Il segreto del beato Nunzio Sulprizio
Posté par atempodiblog le 20 octobre 2011
La sua infanzia, ad esempio, orfana e povera, segnata da tanta tristezza, non ci invita alla meditazione immensa, conturbante per chi non è della scuola di Cristo, sul mistero del dolore innocente? e come da un’infanzia, sulla quale dev’essersi accumulato il senso pesante della solitudine, della miseria, della brutalità, non è scaturita, come di solito avviene, una psicologia malata e ribelle, un’adolescenza insolente e corrotta? come mai tutta questa vita giovanile infelice e mancata fiorisce fin dai primi anni in innocente, paziente e sorridente bontà? Poi v’è il problema fondamentale della sua religiosità: donde una pietà così viva, così sicura, così perseverante, così personale? basta a spiegarla quel po’ d’educazione religiosa che poteva dare a quel tempo una parrocchia abruzzese perduta sui monti? o vi è una religiosità di popolo, connaturata ed inconscia, che in Nunzio Sulprizio si manifesta con ingenua pienezza? ovvero fu grande maestra l’umile nonna paesana, ch’ebbe cura per alcun tempo dell’orfano e senza forse saperlo svelò a quell’animo sofferente e sensibile le prime note del divino colloquio? Resta davvero da esaminare la formazione religiosa del giovane illetterato; e può darsi che l’esame ci porti a riconoscere la ricchezza spirituale della tradizione religiosa locale, ch’è poi quella di gran parte della gente italiana, tradizione tanto degna di rispetto, anche se talora manifestata in forme ora discutibili di culto popolare. E può darsi ancora, e sarà la scoperta migliore, che ci capiti di avvertire l’azione del divino Maestro invisibile, che, come in molte altre vite di Santi s’incontra, fa lui dell’anima pura e iniziata dal dolore al raccoglimento l’alunna privilegiata, che non dai libri, non dalla voce di maestro esteriore, ma da certa nascente scienza interiore impara le verità della fede ed i misteri del regno di Dio. Cosi vi sarà il problema della capacità di questo giovanetto malato e infelice a capire oltre il proprio bisogno quello degli altri, oltre il proprio dolore il dolore altrui.
La pazienza, la mansuetudine, la carità premurosa e servizievole di questo adolescente incurabile e zoppicante si possono, sì, narrare e descrivere; la comparsa d’un Colonnello dal cuore d’ oro fa grande figura nella sua breve storia; ma, umanamente parlando, quella bontà resta inesplicabile; essa ci avverte cioè che anche qui siamo davanti al segreto dell’ottimo Nunzio, il segreto che appunto noi cercavamo, quello della sua santità.
Paolo VI
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