Posté par atempodiblog le 27 décembre 2011
“E voi, San Giovanni, discepolo prediletto del Divin Cuore, insegnatemi la grande scienza dell’amore! Che esso mi attiri potentemente!… Che io prenda finalmente il mio slancio, che io mi alzi in volo per andare a perdermi, a stringermi, a unirmi, a immergermi con voi nel Cuore adorabile di Gesù e di Gesù Crocifisso, divino centro di carità, di purezza, di umiltà e di obbedienza perfetta”.
Santa Bernadette Soubirous
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Posté par atempodiblog le 27 décembre 2011
Le notizie arrivate a Natale dalla Nigeria, con la serie di attentati contro le chiese cristiane che hanno provocato decine di morti, sono come un pugno nello stomaco per noi cattolici italiani che abbiamo come orizzonte natalizio una tranquilla messa della Veglia – se non siamo troppo stanchi sennò andiamo a quella del mattino –, il pranzo di famiglia e il predicozzo contro il consumismo che ci mette a posto la coscienza. Sono come un pugno nello stomaco perché ci ricordano che in molte parti del mondo c’è poco da scherzare, si rischia la vita soltanto per l’intenzione di celebrare la messa. E non è piacevole sentirselo ricordare mentre si sta addentando una fetta di panettone o di qualche altro dolce tipico.
In realtà quello che prevale è la sensazione di una sproporzione tra le condizioni che viviamo qui e quello che altri fratelli nella fede vivono in Nigeria, ma anche in Pakistan, In India, in Cina, in Egitto, in Palestina, in Iraq, in Turchia e chissà in quanti altri paesi ancora. E in fondo ci riteniamo fortunati, “siamo nati dalla parte giusta del mondo” sentiamo dire tante volte. Ma forse soltanto perché usiamo dei criteri sbagliati. Sia ben chiaro: dovremmo davvero ringraziare Dio ogni minuto della nostra vita per quello che abbiamo, ma ciò non toglie che noi rischiamo di scambiare la Grazia con le condizioni di benessere materiale e fisico, la positività del disegno di Dio su di noi con l’andar bene delle cose. Vale a dire: ci sentiamo più fortunati perché le cose ci vanno bene, non perché siamo più vicino a Dio – qualsiasi sia la nostra situazione -, più “pronti con le lampade accese” all’incontro con lo Sposo.
Se invece adottiamo il criterio della vicinanza con Dio, allora forse dobbiamo rivedere la classifica dei fortunati e degli sfortunati: chi subisce o rischia il martirio ogni giorno, per il solo fatto di segnarsi con la croce o per partecipare alla messa, è enormemente più avanti di noi, che facciamo fatica perfino a essere fedeli a un piccolo gesto di digiuno.
Certo, non è necessario augurarsi per noi la sofferenza né tantomeno di essere dilaniati da bombe o torturati a morte, ma è indispensabile guardare con occhi diversi a coloro che vivono in queste difficili realtà: non sono soltanto fratelli nella fede che dobbiamo aiutare sia nella preghiera, sia economicamente sia politicamente per quel che possiamo – e questo è certo doveroso -, ma sono anzitutto dei testimoni da cui dobbiamo imparare l’amore a Gesù, l’amore alla Verità che viene prima di ogni tornaconto personale. Non dobbiamo guardali con compatimento, ma con ammirazione. E imparare la stessa tensione alla santità per affrontare nel modo più vero le mille insidie (per l’anima) di una vita comoda.
di Riccardo Cascioli - La Bussola Quotidiana
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Posté par atempodiblog le 27 décembre 2011
Ecco l’amabilissimo Gesù [...] nasce per visitarci da parte dell’Eterno Padre, e i pastori e i re verranno a loro volta a visitarlo nella sua culla. Visitatelo voi pure [...], accarezzatelo, ospitatelo nel vostro cuore, adoratelo frequentemente; imitate la sua umiltà, la sua povertà, la sua obbedienza e mansuetudine.
San Francesco di Sales
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Posté par atempodiblog le 27 décembre 2011
Il Prediletto – Lettura per il giorno di S. Giovanni Evangelista. Del Beato Giustino Maria Russolillo
Fonte: DonGiustino.com
Questo benedetto Santo ha tante belle e dolci cose, tutte proprie di Lui, che non possiamo e non dobbiamo far passare il suo giorno, senza un ricordo particolare. Il Vangelo lo chiama – il discepolo che Gesù amava! – Sono queste come parole incantate per chi ama Gesù e vuol esserne amato, in grado non ordinario. Il discepolo che Gesù amava! Ma Gesù ama tutti quanti, perché allora solamente di Giovanni sta’ scritto – Il discepolo che Gesù amava? – Vuol dire che Gesù lo prediligeva, aveva per Lui delle preferenze. Ma se Gesù ama tutti infinitamente, come può amare uno più degli altri? L’amore infinito di Dio é un mistero, e così pure sono un mistero le sue comunicazioni alle anime. Se l’amore di Dio é infinito non sono infiniti i segni che Gesù ci dà di questo suo amore, e nemmeno i doni che ci fa, e i gradi per cui ci fa salire nell’unione nostra con Lui. Lui é infinito, e il suo amore é infinito, e il dono che ci fa di tutto Sé stesso é infinito; ma il resto poi, segni d’amore, doni particolari gradi di unione, non sono e non possono essere infiniti, e quindi ci può essere nella loro, distribuzione alle anime il più e il meno. Beato Lui, San Giovanni che ne’ segni d’amore, ne’ doni d’amore, ne’ gradi di unione che Gesù concedeva agli apostoli ebbe le preferenze! Già gli Apostoli erano i preferiti tra tutti gli uomini. Che gran cosa poi dev’essere per S. Giovanni, preferito tra i preferiti! Il discepolo che Gesù amava, anzi per meglio dire, che Gesù prediligeva! Che parole incantate sono queste per l’anima che ama e vuol essere amata da Gesù in maniera non ordinaria!
Ma che comporta a noi tutto questo? Molto davvero! Poiché se il Vangelo ci dice che Gesù amava di preferenza Giovanni, non ce lo dice per farci rodere di gelosia, ma perché noi onoriamo e amiamo di preferenza chi fu di preferenza amato ed onorano; e poi molto più, e questa é la buona notizia, affinché noi pure facciamo quant’é da parte nostra per meritare le predilezioni di Gesù, com’Egli stesso desidera di trovare in noi le delizie sue. [...]
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Posté par atempodiblog le 27 décembre 2011
Mormorare, dicono, è molto umano. — Ho replicato: noi dobbiamo vivere in modo divino.
La parola malevola o leggera di un solo uomo può formare una opinione, e perfino lanciare la moda di parlar male di qualcuno… Poi, questa mormorazione sale dal basso, arriva in alto e magari si condensa in nubi oscure.
San Josemaría Escrivá de Balaguer
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