, lo scuseremo sempre.
Ci sono dei figli veramente buoni e bravi, ma invisi ai loro papà e alle loro mamme solo a causa di difetti fisici e magari poi sono preferiti quelli viziosi, perché hanno delle belle qualità fisiche. In ogni campo diamo la preferenza ai ricchi sui poveri, anche se non sono di stirpe più nobile o più virtuosi; diamo la preferenza anche a quelli vestiti meglio.
Esigiamo con scrupolo i nostri diritti, ma pretendiamo che gli altri siano remissivi nel chiedere i loro; conserviamo il nostro posto con puntiglio, ma vogliamo che gli altri siano umili e condiscendenti; ci lamentiamo con facilità del prossimo, ma poi guai se uno si lamenta di noi! Quello che facciamo per gli altri ci sembra sempre tanto, ciò che gli altri fanno per noi, nulla, almeno ci sembra.
Assomigliamo alle pernici di Pafiagonia che hanno due cuori: ne abbiamo uno dolce e cortese per noi, e uno duro, severo, intransigente per il prossimo. Usiamo due pesi: uno per pesare le nostre comodità, caricando il più possibile, l’altro per pesare quelle del prossimo, alleggerendo più che possiamo.
La Scrittura dice che le labbra ingannatrici hanno parlato in un cuore e in un cuore: con ciò vuol dire che hanno due cuori; avere due pesi: uno forte, per riscuotere e un altro leggero, per pagare, è cosa abominevole davanti a Dio.
Filotea, sii costante e giusta nelle tue azioni: mettiti sempre al posto del prossimo e metti lui al tuo e così giudicherai rettamente; quando compri fa la venditrice e quando vendi fa la compratrice e vedrai che riuscirai a vendere e comprare secondo giustizia.
Si tratta di piccole ingiustizie, che non obbligano alla restituzione, perché ci limitiamo rigorosamente nei termini a nostro favore; ma non per questo è un motivo per non correggerci. Sono grosse mancanze contro la ragionevolezza e la carità; se si guarda bene sono veri imbrogli: ma che ci vuole in fin dei conti a vivere con generosità, nobiltà di cuore, cortesia, e con un cuore signore, costante e ragionevole?
Ricordati di esaminare spesso il tuo cuore, Filotea, per vedere se verso il prossimo si comporta come vorresti che si comportasse lui nei tuoi confronti se tu fossi al suo posto; qui sta la ragionevolezza.

Tratto da: Filotea di San Francesco di Sales

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La mormorazione: una ferita alla carità

Posté par atempodiblog le 29 février 2012

La mormorazione: una ferita alla carità dans Madre Speranza

Asteniamoci dalla mormorazione. Noi non siamo chiamati a giudicare i nostri fratelli. Detestiamo questo vizio, ricordando che la carità ci obbliga ad evitarlo ad ogni costo.

Tutti sappiamo che la mormorazione consiste nel manifestare ad un altro le mancanze del nostro prossimo, spesso distruggendo il suo buon nome. Ciò avviene ogni volta che riportiamo i difetti altrui. Forse con maggiore danno se lo facciamo senza indicare detti difetti, ma usando espressioni che alludono a cose nascoste; così, per esempio, la frase: « Se io potessi parlare! »; oppure, nell’ascoltare maldicenze, rispondere: « Io anche avrei da dire, ma preferisco tacere ». Questo è terribile perché credo che una tale riserva danneggi molto più della manifestazione aperta di ciò che è successo; induce a sospettare, infatti, che si nascondano cose molto gravi.

Qualcuno potrebbe dire: «Io, quando parlo del mio prossimo, riferisco sempre cose risapute, per cui non credo di togliere la buona riputazione, dato che quello che dico non l’ho visto io ma mi è stato riferito. In tal caso la mia mancanza non è tanto grave perché si tratta di cose pubblicamente conosciute. Si sa che, quando un delitto è pubblico, diminuisce la gravità del parlarne».

Io credo invece che anche in quest’ultimo caso chi si compiace di riferire le mancanze dei propri fratelli dimostra di avere nel petto un cuore completamento freddo, privo di amore e di carità.

Vediamo come Egli si è comportato con i più grandi peccatori. Riguardo a Giuda, giunto il momento di manifestare il suo tradimento, lo fa con molta carità e delicatezza, senza palesare il suo nome. Egli dice: « Colui che ha intinto con me la mano nel piatto, quello mi tradirà » (Mt 26, 23). In tal modo ciascuno prese rivolta a sé l’allusione e tutti chiesero pieni di spavento « Signore, sono forse io? ». Gesù, sebbene li vedesse spaventati, non fece alcun nome, solo disse in segreto a Giovanni « Colui per il quale intingerò un boccone e glielo darò » (Gv 13, 26). E lo fece con tanta discrezione che nessun altro se ne accorse. Se Gesù manifestò questo al suo amato discepolo fu perché Giovanni lo amava profondamente. Colui che ama ha carità verso i propri fratelli; tace e nasconde le loro mancanze.

Siamo caritatevoli, perché la carità è il vincolo che ci unisce gli uni agli altri e tutti a Gesù. In ogni momento della nostra vita, solleviamo gli occhi più in alto e pensiamo che sarà veramente degno di approvazione in noi, non questo o quel metodo di virtù, ma il frutto della carità. Questo è ciò che Gesù ci chiede.

Madre Speranza
Fonte: Santuario dell’Amore Misericordioso di Collevalenza

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