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Il privilegio dei Santi Innocenti

Posté par atempodiblog le 4 janvier 2012

Il privilegio dei Santi Innocenti dans Charles Péguy santiinnocenti

[...] Questa festa è collegata col Natale, ma colpisce per il suo contenuto cruento: la liturgia non lasci adagiare la nostra attenzione sul cuscino di un buonismo dolciastro, di un infantilismo retorico (quanti richiami al ritornare un po’ bambini, a rivestirci di purezza infantile sono comparsi sui media in questi giorni!).
La vicenda celebrata è crudele. Il re Erode, allarmato per quanto ha sentito dai Magi, si informa su dove sarebbe dovuto nascere questo nuovo pretendente al trono che egli intendeva difendere ad ogni costo, come del resto aveva già fatto uccidendo alcuni figli troppo intraprendenti. Ingannato dal Magi che se la svignano senza dirgli più nulla, decide di sradicare la minaccia alla radice: fa uccidere tutti i bambini al di sotto dei due anni nati nei dintorni di Betlemme. Sono loro i Santi Innocenti.
La ricerca storica parla oggi di alcune decine di vittime, ma l’antichissima tradizione liturgica ne evoca un numero molto più alto, fino a farli coincidere con centoquarantaquattromila di cui parla il quattordicesimo capitolo dell’Apocalisse di san Giovanni.
Proprio da questa identificazione prende spunto Charles Péguy nella parte finale del suo mistero dedicato proprio ai Santi Innocenti. Sono loro gli unici, in tutto il paradiso celeste, che «seguono l’Agnello ovunque egli vada» e che possono «cantare un canto nuovo» che nessun altro, fosse pure stato un grandissimo santo, può comprendere.
Da dove viene questo inaudito privilegio? Il fatto è, spiega Péguy, che quei bambini sono stati bambini e basta, cioè sono rimasti come la mano creatrice plasma originariamente ogni uomo. E se la moralità, la santità, consiste proprio nella tensione a questa originalità, essi sono i più grandi tra i santi.
Dice Péguy: «Ognuno di noi è strappato alla terra troppo tardi, quando già la terra ha fatto presa. / Ognuno di noi è strappato alla terra quando è già terroso. / Quando la sua memoria è terrosa e la sua anima è terrosa. / Quando la terra s’è incollata a lui ed ha lasciato su di lui un marchio incancellabile». Quei bambini no, non hanno «questa piega e questo sapore d’ingratitudine. / Di un’amarezza. / Terrosa».
Ma questo a noi sembra un’ingiustizia. E infatti il poeta francese mette sulla bocca di Dio stesso le sette ragioni che giustificano un simile privilegio, un comportamento così scandaloso. Le prime tre sprofondano nell’insondabile mistero della libertà divina: «Perché li amo. Perché mi piacciono. Perché così mi piace». E questo, aggiunge Péguy, «può bastare».
Ma, venendo in soccorso al nostro desiderio di capire, aggiunge le altre. Perché non conoscono l’amarezza. Perché «per una specie di equivalenza / questi innocenti hanno pagato per mio figlio […] / Essi furono presi per lui. Furono massacrati per lui. Invece di lui. Al suo posto». La sesta ragione è che «erano coetanei di mio figlio» ed è «una grande fortuna o una grande sfortuna per ogni uomo. / Nascere o non nascere a un dato momento del tempo». Da ultimo essi «erano simili a mio figlio. / E lui era simile a loro». Cioè anche lui era bambino. Quello di Natale.
Ma lui sarebbe cresciuto e avrebbe conosciuto, come tutti noi, «l’ingratitudine umana» e avrebbe avuto «agli angoli delle labbra la piaga dell’amarezza e dell’ingratitudine […] la piega del pianto e dell’averne vedute troppe».
Quest’ultima considerazione ci riappacifica: la salvezza non è solo per chi non ha assaggiato le tristezze della vita, ma anche per noi con tutte le nostre amarezze e pieghe di pianto. Anche per noi è preparato il cielo insieme a quei bambini privilegiati, che giocano con le loro palme di martiri e corone di fiori. «E la palma sempre verde serve loro, a quanto pare, di bacchetta».

di Pigi Colognesi – Il Sussidiario

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La preghiera dei bambini

Posté par atempodiblog le 4 janvier 2012

La preghiera dei bambini
di Charles Péguy – Il mistero dei santi innocenti

La preghiera dei bambini dans Angeli Preghiera-bimbi

[...]
Nulla è bello come un bambino che s’addormenti nel dire la preghiera, dice Dio.
Vi dico, nulla è così bello al mondo.
E dire che ne ho viste di bellezze, nel mondo.
E me ne intendo. La mia creazione trabocca di bellezze.
La mia creazione trabocca di meraviglie.
Ce n’è tante da non sapere dove metterle.
Ho visto milioni e milioni d’astri ruotare sotto i miei piedi come le sabbie del mare.
Ho visto giornate ardenti come fiamme.
Giorni d’estate, di giugno, luglio, agosto.
Ho visto sere d’inverno distese come un mantello.
Ho visto sere d’estate calme e dolci come una pioggia di Paradiso,
Tutte disseminate di stelle.
Ho visto queste colline della Mosa e queste chiese che sono le mie case.
E Parigi e Reims e Rouen e cattedrali che sono i miei palazzi, i miei castelli.
Così belli che li conserverò nel cielo.
Ho visto la capitale del regno a Roma, capitale della cristianità.
Ho sentito cantare la messa e i vespri trionfali.
Ho visto queste pianure e queste valli di Francia che sono la cosa più bella.
Ho visto il mare profondo, e la profonda foresta, e il cuore profondo dell’uomo.
Ho visto cuori divorati d’amore
Durante l’intera vita
Estatici di carità.
Che bruciavano come fiamme:
Ho visto martiri così animati di fede
Saldi come roccia sul cavalletto
Sotto i denti di ferro.
Come un soldato che resista da solo per tutta la vita
Per fede
Per il suo generale - apparentemente - assente.
Ho visto martiri in fiamme come torce
Prepararsi così le palme sempre verdi.
Ho visto stillare sotto gli uncini di ferro
Gocce di sangue splendenti come diamanti.
Ho visto stillare lacrime d’amore
Che dureranno più a lungo delle stelle del cielo.
E ho visto sguardi di preghiera, di tenerezza,
Estatici di carità
Che brilleranno in eterno per notti e notti.
Ho visto vite intere dalla nascita alla morte,
Dal battesimo al viatico,
Svolgersi come una bella matassa di lana.
Ora vi dico - dice Dio – non conosco nulla di così bello in tutto il mondo
Come un piccolo bimbo che s’addormenti nel dir la preghiera
Sotto l’ala dell’angelo custode
E che sorride da solo scivolando nel sonno.
E già mescola tutto insieme e non ci si capisce più nulla
E arruffa le parole del Padre Nostro e le infila alla rinfusa tra le parole dell’Ave Maria
Mentre già un velo gli cala sulle palpebre,
Il velo della notte sul suo sguardo, sulla sua voce.
Ho visto i santi più grandi. - dice Dio - Ebbene, io vi dico:
Non ho mai visto nulla di più buffo e quindi di più bello al mondo
Di questo bimbo che s’addormenta nel dir la preghiera
(Di quest’esserino che s’addormenta fiducioso)
E che mescola Padre Nostro e Ave Maria.
Nulla è più bello, e in questo perfino
La Santa Vergine è d’accordo con me.
Su quest’argomento.
E posso ben dire che sia il solo punto su cui andiamo d’accordo. Perché generalmente siamo di parere contrario.
Perché lei è per la misericordia.
E io, bisogna pure che io sia per la giustizia.

Così - dice Dio - come capisco mio figlio. Mio figlio l’ha detto e ridetto. (Perché bisogna intendere alla lettera ogni parola di mio figlio). Ha detto: Sinite parvulos. Lasciate che vengano.
Sinite parvulos venire ad me. Lasciate che i piccoli vengano a me.
I piccoli bimbi.

Allora gli furono offerti dei piccini perché imponesse loro le mani e pregasse. Ora i discepoli li rimproveravano.
Ma Gesù disse loro: Lasciate i piccoli, e non impedite che vengano a me: talium est enim regnum coelorum. Infatti di costoro è il regno dei cieli. A loro, a quelli come loro appartiene il regno dei cieli.
E dopo avere imposto loro le mani, se ne andò.
[...]

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Rifuggi dall’ipocrisia

Posté par atempodiblog le 4 janvier 2012

Rifuggi dall’ipocrisia dans Libri baciodigiuda

Ti avrà certamente colpito quanto Gesù insista sulla sincerità, lo cogli soprattutto nel giudizio molto severo che lui  pronuncia nei confronti di coloro che appaiono all’esterno diversamente da ciò che sono nel loro intimo.
Ti sei chiesto perché dopo il suo orribile tradimento  Giuda sia andato a impiccarsi, mentre Pietro si è pentito piangendo amaramente?
Giuda era un ipocrita, seguiva il maestro insieme agli altri apostoli ma senza credere e senza accogliere il messaggio. La sua condotta era così abilmente studiata che nessuno dei dodici sospettava che fosse lui a tradire, il culmine dell’ipocrisia è stato il momento in cui si è avvicinato al maestro e con il bacio dell’amicizia lo ha indicato ai nemici. Il suo cuore era corrotto e la sua anima devastata. Aveva venduto Gesù, ma all’esterno appariva come uno dei suoi amici intimi, ha avuto in dono il miracolo del risveglio della coscienza, ma non gli è bastato per sottrarsi al demone della disperazione.
Pietro era una persona sincera, anche nella sua debolezza appare una persona schietta che manifesta all’esterno ciò che ha nel cuore. La sua conversione è genuina e le sue lacrime sono autentiche. Le persone che non ingannano sé stesse non si perdono, anche quando a causa della debolezza umana sono in balìa di gravi sbandamenti.
Gesù era circondato da persone doppie. Molti dei suoi interlocutori lo ascoltavano per coglierlo in fallo. Persino gli inviti a tavola erano predisposti per trovare pretesti per accusarlo. Eppure erano persone esternamente irreprensibili nella loro osservanza della legge.
Gesù pronuncia nei confronti di queste persone doppie le espressione più tremende bollandoli  come sepolcri imbiancati, essi dice Gesù “sono belli a vedersi, ma dentro sono pieni di ossa di morti  e ogni putridume, così anche voi apparite giusti all’esterno davanti agli uomini, ma dentro siete pieni di ipocrisia di iniquità”.
Non credere che l’ipocrisia sia una caratteristica tipica degli scribi e dei farisei, questa orribile deformazione della persona umana, bella all’esterno e marcia all’interno, è un marchio satanico di cui gli uomini fanno fatica a liberarsi; l’essere doppio è una caratteristica del demonio, il quale ha bisogno di presentasi come benefattore per attiraci nella sua rete e portarci alla perdizione eterna. L’astuta serpe è insuperabile nell’arte del dissimulare, ma chi potrebbe contare l’esercito sterminato dei discepoli che ogni giorno frequentano la sua scuola.
L’ipocrisia, caro amico, deturpa in primo luogo il tuo rapporto con Dio. Dici le preghiere, vai alla Messa, partecipi alle varie attività della Chiesa, ma ti manca l’intima convinzione perché la tua fede è ridotta un lucignolo fumigante e il tuo cuore è inquinato dalle passioni. Tuttavia ti preoccupi di tenere ben nascosta questa triste realtà, non solo agli occhi degli altri, ma anche ai tuoi. Così inganni te stesso e ti precludi la possibilità  della conversione perché ti illudi di essere giusto e non come tutti gli altri che sono ladri, ingiusti, adulteri, come diceva il fariseo (vedi Lc 18,11).
Sulla scia dei profeti Gesù denuncia la tentazione della falsa devozione che incombe su tutti coloro che fanno un cammino spirituale, in particolare ne sono vittime coloro che per stato di vita hanno scelto la santità e trovando il cammino troppo arduo preferiscono una verniciata esteriore alla fatica quotidiana di cambiare il cuore.
Tuttavia se si possono ingannare gli uomini non è possibile ingannare Dio. “Questo popolo”, dice Gesù, “mi onora con le labbra, ma il suo cuore è lontano da me”. “Non gridano a Me con il loro cuore” dice il profeta Osea. La sincerità nei confronti di Dio ti preserverà dal pericolo mortale di ingannare te stesso. L’Onnipotente conosce ogni movimento del tuo cuore, a che vale nascondersi come fecero i progenitori dopo il peccato?
Essere sincero di fronte a Dio è l’unica via di salvezza, il nostro rapporto con Lui si riflette inevitabilmente, poi, nei rapporti col prossimo. Le persone che hanno Dio nel cuore non sono esenti da difetti, da ombre e da debolezze, il loro sforzo però consiste nell’emendarsi, non nel nascondere il male che li affligge e dal quale non sono dispensati neppure i santi. Tu ti trovi davanti a delle persone in cui non vi è discordanza fra la bocca e il cuore, fra quello che dicono e quello che fanno. Sono persone che non ti ingannano e delle quali ti puoi fidare. Forse queste persone sono una piccola parte nella società, però tu cerca di essere una di loro.
Infatti, viviamo in un mondo dove non sono pochi coloro che si presentano come miti agnelli, ma dentro sono lupi rapaci.

L’apostolo Paolo fra i molteplici pericoli che ha dovuto affrontare nella sua vita travagliata ha enumerato anche quello dei falsi fratelli (vedi seconda lettera ai Corinti, cap. 11 vers. 26).
La schiettezza e la trasparenza del tuo rapporto con Dio ti aiuterà a scoprirli questi falsi fratelli per quanto siano abili nell’ingannare. Chi è abituato a contemplare la luce del sole non la confonde con quella artificiale. Tuttavia, l’obbiettivo primario è che tu sia una persona sincera e affidabile, sappi che questo è lo sforzo di tutta una vita.
Il potere di Satana su questo mondo è visibile, è palpabile nel dominio universale della menzogna che è una vera e propria pandemia spirituale.
La tua appartenenza a Gesù si deve esprimere nell’amore per la verità, per la franchezza nei rapporti umani, nella lealtà alla parola data. La verità ha un suo pudore e Gesù ci raccomanda di non dare le cose sante ai cani e non gettare le perle ai porci. Tuttavia, la prudenza è una virtù che nulla ha che spartire con la dissimulazione. Perciò, caro amico, vigila perché lo spirito dell’ingannatore non inquini il tuo cuore, non c’è nulla di più vile che ordire trame contro il fratello che ti dà fiducia e si fida di te.
Anche tu come Giuda saresti capace di dare un bacio a chi stai per tradire? Non farti prendere dalla tentazione di trarre in inganno, di tendere insidie e di ordire congiure.

Sappi che in ogni menzogna c’è l’alito di Satana.
Il menzognero e l’omicida vuole imprimere su di te la sua immagine, spingendoti a ingannare e a tradire chi ti sta vicino.

di Padre Livio Fanzaga
Tratto da:  Fa’ posto a Dio. Lettere di direzione spirituale

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