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Persone ragionevoli

Posté par atempodiblog le 7 novembre 2011

Persone ragionevoli dans Citazioni, frasi e pensieri blaisepascal

Vi sono due categorie di persone che si possono dire ragionevoli: o quelli che servono Dio con tutto il cuore perché lo conoscono, o quelli che lo cercano con tutto il cuore perché non lo conoscono.

Blaise Pascal

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Amore del prossimo

Posté par atempodiblog le 7 novembre 2011

Amore del prossimo dans Don Giustino Maria Russolillo rb9qj6

Nostro Signore ci ha dato la sua immagine e somiglianza viva e vera, nella quale vuole ricevere la nostra stima, onore e servizio: il nostro caro prossimo. In verità, ritiene pensato di Lui, detto di Lui, e fatto a Lui, esattamente quello che pensiamo, diciamo e facciamo al prossimo. Egli diviene davvero uno con il nostro prossimo attraverso il potere del Suo amore divino.
Finché l’anima non sprofonda nell’inferno, è sempre oggetto di stima e dell’amore di Dio, ciò significa che è degna di essi poiché Dio non può stimare e amare un oggetto indegno di Sé.
Nessun errore quindi, nessuna colpa esterna, la mia stima e amore di lui nel Signore.
Come le profondità impenetrabili del mare e le cime delle montagne più alte non potranno mai eliminare la forma sferica della terra, poiché la sua grandezza colossale è tale da sorpassarli enormemente, così anche tutte le colpe ed errori del nostro prossimo non potranno mai eliminare la sua stimabilità e amabilità di base, nel mondo soprannaturale, perché è molto più grande che il suo stesso male.
Dobbiamo essere molto vigilanti, nel nostro mondo interiore, per non acconsentire a nessun pensiero non gentile, nessun giudizio sfavorevole, ma dobbiamo coltivare ogni possibile gentilezza d’amore per i nostri fratelli. E in verità, è sempre un peccato contro la giustizia, carità o molte altre virtù dire in qualsiasi modo, in qualsiasi tempo e luogo, qualunque cosa non sia di lode o di vantaggio del nostro prossimo.
Questa è la prima e più grande forma di misericordia che noi dobbiamo avere per il nostro prossimo, così come vorremo che sia per noi stessi. E noi siamo minacciati di giudizio di Dio senza misericordia se noi stessi non mostriamo misericordia.
Quando veniamo a conoscenza di un errore, una colpa del nostro prossimo ci assicureremo che la sua conoscenza rimarrà sepolta in noi, e quell’idea morirà in noi, tanto più ne siamo coinvolti, in un mare di misericordia e compassione.
Ognuno dovrebbe essere consapevole del fatto che il Signore permette che veniamo a  conoscenza di un errore o colpa di un fratello così che possiamo caricarcene noi davanti al Signore, e lavarlo con la preghiera e il Sangue di Gesù. Riguardo a riferirlo al superiore, dovremmo astenercene, con l’eccezione di casi che sono moralmente contagiosi o una minaccia al bene comune; chiunque occupa un ufficio, quando sia possibile, dovrebbe provare a risolvere le cose da solo, senza riportarlo alle più alte autorità.
Se ognuno, al primo indizio di qualsiasi problema, porterà la sua preoccupazione al Signore e cercherà un rimedio attraverso la preghiera e il Sangue di Gesù, non ci sarà bisogno di riportarlo a nessuno. Pratichiamo eroicamente la carità verso il prossimo nonmeno della carità verso Dio, essendo la stessa cosa. Sappiamo che il mezzo più efficace al bene universale è la stima universale.
In realtà, gli uomini hanno più bisogno di stima che di amore. Ogni apostolato, ogni cura di anime, deve sempre cominciare con la stima soprannaturale. Mai dubitare della possibilità della perfetta santificazione di tutti i giusti: la carità tutto crede, tutto spera.
Mai disperare della riparazione di ogni peccato passato, dalla estirpazione di ogni peccato presente, dalla preservazione di ogni peccato possibile per il futuro, dell’avvento e del trionfo del Regno di Dio. Il prossimo è il terreno per tastare tutte le perfezioni divine, ispirazioni, missioni, vocazioni e operazioni. Il divino Artista vuole la nostra cooperazione, entrambe nella sua stessa carità.

Don Giustino Maria Russolillo
Fonte: vocationist.org

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La verità nasca dalla carne

Posté par atempodiblog le 7 novembre 2011

“Occorre soffrire perché la verità non si cristallizzi in dottrina, ma nasca dalla carne”.
Emmanuel Mounier

La verità nasca dalla carne dans Don Luigi Giussani cieloi

“La verità nasca dalla carne”. […] si capisce benissimo quel che vuole dire, ma non ci si rende conto di quel che vuole dire. “Occorre soffrire perché la verità non si cristallizzi in dottrina, ma nasca dalla carne”. Soltanto se la verità nasce dalla carne c’è un parto pieno di letizia, la vita diventa feconda, c’è un’opera che cresce nella pazienza, questa forza suprema e sublime dell’uomo che ha un ideale. E’ solo dalla verità che nasce dalla carne che si stabilisce una storia nuova, piena di calma e di sicurezza, senza presunzione e senza scosse violente, senza violenza.

“Occorre soffrire perché la verità non si cristallizzi in dottrina, ma nasca dalla carne”. […] Che la verità nasca dalla carne – e la verità è ciò che ci è stato annunciato, è Cristo, in tutto consiste – vuole dire che Cristo sia testimoniato e reso visibile dal tuo modo di alzarti al mattino, ché la carne è alzarsi al mattino; dal tuo modo di intrattenere i rapporti con i tuoi familiari, perché la carne è il modo di stare con i tuoi familiari; dal tuo modo di andare a scuola, perché la carne è la strada che devi percorrere per andare a scuola, è il treno, è il tranvai e l’automobile; dal tuo modo di affrontare la scuola e il professore e il contenuto e i libri e i testi e il tempo da non perdere.

Che la verità nasca dalla carne significa che la verità deve determinare un cambiamento – che la riveli presente – nel tuo rapporto con la ragazza, nel rapporto tra l’uomo e la donna, significa che deve determinare un cambiamento nel comportamento verso te sesso, di sentire te stesso, di sentire fluirti dentro l’attaccamento all’esistenza, nel modo con cui reagisci al sentirti dentro tremare tutto o stancarti o annoiarti, nel modo con cui pensi al tuo passato, nel modo con cui tu guardi l’azione compiuta, nel modo con cui tu guardi questo presente, che sarebbe pieno di uggia, pieno di niente, di aridità, deserto, “nomi senza perché”. Che la verità nasca dalla carne vuole dire che cambino queste cose, perché non si comprende e non si arriva a Cristo, se non dal di dentro di questo cambiamento.

La presenza di Cristo ora, “qui e ora” (Giovanni Paolo II, Discorso al movimento di ‘Comunione e Liberazione’), come diceva il Papa, è sperimentabile in – in, in! -, è sperimentabile in questi cambiamenti. Con la frase di tomistica memoria: “L’essere è là dove agisce”. L’essere lo si percepisce presente dove agisce: se senti il suono di un “din don”, c’è una campana che vibra. L’essere è presente dove agisce. Cristo è presente in questo cambiamento nella tua carne, cioè della tua umanità concreta. […] il parto pieno di gioia è questo, il sentimento dell’opera che cresce con la forza sublime della pazienza (“Nella vostra pazienza possederete voi stessi”) è questo: è dentro, Cristo. La Sua potenza, la potenza della Sua presenza è dentro l’esperienza presente di un cambiamento, che diventa parto, esperienza di generazione, esperienza di un’opera che cresce fino a diventare esperienza di una storia che rimane, tappe che si susseguono con calma, con sicurezza: tutta la misconoscenza, anche di chi dovrebbe aiutarci, non riesce più a togliere la nostra persona dalla strada su cui è stata messa. Se anche si scandalizzano dei vostri errori, dimenticando in modo atroce e inverecondo i loro – come dei genitori che si sfoghino sui piccoli errori dei piccoli, piccoli rispetto a quelli che fanno loro -, non riescono a distrarci da questa strada. Però, occorre che la verità nasca dalla carne: che il discorso diventi esperienza vuol dire che tu sperimenti questo, t’accorgi di questo, lavori per questo, “fabbrichi” questo, perché nulla si cambia in te – salvo il dono originale, che è pure in ogni momento -, nulla si cambia in te, il dono originale non si fissa in te, se non con la tua collaborazione.

Don Luigi Giussani – Ciò che abbiamo di più caro. Ed. Rizzoli

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Una compagnia guidata al destino

Posté par atempodiblog le 7 novembre 2011

Una compagnia guidata al destino dans Amicizia dongius

L’amicizia è una compagnia guidata al destino.
Bisogna cercare questa amicizia.
L’amicizia non è la possibilità di sfogarsi vicendevolmente.
L’amicizia è possedere in comune qualcosa di grande.
L’amicizia è tanto più grande quanto più è grande ciò che si possiede in comune.
Perciò la più grande amicizia è possedere in comune il destino.
Una compagnia guidata al destino.

Don Luigi Giussani

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Cosa fare di fronte al disastro

Posté par atempodiblog le 6 novembre 2011

Cosa fare di fronte al disastro dans Antonio Socci santorosario

Alluvioni e disastri materiali (due in dieci giorni) si sommano a alluvioni e disastri economici e finanziari e tutti insieme, proprio nelle stesse ore, sconvolgono questa povera Italia, “nave senza nocchiero in gran tempesta”, facendo dilagare insicurezza, angoscia, paura del futuro, smarrimento.
Possibile che proprio nel 150° anniversario della costruzione dello stato unitario degli italiani si debba rischiare il baratro quando tutti sanno, nel mondo, che la nostra è un’economia forte? I disastri naturali arrivano esattamente nei giorni più cupi ad alimentare smarrimento e depressione.
Fra i flutti minacciosi del mare in tempesta, tutti cerchiamo la stella polare per ritrovare la rotta e tutti guardiamo al timone, che sembra abbandonato a se stesso. Ma soprattutto tutti ci chiediamo cosa ognuno di noi possa fare, perché di certo ognuno di noi può fare qualcosa, anche senza rimetterci un euro.
Questa, fra l’altro, è la felice intuizione del signor Giuliano Melani che ha invitato tutti gli italiani a comprare, lunedì prossimo, i titoli pubblici dello Stato (il risparmio degli italiani è fra i più alti nel mondo).
Una strada semplice e facile, ma geniale (e pure conveniente) per una prima uscita dal rischio fallimento. E’ noto infatti che il Giappone è enormemente più indebitato di noi: lì il rapporto debito/pil è addirittura al 223 % e quello fra deficit e pil è al 7,50 %.
Ma il Giappone non incorre nelle punitive speculazioni del mercato e nelle umiliazioni di altre potenze proprio perché tutto il debito pubblico è allocato nelle mani dei risparmiatori giapponesi.
Dunque il “teorema Melani” dovrebbe farci aprire gli occhi. Più in generale dovremmo capire che impegnarsi (utilmente) invece che (inutilmente) indignarsi è il primo passo di una riscossa civile e di un soprassalto di dignità nazionale.
Anche perché è ben difficile confidare nei politici e nelle élite (considerata pure la disastrosa prova che stanno dando oggi, come nel passato).
Costoro dovranno cambiare radicalmente per riguadagnarsi la nostra fiducia. Ma anche noi dovremo cambiare.
La “malattia” italiana attuale è anzitutto una malattia spirituale e morale, perché il Paese ha tutte le risorse materiali per tappare le falle apertesi nella nave e riprendere la navigazione.
Occorrono qualità umane (disinteresse, dedizione al bene comune, sapienza, dignità, senso di responsabilità, spirito di sacrificio, onestà e solidarietà) più ancora che risorse finanziarie.
Lo ha sottolineato ieri lo stesso presidente della Repubblica quando ha detto che per uscire dalla crisi bisogna “ritrovare la strada della coesione sociale e nazionale”.
Ha aggiunto: “Bisognerà cambiare molte cose nel modo di governare, produrre e lavorare, vivere e comportarsi di tutti noi”, “indispensabile sarà lo spirito di sacrificio e lo slancio innovativo, affrontando anche decisioni dolorose che potranno apparire impopolari”.
Napolitano ha concluso: “L’Italia non può trovare la sua strada in un clima di guerra politica. È indispensabile riavviare il dialogo tra campi politici contrapposti”.
Quello che serve è una rinascita spirituale e morale, perché le risorse economiche per far fronte ai problemi ce le abbiamo già. Ma allora a chi rivolgersi per ritrovare energie morali che possano far cambiare la mentalità di una classe dirigente e di un popolo? A chi guardare?
Anche la Chiesa è chiamata a dare il suo prezioso contributo per il suo millenario rapporto di maternità col nostro popolo. Ma qual è il primo contributo che i cattolici possono dare al bene comune?
C’è anzitutto la loro operosità (la si vede in atto anche a Genova in queste ore), c’è la carità, che sostiene tante situazioni di sofferenza e di bisogno. La loro è una presenza preziosa e indispensabile anche fra i giovani.
Ma il primo contributo dei cristiani al bene di tutti – ci ha spiegato il papa – è la fede, che si esprime anzitutto con la preghiera e che sta alla base anche della carità.
Il popolo cristiano lo sa. Vorrei dunque girare al cardinale Bagnasco, presidente della Cei, e a tutta la Chiesa italiana, l’appello che mi è stato rivolto da tanti lettori che mi hanno scritto, perché venga indetta in tutte le chiese del paese una grande giornata di preghiera per l’Italia.
Magari con qualche gesto solenne alla santa casa di Loreto (perché l’Italia è la seconda patria della Regina del Cielo) e presso i nostri santi protettori, ad Assisi, alla tomba di san Francesco, e a Santa Maria sopra Minerva, a Roma, dove è sepolta santa Caterina.
So che ad alcuni sembrerà illusorio l’appello alla preghiera, ma il problema è che sembrerà fuori luogo anche a tanti ecclesiastici e a tanti “cattolici impegnati”, i quali credono che il contributo che i credenti possono dare al bene comune sia anzitutto un discorsetto sociologico (o magari qualche convegno che permetta a certuni di mettersi in luce per prenotarsi poltrone o ricollocarsi per salvare posizioni di potere).
Invece il vero e più prezioso tesoro che i cristiani portano al bene comune è anzitutto la preghiera e la conversione. Perché la benedizione di Dio – come disse il Papa quando esplose la crisi finanziaria negli Stati Uniti e crollarono imperi finanziari – è l’unica certezza che non viene meno, che non tradisce, che protegge, che illumina e porta pace e bene per tutti.
L’antico popolo d’Israele vinceva le sue battaglie contro i nemici quando Mosè teneva le mani alzate in preghiera. Così anche la Chiesa sa, da sempre, che la preghiera è una forza potentissima. Basti dire che Benedetto XVI – sulla scia di Giovanni Paolo II – nei giorni scorsi ha di nuovo messo in relazione il crollo incruento delle dittature comuniste del 1989 con la preghiera dei cristiani e dei martiri.
E la Madonna – a Fatima e a Medjugorije – ha ripetuto che la preghiera ha perfino il potere di fermare o allontanare le guerre (anche se certe élite cattoliche sembrano ignorarlo).
Infatti nel Motu proprio con cui indice l’ “Anno della fede”, Benedetto XVI scrive: “Capita non di rado che i cristiani si diano maggior preoccupazione per le conseguenze sociali, culturali e politiche del loro impegno, continuando a pensare alla fede come un presupposto ovvio del vivere comune”.
Mentre “questo presupposto non è più tale”. Se qualche cattolico non crede nell’immensa forza della preghiera la fede manca anzitutto a lui.
Chi aveva molto chiaro tutto questo era un uomo, don Luigi Giussani, che pure aveva insegnato a una generazione di cattolici a impegnarsi negli ambiti sociali, culturali, civili e politici.
Quindici anni fa, nel 1996, quando l’Italia attraversò un’altra crisi – ma molto meno grave di quella attuale – don Giussani lanciò, come iniziativa pubblica, proprio un gesto di preghiera alla Madonna di Loreto e ai Santi Patroni per la salvezza del nostro Paese.
Si spiegò con queste parole in un’intervista alla Stampa:

“la situazione è grave per lo smarrimento totale di un punto di riferimento naturale oggettivo per la coscienza del popolo, per cui il popolo stesso venga spinto a ricercare le cause reali del malessere e a salvarsi così dagli idoli. Questo smarrimento comporta una inevitabile, se non progettata, distruzione dello stato di benessere, che risulta così totalmente minato nella tranquillità del suo farsi. Perché riprendere, bisogna pur riprendere!”.

Sembrano parole pronunciate oggi. Nei grandi cristiani il realismo fa a braccetto con il totale affidamento a Dio (non con le chiacchiere sociologiche).
Del resto nella storia delle nostre città e del nostro popolo, per secoli, l’incombere delle avversità (epidemie, guerre, terremoti, alluvioni, carestie) ha sempre indotto la nostra gente a raccogliersi nelle chiese e affidarsi alla Madonna e ai santi della nostra terra.
E gli innumerevoli santuari e le tante immagini votive ricordano quante volte il popolo è stato soccorso, quante volte sono state scongiurate tragedie e quante volte sono stati illuminati coloro che potevano determinare il bene o il male di tutti.

Antonio Socci – Libero

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Per essere cristiani bisogna obbedire alla Chiesa

Posté par atempodiblog le 5 novembre 2011

Due lettere di Don Luigi Giussani, scritte a ridosso delle elezioni del 18 aprile 1948 (dove si giocò il destino dell’Italia), tratte da: « Don Giussani – Vita di un amico » di Renato Farina. Ed. Piemme

Per essere cristiani bisogna obbedire alla Chiesa dans Don Luigi Giussani donluigigiussani

Lettera ai compagni di classe
Milano, 12 aprile 1948
Mio caro amico, forse ti sembrerà strano ricevere questa mia lettera, e a prima vista ti sembrerà ancor più sconveniente il contenuto. Ma il tuo buon senso saprà comprendermi e l’amicizia che ci lega mi saprà perdonare se, cercando di assolvere un mio preciso dovere di coscienza, urterò forse la tua suscettibilità. Una quindicina di anni fa mi chiamavi « Gigetto » o « Gigi » e ci si faceva compagnia. Ora mi chiami col « Don » e non ci si vede che raramente: tu hai preso la tua strada, io ho preso la mia. Tu le tue idee, io le mie. Ma, io spero che, oltre l’amicizia di coscritti, noi continuiamo ad avere ancora una grande cosa in comune: il rispetto alla tradizione cristiana lasciataci dai nostri vecchi, la fede nella Chiesa di Dio. Ci si sta avvicinando ad un giorno che è decisivo per la vita della nostra religione. Tu hai già capito, e forse ti cominci a ribellare a ciò che dico. Ti hanno già persuaso che la Chiesa e la Religione col 18 aprile non c’entrano. Ti han già persuaso che c’è tutta una montatura dei preti « che fan politica ». Ti han già persuaso che si può essere comunisti e rimanere cristiani. Io volevo semplicemente dirti che: giudici e responsabili del cristianesimo non sono i capi di partito o i propagandisti che dominano la situazione negli stabilimenti. I giudici e i responsabili del Suo Cristianesimo li ha creati Gesù Cristo nel Vangelo, e non il Papa e i Vescovi. Ad essi Dio ha detto (Vangelo di San Matteo): «Qualunque cosa voi condannerete sulla terra, la condannerò anch’io nel cielo. Chi ascolta voi ascolta me; chi non ascolta voi non ascolta me». E questo significa che chi non ubbidisce al Papa ed ai Vescovi non è più Cristiano. [...] Senti amico, tu non puoi rimproverarmi se con queste mie parole ho voluto anch’io contribuire a che tu per l’atto decisivo del tuo voto ti abbia a mettere una mano sulla coscienza. Ricordati che è una illusione sperare in un benessere economico da movimenti contrari – anche se non ne sei persuaso alle leggi di Dio e della Chiesa. Non si può servire a due padroni (Vangelo). Non si può pretendere che la Chiesa benedica il tuo matrimonio o la tua morte, perché ti comoda così e poi sostenere quelli che ne sparlano e la calunniano. Dio non si prende in giro. Credimi, è con tutto il mio solito espansivo affetto che io ti prego: non agire per inqualificabile avversione verso l’Idea Cristiana, non ascoltare chi ti riempire la testa di antipatia e di sfiducia, verso il segno della Croce che è il Segno della Fede dei tuoi vecchi, compi un atto di fede nella tua religione che ti ha battezzato, che ti ha educato, che salverà la tua anima. Ascoltami, amico, se non vuoi avere una tremenda responsabilità: per sempre.
Credimi: non sono un impostore: tu mi conosci.
Ti stringe la mano il tuo affezionatissimo amico
Don Luigi Giussani

Lettera agli amici di famiglia
Milano, 12 aprile 1948
Legato a voi da affetto che dona la vicinanza di casa, io non posso lasciar passare un momento così tragico e decisivo per la Chiesa e per la religione e non rivolgervi anch’io un ammonimento, senza altra pretesa che quella di soddisfare a un obbligo di carità verso di voi. Io ricordo con commozione tutta la simpatia con cui avete festeggiato la mia prima Santa Messa. Ebbene noi ci avviciniamo ad una data in cui ancora dobbiamo dimostrare questa fede, data in cui sia pure contro la nostra volontà gli avvenimenti ci impongono di scegliere con Cristo o contro Cristo; o con la Fede dei nostri vecchi o contro questa Fede.
Voi qui comincerete a ribellarvi e a dire che non si tratta di questo. Se ve lo dicessi io, povero prete qualsiasi, avreste ragione di ribellarvi. Ma quando i Pastori supremi che Dio stesso ha messo nel mondo per guidarci, quando cioè il Papa e tutti i Vescovi del mondo lanciano e ripetono con insistenza angosciosa il loro grido di allarme – sentite – o la Chiesa di Dio è impazzita o il grande pericolo c’è davvero. E non sapete che anch’io prete devo obbedire al Papa e ai Vescovi come qualsiasi cristiano? [...]  per essere cristiani bisogna obbedire alla Chiesa. Gesù ha detto nel Vangelo: « Chi ascolta voi ascolta me; chi non ascolta voi non ascolta me ». E non lo ha detto ai propagandisti o ai capi di nessun partito: lo ha detto al Papa e ai Vescovi. Ed ha soggiunto « Qualunque cosa voi approverete sulla terra l’approverò anch’io nel cielo; qualunque cosa voi condannerete, la condannerò anch’io ».
Lo so che voi avete le vostre idee: ma ci sono dei momenti – e questo è uno – in cui bisogna rinunciare anche ad una propria idea politica per non tradire la propria fede cristiana.
Lo so che avete interessi o necessità economiche: ma è una ben triste illusione cercare il benessere o l’interesse economico in movimenti contrari alla legge di Dio.
Lo so che mi griderete: « pensate a voi stessi che site peggio degli altri ». E avete ragione. E lo sappiamo anche noi; e siamo umiliati di dover sostenere la Divina Idea Cristiana, noi che siamo così disgraziati e cattivi, ma non siamo in gioco noi e la nostra cattiveria: è in gioco Dio e la Sua Chiesa. Se voi non votate per l’Idea Cristiana, voi votate non contro di noi, ma contro Gesù e contro la vostra Fede. [...] E’ per questo, amici, che con lo stesso affettuoso zelo con cui mi prodigo per i bambini, e con la stessa cordialità con cui sempre vi saluto, io vi prego: [...] non guardate a noi uomini che sosteniamo questo segno, non guardate alle nostre debolezze e alle nostre cattiverie personali, guardate alla vostra Chiesa e al vostro Signore.
E scusate.
Il vostro Sempre affezionatissimo
Don Luigi Giussani

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Comprendere gli uomini

Posté par atempodiblog le 4 novembre 2011

Comprendere gli uomini dans Citazioni, frasi e pensieri georgesbernanos

« Per comprendere gli uomini bisogna impadronirsi del loro dolore ».

Georges Bernanos

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L’uomo deriva dall’uomo

Posté par atempodiblog le 4 novembre 2011

L'uomo deriva dall'uomo dans Libri oltreilbigbangeildnai

In particolare l’affermazione divenuta un dogma da insegnare ai bambini delle elementari che l’uomo deriva dalla scimmia adesso è contestata come priva di fondamento e respinta con decisione. La risposta di genetisti seri e di paleontologi ben documentati è che l’uomo non ha mai avuto un ascendente scimmiesco ed è semmai lo scimmione che è derivato dall’uomo. Essi affermano che i tipi fondamentali dell’organizzazione biologica compaiono improvvisamente tutti insieme e permangono fino al giorno d’oggi. Questo è un fatto e bisogna fare un bello sforzo per chiamarlo gradualismo evolutivo e che si deve proclamare l’inesistenza delle forme intermdie tra i gruppi naturali e che confermi l’ipotesi dell’evoluzionismo… Anche la paleontologia è ben lungi dall’aver dato dei punti di appoggio alla teoria dell’evoluzione.
[Come afferma il paleontologo Roberto Fondi] Gli evoluzionisti credono che il genere umano e le scimmie antropomorfe derivino da genitori con caratteristiche comuni vissuti nell’età Cenozoica. Però di tali presunti uomini-bestia non è mai stato rinvenuto alcun esemplare che fosse sicuro… Inoltre la documentazione paleontologica a nostra disposizione è ben lontana dal presentare quella successione graduale da forme semianimalesche all’umanità attuale che l’idea evolutiva esigerebbe di trovare realizzata… L’idea di uno sviluppo evolutivo graduale della nostra specie da creature come l’australopiteco, attraverso il pitecantropo, il sinantropo e il neanderthaliano, deve essere considerata come totalmente priva di fondamento e va respinta con decisione.

di Padre Innocenzo Timossi – « Oltre il big bang e il DNA. La scienza moderna fa cantare i cieli di Dio ». Ed. Elledici
Tratto da:  « L’uomo e il suo destino eterno » di Padre Livio Fanzaga

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Medjugorje e l’aborto

Posté par atempodiblog le 4 novembre 2011

Medjugorje e l'aborto dans Aborto abortoz

P. Livio - [...] Senti, Antonio, tu finisci con un riferimento a Medjugorje, dove la Madonna, che come sappiamo, non ha mai fatto riferimento preciso a dei peccati concreti, però dell’aborto ha detto che è un grave peccato. Che i bambini abortiti sono come angeli in cielo. E poi ha anche detto che chi pratica l’aborto ne risponderà a Dio. Ma nel medesimo tempo c’è anche un episodio bellissimo che desidererei che tu leggessi e che vogliamo dedicare a tutte quelle donne – e sono tantissime – che hanno abortito, e che sanno quale ferita lancinante sia rimasta nella loro anima, perché sia di grande consolazione per loro.

Socci – Si, è tratta da uno dei libri di P. Laurentin, dedicato a Medjugorje, e che dice così: «Una donna profondamente ferita venne a trovare Marija Pavloviç, e le dice: « Vengo da te perché non ho il coraggio di andare da un prete. Non oso confessarmi. Ho abortito otto volte, e ho paura che il prete si arrabbi con me e mi cacci dal confessionale, ma penso che tu possa fare qualcosa. Puoi chiedere alla Santa Vergine di aiutarmi. Non riesco più a dormire. Sono depressa. Ho tanti disturbi e soffro terribilmente. Tu capisci, mio marito era talmente contrario alla vita… avevamo molti mezzi, ma ora non posso più avere figli. Puoi confidare tutto questo alla Madonna? »».

Marija, che si è sempre mostrata attiva nel fare amare e proteggere la vita – fra l’altro a quel tempo Marija era incinta – Marija ascolta quella donna con amore, e la sera stessa la affida alla Vergine. «Allora la Madonna ci ha sconvolto ancora una volta con la straordinaria speranza che sa infondere in noi suoi figli, soprattutto quando tutto sembra umanamente impossibile». Infatti la Madonna rispose a Marija: «Ora sarà lei a portare la vita per aiutare gli altri». Infatti la donna si riconciliò con Dio, si confessò, e il suo cuore venne così trasformato, che oggi testimonia con forza la guarigione di tutta se stessa, ottenuta per la misericordia di Dio. Ora prova una gran gioia di vivere e fa un gran bene con la sua testimonianza che ha già incoraggiato molte madri a tenere il bambino che aspettano. È in questo modo che Maria desidera agire in ognuno di noi. Delle nostre ferite di morte vuole fare fonti di vita. Se solo noi offriremo a Gesù tutto il male che ci si è accumulato dentro, Lui ci guarirà attraverso le sue piaghe eternamente gloriose».

P. Livio – Molto bello! E così, solo così, il mondo sarà salvo! Quindi è una luce di speranza davanti a noi!

Socci – Posso dire che sono rimasto impressionato nel vedere come queste parole della Madonna sono praticamente le stesse papa Giovanni Paolo II aveva usato nell’Evengelium vitae? Ed egli si rivolgeva alle donne che avevano abortito. È impressionante la tenerezza con cui il Papa parla loro. Anche la consolazione che dà loro dicendo che « i vostri bambini sono accanto al Signore ». E poi dice: «Non lasciatevi prendere dallo scoraggiamento e non abbandonate la speranza. Sappiate comprendere piuttosto ciò che si è verificato e interpretatelo nella sua giusta verità. Se ancora non l’avete fatto, apriteli con umiltà e fiducia al pentimento. Il Padre di ogni misericordia vi aspetta per offrirvi il suo perdono e la sua pace nel sacramento della Riconciliazione. Vi accorgerete che nulla è perduto. E potrete chiedere perdono anche al vostro bambino, che ora vive nel Signore. Aiutate dal consiglio e dalla vicinanza di persone amiche e competenti, potrete essere, con la vostra sofferta testimonianza, tra i più eloquenti difensori del diritto alla vita di tutti!». Esattamente le stesse parole che ha detto la Madonna!

P. Livio – Si, normalmente, anche oggi, il Papa e la Madonna dicono le medesime cose, e questo per noi è un grande segno.

Il genocidio censurato – Conversazione di Padre Livio con Antonio Socci
Presentazione del libro « Il genocidio censurato. Aborto: un miliardo di vittime innocenti ».

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Il cristianesimo prima di essere una dottrina è un rapporto personale con Dio

Posté par atempodiblog le 4 novembre 2011

Intervista con Padre Livio Fanzaga – Radio Maria Italia
Intervista: Lidija Paris - Glasnik Mira
Pubblicata sul Sito Ufficiale della Parrocchia di Medjugorje

Il cristianesimo prima di essere una dottrina è un rapporto personale con Dio dans Anticristo padreliviofanzaga

Il cristianesimo prima di essere una dottrina è un rapporto personale con Dio
Padre Livio Fanzaga è un sacerdote religioso, membro della Congregazione dei Padri Scolopi, un Ordine Religioso clericale fondato nel secolo XVII da S. Giuseppe Calasanzio (1557-1648) e dedito all’apostolato dell’educazione dei fanciulli e giovani, preferibilmente poveri.

Ci racconti come ha sentito parlare di Medjugorje
Io ho sentito parlare di Medjugorje nella mia parrocchia di Milano. Quando ho sentito questa parola, ho avuto come una chiamata interiore. Così, nel marzo del 1985 per la prima volta, insieme a due ragazzi della mia parrocchia, ho accolto questa chiamata che è stata per me un cambiamento di vita. Perché da allora mi sono messo all’ascolto dei messaggi della Madonna. Dal 1985 sono sempre venuto tutti gli anni per le mie vacanze a Medjugorje. Venivo anche 3-4 volte l’anno. Questa è stata l’esperienza fondamentale della mia vita.

Siate annunciatori di conversione e diffondete i messaggi nell’amore
Come avete incominciato con Radio Maria?
Poi, ho conosciuto questa radio parrocchiale che si chiamava Radio Maria dove parlava già padre Slavko. Dava i messaggi del giovedì e così ho incominciato le trasmissioni in questa radio parrocchiale. Era una radio di preghiera e di intrattenimento come tutte le radio parrocchiali di allora. Nel 1987, un gruppo di persone legate a Medjugorje ha fondato l’associazione “Radio Maria”. Da li è incominciata questa grande avventura. Io ho ottenuto dai miei superiori il permesso prima per un anno, poi a tempo indefinito, di dedicarmi a Radio Maria in qualità di Direttore, e da allora abbiamo dato una svolta precisa alla radio come emittente fondata sui due pilastri della preghiera e della evangelizzazione. L’impulso mi è venuto da un evento accaduto nel gennaio 1986, quando un gruppo di pellegrini di Radio Maria ha ricevuto a Medjugorje attraverso Vicka un messaggio: “ Siate annunciatori di conversione. I messaggi della Regina della Pace diffondete e testimoniate nell’amore”. Possiamo dire che Radio Maria è unica. È diversa dalle comuni radio cattoliche. La programmazione è fondata innanzi tutto sulla preghiera. Trasmettiamo ogni giorno la Santa Messa da una parrocchia diversa e ogni pomeriggio un’ora di adorazione, anch’essa dalle varie parrocchie. Abbiamo studi mobili e volontari disseminati in tutte le province d’Italia. Nell’arco delle 24 ore trasmettiamo sei rosari, alcuni dei quali coinvolgono direttamente le famiglie. Trasmettiamo tutta la liturgia delle ore, in parte dalle parrocchie, in parte dai nostri microfoni. Abbiamo 12 ore di cultura religiosa, praticamente tutte le materie di una facoltà teologica. Come conduttori abbiamo diversi vescovi, una sessantina sacerdoti e altrettanti laici. La maggior parte dei sacerdoti sono professori nelle varie facoltà pontificie. Poi abbiamo la cultura e la promozione umana – la medicina, la pedagogia, la psicologia e varie discipline umane viste nella prospettiva della fede. In particolare dedichiamo molte trasmissioni alla famiglia. C’è poi la catechesi specializzata per i bambini, i giovani, i fidanzati, i malati, ecc. Per quanto riguarda l’informazione
produciamo due nostri radio giornali e trasmettiamo ogni giorno quello di Radio Vaticana. La musica è rigorosamente religiosa o tale da elevare l’anima a Dio.

I messaggi della Madonna sono sempre stati trasmessi attraverso Radio Maria in Italia?
Fin dall’inizio noi abbiamo voluto essere una fonte di informazione attendibile per quanto riguarda Medjugorje. Abbiamo definito una linea ben precisa: abbiamo stabilito che nessun conduttore di programma può parlare di Medjugorje a Radio Maria eccetto il Direttore, il quale ne parla come persona informata. Io ho due ore al giorno di trasmissione. Ogni giorno faccio la catechesi e in tutti questi anni, dal 1987 fino adesso, – sono ormai 20 anni – ho potuto quasi quotidianamente fare riferimento ai messaggi della Regina della Pace, ma con una intenzione molto particolare: mostrare che i messaggi sono una lettura del Vangelo, sono in sintonia con l’insegnamento della Chiesa, sono dunque un elemento di crescita spirituale ed ecclesiale. Abbiamo sempre trasmesso il messaggio, prima del giovedì, poi del 25 del mese in diretta. Su questa linea, non ho mai avuto nessun problema con l’autorità ecclesiastica. Ho sempre potuto parlare di Medjugorje liberamente, ma anche lealmente, dicendo che la Chiesa non si è ancora pronunciata, però ci lascia liberi. Nel medesimo tempo abbiamo anche mostrato l’importanza di seguire questo messaggio e di viverlo, perché la Madonna oggi è qui… Naturalmente, questo è stato un cammino di crescita lungo il corso degli anni, fatto con perseveranza, e che il pubblico di Radio Maria ha molto apprezzato.

Chi sono i vostri ascoltatori?
Il problema era questo: è possibile con una radio di preghiera ed evangelizzazione avere un ascolto? In Italia sono 300 le radio cattoliche. Hanno una impostazione basata sui valori cattolici, ma non hanno un programma organico di preghiera e di catechesi. Sono molto simili alle radio comuni. Noi abbiamo un pubblico vastissimo, 2 milioni di ascoltatori al giorno. E’ un dato accertato dalle statistiche ufficiali. Siamo tra le prime 10 radio ascoltate in Italia. Sono 2 milioni al giorno, 5 milioni la settimana. È una radio popolare, che riesce a coinvolgere il pubblico semplice, ma anche quello più colto. Il 40% dei nostri ascoltatori ha il diploma di scuola superiore o la laurea. Quindi, è una radio che riesce a parlare a tutti. La ragione di questo vasto ascolto è da ricercare nel fatto che la gente ha fame della Parola di Dio. Abbiamo fatto una scommessa audace sotto il profilo economico – ed è un miracolo che ha meravigliato anche la Santa Sede – perché Radio Maria costa moltissimo, anche se tutti i suoi conduttori sono volontari. Infatti in Italia abbiamo 850 ripetitori, come la RAI, per potere coprire tutto il territorio e arrivare a ogni persona, mentre le radio commerciali ne hanno 300, perché gli altri non sono economici. Il miracolo è che riusciamo a far fronte a tutte queste spese senza una parola di pubblicità. Non abbiamo finanziamenti particolari, tranne le offerte della gente che fa la fila agli uffici postali.

Radio Maria nel mondo
Come avete incominciato con Radio Maria negli altri paesi?
Abbiamo coperto l’Italia in tre anni e ora stiamo realizzando Radio Maria nelle varie nazioni del mondo. Arrivano molte richieste da parte di sacerdoti che studiano a Roma e ascoltano Radio Maria. Tornando nelle loro diocesi ne parlano ai loro vescovi. Così arrivano richieste da ogni parte del mondo. Abbiamo domandato ai nostri ascoltatori di aiutarci a venire incontro a queste richieste. Non abbiamo mai fondato una Radio Maria di nostra iniziativa. Se c’é una richiesta, prendiamo contatto con le autorità ecclesiastiche, fondiamo l’Associazione Radio Maria con persone del posto e incominciamo l’opera di formazione e di realizzazione. In questo modo siamo andati in 50 nazioni nel mondo. Quasi tutta l’America, molti paesi dell’Europa, specialmente l’Europa dell’est, 10 paesi in Africa, e due dell’Asia. Siamo gemellati con la radio cattolica del Libano che trasmette in arabo. Tutte le Radio Maria del mondo sono membri dell’Associazione mondiale “World family of Radio Maria”. Il presidente di ogni associazione nazionale è un laico, ma tutti i Direttori devono essere sacerdoti. Questa è un’emittente di evangelizzazione e quindi la Chiesa deve vigilare sulla dottrina. In tutte le Radio Maria i sacerdoti-direttori ha il permesso canonico dell’Ordinario che può intervenire dal punto di vista della dottrina e della linea pastorale. Cosi la Chiesa è tutelata e non ha problemi per quanto riguarda l’economia, l’amministrazione, la tecnica.

In tutti i paesi siete legati a Medjugorje?
Solo Radio Maria Italia fa un particolare riferimento a Medjugorje. È una scelta del direttore. Per quanto riguarda le altre Radio Maria del mondo dipende dal Direttore e dalla autorità ecclesiastica locale. Ci sono alcune Radio Maria, come ad esempio in Austria e a Panama, dove vengono trasmessi regolarmente i messaggi della Regina della pace.

Dalla Gospa ho imparato tutto
Che cosa avete imparato della Gospa?
Dalla Gospa ho imparato tutto, in particolare ho scoperto in profondità la grandezza e la bellezza della fede cristiana. Il messaggio più coinvolgente di Medjugorje è che il cristianesimo, prima di essere una dottrina, è un rapporto personale di amore con Dio. La grande scoperta che ho fatto a Medjugorje – e che fanno anche gli altri pellegrini – è che abbiamo una Madre celeste che si chiama Maria. Teoricamente lo sapevo anche prima, ma a Medjugorje l’ho sentito col cuore. L’esperienza fondamentale di Medjugorje è l’incontro con Maria nostra madre, che è anche Madre della Chiesa e dell’umanità. Lei si occupa della nostra vita, ci guida prendendoci per mano, ci insegna a vivere la fede cristiana, ci indica la via della salvezza. Si prende cura della nostra vita personale, ma nel medesimo tempo ha a cuore la vita della Chiesa e si preoccupa del futuro dell’intera umanità. Questa è stata la mia esperienza fondamentale. Spesso mi chiedo perché i pellegrini vanno a Medjugorje e poi ci ritornano, spinti da una forza misteriosa. A Medjugorje non ci sono attrazioni particolari. Non c’è un grande santuario come a Lourdes… Perché la gente torna a casa contenta e vuole ritornarci? Questo è un mistero. A me pare che il motivo sia che la gente qui scopre il Cuore materno di Maria. La prima volta che sono venuto a Medjugorje era il 15 marzo 85. Pioveva, faceva freddo. Prima della Messa si è aperta la porta della sacristia dove i veggenti avevano avuto l’apparizione. Ho visto prima il viso sorridente di Marija e poi quello degli altri veggenti. Volti puliti, pieni di luce. Ho concelebrato la messa con Padre Slavko. Durante la concelebrazione ho avuto come una luce particolare: qui c’è la Madonna, mi sono detto, dunque il cristianesimo è l’unica religione vera! Perché la Madonna è cattolica! Questa è stata la forza che ho trasmesso nei programmi di Radio Maria. Su quest’idea ho costruito il palinsesto di Radio Maria come annuncio della verità nella carità! La Madonna è qui per donarci Gesù Cristo. Abbiamo costruito una radio che dona Gesù Cristo, che dona il Vangelo attraverso il Cuore materno di Maria.

I veggenti?
Io sono amico di Vicka da tanto tempo e conosco personalmente tutti gli altri veggenti. In oltre venti anni di frequentazione non c’è mai stato nulla che mi abbia sollevato qualche dubbio. Quello che mi ha colpito dei veggenti anzitutto è che sono molto normali. In tutti questi anni loro non hanno mai avuto sbandamenti né nella fede né nella vita morale. Potrebbero comportarsi come delle star, perché sono persone conosciute nel mondo, ma sono pieni di semplicità e umiltà. Per quanto riguarda la famosa critica, fatta anche dal vescovo di Mostar, che non si sono consacrati, ora risulta chiaro la Madonna ha visto per tempo come la crisi della famiglia ha bisogno della testimonianza delle famiglie cristiane. Mi ha molto colpito un’altra cosa: in tutto questo tempo i veggenti non si sono mai contraddetti tra di loro. Poi l’umiltà. Per esempio Vicka: La Madonna le ha detto: “Budi sama” – “Sii da sola”. Da allora Vicka ha le apparizioni privatamente. Si vede che c’è una regia soprannaturale che li guida e assegna a ognuno il suo compito con straordinaria sapienza. I veggenti si lasciano guidare dalla Gospa con molta docilità.

I messaggi?
I messaggi tracciano un cammino di perfezione cristiana, che non ha uguali in tutta la Chiesa cattolica. Io dico sempre: il libretto dei messaggi è superiore all’Imitazione di Cristo. La spiritualità di Maria è materna, traccia un cammino di santità per la Chiesa. È una spiritualità per tutti. Certo, bisogna leggerli col cuore, nella luce dello Spirito Santo. C’è una profondità straordinaria. Una cosa è certa: i messaggi hanno guidato milioni di cristiani. Noi non abbiamo l’idea di come le parole della Gospa divengano il cibo quotidiano di gran parte della Chiesa. Ed è giusto così, perché si tratta del vangelo insegnato ai piccoli. Nulla può essere paragonato a questa catechesi meravigliosa della Madre di Dio.

Qui si sta realizzando il programma della Madonna
Dal 1 marzo 1984 all’8 gennaio 1987, la Madonna ha dato i messaggi ogni giovedì per la parrocchia di Medjugorje. (1. marzo 1984: “Cari figli; io ho scelto in modo speciale questa parrocchia ed è mio desiderio guidarla. Con amore la proteggo e desidero che tutti siano miei. Grazie per essere venuti qui questa sera. Desidero che vi troviate sempre più numerosi con me e con mio Figlio. Ogni giovedì darò un messaggio particolare per voi.”) In questi messaggi, le parole parrocchia, parrocchiani ricorrono 46 volte (nel 1984 – 17 volte, nel 1985 – 26 volte, nel 1986 – 3 volte).
Nei messaggi del 25 del mese “per la parrocchia e per il mondo” (dal 25.01.1987), queste parole ricorrono solamente 5 volte per la parrocchia di Medjugorje e 1 sola volta per tutte le parrocchie in generale. Questo messaggio dall’25.09.1995 dice:
Cari figli! Oggi v’invito ad innamorarvi del Santissimo Sacramento dell’altare. Adoratelo, figlioli, nelle vostre parrocchie e cosi’ sarete uniti con tutto il mondo. Gesu’ vi diventerà amico e non parlerete di lui come di qualcuno che appena conoscete. L’’unità con Lui sarà per voi gioia e diventerete testimoni dell’amore di Gesu’, che ha per ogni creatura. Figlioli quando adorate Gesu’ siete vicini anche a me. Grazie per aver risposto alla mia chiamata”.

Che cosa ha fatto nascere Medjugorje nel mondo e nella Chiesa cattolica?
Io dico chiaramente quello che penso. Ovviamente il centro della Chiesa è il Vaticano, perché c’è Pietro. Ma in un certo senso il cuore pulsante della Chiesa cattolica in questo momento è Medjugorje. Qui si sta realizzando il programma della Madonna. Lei non ha scelto soltanto i sei veggenti. Ha scelto la parrocchia. Nel messaggio dato alla parrocchia il 1 marzo 1984 lei dice che ha scelto questa parrocchia: “Cari figli; io ho scelto in modo speciale questa parrocchia ed è mio desiderio guidarla.” L’8 marzo 1984, la Madonna manifesta il suo programma che si è realizzato perfettamente: “Convertitevi tutti nella parrocchia, cosi aiuterete a convertirsi tutti coloro che verranno qui.” L’ultimo dell’anno, dopo la Messa, ho visto ancora 30 confessionali accesi con lunghe file di persone davanti. Ecco, la Madonna sta realizzando il suo programma attraverso la parrocchia di Medjugorje. Attraverso i pellegrini e i sacerdoti che vengono qui, sta rinnovando tutta la Chiesa. Qui si realizza per la seconda volta quello che è già avvenuto quando Gesù ha detto a san Francesco: “Va, edifica la mia Chiesa”. L’Ordine Francescano è protagonista di questa rinascita della Chiesa. Non dimentichiamo la grande fatica pastorale di accogliere tutti questi pellegrini che vengono da ogni parte del mondo. La grande fatica pastorale dell’Ordine Francescano è sotto gli occhi di tutti.

Questa mi sembra una visione un po’ idealizzata. La realtà non è sempre così ideale. Si può dire che la parrocchia di Medjugorje si è convertita? La parrocchia non è perfetta…
Meno male che non è perfetta, così non diventa orgogliosa! La Madonna lascia alla parrocchia tutte le sue debolezze, tutti i suoi difetti, ma quello che voleva da questa parrocchia, l’ha attuato. La Madonna voleva fare di questa parrocchia un grande centro di preghiera. Quando veniamo qui a Medjugorje, che cosa ci colpisce? La preghiera! Si prega dappertutto: nelle cappelle, sulle strade, sul monte Križevac, sul Podbrdo. Si prega anche nelle case. Non c’è dubbio che la Madonna rinnova la Chiesa. In che modo? Con la preghiera. Oggi, l’attacco di Satana riguarda la fede. Oggi, quale è il più grande pericolo nella Chiesa? Che la gente perde la fede. Il Sinodo dei vescovi dell’Europa ha detto che in Europa c’è una apostasia silenziosa. Tanti pensano che con la morte finisce tutto. La perdita della fede è la malattia spirituale dell’Europa oggi. Qual’è la medicina che la Madonna ha trovato per guarire la perdita della fede che è il vero pericolo del nostro tempo? Lo disse già Paolo VI: “Oggi, la vera questione è quella della fede”. La Madonna attraverso la preghiera, porta le gente a incontrare Dio, a incontrare Gesù Cristo, nella Santa Messa, nella confessione… A Medjugorje, tutti sono credenti. Il problema di fondo oggi, prima ancora della morale, è quello della fede. Dunque, la Madonna rinnova la Chiesa attraverso la preghiera, perché la preghiera fortifica la fede. I pellegrini ritornano a casa da Medjugorje con una fede più viva. Ci sono alcuni, specie i giornalisti, che fanno le solite critiche vedendo i negozietti o le macchine nuove. Tutto ciò non mi scandalizza affatto. Io non sono contrario a un giusto benessere materiale, a condizione che Dio sia al primo posto. Non idealizzo la parrocchia di Medjugorje, come se non avesse i suoi limiti. Dico che è una parrocchia che vive la fede come poche parrocchie. Ho visitato tanti santuari in Europa, ma da nessuna parte ho trovato il fervore della preghiera che c’è a Medjugorje. Ci sono dei difetti, ma non mi scandalizzano. Le fragilità umane non impediscono alla Madonna di realizzare i suoi piani. Medjugorje è l’unico villaggio dove tutta la gente ha creduto compatta alle apparizioni, affrontando con coraggio la persecuzione. Questo non è avvenuto a Fatima, non è avvenuto a Lourdes.

Perché la Madonna ha scelto questo paese?
La Madonna ha detto che è venuta qui per completare quello che ha iniziato a Fatima. Nel messaggio di Fatima c’è questa figura anticristica del comunismo ateo. La Madonna l’ha sconfitto qui a Medjugorje, in un paese comunista. Io ho visto il comunismo crollare nei cuori. La Madonna ha detto: non abbiate paura! La Madonna e più forte del comunismo! Qui, in un paese comunista, è crollato il comunismo!

Ma non è stato il papa Giovanni Paolo II con la sua preghiera, con la sua influenza nel mondo, con la sua azione diplomatica e pastorale che ha fatto crollare il comunismo?
Si, ma Giovani Paolo II era il papa dell’Totus Tuus! Un strumento di Maria!

La Madonna ha scelto questa parrocchia per rinnovare la Chiesa
Talvolta mi sembra che siamo un po’ pretenziosi riguardo Medjugorje, credendo che Medjugorje sia il centro del mondo… pensiamo a tutto quello che si vive nella Chiesa universale! La salvezza del mondo non dipende da Medjugorje. Gesù ha già salvato il mondo, la Chiesa è viva!
Medjugorje è un po’ come Nazaret…un villaggio emarginato e sconosciuto. La Madonna ci ha richiamato spesso a non diventare orgogliosi e a restare nell’umiltà. Non c’è dubbio però che la Gospa ha scelto questa parrocchia per rinnovare la Chiesa! L’ha scelta come un strumento. Ma la parrocchia non deve dimenticare che è un “strumento inutile”, come ha detto Gesù… Siamo tutti strumenti inutili. Facciamo quello che dobbiamo fare, ma senza attribuirci dei meriti. E’ infatti per divina benevolenza che qui vengono date grazie speciali.
Poi, c’è un’altra cosa che mi colpisce. Marija, la veggente che riceve il messaggio per la parrocchia, abita in Italia, a Milano. Però, la Madonna, quando dà il suo messaggio, dice: “qui a Medjugorje”… Questo è il luogo santo, il luogo di grazia, anche se le apparizioni avvengono da un’altra parte! La Madonna ha detto: “Qui do particolare grazie”. Qui! Non bisogna dimenticare poi che Il segno sarà dato qui, in questa terra, in questo luogo, sul Podbrdo e sarà visibile da qua. Il più bello deve ancora venire. Tutto questo è una preparazione e Medjugorje sarà ancora più conosciuto in avvenire.
Il cardinale Ivan Dias – prefetto della Congregazione della Dottrina della fede – ha fatto l’8 dicembre 2007, come legato pontificio, inviato del Papa, un discorso a Lourdes dove ha aperto le celebrazioni del 150º anniversario delle apparizioni della Madonna. Ha detto che la Madonna durante gli ultimi due secoli ha preparato il suo esercito per combattere e vincere la grande battaglia contro le potenze del male, contro l’Anticristo. Questo discorso e stato pubblicato sull’Osservatore Romano del 9 dicembre 2007. La Madonna, con la sua apparizione di Rue de Bac a Parigi è intervenuta in soccorso della Chiesa, mentre nel mondo andava crescendo l’impostura anticristica, quella cioè di una società che si illude di salvare se stessa, con le sole sue forze, a prezzo dell’apostasia dalla verità. Medjugorje è la fase finale di questa lotta escatologica, al termine della quale avremo un tempo di pace, “un tempo di primavera”, come dice la Gospa. Si tratta di prospettive che sono presenti anche negli insegnamenti degli ultimi Papi, a partire da Paolo VI. Voglio dire con questo che Medjugorje è collocato nel cuore della Chiesa e del grande compito che essa deve svolgere per salvare la nostra generazione.

Talvolta ci può sembrare che i cattolici sono un po’ timidi, un po’ ipocriti, vivono la loro fede tranquillamente, come una tradizione antica, senza zelo… compromessi con i valori del mondo…
Il cardinal Dias ha citato una frase del cardinale Woytila poco prima di diventare Papa: “Ci troviamo oggi di fronte al più grande combattimento che l’umanità abbia mai visto. Non penso che la comunità cristiana l’abbia compreso totalmente. Siamo oggi di fronte alla lotta finale tra la Chiesa e le Anti-Chiesa, tra il Vangelo e gli Anti-Vangelo”. Siamo nel momento della più grande battaglia escatologica di tutti i tempi, e la Chiesa cattolica sembra non essersene accorta. Tuttavia il ruolo del “piccolo gregge” sarà decisivo. La Madonna per schiacciare la testa al serpente ha bisogno delle persone che hanno risposto alla sua chiamata e che e le sono fedeli.

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« …ecco il luogo del mondo dove tutto diviene facile, anche l’avvenimento »

Posté par atempodiblog le 3 novembre 2011

[...] le grazie che la Vergine di Chartres ha silenziosamente seminato nella vita di Péguy germogliano anche in frutti di poesia. Alla fine del 1912 scrive la Présentation de la Beauce à Notre-Dame de Chartres. In seguito compone quattro Prières dans la Cathédrale de Chartres. Tutte queste opere poetiche seguono la rievocazione del cammino in aperta campagna ed esprimono l’esperienza vissuta nel santuario. Verranno pubblicate insieme sul Cahier dell’11 maggio 1913, in un solo volume intitolato La Tapisserie de Notre-Dame. La prima delle Prières dans la Cathédrale, intitolata Prière de résidence (preghiera di residenza), descrive il primo umile moto di gratitudine del peccatore Péguy: il semplice stare, il rimanere in ginocchio davanti alla Madonna è già segno di un dono ricevuto, indizio di una speranza certa che già si affaccia all’orizzonte della propria vita:

«Ecco il luogo del mondo dove tutto diviene facile,
Il rimpianto, la partenza e anche l’avvenimento.
E l’addio temporaneo e anche la separazione
Il solo angolo della terra dove tutto si fa docile. […]
Ciò che dappertutto altrove è un’aspra lotta
E una lama da macello tesa alla gola,
Ciò che dappertutto altrove è la potatura e l’innesto
Qui non è che il fiore e il frutto del pesco […].
Ciò che dappertutto altrove è la noiosa abitudine
Seduta accanto al fuoco, le mani sotto il mento,
Ciò che dappertutto altrove è solitudine
Qui non è che un vivace e forte germoglio […].
Ce ne han dette tante, regina degli apostoli,
Abbiamo perso il gusto per i discorsi
Non abbiamo più altari se non i vostri
Non sappiamo nient’altro che una preghiera semplice».

Così, anche soltanto le briciole della grazia possono eccezionalmente bastare a riempire la vita, per chi come lui vive la dolorosa condizione di non potersi avvicinare ai sacramenti. Scrive in una lettera a Lotte: «Vivo senza sacramenti. È un’impresa folle. Ma godo del dono della grazia, di una sovrabbondanza di grazia inconcepibile. Obbedisco alle indicazioni».

di Gianni Valente – 30 Giorni

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« Sia glorificato Dio nella mia morte »

Posté par atempodiblog le 2 novembre 2011

Nel mio povero apostolato io avevo sempre desiderato di glorificare Dio nella morte, giacché è in questa occasione che più si insulta la Provvidenza. Figurarsi che una volta, come mi raccontò il sacerdote Castiello, dopo la morte di un contadino la famiglia staccò dal muro i quadri dei santi e li gettò in faccia al sacerdote per disprezzo, imprecando.
Gesù volle
darmi più volte l’occasione di glorificarlo nella morte. Fui chiamato ai principi del settembre 1917 al capezzale di un povero tisico di nome Enrico Russo, che si consumava inesorabilmente e non voleva ricevere i Sacramenti, perché diceva di volere andare egli stesso in chiesa quando sarebbe guarito. Mi recai a casa sua e senza molti preamboli gli parlai dell’eternità, di Dio, della sorte di andare al cielo, della fugacità della vita, con accenti e paragoni così persuasivi che il povero giovane si infiammò del desiderio del cielo, e volle ricevere la santa Comunione. Gliela portai io stesso e gli somministrai anche l’Estrema Unzione. Visse ancora altri giorni, durante i quali andai a trattenerlo con discorsi santi, facendogli ricevere novellamente la santa Comunione.
Il giorno precedente alla Comunione stetti con lui e vegliai tutta la notte, alternando la preghiera con i discorsi sul cielo; il magnifico cielo stellato che si vedeva dalla stanza e la cupola della chiesa di S. Agostino che si delineava nella notte invitavano l’anima a ricordarsi di Gesù Sacramentato e della patria celeste.
Il giovane si licenziò dai suoi parenti, disse loro di non piangere, disse loro di mettere intorno al suo letto quattro ceri, e raccolto in Dio spirò l’anima in pace. Fu una morte di angelo, ed avvenne il 25 settembre 1917. Feci fare alla famiglia sua tanti atti di lode a Dio, di rassegnazione e di ringraziamento per quella morte cristiana, facendo loro intendere che per noi cristiani la morte non è che il passaggio alla vita eterna. Sulla sua tomba feci mettere questa scritta: « Sia glorificato Dio nella mia morte ».
Lo feci per ricordare la gloria di Dio a quelli che nel camposanto avrebbero visitata quella fossa.

Don Dolindo Ruotolo

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L’uomo non è riducibile alla materia

Posté par atempodiblog le 2 novembre 2011

L'uomo non è riducibile alla materia  dans Fede, morale e teologia benedettoxvi

Cari amici, la solennità di tutti i Santi e la Commemorazione di tutti i fedeli defunti ci dicono che solamente chi può riconoscere una grande speranza nella morte, può an­che vivere una vita a partire dalla speranza. Se noi riduciamo l’uomo esclusivamente alla sua dimensione orizzontale, a ciò che si può percepire empiricamente, la stessa vita perde il suo senso profondo. L’uomo ha bisogno di eternità ed ogni altra speranza per lui è troppo breve, è troppo limitata. L’uomo è spiegabile solamente se c’è un Amore che superi ogni isolamento, anche quello della morte, in una totalità che trascenda anche lo spazio e il tempo. L’uomo è spiegabile, trova il suo senso più profondo, solamente se c’è Dio. E noi sappiamo che Dio è uscito dalla sua lontananza e si è fatto vicino, è entrato nella nostra vita e ci dice: «Io so­no la risurrezione e la vita; chi crede in me anche se muore vivrà; chiunque vive e crede in me non morirà in eterno» (Gv 11,25-26).

Benedetto XVI

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La morte è il momento dell’abbraccio col Padre

Posté par atempodiblog le 2 novembre 2011

La morte è il momento dell'abbraccio col Padre dans Citazioni, frasi e pensieri donorestebenzi

« Nel momento in cui chiuderò gli occhi a questa terra, la gente che  sarà vicina dirà: “E’ morto”. In realtà, è una bugia. Sono morto per chi mi vede, per chi sta lì.
Le mie mani saranno fredde, il mio occhio non potrà più vedere, ma in realtà la morte non esiste, perché appena chiudo gli occhi a questa terra, mi apro all’infinito di Dio.
Noi lo vedremo, come ci dice Paolo, a faccia a faccia, così come Egli è (1Cor13,12). E si attuerà quella parola che la Sapienza dice al capitolo 3: “Dio ha creato l’uomo immortale, per l’immortalità, secondo la sua natura l’ha creato”. Dentro di noi, quindi, c’è già l’immortalità per cui la morte non è altro che lo sbocciare per sempre della mia identità, del mio essere con Dio.
La morte è il momento dell’abbraccio col Padre, atteso intensamente nel cuore di ogni uomo, nel cuore di ogni creatura ».

Don Oreste Benzi

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La santità è la dimensione della vita cristiana

Posté par atempodiblog le 1 novembre 2011

 La santità è la dimensione della vita cristiana dans Fede, morale e teologia ognissanti

Questo mese di Novembre, che si apre con la festa dei Santi, è un invito alla santità, che è la dimensione propria della vita cristiana. La santità è innanzi tutto un dono di grazia, da chiedere ogni giorno nella preghiera. Ma è anche il frutto della nostra risposta e del nostro impegno.
Il cammino di santità è lungo e richiede pazienza e perseveranza. La forza che lo sostiene è quella dell’amore. Senza l’amore è impossibile superare gli ostacoli e le insidie che provengono dalla nostra fragilità, dalle seduzioni del mondo e dagli inganni del maligno.
Non pensare che la santità sia un esercizio ascetico per pochi eletti. Essa in ultima istanza consiste nell’amicizia con Gesù Cristo. Più si è amici di Gesù e più si è santi. Quando si ama Gesù, si è pronti per le più grandi imprese, quelle con le quali i santi hanno stupito il mondo.
Diventa intimo di Gesù. Impara a conoscerlo e ad amarlo. Sia Lui l’amico del cuore. La Madonna sarà la tua Maestra su questo strada che porta alla meta della vita. Coraggio!

Padre Livio Fanzaga

divisore dans Festa dei Santi e dei fedeli defunti

Per approfondire il tema della festa dei santi e della commemorazione dei fedeli defunti, cliccare sul link iconarrowti7 dans Padre Livio Fanzaga Festa dei Santi e dei fedeli defunti

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