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Davanti a Dio

Posté par atempodiblog le 9 octobre 2011

Davanti a Dio dans Citazioni, frasi e pensieri Jean-Marie-Baptiste-Vianney-Curato-d-Ars

Ho ricevuto due lettere della stessa forza: in una si diceva che ero un grande santo, nell’altra che ero un ipocrita. La prima non mi aggiunge niente, la seconda non mi toglie niente: davanti a Dio si è quel che si è e nulla di più.

S. Giovanni M. Vianney – Curato d’Ars

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Gesù è al centro di tutto

Posté par atempodiblog le 9 octobre 2011

Gesù è al centro di tutto dans Citazioni, frasi e pensieri lonbloy

Gesù è al centro di tutto. E’ impossibile colpire un essere umano senza colpire Lui, umiliare qualcuno senza umiliare Lui, maledire o uccidere uno qualsiasi senza maledire o uccidere Lui.

Léon Bloy

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Per la Madonna non esistono situazioni senza via d’uscita

Posté par atempodiblog le 8 octobre 2011

Per la Madonna non esistono situazioni senza via d'uscita dans Citazioni, frasi e pensieri 2ngha1c

Ricordatevelo: per la Madonna non esistono situazioni senza via d’uscita. Se uno persevera e prega state tranquilli che la Madonna la via d’uscita la trova sempre. E’ una cosa incredibile. Però bisogna essere fedeli, crederci, affidarsi e pazientare perché Dio, intanto che ci fa aspettare, ci purifica, ci fa crescere, ci radica…

Padre Livio Fanzaga

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I santuari, spazi fecondi contro il secolarismo

Posté par atempodiblog le 8 octobre 2011

“Si vuole concentrare l’attenzione su questi luoghi che Paolo VI chiamava ‘le cliniche dello spirito’, perché in un periodo di vasta secolarizzazione probabilmente ancora di più questi santuari hanno una funzione, perché talvolta coloro i quali magari anche non frequentano regolarmente o addirittura non frequentano, trovandosi fuori per una gita o perché comunque sono in villeggiatura, o per motivi d’arte o per altri vari motivi, entrano nel Santuario. Allora si vorrebbe in qualche modo coalizzare tutti gli elementi per aiutare l’incontro con il Signore, la revisione della propria vita, attraverso tutti quegli elementi che il Santuario porta con sé”.

Cardinale Mauro Piacenza

I santuari, spazi fecondi contro il secolarismo dans Apparizioni mariane e santuari santuariodipompei

In un clima di diffuso secolarismo, il santuario continua, ancora oggi, a rappresentare un luogo privilegiato in cui l’uomo, pellegrino su questa terra, fa esperienza della presenza amorevole e salvifica di Dio. In esso egli trova uno spazio fecondo, lontano dagli affanni quotidiani, ove potersi raccogliere e riacquistare vigore spirituale per riprendere il cammino di fede con maggiore ardore e cercare, trovare e amare Cristo nella vita ordinaria, nel mezzo del mondo. Il santuario è il luogo in cui risuona con singolare potenza la Parola di Dio.
(…)
La pietà popolare è di grande rilievo per la fede, la cultura e l’identità cristiana di molti popoli. Essa è espressione della fede di un popolo, «vero tesoro del popolo di Dio» (Ibidem, n. 9) nella e per la Chiesa: per capirlo, basti immaginare la povertà che ne risulterebbe per la storia della spiritualità cristiana d’Occidente l’assenza del «Rosario» o della «Via crucis», come delle processioni. Sono soltanto esempi, ma sufficientemente evidenti per rilevarne l’imprescindibilità.
(…)
[I responsabili della pastorale nei santuari hanno il compito di] istruire i pellegrini sul carattere assolutamente preminente che la celebrazione liturgica deve assumere nella vita di ogni credente. La pratica personale di forme di pietà popolare non va assolutamente ostacolata o rigettata, anzi va favorita, ma non può sostituirsi alla partecipazione al culto liturgico.
(…)
Il santuario è pure il luogo della permanente attualizzazione della misericordia di Dio. Occorre a tale scopo favorire e dove sia possibile intensificare la presenza costante di sacerdoti che, con animo umile e accogliente, si dedichino generosamente all’ascolto delle confessioni sacramentali. I confessori, illuminando la coscienza dei penitenti, pongano pure in evidenza il vincolo stretto che lega la Confessione sacramentale a un’esistenza nuova, orientata verso una decisa conversione. Esortino perciò i fedeli ad avvicinarsi con regolare frequenza e fervente devozione a questo sacramento, affinché, sorretti dalla grazia che in esso è donata, possano alimentare costantemente il loro fedele impegno di adesione a Cristo, progredendo nella perfezione evangelica. Per rispettare la libertà di ogni fedele e anche per favorire la propria piena sincerità nel foro sacramentale, è opportuno che siano, in luoghi adatti (a esempio, possibilmente, cappella della Riconciliazione) disponibili dei confessionali provvisti di una grata fissa.
(…)
I sacerdoti, poi, nel dispensare la misericordia divina, adempiano debitamente questo peculiare ministero aderendo con fedeltà all’insegnamento genuino della Chiesa. Siano ben formati nella dottrina e non trascurino di aggiornarsi periodicamente su questioni attinenti soprattutto all’ambito morale e bioetico (cfr. Catechismo della Chiesa cattolica, n. 1466). Anche nel campo matrimoniale, rispettino quanto autorevolmente insegna il magistero ecclesiale. Evitino quindi di manifestare in sede sacramentale dottrine private, opinioni personali o valutazioni arbitrarie non conformi a ciò che la Chiesa crede e insegna.
(…)
La celebrazione eucaristica costituisce il cuore della vita sacramentale del santuario. In essa il Signore si dona a noi. I pellegrini che visitano i santuari siano allora resi consapevoli che, se accolgono fiduciosamente il Cristo eucaristico nel proprio intimo, Egli offre loro la possibilità di una reale trasformazione dell’esistenza. La dignità della celebrazione eucaristica venga anche opportunamente messa in risalto mediante il canto gregoriano, polifonico o popolare (cfr. Sacrosanctum concilium, nn. 116 e 118); ma anche selezionando adeguatamente sia gli strumenti musicali più nobili (organo a canne ed affini, cfr. Ibidem, n. 120) sia le vesti che vengono indossate dai ministri unitamente alle suppellettili utilizzate nella liturgia. Esse devono rispondere a canoni di nobiltà e di sacralità. Il Santo Padre Benedetto XVI scriveva, nell’esortazione apostolica post-sinodale Sacramentum caritatis (22 febbraio 2007), che «la migliore catechesi sull’Eucaristia è la stessa Eucaristia ben celebrata» (n. 64).
(…)
Uno stile celebrativo, che introduca innovazioni liturgiche arbitrarie, oltre a generare confusione e divisione tra i fedeli, lede la veneranda tradizione e l’autorità stessa della Chiesa, nonché l’unità ecclesiale.
(…)
Si attribuisca notevolissima importanza al luogo del tabernacolo nel santuario (o anche di una cappella destinata esclusivamente all’adorazione del Santissimo) poiché è in sé «calamita», invito e stimolo alla preghiera, all’adorazione, alla meditazione, all’intimità con il Signore. Il Sommo Pontefice, nella summenzionata esortazione, sottolinea che «la corretta posizione del tabernacolo, infatti, aiuta a riconoscere la presenza reale di Cristo nel Santissimo Sacramento. È necessario, pertanto, che il luogo in cui vengono conservate le Specie eucaristiche sia facilmente individuabile, grazie anche alla lampada perenne, da chiunque entri in chiesa» (Ibidem, n. 69). Il tabernacolo, custodia eucaristica, occupi un posto preminente nei santuari, così come anche, nel ricordare la relazione tra arte, fede e celebrazione, si ponga attenzione a «l’unità tra gli elementi propri del presbiterio: altare, crocifisso, tabernacolo, ambone, sede» (Ibidem, n. 41).
(…)
I santuari, nella fedeltà alla loro gloriosa tradizione, non dimentichino di essere impegnati nelle opere caritative e nel servizio assistenziale, nella promozione umana, nella salvaguardia dei diritti della persona, nell’impegno per la giustizia, secondo la dottrina sociale della Chiesa.

della Congregazione per il Clero

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Storia della festa del Rosario

Posté par atempodiblog le 7 octobre 2011

Storia della festa del Rosario dans Articoli di Giornali e News festa-santo-Rosario

Dopo la vittoria di Lepanto, avvenuta proprio nella prima domenica di ottobre (7 ottobre 1571) che già da tempo costituiva il giorno di raduno e di preghiera delle confraternite del Rosario, san Pio V che, dicono le cronache, era già sicuro della vittoria prima ancora di averne ricevuto notizia, decretò che ogni prima domenica di ottobre si sarebbe dovuta commemorare con rito semplice Nostra Signora della Vittoria. Da Gregorio XIII, nel 1573, fu elevata a solennità di rito doppio, ma sotto il titolo della Beata Maria Vergine del Rosario. Inizialmente limitata all’Ordine domenicano e a quelle chiese e oratori dove era istituita una confraternita del Rosario, fu estesa a poco a poco a intere diocesi in occasione del centenario di Lepanto e dopo la liberazione di Vienna dai Turchi nel 1683. Sarà resa solennità di rito doppio maggiore per tutta la Chiesa da Clemente XI solo dopo un’altra grande vittoria contro i Turchi, a Peterwaradin in Croazia, nell’agosto 1716.
La festa, fino allora mobile, fu assegnata alla data fissa del 7 ottobre da san Pio X. Attualmente il 7 ottobre si celebra una memoria semplice intitolata alla Beata Maria Vergine del Rosario.
Nelle litanie lauretane Maria è invocata come «Auxilium christianorum» a partire dalla vittoria di Lepanto. E «Regina sacratissimi rosarii» solo dall’epoca di Leone XIII in forza della sua lettera apostolica «Salutaris ille» della vigilia di Natale del 1883.
Vale forse la pena rilevare che l’originaria intitolazione della festa alla Regina delle Vittorie si è conservata per molti secoli in liturgie e località particolari quasi clandestinamente. Ed è stata rimessa in auge almeno in Italia dal beato Bartolo Longo, il fondatore laico del santuario di Pompei.

di Lorenzo Cappelletti – 30 Giorni

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John Wayne, quel “Gringo” pieno di fede

Posté par atempodiblog le 7 octobre 2011

Parla un nipote (prete) dell’attore. Il nonno si convertì al cattolicesimo un anno prima di morire. “Peccato non averlo fatto prima, mi disse, ma avevo troppi impegni”
di Mauro Pianta, Vatican insider – La Stampa

John Wayne, quel “Gringo” pieno di fede dans Articoli di Giornali e News johnwaynel

Il “Gringo” era un uomo di fede. E di fede cattolica, per di più. Proprio così: John Wayne (pseudonimo di Marion Mitchell Morrison), l’attore che interpretò il ruolo del ruvido pistolero in centinaia di film western, un anno prima di affrontare il suo ultimo “duello”, quello con il cancro allo stomaco che lo uccise nell’estate del 1979, si era convertito al cattolicesimo.
Lo ricorda in un’intervista rilasciata in questi giorni a Roma all’agenzia americana Cna, uno dei suoi nipoti, il 46 enne Matthew Munoz, sacerdote  nella diocesi di Orange, California. Il prete è figlio di Melinda, una dei quattro bambini che il “Duca” (così era soprannominato l’attore di Hollywood) ebbe dalla sua prima moglie Josephine Saenz. Moglie dalla quale divorziò nel 1945, per risposarsi con altre due donne, sempre di origine ispanica. “Mia nonna era cattolica – ha dichiarato Munoz – e dopo il divorzio, fino alla morte di suo marito, non si è mai risposata. Ma non ha mai smesso di pregare per la conversione del nonno”.
Preghiere che sembrano funzionare proprio in quel 1978. John Wayne, la cui famiglia era di religione presbiteriana, era però in ottimi rapporti con Tomas Clavel, arcivescovo di Panama. Il prelato lo incoraggiava spesso ad abbracciare la fede cattolica. “Un giorno del 1978 – ricorda oggi il nipote – mio nonno lo chiamò e gli disse: “Ok, sono pronto”. Il vescovo, però, era  molto malato. Non poteva muoversi. Inviò, così ad Hollywood il suo successore, l’arcivescovo Mc Graith. “Mia mamma e mio zio – racconta il sacerdote – erano lì quando arrivò l’arcivescovo. E furono presenti quando mio nonno ricevette il battesimo”.
Ma che genere di nonno era il “duro” per antonomasia di Hollywood? “Ricordo – ha risposto il nipote – le visite in casa sua: mi faceva giocare e divertire. Un nonno vero, insomma. Molto diverso dall’immagine che gli hanno cucito addosso…”.
Quanto alla conversione “in extremis”, Munoz ricorda: “Qualche tempo prima della sua morte il nonno si rammaricò di non essere diventato cattolico prima. Purtroppo – mi disse – ho avuto una vita piena di impegni”.
Il nipote sottolinea poi come in realtà John Wayne non fosse  mai stato un uomo nemico della religione. “I suoi genitori gli avevano infuso i princìpi della Bibbia: lui stesso scriveva delle dolcissime lettere d’amore indirizzate a Dio. Per qualcuno si trattava di scritti ingenui, io credo che fossero piena di profonda saggezza”.
Come avrebbe vissuto questi tempi di crisi il “Grinta”?  Non ha dubbi, padre Munoz: “Mio nonno era un combattente e ci avrebbe invitati a non perdere la speranza. Ci avrebbe esortato a non nasconderci e a combattere dalla parte del bene”. Parola (del nipote) di John Wayne.

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Santa Faustina, dottore della Chiesa?

Posté par atempodiblog le 4 octobre 2011

Proposta di Cardinali e Vescovi nel II Congresso della Divina Misericordia
di Anita S. Bourdin – ZENIT.org
[Traduzione dallo spagnolo di Roberta Sciamplicotti]

Santa Faustina, dottore della Chiesa? dans Santa Faustina Kowalska Faustina-e-GPII

Santa Faustina Kowalska potrebbe essere il primo dottore della Chiesa del terzo millennio: i Cardinali e i Vescovi riuniti a Cracovia-Lagiewniki per il II Congresso Mondiale della Divina Misericordia hanno indirizzato una lettera a Benedetto XVI chiedendo l’apertura del dossier.

La notizia è stata diffusa in diretta questa domenica, 2 ottobre, dopo l’Angelus del Papa da Radio Espérance, che trasmette il Congresso con le sue emittenti, il satellite WorldSpace e via Internet.

La santa polacca Faustina Kowalska sarebbe la quarta donna ad essere proclamata dottore della Chiesa, dopo la carmelitana spagnola Teresa d’Avila e la domenicana italiana Caterina da Siena, proclamate da Paolo VI, e la carmelitana francese Teresa di Lisieux, proclamata da Giovanni Paolo II.

Il suo insegnamento è ritenuto particolarmente importante per il terzo millennio, ed è conosciuto nel mondo intero grazie al suo “Diario”.

Dopo l’Angelus, in Piazza San Pietro, Benedetto XVI ha rivolto un messaggio ai circa 2.000 partecipanti al Congresso, riferendosi al suo tema.

“Carissimi, attraverso la comune riflessione e la preghiera rafforzate la vostra fiducia nel Signore, affinché efficacemente portiate al mondo il lieto messaggio che ‘La Misericordia è fonte della speranza’”, li ha esortati.

Dopo il messaggio diffuso nella Basilica della Misericordia di Lagiewniki, consacrata nel 2002 da Giovanni Paolo II, è stata letta all’assemblea una lettera di ringraziamento, scritta in italiano.

I Vescovi presenti – tra i quali i Cardinali Dziwisz, Macharski, Rylko, Backis, Barbarin, Schönborn e Zen – hanno firmato la lettera, nella quale hanno anche ringraziato Papa Benedetto XVI per la beatificazione del “servitore della Misericordia” Giovanni Paolo II.

Hanno però aggiunto una richiesta: che permetta l’apertura della causa del “dottorato” di Santa Faustina, il che aiuterebbe a promuovere nel mondo il messaggio della Divina Misericordia.

L’Arcivescovo di Cracovia, il Cardinale Stanislaw Dziwisz, ha annunciato la proposta ai partecipanti al Congresso di firmare la petizione a favore del dottorato. Questa richiesta si estenderà poi a poco a poco in tutto il mondo.

 

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E Olmi scambia il cristianesimo per la Caritas

Posté par atempodiblog le 3 octobre 2011

E Olmi scambia il cristianesimo per la Caritas dans Anticristo olmiefazio

Il cristianesimo ridotto a religione sociale. A mistica della solidarietà e dell’accoglienza. È una tendenza via via crescente in televisione, al cinema, nei giornali. Ne abbiamo avuto un ultimo esempio anche l’altra sera a Che tempo che fa di Fabio Fazio, ospite principale Ermanno Olmi, in passato il cineasta italiano di più elevato spessore religioso. Tocca dire in passato, peraltro con rammarico, dopo aver visto Il villaggio di cartone, presentato fuori concorso alla Mostra di Venezia e nei cinema da venerdì prossimo.
Anche l’altra sera Olmi ha confermato la tesi in odore di eresia della sua pellicola nella quale, alla prima scena, un gigantesco braccio meccanico spoglia una chiesa del suo crocifisso mentre qualcun altro toglie dalle pareti le immagini devozionali. Quell’edificio non è più luogo di culto ma, è la metafora del film, proprio ora che il battistero è diventato un abbeveratoio e le candele servono per riscaldare infreddoliti ospiti, paradossalmente corrisponde meglio alla sua natura. Tra i banchi, vicino all’altare e nella sacrestia viene accolto e nascosto un gruppo d’immigrati nordafricani e così il prete (Michael Lonsdale) riscopre la sua vera vocazione: «Ho fatto il prete per fare del bene, ma per fare il bene non serve la fede. Il bene è più della fede», riflette il sacerdote, alter ego dello stesso Olmi. «Non siete d’accordo?», ha chiesto Olmi al pubblico di Fazio. Figurarsi.
Insomma, per l’ex cineasta di più elevato spirito religioso, la fede è diventata un intralcio a compiere il bene e il crocifisso un impedimento ad accogliere gli immigrati. Missione peraltro sacrosanta, come ha argomentato in un recente intervento sull’Espresso («Amerai lo straniero come te stesso») anche il cardinal Gianfranco Ravasi, presidente del Pontificio Consiglio per la Cultura nonché, insieme con Claudio Magris, consulente di Olmi per Il villaggio di cartone. Sarebbe bastato lasciare al suo posto il crocefisso anziché deporlo alla prima scena. E avremmo potuto discutere a lungo sulla mancanza di carità tra i cristiani verso gli stranieri. Invece, sia alla Mostra di Venezia che da Fazio Olmi ha sottolineato che «è troppo facile inginocchiarsi davanti a un simbolo di cartone. Cristo è morto in croce duemila anni fa. Ora bisogna inginocchiarsi davanti a chi soffre, agli immigrati, ai giovani senza lavoro, a chi è vittima della droga». Applausi della platea. Così la riduzione sociale del cristianesimo rischia di passare in prima serata con le benedizioni più prestigiose e autorevoli. E anche nei sacrari della cultura come il Piccolo Teatro Strehler dove ieri sera, post anteprima, Olmi è stato applaudito da Ferruccio De Bortoli, Giulio Giorello e don Gino Rigoldi.
Eppure, il regista aveva intestato il pressbook del suo film con una frase di Indro Montanelli che avrebbe dovuto illuminarlo: «L’unica grande rivoluzione avvenuta nel nostro mondo occidentale è quella di Cristo il quale dette all’uomo la consapevolezza del bene e del male, e quindi il senso del peccato e del rimorso. In confronto a questa, tutte le altre rivoluzioni – compresa quella francese e quella russa – fanno ridere». Invece il verbo della religione sociale ha prodotto e rischia di produrre una conversione al contrario anche in certi ambienti cristiani. Prima verrebbero le buone azioni, la solidarietà e la virtù, come se la Chiesa fosse una gigantesca Caritas. Poi la fede. Ma a questo punto la venuta di Gesù Cristo sarebbe superflua. Al contrario, nel Dialogo dell’Anticristo il grande filosofo russo Vladimir Solov’ev fa dire allo starets Giovanni rivolto all’imperatore che lo interroga su ciò a cui tengono i cristiani: «Grande sovrano! Quello che abbiamo di più caro nel cristianesimo è Cristo stesso e tutto ciò che proviene da lui». Carità compresa.

di Maurizio Caverzan – Il Giornale

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Il nome: la scelta di un patrono

Posté par atempodiblog le 2 octobre 2011

Il nome: la scelta di un patrono dans Citazioni, frasi e pensieri SS-Angelo-Custode

Pochi pensano al fatto che il nome, in effetti, non è solo un nome, ma anche la scelta di un patrono, di un santo, che è già in cielo. Si sceglie il nome di un uomo che è riuscito a realizzare la sua vita in armonia col progetto di Dio e si pone il bambino sotto la sua protezione. [...] Il giorno della nascita di un bambino è anche la festa di una madre, perché ella vive allora una grande giornata, partecipa al mistero della creazione, è strumento della potenza creatrice di Dio! L’onomastico invece è la festa del bambino, che deve ricordarsi del suo patrono e può sempre avvalersi del suo aiuto. Il patrono ha dei doveri nei confronti delle persone poste  sotto la sua protezione.

Wanda Póltawska

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Giorni di special divozione ai santi angeli

Posté par atempodiblog le 2 octobre 2011

Giorni di special divozione ai santi angeli dans Fede, morale e teologia angelocustode

Il Martedi di ogni settimana è giorno consacrato dalla Chiesa in modo particolare al culto de’santi Angeli. Ad imitazione di s. Luigi Gonzaga, amantissimo particolarmente del suo Custode, non lasciale in tal giorno di onorare il vostro Tutelare con più tenera e distinta divozione, praticando qualche special mortificazione, come di astinenza, di preghiera colle braccia in croce, baciando l’immagine di Gesù Crocifisso, e se potete fate qualche limosina conforme al consiglio di san Raffaele. Bona est oratio cum ieiunio (Job.12, 8).
Il giorno della vostra nascita fu il primo ad esser distinto dalla sua custodia; perciò rinnovate tutte le promesse, che alla presenza {64[150]} di lui faceste nel battesimo, cioè di voler imitar Gesù Cristo e osservare la sua santa legge. Un tal giorno santificatelo con una comunione fervorosa; con qualche più lunga preghiera od altro esercizio di pietà più segnalato in segno di riconoscenza di quel primo amore, col quale l’Angelo prese cura di voi.
Nel primo giorno d’ogni mese, buon per noi, se imitando il divoto costume di tante anime buone, che han premura di lor salute, procureremo di meditare qualche massima eterna, col riflettere seriamente al gran fine per cui fummo da Dio creati, qual sia lo stato di nostra coscienza, se la morte ci cogliesse in tale momento, che sarebbe dell’anima nostra? Accostatevi poscia ai santi Sacramenti, e adoperatevi a tutta possa di scuotere da voi quella polvere, dalla quale per l’umana fragilità, come disse il gran pontefice san {65[151]} Gregorio, è quasi impossibile che anche le anime buone ne vadano libere. Contento sarete in vita, e più ancora lo sarete al punto di morte, cioè quando bramerete d’aver fatto molto più per l’anima vostra, e non avrete più tempo di farlo. Pensateci con serietà, e fatevi del bene mentre siete in tempo. Dum tempus habemus, operemur bonum (ad Galat. 6, 10).

Fonte: Don Bosco, il santo dei giovani – donboscosanto.eu

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Cosa ha portato Gesù nel mondo?

Posté par atempodiblog le 1 octobre 2011

Cosa ha portato Gesù nel mondo? dans Fede, morale e teologia benedettoxvi

Ma che cosa ha portato Gesù veramente, se non ha portato la pace nel mondo, il benessere per tutti, un mondo migliore? Che cosa ha portato?
La risposta è molto semplice: Dio. Ha portato Dio. Quel Dio, il cui volto si era prima manifestato a poco a poco da Abramo fino alla letteratura sapienziale, passando per Mosè e i Profeti – quel Dio che solo in Israele aveva mostrato il suo volto e che, pur sotto molteplici ombre, era stato onorato nel mondo delle genti – questo Dio, il Dio di Abramo, di Isacco e di Giacobbe, il Dio vero Egli ha portato ai popoli della terra. Ha portato Dio: ora noi conosciamo il suo volto, ora noi possiamo invocarlo. Ora conosciamo la strada che, come uomini, dobbiamo prendere in questo mondo. Gesù ha portato Dio e con Lui la verità sul nostro destino e la nostra provenienza: la fede, la speranza e l’amore. Solo la nostra durezza di cuore ci fa ritenere che ciò sia poco. Sì, il potere di Dio nel mondo è silenzioso, ma è il potere vero, duraturo.

Benedetto XVI

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Perdonare, più di un semplice dimenticare

Posté par atempodiblog le 1 octobre 2011

Perdonare, più di un semplice dimenticare dans Citazioni, frasi e pensieri suasan

La colpa è una realtà, una forza oggettiva: essa ha causato una distruzione che deve essere superata. Perciò perdonare deve essere più di un ignorare, di un semplice voler dimenticare. La colpa deve essere smaltita, sanata e così superata. Il perdono ha il suo prezzo – innanzitutto per colui che perdona: egli deve superare in sé il male subito, deve come bruciarlo dentro di sé e con ciò rinnovare se stesso, così da coinvolgere in questo processo di trasformazione, di purificazioni interiori anche l’altro, il colpevole, e ambedue, soffrendo fino in fondo il male e superandolo, diventare nuovi.

Benedetto XVI

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Ladri di cielo

Posté par atempodiblog le 1 octobre 2011

Ladri di cielo  dans Citazioni, frasi e pensieri santateresadigesbambino

«I miei protettori e i miei prediletti del cielo sono quelli che lo hanno rubato, come i santi Innocenti e il buon ladrone».

«I grandi santi se lo sono guadagnato con le loro opere: io voglio imitare i ladri, voglio averlo con l’astuzia, ma astuzia d’amore che ne aprirà la porta, a me e ai poveri peccatori. Lo Spirito Santo sembra incoraggiarmi quando dice nei Proverbi: “O piccolissimo! Vieni, apprendi da me la prudenza”».

Santa Teresa di Lisieux

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La preghiera del Rosario

Posté par atempodiblog le 1 octobre 2011

La preghiera del Rosario dans Fede, morale e teologia santorosario

[...] se fra le tante forme e maniere di onorare la divina Madre sono da preferire quelle considerate più degne di lei e a lei più gradite, piace qui indicare espressamente e vivamente raccomandare il Rosario. Questo modo di pregare è comunemente chiamato corona, anche perché esso rappresenta un felice intreccio dei grandi misteri di Gesù e di Maria, dei gaudi, dei dolori, dei trionfi. È incredibile quanto giovamento possano trarre i fedeli dalla devota meditazione di questi sublimi misteri, ripassati e contemplati uno per uno, sia per alimentare la fede e proteggerla dall’ignoranza o da errori funesti, sia per risollevare e rafforzare i valori morali. In questo modo, il pensiero e la memoria di colui che prega, illuminati dalla fede, si dedicano a questi misteri con gioioso trasporto e, compenetrandoli e discutendoli, possono considerare con ammirazione la meravigliosa opera dell’umano riscatto ottenuto a sì gran prezzo e attraverso una lunga serie di avvenimenti. In verità, l’animo, di fronte a queste manifestazioni di carità divina, si infiamma di amore e di riconoscenza, rafforza e aumenta la speranza e, ansioso, tende ad ottenere il premio celeste predisposto da Cristo per coloro che si uniranno a lui, seguendone l’esempio e condividendone i dolori. Qui trovano posto le preghiere insegnate dal Signore stesso, dall’Arcangelo Gabriele e dalla Chiesa: preghiere che, ricche di lodi e di salutari voti, riscoperte ripetute seguendo un ordine ben preciso e vario, daranno sempre nuovi e graditi frutti di pietà.

È da credere, tra l’altro, che la stessa Regina celeste valorizzi in special modo, col suo appoggio, l’efficacia della preghiera del Rosario, proprio perché, per sua iniziativa e suggerimento, fu istituita e divulgata dal famoso Patriarca Domenico, in un periodo tristissimo per il Cattolicesimo, non molto diverso dall’attuale, quasi come un’arma da guerra validissima per sconfiggere i nemici della fede. La setta degli eretici Albigesi, infatti, aveva invaso molte regioni, sia in forma clandestina, sia manifesta; orribile emanazione dei Manichei, ne rinnovava gli spaventosi errori e ne ripeteva le violenze, le ipocrisie e il più accanito odio verso la Chiesa. Contro questa arrogante e pericolosissima moltitudine ben poco si poteva sperare dalle forze degli uomini, quando giunse l’aiuto direttamente da Dio per merito del Rosario. E così, col favore della Vergine, gloriosa vincitrice di tutte le eresie, furono annullate e distrutte le forze degli empi e salvata la fede di tanti. Molti altri fatti simili a questo, accaduti presso diverse popolazioni, come pericoli allontanati o benefìci ottenuti, sono sufficientemente noti e la storia li ricorda, sia in passato, sia in tempi recenti, con splendide testimonianze.

A ciò si aggiunge, inoltre, un’altra valida, convincente argomentazione: da quando fu istituita, la pratica del Rosario fu subito accettata e resa operante ovunque, presso ogni classe sociale. In verità, con nobili appellativi e in molti modi la devozione dei cristiani rende onore alla Madre di Dio, che unica fra tutte le creature rifulge per tanti meriti. Tuttavia, la recita del Rosario, questa particolare preghiera nella quale sembrano concentrarsi la testimonianza della fede e il culto dovuto alla Madonna, è sempre stata singolarmente amata. Al Rosario, sia in privato, sia in pubblico, nelle case e nelle famiglie, è stata dedicata una speciale attenzione, costituendo associazioni, consacrando altari, promuovendo processioni, nella convinzione che non esista una preghiera che possa meglio onorare la Vergine nelle sue solennità e ottenerne la protezione e i favori.

A questo proposito, non si può passare sotto silenzio un fatto che evidenzia il sorprendente, provvidenziale intervento della nostra Protettrice. Quando, col passare degli anni, ci si accorse che presso certe popolazioni si andava spegnendo il sentimento religioso e si trascurava la stessa consuetudine di questa preghiera, nel momento in cui gli eventi pubblici si stavano avviando verso una situazione pericolosa e incombevano bisogni urgenti, con generale consenso venne ripristinata, a preferenza di altre pratiche religiose, la preghiera del Rosario, che recuperò il suo posto d’onore e riacquistò ovunque il suo valore salvifico. Non occorre cercare testimonianze di ciò in tempi lontani: abbiamo luminosi esempi al presente. In questa nostra età che, come abbiamo ricordato all’inizio è veramente ostile alla Chiesa, a Noi, che per volere divino siamo incaricati di governarla, è dato però di osservare e ammirare con compiacimento che in ogni luogo, fra le popolazioni cattoliche, si onora e si tiene in grande considerazione la pratica del Rosario. Ciò è da attribuire esclusivamente a Dio, che guida e regge le sorti degli uomini, e non alla saggezza e allo zelo di questi ultimi. Di conseguenza il Nostro animo, mentre si rallegra e si riconforta, nutre un’incrollabile fiducia in ulteriori e più grandi trionfi della Chiesa, auspice Maria.

Leone XIII

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