Perdonare i nemici
Posté par atempodiblog le 15 février 2012
Nulla più mi persuade che è difficile perdonare, quanto l’esperienza che mi insegna che non esiste quasi niente di più raro. Il nostro Maestro ha perdonato lui stesso in faccia a tutti, nella maniera più generosa e nelle circostanze più difficili. I suoi apostoli e i suoi primi discepoli si sono segnalati nell’imitare tanto esempio. Eppure chi di noi compie tanto bene questo dovere? Non parlo dei mondani, che si vantano delle loro vendette e che, lungi dall’obbedire al precetto del Vangelo, si comportano verso i loro nemici come se ci fosse un precetto di odiarli a morte. Perfino tra quanti fanno professione di virtù, c’è cosa più rara che vedere chi perdona sinceramente, chi loda quelli che lo criticano,chi prega per quanti lo perseguitano, chi si affretta a servire quanti turbano la sua quiete e in tutti gli incontri gli mettono i bastoni tra le ruote? Vero è che, una volta che ci siamo impegnati nella vita devota, ci guardiamo bene dal dire che vogliamo vendicarci; ma spesso non tralasciamo di farlo, mai mancando di dichiarare che non vogliamo alcun male al nemico. Ma, come se dopo questa precauzione tutto ci fosse permesso, sparliamo di lui in tutto quello che sappiamo, e spesso anche in quello che non sappiamo; esageriamo l’ingiustizia e la violenza del suo comportamento; ci appaghiamo nel far notare i suoi difetti; rievochiamo il ricordo delle sue azioni passate. Voglio che non si dica nulla che non sia vero, e che non sia già di dominio pubblico; cioè che non vi sia né calunnia né maldicenza; ma certamente la carità non può non esserne ferita; si tratta sempre di vendetta.
I devoti cercano con cura il loro risentimento con qualche pretesto specioso, di zelo o di giustizia. Ma molto pochi sono quelli che cercano di soffocarlo. I viziosi palesi si vendicano apertamente; i devoti di professione qualche volta si vendicano in modo occulto, senza farsene accorgere, e molto spesso senza che loro stessi se ne accorgano; gli uni ricorrono alle armi e alla violenza per darsi soddisfazione, altri talvolta lo fanno col silenzio e con moderazione. Infine, alcuni che sono i meno propensi al vendicarsi personalmente, spesso sono molto lieti di vedersi vendicati: godiamo nel vedere che uno che voleva farci del male è caduto lui stesso nella trappola che ci stava tendendo; apprendiamo con piacere che la sua condotta viene condannata dalla gente onesta; ci rallegriamo delle disgrazie che gli capitano. Non dico soltanto che comportarsi così non è amare come Gesù Cristo ci ordina; è palese che è un odiare e un volere il male; anzi, dico che è compiere una vera e propria vendetta.
La vendetta non consiste nell’uccidere, colpire, spargere sangue; tutte queste cose si possono compiere per un principio di giustizia, e alcune addirittura per un motivo di amore e di carità. Vendicarsi è provare piacere nella sventura di un nemico; è trovare gioia e consolazione in ciò che l’affligge, sia che siamo noi gli autori dei suoi mali, sia che questi vengano da altri. Secondo sant’Agostino: Vindicari non est aliud nisi delectari vel consolari de alieno malo. Ma non è vero che poche persone sono esenti da questi sentimenti, e che è molto difficile difendersene?
Talvolta siamo in difficoltà nel trovare i mezzi di esercitare il nostro fervore; invidiamo ai santi le occasioni che hanno avuto di far brillare la loro virtù; rimpiangiamole persecuzione della Chiesa, che sono state tanto favorevoli ai primi fedeli. Vade riconciliare fratri tuo: andate a riconciliarvi con vostro fratello. Andate verso quel nemico che vi perseguita, che vi maltratta; e senza compulsare le regole del mondo, che vi dispenseranno da compiere il primo passo, senza dar retta alla natura che vi sollecita vendetta, convincetelo: con la vostra mitezza, con la vostra facilità nel cedergli su tutto, con ogni genere di arrendevolezza, a desistere dalla sua collera e ad amarvi in Gesù Cristo. Se poi non avete nemici, o se le circostanze sono tali che la prudenza non vi permette di comportarvi così, imponete a voi stessi questa legge indispensabile di vivere con quanti no vi amano, che invidiano la vostra fortuna, o la vostra gloria, che vi disprezzano, che parlano di voi con poca carità e riservatezza; di vivere, dico, con loro come se voi ignoraste tutte queste cose, come se foste persuaso del contrario. Vagliate le loro virtù e le loro buone qualità per poterne parlare nelle conversazioni; cercate le occasioni per rendere loro servizio, e consideratevi fortunati quando ne avrete trovate; eccitate il vostro cuore ad amarli, ad augurare loro il bene, ad affliggervi dei loro mali, rallegrarvi dei loro successi; fateli oggetto delle vostre preghiere; chiedete per loro ciò che credete sia loro più necessario e più utile; rendete mille grazie a Dio per tutti i beni che ha loro dato; infine, che l’amore di Gesù Cristo vi induca a fare per loro tutto quello che l’amore naturale più sincero e più tenero vi farebbe compiere per un amico o un fratello. Ecco come conquistarvi il cuore di Dio, come presto arrivare a una santità molto eminente.
Sono buone opere una messa ascoltata, elemosina fatta con un’intenzione molto pura, un servizio reso per carità cristiana; ma un servizio reso a un nemico; un’elemosina data per lui, una messa ascoltata per ottenergli qualche grazia, sono azioni eroiche, capaci di attirare su di noi le più grandi benedizioni.E per difficile che sia, questo mezzo è pur sempre nelle nostri mani e alla portata di ogni genere di persona. Non tutti hanno beni a sufficienza per essere molto generosi con i poveri;; le austerità suppongono la salute, Che Dio non a tutti data; occorre tempo libero, per fare lunghe preghiere, e alcuni sono impegnati in occupazioni che non danno loro questo tempo;ma per perdonare e per amare i nemici, per cercare di accattivarseli, per pregare per loro, per parlarne bene in ogni occasione, per prendere parte a tutto ciò che li riguarda, basta il cuore. Vero è che bisogna averlo grande: i cuori meschini non sanno cos’è perdonare.
Nessuna mente creata può comprendere quanto un peccato mortale irriti Dio. La punizione di Adamo e di tutta la sua discendenza condannata a morte per una semplice disubbidienza; Gesù Cristo abbandonato e consegnato al furore degli uomini e dei demoni per essersi reso simile al peccatore, benché fosse del tutto esente dal peccato; infine l’inferno, dove Dio ha precipitato gli angeli per tormentarveli eternamente, insieme agli uomini colpevoli: tutto ciò ci fa comprendere quanto il peccato lo adira contro quelli che lo commettono.
Non bisogna meravigliarsene. Non è molto strano che una piccola creatura tratta dal nulla si sollevi contro colui che l’ha plasmata; che un uomo osi prendersela con il suo Dio; che disprezzi questa Maestà infinita; che non tema di offendere l’Onnipotente?
Se un motivo c’è di meravigliarsi, è che tolleri con tanta pazienza che tutti i giorni si specchi con incredibile audacia, e che non distrugga con l’uomo tutto l’universo, da lui creato soltanto per l’uso dell’uomo stesso.
Ma più sorprendente è che, pur essendo in effetti tanto e tanto giustamente irritato, egli dimentica tutta la sua collera non appena noi stessi abbiamo dimenticato le ingiurie che ci sono state fatte, o che le abbiamo perdonate: Dimittite et dimittebitur vobis. Volete sapere come potete piegare la mia giustizia, dopo aver offeso la mia misericordia? Lasciatevi piegare voi stessi in favore dei vostri nemici; sacrificatemi il vostro risentimento. Con questo solo sacrificio espirete le vostre colpe: Dimittite et dimittetur vobis.San Claudio de la Colombière s.j.
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