La confessione natalizia

Posté par atempodiblog le 5 décembre 2011

La confessione natalizia dans Don Tino Rolfi Sacramento-della-riconciliazione

Da parte di noi sacerdoti la confessione natalizia rappresenta un grande impegno, perché grazie a Dio sono ancora moltissimi i fedeli che desiderano accostarsi a questo Sacramento in occasione del S. Natale. Per cui, nei giorni precedenti alla grande solennità, il lavoro ferve e noi siamo sempre più legati al confessionale, per ascoltare tutti coloro che hanno questo vivo desiderio, di ricevere il perdono di Dio e di rinnovare com’è giusto la propria vita. La vigilia di Natale poi, le nostre chiese pullulano di persone che attendono con pazienza il proprio turno per assolvere a questo importante dovere cristiano.
Talvolta i sacerdoti abbondano di consigli ed esortazioni, trattenendo il penitente per un tempo eccessivo: cosicché ci si mette in fila più volentieri là dove ci si sente più accolti, e dove si ritiene che il confessore intuisca più in fretta la propria situazione, senza domande superflue. Don Bosco diceva che bastano tre minuti per risolvere una vita di peccato che durava da anni.
Naturalmente, da parte del penitente, occorre un pentimento sincero e il vivo desiderio di cambiar vita: senza questi due elementi fondamentali non abbiamo i presupposti per una buona confessione natalizia, e perciò per vivere bene il S. Natale, che è festa di gioia, ma che potrebbe anche passare nella nostra vita senza lasciare alcuna traccia, rimanendo il nostro cuore chiuso alla conversione, e perciò ancora nel buio e nella tristezza.
Quali sono le virtù che dobbiamo maggiormente coltivare avvicinandosi il S. Natale? Io direi che sono soprattutto due: l’umiltà e la carità.

1.
L’umiltà.
Quando ci mettiamo davanti al presepe noi contempliamo un piccolo Bambino, inerme e indifeso, che non può certo confidare nelle proprie forze, ma solo nell’amore della mamma e del papà, che gli stanno accanto, e che lo riscaldano con il loro affetto e le loro premure, insieme ai due simpatici animali che fanno sempre da sfondo: il bue e l’asinello. Quale capolavoro di semplicità e di umiltà, se pensiamo che questo Bambino è nientemeno che il Figlio di Dio fatto uomo, sceso in mezzo a noi a condividere la nostra povera umanità, per donarci la sua eccelsa divinità! Dunque chi si accosta alla confessione natalizia deve in qualche modo imitare l’abbassamento al nostro Salvatore e presentarsi al sacerdote senza alcun artificio umano, volto a capire in parte la propria miseria, perché appaia solo il meglio di noi. No, più ci si umilia, e più si è perdonati e giustificati. Ed è il ritornello costante di tutte le lettere di S. Paolo: che cioè si è giustificati non tanto per le proprie opere (sempre mancanti), ma piuttosto per la fede in Cristo, che è venuto apposta nel mondo per toglierci il peccato e per ridarci la grazia di Dio. E S. Paolo parla certo per esperienza, dato i suoi trascorsi di
persecutore dei cristiani.

2.
La seconda virtù da curare, avvicinandosi il S. Natale, è certo la carità.
Come possiamo ricevere il perdono di Dio, se a sua volta non concediamo il perdono ai nostri fratelli che ci hanno offeso, o comunque hanno ferito il nostro orgoglio? I Santi dicevano che i nostri migliori benefattori non sono coloro che ci lodano, ma piuttosto coloro che ci umiliano e ci maltrattano.
Si, perché in questo modo ci correggono e ci danno modo di esercitare molte virtù cristiane, che forse avevamo dimenticato da tempo. Nessuno si accosti alla confessione natalizia senza prima aver risolto certe tensioni o certi contrasti che possiamo avere col nostro prossimo: altrimenti la nostra offerta (cioè la nostra richiesta di perdono) non sarà gradita a Dio, e non potremo da Lui essere in alcun modo giustificati. Dunque, essendo il S. Natale la festa  dell’amore, ecco che occorre molto esercitarsi in questa virtù, che giustamente viene considerata la regina di ogni virtù cristiana.
Auguro perciò a tutti una buona confessione natalizia, che ci liberi il cuore da ogni tristezza e ci faccia ben sperare per il futuro, nostro e dei nostri figli.

Don Tino Rolfi
Tratto da: Il giornalino di Radio Maria

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