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« Sia glorificato Dio nella mia morte »

Posté par atempodiblog le 2 novembre 2011

Nel mio povero apostolato io avevo sempre desiderato di glorificare Dio nella morte, giacché è in questa occasione che più si insulta la Provvidenza. Figurarsi che una volta, come mi raccontò il sacerdote Castiello, dopo la morte di un contadino la famiglia staccò dal muro i quadri dei santi e li gettò in faccia al sacerdote per disprezzo, imprecando.
Gesù volle
darmi più volte l’occasione di glorificarlo nella morte. Fui chiamato ai principi del settembre 1917 al capezzale di un povero tisico di nome Enrico Russo, che si consumava inesorabilmente e non voleva ricevere i Sacramenti, perché diceva di volere andare egli stesso in chiesa quando sarebbe guarito. Mi recai a casa sua e senza molti preamboli gli parlai dell’eternità, di Dio, della sorte di andare al cielo, della fugacità della vita, con accenti e paragoni così persuasivi che il povero giovane si infiammò del desiderio del cielo, e volle ricevere la santa Comunione. Gliela portai io stesso e gli somministrai anche l’Estrema Unzione. Visse ancora altri giorni, durante i quali andai a trattenerlo con discorsi santi, facendogli ricevere novellamente la santa Comunione.
Il giorno precedente alla Comunione stetti con lui e vegliai tutta la notte, alternando la preghiera con i discorsi sul cielo; il magnifico cielo stellato che si vedeva dalla stanza e la cupola della chiesa di S. Agostino che si delineava nella notte invitavano l’anima a ricordarsi di Gesù Sacramentato e della patria celeste.
Il giovane si licenziò dai suoi parenti, disse loro di non piangere, disse loro di mettere intorno al suo letto quattro ceri, e raccolto in Dio spirò l’anima in pace. Fu una morte di angelo, ed avvenne il 25 settembre 1917. Feci fare alla famiglia sua tanti atti di lode a Dio, di rassegnazione e di ringraziamento per quella morte cristiana, facendo loro intendere che per noi cristiani la morte non è che il passaggio alla vita eterna. Sulla sua tomba feci mettere questa scritta: « Sia glorificato Dio nella mia morte ».
Lo feci per ricordare la gloria di Dio a quelli che nel camposanto avrebbero visitata quella fossa.

Don Dolindo Ruotolo

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L’uomo non è riducibile alla materia

Posté par atempodiblog le 2 novembre 2011

L'uomo non è riducibile alla materia  dans Fede, morale e teologia benedettoxvi

Cari amici, la solennità di tutti i Santi e la Commemorazione di tutti i fedeli defunti ci dicono che solamente chi può riconoscere una grande speranza nella morte, può an­che vivere una vita a partire dalla speranza. Se noi riduciamo l’uomo esclusivamente alla sua dimensione orizzontale, a ciò che si può percepire empiricamente, la stessa vita perde il suo senso profondo. L’uomo ha bisogno di eternità ed ogni altra speranza per lui è troppo breve, è troppo limitata. L’uomo è spiegabile solamente se c’è un Amore che superi ogni isolamento, anche quello della morte, in una totalità che trascenda anche lo spazio e il tempo. L’uomo è spiegabile, trova il suo senso più profondo, solamente se c’è Dio. E noi sappiamo che Dio è uscito dalla sua lontananza e si è fatto vicino, è entrato nella nostra vita e ci dice: «Io so­no la risurrezione e la vita; chi crede in me anche se muore vivrà; chiunque vive e crede in me non morirà in eterno» (Gv 11,25-26).

Benedetto XVI

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La morte è il momento dell’abbraccio col Padre

Posté par atempodiblog le 2 novembre 2011

La morte è il momento dell'abbraccio col Padre dans Citazioni, frasi e pensieri donorestebenzi

« Nel momento in cui chiuderò gli occhi a questa terra, la gente che  sarà vicina dirà: “E’ morto”. In realtà, è una bugia. Sono morto per chi mi vede, per chi sta lì.
Le mie mani saranno fredde, il mio occhio non potrà più vedere, ma in realtà la morte non esiste, perché appena chiudo gli occhi a questa terra, mi apro all’infinito di Dio.
Noi lo vedremo, come ci dice Paolo, a faccia a faccia, così come Egli è (1Cor13,12). E si attuerà quella parola che la Sapienza dice al capitolo 3: “Dio ha creato l’uomo immortale, per l’immortalità, secondo la sua natura l’ha creato”. Dentro di noi, quindi, c’è già l’immortalità per cui la morte non è altro che lo sbocciare per sempre della mia identità, del mio essere con Dio.
La morte è il momento dell’abbraccio col Padre, atteso intensamente nel cuore di ogni uomo, nel cuore di ogni creatura ».

Don Oreste Benzi

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