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Storia della festa del Rosario

Posté par atempodiblog le 7 octobre 2011

Storia della festa del Rosario dans Articoli di Giornali e News festa-santo-Rosario

Dopo la vittoria di Lepanto, avvenuta proprio nella prima domenica di ottobre (7 ottobre 1571) che già da tempo costituiva il giorno di raduno e di preghiera delle confraternite del Rosario, san Pio V che, dicono le cronache, era già sicuro della vittoria prima ancora di averne ricevuto notizia, decretò che ogni prima domenica di ottobre si sarebbe dovuta commemorare con rito semplice Nostra Signora della Vittoria. Da Gregorio XIII, nel 1573, fu elevata a solennità di rito doppio, ma sotto il titolo della Beata Maria Vergine del Rosario. Inizialmente limitata all’Ordine domenicano e a quelle chiese e oratori dove era istituita una confraternita del Rosario, fu estesa a poco a poco a intere diocesi in occasione del centenario di Lepanto e dopo la liberazione di Vienna dai Turchi nel 1683. Sarà resa solennità di rito doppio maggiore per tutta la Chiesa da Clemente XI solo dopo un’altra grande vittoria contro i Turchi, a Peterwaradin in Croazia, nell’agosto 1716.
La festa, fino allora mobile, fu assegnata alla data fissa del 7 ottobre da san Pio X. Attualmente il 7 ottobre si celebra una memoria semplice intitolata alla Beata Maria Vergine del Rosario.
Nelle litanie lauretane Maria è invocata come «Auxilium christianorum» a partire dalla vittoria di Lepanto. E «Regina sacratissimi rosarii» solo dall’epoca di Leone XIII in forza della sua lettera apostolica «Salutaris ille» della vigilia di Natale del 1883.
Vale forse la pena rilevare che l’originaria intitolazione della festa alla Regina delle Vittorie si è conservata per molti secoli in liturgie e località particolari quasi clandestinamente. Ed è stata rimessa in auge almeno in Italia dal beato Bartolo Longo, il fondatore laico del santuario di Pompei.

di Lorenzo Cappelletti – 30 Giorni

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John Wayne, quel “Gringo” pieno di fede

Posté par atempodiblog le 7 octobre 2011

Parla un nipote (prete) dell’attore. Il nonno si convertì al cattolicesimo un anno prima di morire. “Peccato non averlo fatto prima, mi disse, ma avevo troppi impegni”
di Mauro Pianta, Vatican insider – La Stampa

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Il “Gringo” era un uomo di fede. E di fede cattolica, per di più. Proprio così: John Wayne (pseudonimo di Marion Mitchell Morrison), l’attore che interpretò il ruolo del ruvido pistolero in centinaia di film western, un anno prima di affrontare il suo ultimo “duello”, quello con il cancro allo stomaco che lo uccise nell’estate del 1979, si era convertito al cattolicesimo.
Lo ricorda in un’intervista rilasciata in questi giorni a Roma all’agenzia americana Cna, uno dei suoi nipoti, il 46 enne Matthew Munoz, sacerdote  nella diocesi di Orange, California. Il prete è figlio di Melinda, una dei quattro bambini che il “Duca” (così era soprannominato l’attore di Hollywood) ebbe dalla sua prima moglie Josephine Saenz. Moglie dalla quale divorziò nel 1945, per risposarsi con altre due donne, sempre di origine ispanica. “Mia nonna era cattolica – ha dichiarato Munoz – e dopo il divorzio, fino alla morte di suo marito, non si è mai risposata. Ma non ha mai smesso di pregare per la conversione del nonno”.
Preghiere che sembrano funzionare proprio in quel 1978. John Wayne, la cui famiglia era di religione presbiteriana, era però in ottimi rapporti con Tomas Clavel, arcivescovo di Panama. Il prelato lo incoraggiava spesso ad abbracciare la fede cattolica. “Un giorno del 1978 – ricorda oggi il nipote – mio nonno lo chiamò e gli disse: “Ok, sono pronto”. Il vescovo, però, era  molto malato. Non poteva muoversi. Inviò, così ad Hollywood il suo successore, l’arcivescovo Mc Graith. “Mia mamma e mio zio – racconta il sacerdote – erano lì quando arrivò l’arcivescovo. E furono presenti quando mio nonno ricevette il battesimo”.
Ma che genere di nonno era il “duro” per antonomasia di Hollywood? “Ricordo – ha risposto il nipote – le visite in casa sua: mi faceva giocare e divertire. Un nonno vero, insomma. Molto diverso dall’immagine che gli hanno cucito addosso…”.
Quanto alla conversione “in extremis”, Munoz ricorda: “Qualche tempo prima della sua morte il nonno si rammaricò di non essere diventato cattolico prima. Purtroppo – mi disse – ho avuto una vita piena di impegni”.
Il nipote sottolinea poi come in realtà John Wayne non fosse  mai stato un uomo nemico della religione. “I suoi genitori gli avevano infuso i princìpi della Bibbia: lui stesso scriveva delle dolcissime lettere d’amore indirizzate a Dio. Per qualcuno si trattava di scritti ingenui, io credo che fossero piena di profonda saggezza”.
Come avrebbe vissuto questi tempi di crisi il “Grinta”?  Non ha dubbi, padre Munoz: “Mio nonno era un combattente e ci avrebbe invitati a non perdere la speranza. Ci avrebbe esortato a non nasconderci e a combattere dalla parte del bene”. Parola (del nipote) di John Wayne.

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